Capitolo 14

CAPITOLO 14

Trascorsero dei giorni sereni. Laura aveva ripreso a recarsi al mare con Marco  indossando le scarpette da scogli che lui le aveva regalato. A volte, erano usciti la sera a cena o si erano recati a qualche spettacolo teatrale all'aperto. Le ferie di Marco erano volate e Laura si sentiva dispiaciuta quanto lui al momento della ripresa lavorativa. 

E giunse la data del 27 Agosto,  la serata che si sarebbe svolta nel paesino dove Laura aveva incontrato Stefano per la prima volta. 

Sarebbe andata da sola, poiché Marco aveva ripreso a lavorare, Sara rientrava quella sera e Alessio era impegnato con i suoi amici. Laura provava un certo conflitto emotivo. Da un lato, aveva paura di ritrovarsi nuovamente in quel luogo da sola, dall'altro invece, era curiosa di capire l'effetto che le avrebbe provocato.

 Erano trascorsi quindici  giorni dalla partenza di Stefano. Laura dovette confessare a se stessa che nell'ultimo periodo il pensiero di lui l'aveva visitata sempre meno, forse anche perché le cose con Marco procedevano bene. C'era armonia in famiglia e in alcuni momenti  aveva sperimentato di nuovo un sentimento di felicità. Ne aveva parlato anche con Caterina, la quale le aveva detto che era contenta per lei e che probabilmente la parentesi della storia con Stefano le aveva procurato solo del bene.

Mentre era in auto, e si avvicinava all'ingresso del paese, il cuore prese a batterle più forte. Si sorprese a riflettere quanto la memoria resti inscritta nelle membra. Rimembrare l'esperienza somatica di interazione con l'ambiente. Ciò che vediamo, ascoltiamo o annusiamo e gustiamo rimane per sempre impresso nei nostri organi sensoriali; investe i muscoli, i visceri, i polmoni e le ghiandole endocrine. Ogni traccia dell'esperienza emotiva rimane nella memoria dell'anima, così,  il ricordo del giorno in cui si era recata a prendere Stefano per raggiungere insieme Sassalunga, la investì con prepotenza. Provò quell'emozione del primo appuntamento. Come si era sentita viva quel giorno! Da quanto non accadeva più?

Svoltò in direzione della parte bassa del paese. Parcheggiò in una stradina limitrofa e raggiunse la piazza indicata. C'era già qualcuno del suo gruppo, altri stavano arrivando. L' ambientazione era decisamente meno suggestiva della parte alta e antica del paesino. La loro proposta sarebbe stata identica a quella della scorsa volta. C'erano altri gruppi, ma le parvero meno professionali. La loro esibizione, come di consueto, avrebbe chiuso la serata, poiché si preferiva concludere con balli e canti. Questa volta non avevano a disposizione alcun locale per cambiarsi, ma una fila di gazebo chiusi era stata messa a disposizione degli artisti. 

Durante l'esibizione del numero precedente al loro, mentre Laura passeggiava nei dintorni con Chiara e Silvia, notò tra il pubblico un signore sulla sessantina che la fissava. Accanto a lui c'era una signora. Laura ebbe la sensazione di conoscere quei volti, ma non riusciva a collocarli in nessuna situazione a lei nota. 

Giunse il momento del loro turno. Entrarono in scena prima i musicisti e dopo poco, attaccò il coro. Anche durante l'esibizione del coro,  lo sguardo di Laura andò verso la coppia seduta tra il pubblico e le sembrò che l'uomo continuasse a fissarla. Fu poi il momento delle danze finali. Il pubblico rimase molto coinvolto, al punto da non volerli lasciare andare. Nella confusione, Laura non vide più l'uomo e la donna.

Al termine della loro performance, dopo aver riposto ogni cosa,  tutti si salutarono con un arrivederci  per l'ultima serata del 31 Agosto. Laura si avviò verso la sua auto. Era stanca e tutta la stoffa dell'abito le stava appiccicata alla pelle della schiena; aveva anche fame. Avviò il motore e prese la strada per uscire dal paese, ma quando giunse alla rotatoria, la stessa in cui si erano dati appuntamento con Stefano la prima volta per recarsi a Sassalunga, viste le indicazioni per uscire dal paese o per recarsi alla parte alta, svoltò l'auto in quest'ultima direzione.

Si chiese cento volte perché lo stesse facendo. Non vi era nessuna motivazione logica in quell'azione. Solo istinto. Solo un richiamo dell'inconscio. Voleva tornare lì, sul luogo dei ricordi.

