Chapter 64






Pochi giorni sono trascorsi da quando i miei occhi hanno assistito allo scenario raccapricciante di cui è stata vittima Mitra.

Ho ripensato spesso a quella scena e la mia mente ha viaggiato in cerca di chi possa aver commesso un atto tanto crudele.

Dalla mia denuncia alla centrale di polizia non ho più ricevuto alcun messaggio anonimo e quel ragazzo dalla capigliatura bionda sembra essersi volatilizzato, come se davvero fosse stato frutto della mia immaginazione.

Ma le parole scritte sul bigliettino ritrovato nella stanza di Serena, mi scorrono davanti agli occhi.

Tutto si evolve senza un valido motivo e sopratutto senza che io me ne possa accorgere.

Il misterioso viaggio di Mathias non era altro che un servizio di volontariato in un orfanotrofio ed io invece mi sono lasciata trasportare dalla marea della paranoia.

La tua non è paranoia, Sofia. Mathias avrebbe dovuto spiegarti il motivo della sua partenza. Prende le mie difese la vocina della coscienza.

La porta della camera viene spalancata e la mamma, pimpante come un bambino appena sveglio, si accinge ad avvicinarsi al letto su cui sono poggiata.

«Figlia, ho da esporti un fatto saliente. Considerando che oggi è la viglia di Natale devi deciderti a scegliere dove vuoi trascorrerla.»

L'entusiasmo della mamma va a scemare e il mio viso diviene un pezzo di marmo.

Un tempo anch'io amavo il Natale, e le festività natalizie mi instillavano una gioia particolare, ma il tempo distruttore ha pensato a spezzare la luce che covavo da bambina.

Oltre tutto, la separazione dei miei genitori ha dichiarato conclusi quei giorni in cui la famiglia si riuniva a tavola, e tra una risata ed un'altra ci si raccontavano gli aneddoti.

Il fattore che ha spento definitivamente la fiaccola delle festività al mio interno, è stata la scomparsa della nonna.

Lei ha sempre amato avere la famiglia intorno a sé e quest'anno sedersi e mangiare pensando che lei non ci sia più, mi farà un effetto piuttosto disorientante.

La mamma prende posto al mio fianco poggiando le sue mani curate sulle gambe.

Avverto che mi osserva e le sue dita sistemano una ciocca di capelli uscita dal binario.

Isso il collo di scatto e mi ritrovo ad osservare le sue iridi cerulee, le uniche cui ho trovato sempre disposte ad ascoltarmi.

«So che è difficile prendere una decisione, ma dovrai farlo. Tuo padre mi ha detto che andrete a mangiare in un ristorante di lusso. È suo solito spendere soldi per cose del genere.» Mi riserva un sorriso sornione che sortisce un effetto di allargamento delle mie labbra. «Hai preparato la tesina per l'esame di fine anno?» Mi chiede con la sua ironia inconfondibile.

«Mamma, sei impazzita? È la vigilia di Natale e tu mi domandi se ho scritto la tesina per l'esame di maturità?» Ribatto sbattendo le palpebre ripetutamente.

«La mia era pura curiosità.» Fa una smorfia fingendo di essersi offesa. «L'argomento centrale è molto importante per sviluppare tutta la tesi.» Continua con un tono solenne.

La osservo sospettosa e il mio sguardo la porta a comprendere che l'argomento cui ha deciso di prendermi in giro ha sortito l'effetto sperato. «Dai, non fare quella faccia, piccola Sofy. Vuoi un bacetto dalla mamma?» Unisce le sua labbra avvicinandosi pericolosamente.

«Mamma, tu sei una persona che soffre di forti squilibri mentali. Devo confessarti questa cosa.» Rintuzzo non riuscendo a reprimere un sorrisetto.

«Sono riuscita a farti sorridere. Solo io possiedo queste doti!» Afferma tronfia per poi guardarmi e scoppiare a ridere.

La vibrazione del cellulare mi permette di sfuggire dalla sua insania e così mi dirigo a raccoglierlo.

Il nome di papà compare dallo schermo e trascino il dito per accettare la chiamata.

«Sofy, ciao.» Esordisce con voce affannata.

«Ciao, papà.»

«Se ti dico che oggi non possiamo cenare, mi scomunichi come padre, vero?» Domando poi teso.

«No, non preoccuparti. La mamma ha già preparato un pranzetto speciale per stasera.» Mento.

«Grazie. So di essere un padre pessimo, ma ti prometto che mi farò perdonare. Ho avuto un imprevisto di lavoro. Devo prendere l'aereo e partire tra pochi minuti, destinazione Bruxelles. Ti farò una sorpresa appena ci vediamo, okay?» Parla a raffica mentre la mamma corruccia la fronte tentando di tradurre la mia espressione.

