Chapter 57






È andato via ma i momenti trascorsi con lui si affastellano nella mia mente creando una sequenza: Mathias appare limpido davanti ai miei occhi, da quel maledettissimo primo incontro sino alla nostra ultima discussione, che forse ha segnato la fine della nostra storia.

A scuola non ho fatto altro che pensare a lui e i professori mi hanno rimbeccato di frequente.

I ragazzi della classe mi hanno chiesto che fine avesse fatto Serena e io ho risposto loro che starà qualche settimana in montagna.

Max, con uno occhio gonfio, ha assistito alla scena e contrariamente a quanto avevo pensato, non è intervenuto.

Pochi giorni dopo mi si è avvicinato e con una voce mortificata mi ha chiesto umilmente scusa per la vicenda della Clinica; ho accettato le sue scuse poiché ero stanca di proseguire la discussione.

Ogni istante in cui la mia mente viaggiava, ricadevo nella trappola "Mathias"; sentivo il bisogno di averlo al mio fianco, la necessità di odorare la fragranza della sua pelle e di percepire il tocco liscio delle sue mani.

Mi è mancata una parte vitale di me e non ho la più pallida idea di quanto il mio corpo possa ancora resistere.

Insieme a lui sopravvivevo ad ogni calamità che questa terra potesse scagliarmi contro, ma ora anche un lieve soffio di vento può spazzarmi via.

Sono debole tanto che ogni sera ho versato lacrime imbrattando la federa del cuscino.

L'istruttore della scuola guida ha deciso di inserirmi nella lista dei prossimi canditati all'esame teorico, e nonostante la batosta che Mathias mi ha inferto, sono riuscita a superare l'esame commettendo due errori.

La mamma era euforica, mentre io un po' meno; mi ha raccomandato di apprendere bene le prossime lezioni di guida, cosicché appena avrò terminato il percorso della scuola guida, avrò un auto tutta per me; un tempo quest'idea mi allettava, ma adesso sembra che ogni cosa mi scivoli addosso.

La colpa è soltanto sua. Quel demone ha saputo risucchiare la tua anima e ora ti ritrovi a brancolare nelle tenebre, ma puoi trovare la luce, Sofia. Se impieghi tutta la tua forza di volontà, ce la potrai fare. Questa è una delle tanti frase che la vocina della coscienza ha espresso.

Serena ha deciso di restare per un lungo periodo (quasi un mese) alla Clinica; Bianca, sua madre, mi ha chiamato più e più volte esprimendo la sua preoccupazione per la figlia.

Così ho deciso di andare a trovare Serena, ma nessuno si è fatto avanti per accompagnarmi; fin quando un giorno, Max, mi chiesto se avessi voglia di andarla a trovar. H accettato senza esitazione e insieme ci siamo recati alla Clinica.

In poco più di una settimana ho riscontrato un netto miglioramento e il viso della mia amica era quasi radioso.

Le ho detto che si sarebbe dovuta procurarsi un cellulare per rassicurare sua madre; nel frattempo Max è rimasto fuori ad aspettarmi.

Serena mi ha chiesto chi mi avesse accompagnata e le ho mentito dicendole che ho preso la patente e che quindi sono venuta da sola.

Ho incontrato anche Iolanda, l'infermiera, che mi ha salutato chiedendomi dove fosse il ragazzo che l'altra volta era con me; io, imbarazzata, le risposto che non verrà mai più e lei ha reagito dicendomi che i litigi fortificano le relazioni,

Ho guardato al di là delle finestre e non ho scorto la sagoma che tanto mi inquietava: forse era soltanto frutto della mia immaginazione.

Serena mi ha rassicurato che la sua riabilitazione è meno complessa del previsto e che prima di Natale dovrebbe uscire.

A dicembre inoltrato, con i rami spoglie e il freddo gelido, papà mi ha invitata a cenare in un ristorante di lusso.

Ho appreso che il suo ex compagno è ancora in circolazione e che la polizia è sulle sue tracce. Gli ho chiesto che colorito di capelli avesse il ragazzo e lui mi ha risposto castano chiaro e da quel momento ho avuto la conferma che la sagoma era stata creata dalla mia mente.

Le professoresse, intransigenti a causa del pretesto "esame di Stato", ci hanno bombardato di pagine da studiare.

Durante questo mese ho fatto vari compiti: greco, latino e italiano spiccano su tutti. Ma ho dovuto imparare diversi capitoli di storia che mi hanno permesso di distrarre dalla fonte principale di ogni mia sofferenza: MATHIAS.

Riscontravo il suo nome in ogni verso di una poesia o di una canzone.

La mamma ha colto il mio pessimo stato d'animo e senza preamboli, mi ha portata in alcuni centri commerciali dandomi il consenso di fare shopping sfrenato.