 Arrivò su al parcheggio, lo oltrepassò e si diresse verso la stradina dove si trovava la casa di Stefano e dei suoi genitori. Parcheggiò l'auto nei pressi dell'abitazione. Era quasi mezzanotte. Nelle strade regnava assoluto silenzio. I lampioni diffondevano la luce tenue delle ore notturne. Rimase in auto, immobile, per qualche minuto. Osservava il paesaggio intorno a sé.

 Aspettava.

 Aspettava che tutte le sensazioni la pervadessero. Scese dall'auto e, con molta lentezza, mosse alcuni passi verso il cancello della casa. Si fermò a guardare verso l'interno del giardino. Osservò l'alberello di ulivo.

 E  i ricordi arrivarono. 

Lei che correva verso la porta aperta della casa. Stefano sulla soglia che l'aspettava. I loro abbracci. I loro baci. Chiuse gli occhi per sentire l'odore di lui, il calore  del suo corpo; il suo respiro, mentre le parlava sfiorandole i capelli. 

Un'angoscia profonda la invase e, insieme alla paura per quello che stava accadendo, provò desiderio, disperazione, ma anche vergogna.

Non si accorse subito dei passi che risuonarono leggermente sul lastricato,  dietro di lei.

"Buonasera" disse una voce maschile alle sue spalle.

Laura ebbe un sussulto. Si sentì  sorpresa,  come  un malvivente colto sul fatto. Si voltò e vide l'uomo davanti a lei. Era lo stesso che la fissava giù nella piazza, prima e durante il loro spettacolo. E all'improvviso, come una pellicola a rallentatore, affiorarono alla sua mente tutte le immagini. Quell'uomo era lo stesso uomo che aveva visto parlare con Stefano la mattina che si erano incontrati al chiosco- bar, e lo aveva visto ritratto nelle foto in casa di Stefano. E la donna che sedeva accanto a lui tra il pubblico, era anch' essa ritratta nelle foto in casa di Stefano. Quell'uomo era il padre di Stefano.

Laura non riuscì a parlare subito. Si ricompose, farfugliò un "Mi scusi" e mosse dei passi verso l'auto, ma l'uomo intervenne:

"Lei è l'amica di mio figlio. Che ci fa qui? Stefano non c'è, non lo sa?" 

Laura si fermò e si voltò. "Sì, lo so. Ero giù in paese, partecipavo a uno spettacolo e..."

"Sì, l'ho vista, ma che ci fa qui?" 

Laura provava  un profondo imbarazzo. Conosceva la professione di quell'uomo e immaginava quali assurdi e inconcepibili pensieri stesse formulando. Doveva dire e fare qualcosa per scagionarsi da un'accusa che sicuramente lui aveva già sentenziato. Doveva difendere la sua reputazione, ma non sapeva da dove cominciare. Tutta quella situazione era assurda e non la poneva in una buona luce. Perché l'aveva fatto? Perché non era andata a casa? 

Il padre si Stefano si avvicinò ancora di più e la fissò. Laura abbassò lo sguardo. Non avrebbe dovuto farlo, ma non riuscì a impedirselo. In quella situazione, lo sguardo di lui la metteva profondamente a disagio.

"Mi scusi... Non vorrei che lei si facesse strani pensieri, ecco io...  Volevo semplicemente sentirmi più vicina a Stefano, visto che ora si trova così lontano" disse Laura con un filo di voce. L'uomo la scrutò ancora di più. La fede! La fede nuziale al dito! Pensò Laura terrorizzata.

"Forse io e lei dobbiamo parlare" la invitò senza possibilità di scelta. Le fece cenno di entrare in giardino. Laura non voleva affatto affrontare quella conversazione, e poi era tardi, doveva rincasare, Marco l'avrebbe cercata preoccupato.

"Parlare di cosa, scusi?" provò a protestare Laura.

"Di lei e di mio figlio" incalzò l'uomo con tono duro.

"Suo figlio ha quasi ventisette anni" ribatté Laura ricomponendosi.

"E lei... Signora? Lei quanti anni ha?" Le fece la domanda con un tono  duro che sapeva di rimprovero, tanto da far sentire Laura una scolaretta.

"Va bene... Parliamo, ma non vorrei si svegliasse anche sua moglie" si arrese Laura.

"Ci sediamo fuori, sotto il gazebo" rispose l'uomo, mentre avanzava lungo il vialetto del giardino.

"Arrivo subito". Laura raggiunse l'auto. Sarebbe potuta partire e  scappare via, pensò in un attimo, ma  scartò quell'idea che le sembrava davvero infantile. Prese il telefono e scrisse un messaggio a Marco. 