«Prenditi dei sonniferi. Hai sempre avuto il terrore dell'aereo. Ricordo quella volta in cui vomitasti per trenta minuti.» Mi prendo una pausa per ridere. «Dovevamo soltanto andare a Gardaland.»

«Sì, mi ricordo perfettamente. Ci siamo divertiti, lì.»

«Già, troppo.» Dico greve.

«Ti amo alla follia, sei l'unica donna per la quale farei New York-Londra a nuoto. Non odiarmi. Ti ho già promesso che ci rifaremo, vero?»

«Non ti odierò, e anche io ti voglio bene. Sì, me l'hai già detto.» Rispondo sfoggiando un sorriso amaro.

«Allora, ci sentiamo, tesoro.» Pronuncia prima di riagganciare.

«Ciao.» E il mio saluto si aggiunge alla sequela di persone che fingono di aver appreso positivamente il motivo della chiamata.

«Sei dei nostri, stasera?» Chiede la mamma euforica.

«Mi sa di sì.» Arcuo le sopracciglia assumendo un'aria solenne. «Aspetta, noi?» Chiedo interrogativa.

«Vorrei invitare anche Thomas, ma sono restia a dirglielo poiché so che a te darebbe fastidio la presenza di un altro uomo che non sia tuo padre.» Si esprime la mamma proseguendo per le lunghe.

Pensare che ci sia Thomas seduta al posto di papà mi sortisce uno strano effetto, ma la mia vita di recente ha subito cambiamenti peggiori di una cena con il nuovo compagno di mia madre.

«Mamma, non mi dà alcun fastidio. Però avvisagli che io prenderò il posto di papà.» Sorrido e lei, sorpresa, schiude le labbra. Poi esteriorizza la sua gioia repressa alzando le braccia a mo' di esultanza.

«Stasera ci divertiremo. Mi sono dimenticata di esporti un particolare: Thomas ha un figlio.» La mamma si prude la nuca.

«Avrei preferito saperlo direttamente a cena.» Dico sarcastica.

«Allora, lo confermo?» Chiede bramosa di avere una mia risposta.

Butto il capo verso il basso e lei urla per la mia risposta tutt'altro che emotiva. «Allora vado.» Scompare correndo nel corridoio sino al soggiorno.

Sorrido per qualche minuto immaginandomi il suo volto buffo, ma la mia attenzione ricade sul cellulare.

La conversazione con Mathias si è interrotta, quando lui mi ha informata di aver provveduto a sotterrare Mitra.

Ricado nella trappola del pensatoio, e i minuti trascorrono velocemente trovandomi sull'orlo della cena senza ancora essermi preparata.

La mamma mi avvisa che tra pochi minuti Thomas e suo figlio saranno qui e così agguanto un vestito per poi filare dritta verso il bagno.

***

Penso di aver impiegato parecchio tempo a preparami tanto che quando ho aperto la porta, una nebbia formatasi dalla temperatura ha invaso la casa.

La mamma ha preparato tutto nei minimi dettagli: ogni parte della cucina è addobbata con sfarzose decorazioni e la tovaglia rossa spicca al centro della stanza.

Thomas, è di fianco a lei intento ad aiutarla a cucinare, mentre suo figlio passeggia curioso di scoprire i particolari della cucina.

Si avvicina alla finestra e i suoi capelli di un biondo scolorito si muovono qua e là.

Il suo profilo pallido mi riporta alla mente l'esatto momento in cui alla Clinica, ho intravisto quella sagoma.

TUM! Il cuore subisce uno scossone quando i miei occhi si soffermano su un grosso neo alla base del collo.

I pensieri si affastellano nella mia mente e un filo conduttore sembra risolvere ogni domanda che mi ero posta.

Il ragazzo biondino si volta lentamente mettendo in mostra il suo volto emanciato. Mi avvinghio al cardine della porta, ma Thomas approfitta della situazione propizia e interrompe i nostri sguardi.

«Ciao, Sofia. Lui è mio figlio, Zeno. Vi conoscete?» Butto occhiate perplesse verso entrambi.

«No.» Rispondo distogliendo lo sguardo da quelle iridi agghiaccianti.

«Piacere.» Allunga la sua mano compiendo dei passi.

Lo riconosco, quella sagoma, quegli occhi, quel neo, mi è tutto tremendamente familiare.

Un brivido percuote la mia spina dorsale mentre la vocina malefica scalcia per avvinghiare il diritto alla parola.

