Capitolo Ventunesimo: Adesso Ci Sono Io...
Alla fine del racconto il silenzio prese possesso della stanza nella dependance di Villa Colombo, che altri non era che la sala del thè dove ci eravamo incontrati il pomeriggio di qualche giorno prima. Beppe sembrava mimare un continuo Ma... Ma... Silenzioso. Andrea sembrava sul punto di cadere si era dovuto appoggiare al tavolo della sala. Arianna si era seduta lentamente sul divano e altrettanto lentamente si era portata le mani alla bocca. Io ero fermo in piedi in mezzo alla stanza.
Eravamo arrivati a casa di Arianna tre quarti d'ora prima su tre vetture diverse. Mia madre non voleva lasciarmi solo e continuava a chiedermi se fossi sicuro.
- Dopotutto è successo lunedì, oggi è giovedì. Sono passati appena tre giorni, non è meglio se aspetti ancora qualche giorno prima di stare da solo con i tuoi amici? -
- No mamma. Va bene così. Dov'è papà? -
- Sempre al B&B Carletti. Lavora dalla sua stanza ha detto. E' un po' scosso effettivamente. -
- Lascialo dove sta, ieri non ha detto una sola parola. -
- E cosa volevi che dicesse dopo che sei scappato per mezza Ivrea la sera prima... Dai, dammi un bacio. -
Mise in moto e stava per andarsene, quando tirò giù il finestrino.
- Jacopo... -
- Sì? -
- Non trattare male Arianna. Guai a te... -
Sorrisi.
- Non lo farei mai. -
Sorrise a sua volta.
- Lo so, caro. Ciao. -
Arianna ci accolse molto più calorosamente della volta prima. Sembrava ansiosa di vederci. Quando mi avvicinai per salutarla appoggiò la sua mano sulla fasciatura.
- Fa male? -
- No, è per fare un po' di scena. - la rassicurai.
Quando rimanemmo soli esordii molto seccamente.
- Ragazzi, ho poco tempo e devo raccontarvi cos'è successo l'altra notte. Riguarda noi tre, ma ho deciso che devi ascoltare anche tu Arianna. -
Il ragionamento era freddo, distaccato e insolito per me. Avevo deciso che Arianna doveva ascoltare per due motivi fondamentali. Il primo è che avevamo bisogno di una persona fidata che conoscesse tutta la storia e che non fosse percepita come un pericolo dal Lupo. In caso di emergenza avrebbe dovuto agire lei. Il secondo, puramente egoistico, è che avevo bisogno io, fisicamente, di una persona vicino che mi sostenesse. Speravo in lei. E speravo di non metterla in pericolo, anche se in cuor mio sapevo che non saremmo mai riusciti a tenerla fuori dai giochi. Non ce lo avrebbe mai permesso.
- Questo... Questo è un gran casino... Jacopo, finisce male. -
- No Andrea. Quell'uomo è furbo, cattivo, credo totalmente pazzo. Ma è un uomo e lo freghiamo. -
- Ma come scusa? - disse Beppe.
- Recuperiamo il quaderno ma col cazzo che glielo diamo. -
- Minchia che piano. Senti, Napoleone, ci hai pensato tutta la notte? -
- Statemi a sentire. Lui è furbo ma non troppo. Recuperiamo il quaderno, lo leggiamo e scopriamo chi è il Lupo e gli facciamo sapere direttamente, mail, messaggi, Facebook, Whatsapp, qualunque cosa, che lo abbiamo trovato e che dovrà incontrarci prima di mercoledì. Una volta che abbiamo il quaderno in mano però andiamo dalla polizia, ma subito. E ci facciamo proteggere. E li facciamo intervenire -
- Ma, scusa, non possiamo andare adesso? Subito? -
- Beppe, ma secondo te senza il quaderno e senza prove cosa fa la polizia? Mi prende per un imbecille o peggio mi accusa di essere coinvolto. I tempi di reazione saranno comunque lenti e qualcuno di noi o dei nostri ci va di mezzo. Ne sono sicuro. Lui uscirebbe allo scoperto e verrebbe anche catturato, ma uno di noi muore. No, io non rischio. -
Andrea annuì.
