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Il lago era calmo quel giorno. Fabio stette ad osservarne la superficie lucente, incantato. Da lontano si udiva il vociare chiassoso della zona di balneazione, ma non era stato quel suono a spingerlo lì. La misteriosa melodia giungeva ben chiara al suo orecchio, era vicina, proveniva dalle rocce che incorniciavano il versante più ripido della collina, dove l'acqua era più profonda.

Arrotolando l'orlo dei pantaloni, il ragazzo tolse le scarpe appoggiando i calzini al ramo di un albero. Avrebbe voluto camminare a piedi nudi, ma la minaccia delle rocce frastagliate su quel fondo irregolare, lo fece desistere.
Con passo sicuro, il castano entrò nel lago, la sensazione umida alle estremità fu piuttosto spiacevole, ma strinse i denti e proseguì.

Il suono di un'arpa, una chitarra, forse un violino. Per quanto questi fossero differenti fra loro, il giovane non riusciva a scinderli quando tentava di individuare lo strumento a corda all'origine di quel richiamo.

"Sembra così particolare, magari sono più persone insieme. Ma chi mai si spingerebbe dentro le acque di un lago solo per suonare ? Che ci sia un altro ingresso ?"

Con l'acqua ormai vicina al bacino ed i pantaloni zuppi, Fabio aggirò un gruppo di rocce e, voltandosi verso la parete, si accorse di quella che aveva tutta l'aria di essere un'insenatura. In quel punto l'armonia era più forte, il richiamo, ormai irresistibile per orecchie e corpo, lo guidò all'interno per poi cessare di colpo.

Accadde tutto in una manciata di secondi. Un attimo prima la presa del castano era sicura sul terreno ed il suo animo stranamente calmo rispetto alla consueta prudenza, l'istante dopo incrociava lo sguardo con la creatura più strana e mostruosa che avesse mai visto.
I suoi occhi erano di un nero profondo, privi di iride, aveva un aspetto viscido, deforme.

Terrorizzato, Fabio cadde all'indietro finendo sott'acqua, annaspando incapace di tenersi a galla. Cercava di indietreggiare, di fuggire, ma più ci provava e più finiva per tagliarsi i palmi delle mani o restare incastrato con i piedi in qualche fenditura. La creatura intanto non toglieva gli occhi dai suoi, fra i denti aguzzi reggeva la carcassa di un pesce che ancora si dibatteva nonostante stesse perdendo molto sangue.

"Sarò il prossimo ! Sarò il prossimo ! Sarò il prossimo !"

Infilata la mano in un punto più profondo, Fabio tentò invano di estrarla, ma si scoprì incastrato, non poteva tornare fuori per respirare. Stava per morire annegato in meno di cinquanta centimetri d'acqua.
L'agitazione non gli fu d'aiuto, presto finì l'ossigeno e sentì le forze venire meno. Ripensò alla propria vita, a quanto suo padre avrebbero riso sapendo che suo figlio era morto in modo così stupido, codardo com'era sempre stato.

Di colpo, il ragazzo vide un braccio allungarsi accanto al proprio e liberarlo.
Venne trascinato all'aria, fino alla riva e poi sul fondo della grotta dove vomitò l'acqua e si stese sfinito, i polmoni come fuoco.
Batté le palpebre, occhi cristallini a rispecchiarsi nei suoi, le labbra chiuse in un bacio ed olezzo di pesce nel naso.

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