È lui, Sofia. Colui che ha sfasciato la tua famiglia. Colui che ti ha fatto provare il terrore di essere derubati e colui che ti instillato la Paura. Non stringergli la mano; piazzagli una sberla e avvisa tua madre che quella persona emana un'aura di malvagità.

«Non vuoi stringermi la mano?» Sibila come una serpe.

Allungo riluttante le dita fin quando la mia mano tocca la sua pelle. Ma mi ritraggo un secondo dopo come se fossi entrata in contatto con una centrale elettrica.

Quello sguardo che mi ha perseguitata nei sogni, è a due passi da me.

Cosa vuole da noi? Non gli è bastato avvelenare il mio nucleo familiare? Ha intenzione di eliminarlo definitivamente?

Le iridi nocciola di Zeno sembrano risucchiare ogni mio istinto vitale, come se lui avesse l'egemonia della mia mente.

«Noi andiamo a dialogare in soggiorno, non vi dispiace, vero?» Si rivolge alla mamma e a Thomas indossando la maschera della bonarietà.

«Andate!» Sbotta Thomas sorridente e ignaro di quale mostro abbia generato.

Vorrei impiantarmi e confessare alla mamma la vera entità di Zeno, ma lui sembra abbia intercettato la mia intenzione; inclina la testa leggermente invitandomi a seguirlo.

I miei occhi sanguinano, ma la vocina della coscienza mi intima di ascoltare cosa avrà da dirmi.

Il parlottio gaio della mamma e di Thomas permette a Zeno di non essere sentito. Infila il suo anchiloso arto nella tasca del pantalone e e una foto prende forma.

Scorgo il mio viso in versione fanciullesca e quello della mamma al mio fianco. Le mie gambe scattano in avanti e riservo a Zeno un'occhiata astiosa.

«So chi sei!» Sbotto digrignando i denti. «E sono sul punto di raccontare tutto a tuo padre.» Proseguo mentre la rabbia si impossessa di ogni mio nervo.

«Ti credevo più furba, sai. Chiariamo la situazione una volta e per tutte. Tu hai svolto un ottimo lavoro allontanando tua padre da tua madre, e te ne sono grato, ma mi dovresti anche ringraziare poiché ti ho risparmiata.» Indietreggio e le mie orbite si dilatano.

«Nel bigliettino che ti ho scritto, ho già ribadito quanto tu mi sia stata utile. Un'oca che pretenda che la verità le sia spiattellata davanti al naso. Adoro le tipe come te.» Sogghigna perfido mentre io ingoio la scorta di saliva.

«Queste sono le condizioni: tu non dovrai più vedere tuo padre, oppure la tua cara mammina che ride con il mio amato paparino, verrà sventrata proprio come si fa con una scrofa.»  Avverto che Zeno prende possesso della mia mente indirizzandomi verso il suo obiettivo finale.

Per quale razza di motivo non dovrei più vedere mio padre?

«Non puoi fare questo.» Ribatto con un filo di voce.

«Certo, che lo posso fare.» Muove la sua piccola testa verso il basso assumendo un'aria sinistra .

«Perchè? Perch-»

«Che noia, devo spiegarti tutto. Sei abbastanza limitata.» Sbotta irritato e strabuzzando gli occhi.

«Tuo padre soffre a causa tua. Sai come si dice: "si sente il bisogno delle persone quando si capisce di averle perse"» Virgoletta distorcendo le labbra «ed è ancora colpa tua se mi sta tutt'ora rifiutando. Io lo amo e nulla può dividerci.» Alza il suo tono di voce e la sua espressione diventa maligna.

La mia memoria ha smarrito l'uso della parola e i miei sensi spiegano le sirene rosse.

Zeno poggia un piede sul pavimento, poi l'altro e la sua bocca si avvicina al mio orecchio.

Avverto il suo fiato putrido sulla mia pelle e il mio stomaco comincia a brontolare.

«Accettare è semplice.» Infila la fotografia nella tasca del mio vestito. «Ora tua madre è memorizzata nella mia mente. Ah... Dimenticavo, il tuo fidanzatino è una cattiva persona. E la prossima volta fate sesso in un hotel piuttosto che nel mezzo di un bosco. Non si sa mai quale squilibrato si aggiri nell'oscurità.»

[SPAZIO AUTRICE]

Sorry per il ritardo. 🙌🙌

Il biondino si è fatto vivo e ha minacciato Sofia. Secondo voi cosa farà?
Zeno è un po' folle 😂😂😂.

Vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene. ❤️❤️

-LaVoceNarrante 💙💙

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