Capitolo Quarto: Non sta succedendo quasi nulla

Quella notte sognai mio padre.
Era la prima volta da quando se ne era andato di casa, un anno prima. In realtà papà ci aveva messo quasi due anni ad andarsene. All'inizio si era trattato di una promozione che avrebbe dovuto portare in casa un sacco di soldi. Papà andò quindi a vivere in Normandia per lavorare alla sede centrale dell'azienda. La montagna di soldi promessa papà la spendeva per il monolocale che aveva in affitto e per fantomatiche spese accessorie. A casa arrivava poco o nulla in più rispetto a prima. Papà partiva il lunedì mattina e tornava venerdì sera. Dopo qualche mese papà iniziò a tornare a casa il sabato pomeriggio e ripartire la domenica sera. Esigenze aziendali, diceva. Mia madre non gli disse mai nulla, non lo rimproverò mai, almeno non di fronte a me. Però capiva e fu in quel periodo che iniziò a bere. Dopo circa diciotto mesi dal trasferimento papà tornava a casa un weekend sì e uno no, e quando tornava a casa era sempre al telefono. Poi due weekend no e uno sì. Un giorno di un anno fa, mia madre mi disse di andare a casa di Andrea che sua madre sapeva tutto e mi stava aspettando. Uscii quando mio padre stava entrando in casa. Erano le sei di sabato sera. Tornai il mattino dopo. Papà era già partito, mia madre era in lacrime in cucina. Solo verso sera mi disse che lei e papà avevano deciso di separarsi e che papà aveva un'altra vita in Normandia. Proprio così mi disse, un'altra vita. Io le chiesi se stava con un'altra donna e se questa donna avesse dei figli e lei mi disse di sì. Me l'aspettavo. Papà, lo dico subito, non era mai stato un gran padre. Sempre assente, molto egoista. Ma era pur sempre mio padre. In quel periodo lo vedevo quasi una volta al mese. Arrivava a Ivrea e mi veniva a prendere a scuola, passavamo qualche ora insieme, raramente due giorni e poi tornava in Francia. Tutto sommato mi sembrava felice, sereno. Del fatto che mamma fosse distrutta non gli importava poi molto. In fondo in amore chi crea dolore è quasi sempre vincitore.

Dicevo che quella notte sognai mio padre che mi veniva a prendere insieme a mia madre. Insomma, al posto di Paolo c'era mio papà. Mi fece sentire un po' più rassicurato ma al risveglio, domenica mattina, capii che non era così.

Io e mia madre quella domenica parlammo poco o nulla. Io le dissi che non avevo voglia di uscire e lei tentò di intavolare discorsi e proporre idee per la giornata, ma inutilmente. Non insistette. Solo verso sera cercò di parlarmi di Paolo.

- Gentile, vero? -

- Chi? - chiesi cercando di far finta di cadere dalle nuvole.

- Come chi? Paolo! -

- Mmmmh... -

- Pensa che si è offerto lui di accompagnarmi. Sai... è un ragazzo davvero cortese. Ti piacerà! -

- Non contarci troppo. -

- Va bene. Però lo capisci che ho bisogno di vedere qualcuno, vero? -

Tentennai. Il pomeriggio aveva gettato le due bottiglie di vino di marca che aveva in casa. Sì, forse aveva bisogno di vedere qualcuno.

- Sì... no... sì... sì, mi è sembrato a posto comunque. -

Mia madre non mi guardava.

- Sto parlando sul serio, mamma. -

Si voltò con quel sorriso meraviglioso che conoscevo bene.

- Allora sono davvero contenta, tesoro. -

E mi abbracciò come quando avevo cinque anni.

Il giorno dopo a scuola Bendini non c'era. D'altronde al telefono aveva detto che lunedì non ci sarebbe stato per cui la cosa non mi sorprese.

Venni sorpreso, invece, dall'arrivo della polizia due ore più tardi.

Vedemmo passare la volante di fronte alla finestra che dava verso il cortile del Liceo. La prof di italiano, la Gerini, venne chiamata fuori dall'aula. Quando tornò in classe parve piuttosto preoccupata. Si schiarì la voce e ci disse:

- Sembra che Giorgio Bendini non sia tornato a casa da sabato sera. I genitori hanno chiamato la polizia ieri, ovviamente. Adesso gli agenti sono qui per sapere se c'è qualcuno che può fornire qualche indicazione utile. Quindi, ragazzi, se c'è qualcuno che...-

Alzai la mano immediatamente.

Io, Andrea e Beppe raccontammo ogni cosa per filo e per segno cercando di non scordare nulla. Parlammo del Lupo, della telefonata e di sabato sera. Ci dissero che le informazioni erano molto utili perchè davano il senso temporale della scomparsa di Bendini.

Quando se ne andarono con le nostre testimonianze, le aule si erano svuotate. Erano finite le lezioni e tutti se ne erano andati. Tornai nella mia aula insieme a Beppe e Andre.

- Bel casino! Che ne pensi, Beppe? -

- Penso che Bendini era fatto quella sera... -

- Bendini fatto? Il nostro Bendini? Ma dai non ci credo. Secondo me se gli chiedi cos'è una canna non ti sa rispondere. -

- Però, Jac, guarda che era strano forte sabato sera. Pallido, straparlava, correva non si sa dove...-

- Ecco è proprio questo che non capisco. Dove? Quando sono arrivato ai giardinetti non c'era, eppure poteva essere andato solo lì. -

- Va a sapere i giardini sono un po' bui. L'avrai perso di vista. -

- Boh. Ci penserà la polizia. Prendo lo zaino e arrivo. -

Mentre raccolsi lo zaino lo sguardo mi cadde sotto il banco dove sedeva Bendini. Sul sottopiano vidi un quaderno.


La curiosità era forte. Lo aprii. Era il suo quaderno degli appunti. Sull'ultima pagina compilata c'era un disegno che occupava tutta la pagina.

C'erano tre fasi lunari da sinistra a destra. La prima era una luna nuova riempita di nero, la seconda era una mezzaluna e la terza una luna piena con la faccia di un lupo. Sotto questa luna c'era un appunto che recitava: sabato 26 ore 23, lui mi aspetta. E cioè il sabato precedente. Lasciai il quaderno sul banco e corsi da Andre e Beppe. Nel frattempo erano scesi nell'androne. Mi affacciai per chiamarli.

- Ragazzi, presto venite su. -

Salirono le scale di corsa mentre il bidello imprecava verso di loro.

- Ma che correte? Matti siete? Chiamo il preside? Lo chiamo? -

Corsi in aula a riprendere il quaderno seguito da Andre e Beppe e mi bloccai.

Nel corridoio non c'era nessuno. Il bidello stava salendo in quel momento imprecando contro di noi. Guardai Andre e Beppe che mi guardavano a loro volta come fossi un pazzo.

- Ma che hai? -

- Il quaderno... -

- Quale quaderno? -

- Non c'è più. Il quaderno è sparito! -

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