Capitolo Quattordicesimo: Ventinove

Tornai dagli altri frastornato e infastidito. Non riuscivo a capire la frase di Sabrina. Più che altro non riuscivo a comprendere se si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto oppure se ci fosse un fondo di verità. In ogni caso il suo comportamento mi aveva fatto venire il voltastomaco.

- Ce ne hai messo, Jac. -

- Dove eravamo rimasti? -

- Gli appartamenti di Arduino e Fiorillo. -

- Non possiamo verificare direttamente sennò ci sgamano. Jacopo ci è andato vicino. -

- Altro che vicino... -

- Arianna - dissi abbassando la voce - Dimmi che tua nonna è una di quelle che non si fa gli affari suoi neanche imbavagliandola. -

Sorrise.

- Confermo. -

- Scommetto che riesce a farci avere vita morte e miracoli di quelle famiglie. Con discrezione però. -

- Proviamoci. Dammi qualche giorno che scateno la digos. -

- In questo modo riusciamo per lo meno a capire chi sono e se sono dei possibili...- mi fermai perchè mi resi conto solo in quel momento su cosa stavamo veramente indagando.

- Possibili? 'zzo fai finisci sta frase - Andrea aveva sempre bisogno della realtà nuda e cruda.

- Assassini, Andre... - concluse Beppe.

Ci guardammo. Era una parola difficile da dire, perché eravamo convinti che chi fosse coinvolto con la morte di Bendini era direttamente collegato agli omicidi. E perché in quel momento il gioco stava diventando pericoloso. Gli episodi accaduti negli ultimi giorni dimostravano due cose: l'assassino o gli assassini sapevano di noi e la polizia non ci avrebbe mai creduto. Solo io sapevo che il commissario Galante mi aveva perfettamente chiarito questo concetto il giorno prima.

- Nelle scorse serate ho tirato giù un po' di roba da internet. Ecco qui. Giusto per ricordare.

Prendemmo i fogli che ci aveva preparato Beppe, uno a testa per ognuno di noi. Era il resoconto dei tre omicidi che emergeva dai quotidiani. Accanto ad ogni scritto c'era la foto della vittima.

" Claudio Carminati. Ventuno anni. Tossicodipendente noto alle forze dell'ordine. Ritrovato cadavere nei boschi tra Caluso e il lago di Candia il mattino del 28 dicembre ma la morte risalirebbe ad almeno due notti precedenti. Petto nudo e squartato. Nessun altra traccia di violenza."

"Vesna Lupescu. Quarant'anni. Prostituta. Esercitava la professione sulla provinciale tra Montalenghe e Foglizzo. Ritrovata cadavere nei boschi intorno al lago Sirio il mattino del 25 gennaio. Era scomparsa il pomeriggio precedente. Una sua collega l'aveva vista in lontananza allontanarsi a piedi insieme a un uomo. Sembra che questa persona avesse parcheggiato in una strada di campagna poco lontano e poi avesse raggiunto Vesna a piedi e da lì pare siano tornati insieme all'automobile. La testimone non è delle più affidabili. Anche per Vesna petto nudo, squartato, nessuna altra traccia di violenza."

"Gloria Sensi. Diciassette anni. Studentessa modello. Nessun problema apparente a casa. Nessuna compagnia strana. Un fidanzato di due anni più vecchio. Scomparsa il 22 febbraio mentre rientrava da scuola. Ritrovata cadavere il 24 febbraio nei boschi vicino al castello di Masino. Petto nudo squartato. Nessun'altra traccia di violenza."

Leggemmo e rileggemmo quelle poche righe in cui erano riassunte le vite di quelle povere creature. Nome, cognome, età, stato, morte. Tre esistenze, tre intere vite compattate ad uso e consumo di noi fortunati sopravvissuti. Il sorriso di Gloria stampato su quel foglio e che continuava a riempire i quotidiani era quello che rendeva così scandalosa la nostra voglia di vivere. Mentalmente avvicinai al suo viso lo sguardo incerto di Giorgio Bendini.

Accadde un fatto insolito. Andre continuava a guardare il foglio e poi contava sollevando le dita. Poi prese la calcolatrice di Beppe.

- Che fai? Sono tre Andre. Tre vittime. -

- Ssshht, taci. Dunque dicembre e gennaio fanno trentuno giusto? -

- E vabbè. Di ventotto ce n'è uno, tutti gli altri son trentuno. Abisso di ignoranza, Andre. -

Andre sollevò il capo verso Beppe, scosse la testa e ritornò sulla calcolatrice. Poi si alzò e si avvicinò a un calendario che era appeso al muro, fece un altro calcolo e tornò a sedersi sempre senza dire una parola.

- Giuro di non averlo mai visto in questo stato. Sembra in trance. -

Arianna azzardò un intervento:

- Andrea, non stai bene? Vuoi che faccia portare... non so... un Moment? -

Lui, senza alzare lo sguardo dalla calcolatrice, quasi sottovoce:

- E che è? Pure la farmacia avete qui dentro? -

D'un tratto strabuzzò gli occhi e ci guardò con un sorriso trionfale:

- Ventinove! - urlò.

- Sei impazzito? -

Brandì la calcolatrice di Beppe e la alzò verso il soffitto:

- Ventinove giorni. Sono un genio! -

- Ma si può sapere di che parli?

- I giorni di distanza tra un delitto e l'altro. Ventinove. Precisi.-

Beppe si battè la mano sulla fronte e cadde sulla sedia.

- Oh, porca troia! -

Andrea si mise in ginocchio e sollevò le mani in alto gridando:

- Sììììììììì... -

Io e Arianna ci guardammo perplessi.

- Fate capire anche a noi? -

Beppe allora farfugliò:

-Scusate ragazzi. Non me ne ero accorto. Io... non so, non mi è mai successo prima. Come ho fatto a non capire...? Ci è arrivato Andrea e non ci sono arrivato io. -

- Ma capire cosa?-

Andre si rialzò in piedi e prese tre biscotti dal tavolo.

- Jac, ventinove giorni e dodici ore. E se andiamo a vedere l'ora dei delitti scommetto che è così. Ventinove giorni e dodici ore è un mese lunare completo. Gli autori dei delitti seguono le fasi lunari. Tutti e tre i delitti sono avvenuti tre notti dopo la notte di luna piena. E io sono uno dei CSI. Sono un cazzo di scienziato della scienza della polizia. Questi qua sono dei matti che vanno fuori con la luna piena. Sono dei lupi mannari. Avevo ragione io! -

Detto questo si ficcò i tre biscotti in bocca. Noi tre a bocca aperta e lui che masticava con un sorriso enorme e la maglia tutta piena di briciole.

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