In fin dei conti la risposta per attenuare la sofferenza l'ho sempre avuta davanti ai miei occhi, ma ero troppo offuscata dal desiderio di rivedere Mathias.

Un bel romanzo mi aiuterà nel mio lungo processo di disintossicazione.

Ieri ho piovuto per l'intera giornata, ma adesso che mi affaccio alla finestra i raggi del sole lambiscono la stanza.

«Mamma, vado in libreria!» Le dico aprendo la maniglia della porta d'ingresso.

Lei dal bagno risponde con uno strano verso animalesco e mi convinco che ha recepito l'informazione.

Avviluppo al collo una sciarpa che la mamma mi ha prestato e nel frattempo mi precipito a scendere le scale.

Domani Serena dovrebbe essere dimessa dalla Clinica ed io fremo dalla voglia di parlare con lei senza la costante ansia di venire interrotte.

La Mondadori si trova in centro, e nonostante il freddo, decido di raggiungere la libreria a piedi denigrando l'autobus.

Dopo una decina di minuti a combattere le gelide raffiche di vento, arrivo alla libreria con la solita capigliatura trasandata dalle condizioni climatiche.

L'edificio è contornato da altre vetrate da cui è possibile scorgere le miriadi di scaffali su cui sono poggiati centinaia di copertine colorate.

Saluto l'uomo addetto alla sicurezza e mi appresto ad entrare nel portale che mi trasporta in un'altra dimensione.

L'odore familiare della carta mi spinge a percorrere gli scaffali, mentre le persone si scambiano pareri sui libri che hanno letto.

In uno spazio riservato è stato adibito uno stand per la presentazione di uno scrittore locale, che tratta libri di fantascienza.

Il parlottio mi disorienta, ma riesco a trovare lo stesso il padiglione "romanzi rosa".

Sorpasso quello fantasy e passo di fianco a quello biografico, ma un sentore mi obbliga a voltarmi e così mi avvicino grintosa allo scaffale.

Squadro una fila di libri - biografie della guerra mondiale e di sopravvissuti agli attentati terroristici - ma la mia attenzione ricade verso un copertina tinta da un mare oscuro con enormi onde verdi; al ridosso è raffigurato un pontile, su cui un bambino, voltato di spalle, osserva il sole nascondersi dietro le montagne.

Agguanto il libro e il titolo mi imprime una strana voglia di cominciare a sfogliarne le pagine.

"Il bambino innamorato del tramonto" compare a caratteri neri appena sfoglio la prima pagina, ma alla seconda una mano si avvinghia al mio braccio facendomi trasalire.

È una donna, sulla cinquantina con delle vistose occhiaie violacee e le mani raggrinzite.

Mi guarda da sotto la sua montatura blu e uno sconosciuto senso si espande nel mio stomaco.

«Cara, ti consiglio di non iniziare a sbirciare questo libro.» Fa un colpo di tosse. «Scusami!» Dopodiché si pulisce le labbra con un fazzoletto. «Questo libro deve essere letto in un luogo tranquillo, isolato dal mondo.»

Richiudo la pagina e comincio a soppesare il libro avvertendo un pizzico di fierezza per l'ottima scelta effettuata.

«Lei l'ha già letto?» Le domando curiosa e la donna emette una risatina tra i denti simile a un sbuffo.

«Certo, conosco molto bene la scrittrice.» Fa lei sorridendo e sfoggiando i suoi denti distanziati l'un dall'altro.

«Bene, allora lo comprerò.» La rassicuro sorridendole e lei fa lo stesso, ma ad un tratto il suo sguardo diventa serio come se stesse per annunciare un monito.

«C'è tanta crudeltà in questo libro poiché il pioniere del dolore umano è stato un uomo.» Addita la copertina che proteggo fra le mie mani. «Ma sopratutto c'è verità, perché è l'unica cosa importante che un libro deve contenere. È la verità di questo bambino che ti sconvolgerà l'esistenza.» Insiste la donna come se l'autrice del libro fosse lei.

«Le farò sapere la mia recensione. Ora vorrei farmi un giretto nei romanzi rosa, lì.» Indico la categoria, che è rappresentata da una grossa fascia porpora.

«Va' pure, cara. Sono sicura che questo libro ti darà una grande lezione.» Si esprime sicura la donna.

Riluttante, mi liquido verso la sezione per cui ero venuta.

Da quanto ho potuto apprendere il libro che mi ha consigliato la donna è oscuro e drammatico ed in questo momento vorrei optare per qualcosa di più allegro e speranzoso.

Pesco "Gli occhi pieni del tuo amore" e dopo avermi letto la trama mi dirigo verso la cassa, dove pago entrambi i libri.

Ringrazio la cassiera e brandendo la busta, mi dirigo verso l'uscita.

