Capitolo Ventottesimo: Non arrendersi. Mai!
- Ma ciao, stronzetto! Come te la passi? -
Un cazzotto mi arrivò alla guancia mentre ero a terra. Parini mi girava intorno come un avvoltoio vola intorno alla carcassa dell'animale morente.
- Bene, bene, bene. Te l'avevo detto che te l'avrei fatta pagare. E lo vedi, adesso? Ora te la faccio pagare davvero. -
Calcio sulla pancia ma debole. Bloccai il piede del Parini. Percepii l'indecisione, prima di ritirare il piede. Ruotai su me stesso. Arianna era stata bloccata da Steven che le cingeva il collo con il braccio. O almeno così mi pareva. Era buio.
- E tu, troietta, non ti muovere. Steven, mi raccomando tienila ben ferma che dopo tocca a lei. -
- E sta un po' ferma, puttana!-
Non era buio, compresi, era che non vedevo nulla! Parini aveva acceso le luci, ma io non riuscivo a vedere assolutamente niente. Il pugno di Parini mi aveva mandato ko. Un'altra volta. Sentii delle braccia che mi sollevavano. Dov'era Arianna adesso?
- Allora, eccolo qua il fuggitivo. L'ammazzapulotti di merda! Scappi, eh? Larva! -
Cazzotto nello stomaco! Mi aveva preso male, sulla sinistra. Non è che il Parini fosse così forte come picchiatore, pensai. Nel frattempo stavo riacquistando la vista. Arianna era bloccata e non poteva fare assolutamente nulla.
- Roberto! Ma sei impazzito, Roberto? Lasciaci andare. - urlò fuori di sé dalla rabbia e dal dolore.
- Impazzito? IMPAZZITO? Luridi stronzi siete a casa mia, nel mio letto, avete ucciso un poliziotto e io sarei impazzito? - esclamò mostrando un broncio grottesco.
E poi scoppiò a ridere. Come un folle. E con lui anche Gruccia e Steven.
- Ma vi rendete conto ragazzi? E' venuto a nascondersi proprio dall'amico del lupo. Il Lupo, hai sentito Piccoli? Il Lupo. Lui ti vuole. - sorrise di nuovo a dieci centimetri dal mio volto. Ero appiccicato al muro. Con una mano mi stava bloccando la spalla, l'altra nella tasca del giubbotto.
- Ma si può sapere che stai dicendo? Di che parli. - Non capivo quello che voleva dire. Come faceva a sapere del lupo? Ritornò serio e avvicinò il suo viso al mio.
- Dammi il quaderno. -
- Cazzo. Ma tu... -
- Senti Piccoli l'ho già cercato a casa tua qualche settimana fa. Diciamo che una certa persona ci terrebbe tanto a riaverlo indietro. Secondo te ti avrebbe lasciato vivo davvero? Cercalo Gruccia. -
Lui. Era lui a essere entrato in casa mia. Lui, lurido bastardo. Lui era complice del Lupo. Ma come mai non c'era il nome nell'elenco? Cos'era? Bassa manovalanza? Lo volevo morto in quel momento. Se mi avessero dato un coltello gli avrei fatto fare la stessa fine di Squillante, ma a sangue freddo. I suoi occhi erano puntati dritti nei miei. Potevo vedere da vicino le palpebre stanche, l'alito pesante, il sorriso ebete. Era ubriaco. O forse fatto. Oppure entrambe le cose. La sua patetica voglia di vendetta lo stava portando a sottovalutare la situazione. In primo luogo il suo braccio non mi stava bloccando affatto la spalla e poi avevo entrambe le mani libere. Anche Arianna riusciva a muoversi piuttosto liberamente e mi stava guardando, forse proprio per farmelo capire. Poi infilò la mano nella tasca posteriore del pigiamone che indossava e mi mostrò il cellulare. Capii tutto. Bisognava agire in fretta. Mi preoccupavano però la mano in tasca del Parini e quello che sembrava il calcio di una pistola che sporgeva dalla tasca di Steven.
- Allora... Siamo al gran finale, no? -
- Roberto! Ma che cosa vuoi fare? - Arianna stava fingendo di piangere disperata. O almeno così sembrava.
- Zitta, troia! - esclamò Parini.
- Trovato! - urlò Gruccia dalla camera.
Parini tornò a dieci centimetri dal mio viso.
- Bene. - sparito il ghigno dalla faccia - Hai capito che la tua amica è una troietta, Piccoli? Lo hai capito o no? No, vero? Non hai ancora capito un ca.. -
Una testata. Sgnak.Aveva mollato la presa dalla spalla e mi aveva lasciato il tempo di agire. Lo avevo preso sul naso. Era rotto, ne ero sicuro. Si inginocchiò portandosi le mani sul naso. Errore.
- Pezzo di m... -
Calcio. In pancia. Secco, pulito, centro pieno. Le mani le aveva in faccia. Gruccia era ancora in camera da letto, probabilmente ubriaco perso in quanto non si rendeva conto di quanto stesse accadendo da questa parte. Rideva. Steven era inebetito, ma continuava a tenere ferma Arianna.
- Ehi ma che state facendo di là? Fate festa senza di me? - Gruccia tornò in sala ma inciampò su Steven.