Va tutto bene, stai tranquillo. Tra un po' mi avvio. 

Era destino, ogni volta che si recava in quella località,  non riuscire mai a rincasare puntualmente, ma sempre vi era qualcosa che la tratteneva. 

"Signora..." iniziò il padre di Stefano.

"Laura, mi chiamo Laura" lo aiutò.

"Signora Laura... È vero, mio figlio è un uomo e io non ho nessun diritto di intrufolarmi nella sua vita privata" continuò "Vi avevo visti insieme qualche volta, e questo mi faceva piacere perché Stefano, e tutti noi, abbiamo affrontato un difficile periodo".

"Sì, lo so" intervenne Laura.

"Lo sa ...?" chiese Il padre di Stefano sorpreso.

"Sì, Stefano mi ha parlato della tragedia che vi ha colpiti" chiarì Laura. Seguì qualche attimo di silenzio.

"Ero lieto che Stefano la frequentasse, che si divagasse. Da lontano, lei sembra una giovane ragazza.... Mi perdoni, non voglio sembrare scortese, lei è una splendida donna, ma..."

"Lo so.... Non sono una giovane ragazza" lo interruppe Laura.

"Mi scuso ancora, non voglio che mi fraintenda, ma lei porta anche la fede nuziale quindi deduco che sia sposata... Io sono suo padre..."

"Ho capito, ho capito... Lei si preoccupa per suo figlio. È comprensibile. Ė suo padre. Io la capisco. Sono madre anche io". Lui sollevò lo sguardo con espressione ancora più preoccupata.

 "Il fatto è che lei non conosce tutta la storia" continuò Laura "Stefano è al corrente di tutto, fin dal primo momento. Io non lo sto ingannando e non intendo farlo. Io sono più grande di lui, ma questo non ci ha impedito di infatuarci. Sappiamo entrambi che è una storia senza seguito, e infatti è finita".

"È finita?" 

"Sì. Ė finita nel momento della sua partenza. Io ho la mia vita e lui deve farsene una sua, con una ragazza della sua età. Siamo stati bene. Abbiamo trascorso delle belle giornate, ma sapevamo che sarebbe stata una parentesi".

"Una parentesi?" chiese lui incuriosito.

"Sì, un momento di conforto per entrambi. Ci siamo lasciati andare come un uomo e una donna qualsiasi, senza badare ad altro, all'età, alle situazioni di ognuno, consapevoli del fatto che a un certo punto ci saremmo fermati." Laura si sorprese di quelle sue parole.

"Questo mi conforta signora Laura. Ho già perso un figlio per un amore sbagliato. Non voglio che accada qualcosa anche a Stefano".

"Nessun amore è sbagliato mio caro signore, se è autentico. Il nostro lo è stato. Senza inganni, senza menzogne, senza finzioni. Sapevamo che prima o poi sarebbe finita. La partenza di Stefano è stata una buona opportunità".

"Allora, perché lei è venuta qui stasera?" Ecco che cominciava l'indagine psicologica, pensò Laura.

"Non sono venuta di proposito. Mi trovavo qui e ho sentito il bisogno di salutare simbolicamente Stefano nei luoghi in cui ci siamo conosciuti". Il padre di Stefano rimase in silenzio. Non sembrava del tutto soddisfatto di quella spiegazione.

"Non le chiedo l'età per educazione. In ogni caso non avrei nulla da obiettare se lei fosse una donna libera, ma mi sembra di intuire che non lo sia ed è per questo che mi preoccupo. Non voglio che Stefano soffra". Laura rifletté su quelle parole. Scelse di non dire la sua età poiché avrebbe peggiorato il giudizio su di lei. Il padre di Stefano aveva ragione dal suo punto di vista.

"Non deve preoccuparsi. Io e Stefano non ci vedremo più. Lo abbiamo deciso insieme" mentì "e adesso mi scusi, ma è davvero tardi e devo rincasare". Detto questo, Laura si alzò e si avviò verso l'uscita. L'uomo non sembrò impedirglielo, probabilmente le sue parole lo avevano tranquillizzato. Salì in auto e avviò il motore.

Si sentiva confusa. Come le era venuto fuori quel discorso? Come aveva potuto mentire così al padre di Stefano? Loro due non avevano deciso proprio niente insieme. Forse era lei ad aver deciso?

Arrivò a casa sconvolta dalla stanchezza e da quanto accaduto. Fece una doccia e si infilò nel letto. Si accoccolò vicino a Marco. Lui la sentì e l'abbracciò.  

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