Il vento ora sibila ancora più forte tanto che i rami sembrano spezzarsi alla sua autorevolezza.

Nell'attimo in cui sto per raccattare il cellulare, quest'ultimo vibra e un'ansia repressa colpisce il mio stomaco.

Vi siete lasciati... Ma non sarà per molto perché tu lo ami, ma lui non ama te. La strada per conoscere la verità è ripida, ma tu riuscirai a superarla. Il primo domanda che devi porti è: Mathias che lavoro fa?

Rileggo il messaggio due volte prima di alzare lo sguardo e guardarmi attorno circospetta. Chi è il mittente? Ma sopratutto come fa a sapere che io e Mathias abbiamo avuto una discussione?

Tutto ciò mi manda il cervello in ebollizione e sono stanca di ricevere questi messaggi sul mio cellulare.

Di fronte alla libreria, a caratteri cubitali, appare lo stemma della polizia di Stato.

Sofia, va' alla polizia e raccontata che qualche degenerato ti sta importunando. Qualcuno sta violando la tua privacy, oppure è Mathias a raccontare tutto a questa persona. Si esprime cinica la vocina della coscienza.

E questa volta ascolto il suo consiglio apprestandomi ad attraversare sulle strisce pedonali.

Il vento tenta di trascinare con sé i miei capelli e mi arrabatto a schermirli.

Arrivo alla stazione di polizia e prima di entrare, due agenti escono di gran fretta dirigendosi verso l'auto.

Varco la soglia e sul pavimento lucido e nero è effigiato il logo della polizia; a destra e a manca squillano telefoni e tutti sembrano essere indaffarati.

Mi guardo intorno cercando delle indicazioni che mi aiutino a trovare l'ufficio per le denunce.

Alla reception due agenti parlando diligentemente al telefono e riportano al computer le informazioni recepite.

L'aria è pesante e comincio ad avvertire che la temperatura del mio corpo sale.

«Le serve qualcosa, signorina?» Mi volto e un uomo in giacca e cravatta attende la mia risposta.

I suoi capelli brizzolati si posano sulla collottola e le sue iridi celesti mi scrutano.

È abbastanza alto da distanziarmi di molti centimetri e quando leggo il cartellino su cui è trascritto il suo nome - Detective Thomas Mills-, deduco debba trattarsi della nuova fiamma di mia madre.

Senza alcun dubbio la mamma ha ottime preferenze per quanto riguarda gli uomini.

«Allora? Abbiamo molto da fare qui, da quanto puoi vedere.» Fa lui paziente.

«Sì, è possibile denunciare una persona sconosciuta? Ovvero una persona anonima che mi invia messaggi?» Domando e lui corruga la fronte.

«DEVI denunciarlo; è "violazione della privacy" ed è un reato che va contro una delle prime norme delle nostra Costituzione. Seguimi, ti conduco da un collega che svolge il compito delle denunce informatiche.» Continua il detective Thomas affabile.

La mamma ha fatto un'ottima scelta.

Il Detective mi conduce in un ufficio dove mi affida nella mani di un collega; mi saluta gentilmente ed io ricambio sorridendolo e ringraziandolo a mia volta.

L'agente d'ufficio mi fa compilare un foglio su cui dichiaro che una persona anonima mi importuna tramite l'invio di messaggi; firmo il tutto e l'agente mi consiglia di cambiare sim.

Accolgo il suo consiglio e pochi istanti dopo ricevo un messaggio.

Il mio cuore comincia a pulsare più forte e la mia testa si lascia andare in milioni di elucubrazioni. Ma quando pesco il cellulare tiro un sospiro di sollievo.

Sofia, sono fuori! Ce l'ho fatta. Non sono più una drogata. Solco un sorriso radioso, forse il primo dopo un lungo mese.

Di colpo i colori prendono vita e la gioia scorrazza dentro di me.

Lui è sparito, volatilizzato.

È da un mese che non incontro il suo sguardo e da trenta giorni che il mio organismo si è spento, ma adesso che riassaporo il gusto della vita, comprendo che il cielo non può essere sempre tempestoso e che un semplice sorriso può squarciare le nuvole grigie e far uscire allo scoperto gli accecanti raggi del sole.

[SPAZIO AUTRICE]

Un po' in ritardo, lo so 😔😔.

Ragazze capitolo di trapasso... Mathias è scomparso da un mese e Sofia fa in conti con i suoi sentimenti spezzati. Si reca in libreria e si imbatte in una strana signora, che le consiglia di leggere un libro.

Cosa ne pensate di questo capitolo? Sembra inutile ma non lo è, in verità nessuno lo è 😂😂😂.

Tenetevi forte 😂😂😂😂
Vi aspetto più in tanti e calorosi che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene. ❤️❤️

-LaVoceNarrante 💙

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