Capitolo 1


Harry

Quattro mesi dopo la morte di James

La jeep procede a velocità sostenuta su questo sentiero desertico fatto di terra brulla e sabbia rossa. I miei occhi si perdono nell'ampio orizzonte e il petto si gonfia con un misto d'ansia e di totale smarrimento. Solo guardando alla mia destra posso osservare le colline rocciose dal colore brunito che, delineando lo spazio, non mi fanno abbandonare all'infinito.

"Mi ha fatto piacere ricevere la tua telefonata."

Mi volto a guardare il guidatore con un accenno di sorriso. "A me ha fatto piacere farlo."

"Mi dici come mai sei voluto venire?" domanda a questo punto mio zio e vedo il suo sguardo posarsi per un attimo sul mio viso prima di tornare alla strada.

Ha entrambe le mani sul volante e gli occhi puntati davanti a sé. È tranquillo, nonostante stia andando veloce, so che è sereno perché gli manca la ruga sulla fronte e ha la mascella rilassata.

"Hai sempre insistito per portarmi e ho voluto farti un favore, ma poi non piangere se ti straccio" rispondo trattenendo un sorriso.

Mi lancia un'occhiata ironica, accentuata dal sopracciglio sollevato e da un sorriso sbieco, che fa luccicare il bianco dei suoi denti.

"Senza allenamento sarai morto dopo cinque minuti" sentenzia divertito.

"Lo vedremo, vecchio!"

Scoppia a ridere. "Guarda che ho solo dieci anni più di te", strofina le mani con un gesto ludico, "vedrai come ti toglierò il sorriso, ragazzino."

Rido incrociando le braccia al petto. "Vedremo, zio!"

Rimaniamo nuovamente in silenzio, lui concentrato sulla strada e io perso nei miei assurdi pensieri.

Sono trascorsi diversi mesi dalla fine delle mie tragiche vacanze. Da quando sono rientrato niente ha più senso. La mancanza di James si sente ogni giorno, soprattutto perché non ho più nessuno con cui litigare, era un maestro nel farmi perdere il controllo.

Un sorriso mi sfiora le labbra e non sfugge a mio zio che si volta nuovamente a guardarmi.

"A cosa stai pensando?"

"A James", rispondo sincero, "e a quanto ti somigliasse."

"Per il fascino o l'intelligenza?" ribatté con un mezzo sorriso.

"Per la presunzione" replico ridendo.

"Beh, era anche bello", aggiunge pensieroso, "peccato che tu abbia preso da tua madre!"

"Glielo dirò, sai?", lo minaccio serio, "Quindi, scordati pure le crepes."

"No. Ritratto tutto!" strilla sollevando entrambe le mani dal volante, "Ma non privatemi del dolce."

"Anche in questo ti somigliava", ammetto ricordando la sua allegria, "era pazzo proprio come te!"

"Dopo tutti questi complimenti, devi stare attento che non decida di lasciarti qui" ipotizza spegnendo il veicolo.

"Siamo già arrivati?" domando mentre scendo per portarmi al suo fianco.

Lui nel frattempo ha già iniziato a fare stretching.

"Ehi, aspetta!" dico imitandolo.

"Forza ragazzino!" mi incita iniziando a correre, "E cerca di starmi dietro."

"Zio, vuoi rallentare?" supplico al secondo giro.

"Se la smetti di chiamarmi zio, forse."

"Ok, Tom, stavo scherzando" replico affiancandolo e sincronizzando il mio passo al suo.

Nonostante lo abbia pregato di fermarsi, in realtà non sono minimamente stanco.

"Te la senti di intensificare un po' il ritmo? Altrimenti rischio di addormentarmi" ride indicando il percorso.

"Ok, fai il tuo ritmo" gli propongo.

Credo sia giunto il momento di mettermi alla prova.

Ho deciso di allenarmi con lui per capire se la faccenda dell'Hunter sia vera o solo frutto della mia fantasia. Mio zio è un tipo tosto, di quelli che amano le sfide e che si spingono sempre al limite. Rischia la vita per professione ed è un vero combattente. Lui è il tipo di eroe che vorrei essere.