- Ma che... - Steven aveva mollato la presa su Arianna. I tempi di reazione erano lenti. Arianna spense la luce visto che si trovava vicino all'interruttore.
- ... Cazzo fate imbranati. -
- Gruccia, cazzo! -
- Steven, porca troia, non vedo una minchia! -
Afferrai la torcia e presi la mano di Arianna.
- Il cellulare? - chiesi.
- Ce l'ho io. -
Corremmo verso l'uscita. Il portoncino era aperto e anche il cancello. Attraversammo la strada e iniziammo a correre nei campi. Diluviava. Non si vedeva nulla. Accesi la torcia. Dietro di noi le urla dei tre. Uno sparo e uno zzing vicino a noi. Spensi la torcia e corremmo ancora più forte.
- Hanno le pistole. -
- Me ne sono accorta. -
- Dobbiamo dividerci. Vai! Tu a destra, io a sinistra. - sempre correndo
- No! -
- Eccoli! - sentii alle mie spalle.
Zzzinnggg.
- VAI! -
Ci dividemmo. Zzinng. Zzinng. Secondo me due pistole, ma noi stavamo correndo veloce nel campo. Pioveva a dirotto, non si vedeva nulla e loro erano rimasti spiazzati. E poi non sembravano seriamente in grado di reggere un inseguimento.
D'un tratto udii una serie di automobili dietro di noi, frenate, urla. Mi voltai. Erano macchine della polizia, stranamente senza lampeggianti accesi. Mi voltai alla mia destra per dire ad Arianna di fermarsi. Vidi però che si si stava avvicinando ad un'altra macchina, lontano dalla villa. Entrò dentro e la macchina partì. Ok era la polizia e lei era al sicuro. Alzai entrambe le braccia verso l'alto.
- Abbassate le armi. - sentii in lontananza.
- Noi non ci arrendiamo. Crepate bastardi! - la voce di Parini.
Spari, urla, spari ancora. Mi gettai a terra. Arianna era al sicuro. Io ero nel fango infreddolito e fradicio. "Noi non ci arrendiamo". In fondo anche io non mi ero arreso. Non lo avevo fatto prima ma non per egoismo. Semmai l'esatto opposto. Non volevo che qualcuno si facesse male. Però adesso no. Adesso bisognava arrendersi. "Parini, arrenditi, dai. Non fate gli stronzi." pensai. Rimasi lì almeno cinque minuti. E riflettei. Pensavo alla sera in cui vedemmo Bendini vicino al parco, e poi al quaderno, e poi alle scritte e poi alla scheda SD. E poi i pezzi andarono al loro posto. Non tutti ma una buona parte. Ero proprio un idiota. Ma certo. Non poteva che essere così. Ad un certo punto sentii una voce che conoscevo:
- Jacopo, brutta testa di cazzo. -
Mi voltai e vidi Clara Segni in tenuta d'assalto. Giubbotto antiproiettile e pistola in mano. In lacrime. Piangeva come una bambina.
- Ti devo dichiarare in arresto. -
- Non piangere Clara. Sto bene. -
- E' che sono troppo contenta di vederti vivo. Imbecille che non sei altro. Hai fatto quasi morire i tuoi. Vieni, non scappare più per favore. -
Mi strappò dal fango e mi abbracciò stretto a sé. Aveva una coperta in mano e me la buttò addosso.
- Io non volevo ammazzare nessuno. Mi sono difeso. -
- Lo so. Jacopo, vieni. Dobbiamo sparire da qui in fretta. -
- Perchè? -
- Non fare domande e seguimi! -
Arrivammo davanti alla villa. Galante stava dirigendo le operazioni. A terra vidi tre corpi. Parini, Steven e Gruccia. Non si erano arresi. Non si erano arresi davvero. E ora erano davvero morti.
- Fate venire le ambulanze. Non voglio casini. Non voglio la stampa, non voglio curiosi, non voglio niente e nessuno. Questo ragazzo voi non lo avete visto. - indicava me - Avete capito? Nessuno ha visto questo ragazzo. Se pesco qualcuno che parla di questo ragazzo con qualcun'altro può dire addio al posto di lavoro. Abbiamo risposto al fuoco di questi qua a terra. Uno forse è ancora vivo. Dove sono le ambulanze, Cristo! -
Clara mi fece salire su una macchina della polizia insieme a lei. Galante si avvicinò a me.
- Dov'è la ragazza? - mi chiese.
- E' salita sull'altra macchina. Quella che è partita prima laggiù dall'altra parte. -
Rimase a guardarmi in volto inespressivo.
- L'altra macchina. Giù. Da quella parte. E' andata... di là... -
- Non c'era nessuna nostra macchina di là. Le macchine sono tutte qui Piccoli. -
Si voltò verso i suoi.
- Due con me. Dobbiamo delimitare subito quella zona laggiù, prendere le impronte dei pneumatici prima che la pioggia li cancelli, fate spostare una pattuglia verso Caravino o l'autostrada... -
Rimasi senza fiato. Clara iniziò a fare no e si prese la testa tra le mani.
- L'ha presa lui. Il Lupo. -
Io non dissi nulla.
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