- Diverso è se ci presentiamo con il quaderno e con il colpevole su un piatto d'argento. Cambia tutto lo scenario. In quel caso i tempi devono essere rapidissimi. Trovato il quaderno, avvertiamo lui e corriamo alla polizia. -
- Ma perchè dobbiamo avvertirlo? -
- Perchè se per caso ci sorveglia e ci vede andare alla polizia, rischiamo che vada a prendere qualcuno dei nostri o un nostro vicino o un nostro parente. Che ne sai? Te l'ho detto. Furbo ma pazzo. Se invece lo chiamiamo facciamo finta di stare al suo gioco. -
Rimasero tutti a pensare.
- Funziona. - disse Beppe. Il più razionale del gruppo. - Rimane il problema di trovare il quaderno prima di mercoledì. -
- Giusto. Questo è il problema. Grosso. - dissi. - Scusate, devo andare in bagno. -
- La strada la sai. - disse Arianna sorridendo. Sorrisi in risposta e di malavoglia.
Uscii e mi avviai verso il bagno barcollando. Entrai in bagno e andai a poggiare la schiena contro il box doccia. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime. No, cazzo, piangere no. Ma non mi ascoltai e iniziai a versare qualche lacrima, poi il respiro divenne affannoso e iniziai a singhiozzare. Piansi a dirotto. Dopo un paio di minuti sentii bussare.
- No.. non ... non ... Io ... no ...-
La porta si aprì e Arianna entrò in bagno.
- No, lasciami. Non devi... mi ... passa... -
- Shhh. - disse avvicinandosi. - Shhh, adesso ci sono io. Adesso passa, vedrai. -
Mi prese il volto tra le mani e se lo fece appoggiare sulla sua spalla e mi carezzò il capo abbracciandomi stretto. Dopo qualche secondo mi sollevò leggermente la testa e iniziò a baciarmi delicatamente la guancia fino al collo. Io affondai la mia bocca sul suo collo e lei mi strinse ancora più a se. Poi staccò nuovamente il mio volto e cercò le mie labbra con le sue. Aprii la bocca e incontrai la sua lingua. La spinsi contro il box doccia e lei, scivolando verso il basso, trascinò anche me. Rimanemmo avvinghiati, mani nelle mani e bocca nella bocca, per qualche minuto.
- Va meglio? - mi disse dopo un po'.
Sorrisi.
- Sì, va meglio. -
Mi baciò nuovamente.
- Ora però torniamo dai nostri amici sennò chissà cosa pensano. -
- Pensino un po' quel che vogliono. - e mi buttai sul suo collo.
- Dai, alzati torello.
Quando tornammo in sala Andrea si lasciò sfuggire un "Era ora..." sottovoce.
- Ora tocca a me raccontare. - disse Beppe.
Rimanemmo un po' sorpresi. Dallo zaino Beppe tirò fuori un tablet e lo accese.
- Venite a vedere. -
Ci mettemmo alle spalle di Beppe.
- Cazzo, il lupo mannaro. -
- Esatto Andre, questo è il capostipite di tutti i lupi mannari se vogliamo. Si chiama Fenrir ed è un personaggio della mitologia scandinava. Figlio di Loki... -
- ...quello di Thor? Il cattivo? -
- Sì esatto. Fenrir era talmente feroce che venne incatenato su un isola deserta e lì dovette rimanere e ci rimarrà fino alla fine del mondo. E' intelligentissimo e sa parlare. E ci sono diverse altre leggende su questo lupo. -
Si fermò a guardarci per una pausa ad effetto.
- ... e continua, dai... -
- Secondo una di queste, Fenrir con la luna piena impazzisce ma la catena è talmente forte che solo dopo tre giorni e tre notti il lupo riesce a spezzare la catena. Dopodichè va a chiedere il suo sacrificio in termini di vite umane. Generalmente un solo sacrificio è sufficiente. -
- Tre notti... Sacrificio umano... Ragazzi, ma quanto sono stato bravo? - esclamò Andre.
Mi avvicinai al calendario che avevamo consultato il famoso pomeriggio in cui Andrea aveva esposto la sua tesi. Ora un altro importante tassello andava ad arricchire il quadro. Rimasi ad osservare le settimane e i giorni per qualche secondo.
- Ora ho capito. -
- Cosa? -
- Il motivo per il quale ci ha detto che vuole il quaderno per mercoledì alle 17. -
- E quale sarebbe? -
- Mercoledì notte c'è la luna piena. E sabato è la terza notte dopo la luna piena. -
- Oh, cazzo... -
- Sì il lupo sta preparando un'altro omicidio, per questo vuole il quaderno -
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