1.

Sceso dall'auto, il padre si era diretto velocemente alla porta casa. Il camion dei traslochi era già arrivato e lo sguardo frustrato degli addetti fece loro intuire che li stavano aspettando da tempo.

Fabio rimase accanto all'auto con circospezione. Ammirò i grandi alberi e girò intorno alla casa per qualche minuto.  Distanziandosi dal retro dell'abitazione, si mise alla ricerca della provenienza del suono che aveva sentito all'arrivo. Camminò per pochi minuti prima di trovarne l'origine, le suole scricchiolanti sulla ghiaia della riva di un grande lago.

Non ne aveva mai visto uno dal vivo.
Attento a non bagnarsi le scarpe, il castano si assicurò che non vi fossero altri sbocchi nelle vicinanze. Solo sulla riva opposta si potevano intravedere delle costruzioni, fin troppo distanti per creargli disturbo ed obbligarlo a delle interazioni sociali non desiderate.

Fra lo scorrere dell'acqua ed il frusciare delle foglie, a Fabio sembrò di cogliere il suono di uno strumento a corde, armonioso come non ne aveva mai sentiti. Perse la propria prudenza. Il desiderio di scoprire la vera natura della melodia accrebbe la sua curiosità, ma ci pensò il genitore a riportarlo nel mondo reale.

- Mi ero dimenticato di questa riva. Da piccolo mi era proibito venirci. Le rocce sotto il pelo dell'acqua sono molto taglienti - infilando cauto una mano sotto la fredda superficie ne tirò fuori una lattina compattata - e le sue condizioni sono anche peggiorate da quando hanno aperto quella zona balneare. Evita di nuotarci in questo punto, se proprio ne hai voglia vai sull'altro lato, so che l’hanno reso sabbioso -    

- Papà - chiese Fabio mentre tornavano verso la casa - Non sarà pericoloso vivere in una casa così esposta ? Qualcuno potrebbe entrare nella proprietà da uno dei lati della collina -

- Non preoccuparti. Il terreno è murato e difficile da raggiungere -  

L'uomo riprese ad aiutare gli addetti al trasporto ed il figlio, convinto, decise cominciare con il programma. Come faceva intuire l’esterno, la casa nel complesso era davvero molto piccola. Un salotto con annessa cucina, un bagno e due camere da letto di cui una già occupata dalle valige di suo padre. L'unica rimasta era quella che dava sul retro dell’abitazione e, quindi, verso il lago.

L’aria all’interno era viziata e così il giovane scostò le tende e provò ad aprire l’enorme finestra, rendendosi però conto che questa era solo appoggiata. Preoccupato, il ragazzo fece venire il padre per controllare che non fosse stata forzata.

- Scommetto che qualcuno è entrato qui mentre non c'eri! Questa casa non è affatto sicura! Dovremmo tornare in città! -

- Sei il solito melodrammatico. Semplicemente la serratura si sarà usurata con il passare delle stagioni fino a cedere - affermò dandoci una veloce occhiata - Adesso finisci di prepararti e smettila di farti venire paura inutilmente. In città non si torna, è questa la nostra casa adesso -

Ricaduta la calma, Fabio si sedette sul letto e guardò la superficie lago tagliata dai tronchi d'albero. I pensieri paranoici del primo giorno stavano iniziando.

Non importa quanto bello fosse lì, voleva tornare a casa, subito.

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