Il ritmo aumenta e le mie gambe lo seguono senza difficoltà. Sono ancora al suo fianco, il respiro regolare e ancora nessuna traccia di sudore. Mi lancia uno sguardo sorpreso e accelera. Io sono sempre vicino, impeccabile nella mia tuta di cotone scuro e privo di affanno.

Al decimo chilometro si ferma. Mani sui fianchi e occhi fissi nei miei. In realtà sta muovendo ancora le gambe sul posto.

"Questa estate ti sei allenato?" domanda senza fermarsi.

Piccole gocce di sudore gli imperlano la fronte e scivolano verso la barba sottile e ben curata facendola luccicare.

"No."

I suoi occhi azzurri così simili a zaffiri si assottigliano per lo scetticismo.

"Allora, abbiamo già finito?" lo istigo allegro.

Ha sempre vantato un'ottima preparazione fisica e, stare al suo passo, significa che non ho immaginato nulla.

"Certo che no!" risponde afferrando i lembi della t-shirt per farla scivolare da sopra la testa e mostrarmi cento chili di muscoli scolpiti.

"Non guardarmi con quella faccia e spogliati" ribatte, rimanendo in costume.

Eseguo l'ordine e resto fermo a guardarlo indeciso sul da farsi.

"Dovresti mettere su un po' di massa" propone facendo scorrere lo sguardo sul mio corpo.

"Non trovare scuse per riposarti", ironizzo, "avanti, dimmi cosa devo fare."

Sbuffa d'ironia e si avvicina a un fosso pieno d'acqua.

"Ok, vediamo come te la cavi con questa" asserisce indicando il fosso. "Questa è la trincea. Quindici metri di lunghezza per un metro e settanta di profondità. L'acqua è intorno al metro e cinquanta", si ferma per guardarmi, "tu parti da un lato e io dall'altro, chi suona per primo la campanella opposta vince."

"Ma siamo entrambi nell'acqua?"

"Ovvio" risponde ridendo.

"Ok, ma come faccio a passare, tu sei largo quanto il fosso?"

"Devi trovare il modo", risponde avvicinandosi a un bordo, "con questo esercizio mettiamo alla prova la forza, la resistenza e la velocità."

Vado a posizionarmi di fronte a lui. Sono preoccupato, non ho mai vinto a braccio di ferro con lui, figuriamoci se riesco a spostarlo per passare.

Fermo sul mio versante chiudo gli occhi. Vorrei ci fosse Caronte per chiedergli consiglio, ma lui non mi ha mai risposto da quando sono tornato ed è anche per questo che ho dubitato e dubito tuttora dei miei poteri.

Inizio a vagare tra i ricordi alla ricerca di quei consigli pronunciati dal Sommo e finalmente giungono inondandomi la mente: Respira, immagazzina la potenza felina e carica il corpo di spinta. Convinciti di avere la potenza di un giaguaro, ma più che un giaguaro mi servirebbe la forza del rinoceronte.

"Sei pronto?" mi domanda.

Faccio solo un cenno e sempre a occhi chiusi inizio a trarre profondi respiri. L'aria, che lentamente inonda i miei polmoni sembra colmarli ed ecco riaffiorare quella sensazione di pienezza che non avevo più sentito. Le mani sono tese, come le braccia e le gambe che sono pronte a scattare.

"VIA!"

Non appena le mie orecchie ascoltano il segnale mi lancio nell'acqua con un lungo balzo. Rapidamente scatto in avanti, sento il liquido avvolgersi intorno alle mie gambe come tante mani che tentano di trattenermi, ma la strana furia che mi brucia dentro le scalcia via come se nulla fosse. La tensione si propaga dalle gambe fino a raggiungere le braccia che sono già protese in avanti pronte per l'impatto. Sento ogni muscolo vibrare, dominati da una potenza che credevo di non possedere. Ogni movimento è una corsa pesante e decisa che ricorda molto quella di un rinoceronte. Quando vedo il muro, mi avvento con decisione e l'urto lo sbalza via facendolo indietreggiare. Non contento, lo afferro dalla vita, sento i suoi muscoli guizzare spasmodici alla ricerca di un appiglio per liberarsi, ma è tutto inutile, con la mia presa ferrea l'ho sollevato e l'ho riportato indietro. Con un sorriso sfrontato lo libero e con un salto batto un cinque sull'innocua campanella.

