2.

Da calmo e curioso il carattere di Fabio era diventato nervoso ed irritabile in poche ore.

Mano a mano che la notte era scesa, il suo cervello aveva elaborato il fatto che no, a casa non ci sarebbe più tornato. E così, con la consapevolezza, aveva iniziato ad aumentare il panico.

Per evitare di esplodere emotivamente, aveva seguito tutte le procedure del caso. Si era tenuto occupato svuotando scatoloni su scatoloni e tentato di rendere la propria camera quanto più accogliente possibile, ma non bastò, non era casa.

Guardando il piatto davanti a sé, Fabio sentì le lacrime premere per uscire. Nonostante il suo disagio fosse chiaro, suo padre mangiava tranquillamente senza accorgersi di nulla. Come al solito nessuno si rendeva mai conto del suo stato d'animo.

- A me basta così - annunciò il ragazzo, nonostante avesse ancora il piatto per metà pieno. Riuscì così ad attirare quantomeno lo sguardo severo dell'altro - Sono stanco, posso alzarmi ? -

- Hai lasciato un sacco di cibo, mangia ancora un po'. Per pranzo ha avuto solo un paio di panini -

La naturalezza del genitore fece traboccare il vaso della pazienza del figlio.

- P-papà voglio tornare a casa - affermò Fabio a bruciapelo - N-non è il mio posto questo ! -

Nonostante i propri tentativi di non fare una scenata, un singhiozzo gli sfuggì. Il preludio di un pianto nervoso sempre più vicino.

Battendo i pugni serrati sul tavolo, il padre lo zittì subito. Aveva uno sguardo torvo che non accettava repliche.

- Papà, dico davvero! Non ce la posso fare a sopportarlo! Perché mi hai trascinato fin qui? Non hai voluto spiegarmelo mentre eravamo a casa, ma adesso devi farlo ! È per la mamma, vero? -

- La mamma non centra nulla, non la mettere in mezzo a questa storia, non è a causa sua se ci siamo trasferiti ! - rispose arrabbiato il genitore appoggiando le posate sul tavolo di legno.

Non erano ancora riusciti a trovare lo scatolone con le tovaglie, solo l'ennesimo problema di quella lunga giornata.

- La verità è che ho dovuto cambiare lavoro. Non sarei stato in grado di pagare le spese della nostra vecchia casa con il mio nuovo misero stipendio ... Ho dovuto prendere una decisione, o questa soluzione o la strada ... -

Il ragazzo sgranò gli occhi preoccupato, non voleva credere a quelle parole. Non gli furono d'aiuto per riprendere il controllo, anzi, lo fece infuriare sapere che suo padre non si fosse fidato abbastanza di lui per dirglielo. Senza aggiungere altro, il castano si alzò andando a rifugiarsi nella propria camera.

Chiusa la porta alle spalle, Fabio si stese sul letto nel buio. Sapeva di starsi comportando come un bambino capriccioso, ma non poteva farne a meno. Lasciare la propria casa, anche per pochi giorni, lo faceva morire dentro, figuriamoci accettare l'idea di non poterci tornare più.
Fuori dal suo ambiente, dalla sua base sicura, era vittima dell'ignoto.

E, mentre si addormentava, gli alberi, aiutati da una luna crescente, disegnarono alte e spesse sbarre lungo le pareti.

Ed era così che Fabio di sentiva, in trappola.   

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