Il suo viso è una maschera di stupore e sconcerto. Ha il fiatone e non riesce a parlare. Non mi ero accorto del suo sforzo fisico.

"Come diavolo ci sei riuscito?" dice poco dopo, "Nessuno mi supera. Solitamente sono io a fare quello che hai fatto tu. Ti droghi?"

"Tom, sii serio" ribatto con un sorrisino.

"Sono serio. Che cosa ti è successo?"

"Cosa può essermi successo?" replico indicandomi.

Fuori dalla trincea si allontana in silenzio per andare a prendere un telo e asciugarsi.

Il suo volto è diventato una maschera di cera. Non comprendo la sua reazione.

"Ma abbiamo già finito?" domandò perplesso, mi aveva sempre parlato di allenamenti da tante ore e, invece, ora sembra pronto ad andarsene.

"Sì", mi punta i suoi zaffiri contro, "voglio la verità, Harry."

"Cosa vuoi che ti dica?" replico, anche se una parte di me ha l'insano desiderio di parlare.

"Voglio sapere quello che ti è successo", si ferma per strofinarsi i capelli sale e pepe, "io ti conosco abbastanza bene da sapere che c'è qualcosa che ti turba", si ferma un istante per puntarmi un dito al petto, "e non dirmi che è per James, perché lo so che non è così."

"Va bene", sbuffo esasperato, "sono un Hunter, contento?"

"Cosa?" la sua espressione sarebbe da Oscar.

"Vedi? Non mi..."

"Quando lo hai scoperto?" mi interrompe sgranando gli occhi.

"Come... mi credi?"

"Certo", risponde serio, "quando lo hai scoperto?" incalza curioso.

"Sull'isola", ammetto, "tu come fai a..."

"Anch'io" sussurra, per non farsi sentire dai nuovi arrivati.

Il mio cuore schizza nel petto e il respiro si blocca fuori dai miei polmoni. Solo questa mattina avevo paura di essere pazzo ed ora, so per certo di non essere solo.

Dopo essermi ripreso dallo stupore chiedo: "Perché non me lo hai detto? Papà? Lo è anche lui?"

"No. Solitamente salta delle generazioni. È un gran casino" borbotta infilandosi la maglietta, "forza vestiti, andiamo a casa mia."

Eseguo senza dire una parola.

Il silenzio che ci avvolge ora è ben diverso. Mi sembra di sentire tutte le domande che mi ronzano nella testa suonare i campanacci.

"Avrai un sacco di domande", ipotizza all'improvviso picchiettando con il pollice sul volante, "anche io ne ho."

Non rispondo. Sento la gola arsa per l'emozione.

E pensare che se non fossi venuto agli allenamenti non l'avrei mai saputo!

"James?" domanda senza aggiungere altro, ma capisco al volo cosa vuole sapere.

"Una Lamia."

"Sei riuscito a ucciderla?"

"No, ma lei non ha ucciso me" rivelo continuando a studiare le sue micro espressioni.

"Avrà avuto paura" dichiara pensieroso.

Dopo un altro tempo inquantificabile domanda: "Come fai a sapere di essere un Hunter?"

"Questa è una lunga storia" ammetto, rivivendo tutta la carrellata di ricordi.

"Va bene, ok, ne parliamo a casa", mi interrompe, "chiama tua mamma e dille che ti fermi da me stanotte. Abbiamo tanto di cui parlare."

Annuisco e, in parte contento di questa scoperta e in parte terrorizzato, resto in attesa di giungere a casa sua per investirlo di domande ed avere le tanto agognate risposte sull'essenza di un Hunter.


*Mio spazietto*

Ecco il primo capitolo, ritroviamo il nostro Harry che scopre di non essere solo. Chissà perché Caro' non gli risponde povero. :-(

Spero che l'inizio vi stia incuriosendo :-)

A presto!

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