Chapter 51
Mi sento distrutta, annientata dentro da un uragano che porta il nome della mia migliore amica.
Il cellulare continua a squillare con la stessa frequenza delle mie lacrime.
Un autobus si ferma e le porte si schiudono a fisarmonica lasciando salire le persone.
Riesco a distinguere, sfocato, l'autista che mi sta osservando; quest'ultimo non attende neanche un secondo a chiudere le porte del veicolo e poggia il piede sull'acceleratore allontanandosi nel traffico mattutino.
Del bus rimane soltanto una densa nuvola gassosa che mi provoca un asfissiante colpo di tosse, mentre ora il sole riscalda il mio viso reso appiccicoso dalle lacrime.
Ti sei meritata quel trattamento. Si spolmona la vocina della coscienza.
Serena non era in sé. Ribatte la vocina malefica.
E questa volta non so cosa pensare; risento le parole di Serena nelle mie orecchie: erano pungenti, fredde, ma sopratutto reali.
Avevo programmato che l'ultimo anno di liceo dovesse procedere senza stravolgimenti ed invece è accaduto l'esatto contrario.
La mia personalità, un tempo molto lontano, era orientata nel tenere sotto controllo ogni avvenimento che succedeva nella mia vita, ma nella vita nulla può essere programmato.
Invio un messaggio a mia cugina dicendole che ho avuto un improvviso attacco di stomaco, ma in realtà bramo il mio materasso accogliente.
Una volta varcato la soglia di casa, la mamma mi domanda che tragica fine abbia fatto la sciarpa ed io mi rendo conto solo adesso che il vento se l'avrà portata via con sé.
«I traghetti per raggiungere l'isola erano inspiegabilmente guasti e così ho deciso di ritornare.»
Mento e lei mi dà dalle menzioni da svolgere, ovvero: mettere la tovaglia, apparecchiare e controllare a che punto è la pietanza dall'odorino invitante (polipo con patate) messa a cuocere nel forno.
Senza proferire una sola parola di protesta compio tutto quello che la mamma mi ha ordinato di fare, ma ogni secondo ripenso alle parole di Serena fino a che, in tarda nottata e solo dopo essermi girata e rigirata, sprofondo in un liberante sonno.
***
È già mattina e in un batter d'occhio faccio colazione e mi preparo a un nuovo giorno di scuola.
Solo adesso che sono in macchina con la mamma mi accorgo che Mathias mi ha inviato una ventina di messaggi.
È ritornato, riesco a leggere solo questo e ad avvertire le farfalline nel mio stomaco. È una sensazione spossante.
Saluto la mamma dirigendomi spedita verso l'istituto, che alle prime luci della mattina è popolato da una orda di zombie conosciuti anche come "studenti".
Sono più serena stamattina e quando varco la soglia della classe, avvisto Mathias seduto nel mio banco. Dannazione, quanto mi è mancato incontrare quello sguardo!
«Sono ritornato da un lungo viaggio!» Esclama raggiante e io, senza potermi sottrarre alla forza che il suo sorriso ha su di me, mi siedo cercando di essere più disinvolta e possibile.
Di sottecchi noto che Giulia ci fulmina con uno sguardo infimo di cupidigia, ma me ne infischio e mi volto verso Mathias.
«Come mai sei seduto al mio fianco?» Domando piena di curiosità e lui non ci impiega neanche un minuto a farmi arrossire.
«Perché voglio continuare quello che abbiamo lasciato in sospeso sulla barca.» Sussurra e le mia guance ritrovano il rossore del fuoco.
«Qui non possiamo.» Rispondo fingendo di essere indignata, ma dentro di me sono allettata dall'idea di vederlo nudo.
«Sono un mago nel creare l'intimità.» Si ostina lui con un sorrisetto ammaliante.
Un ticchettio si propaga nella classe e la professoressa Valente, con i suoi volumi di matematica in grembo, si avvicina alla cattedra.
Volta il suo collo tarchiato verso la classe augurandoci un buongiorno astioso, poi si sofferma su Mathias socchiudendo i suoi occhi porcini.
«Mathias, sei tu, giusto?» Gli domanda la prof. inquisitoria. Lui acconsente senza scomporsi di una virgola.
«Bentornato!» Esclama la prof. plateale e Mathias sorride per la sua espressione buffa.
«Siamo a novembre, forse sarebbe il caso di recuperare il tempo perso, non credi? Quest'anno dovrai fronteggiare l'esame.»
«Recupererò.» Le conferma Mathias.
«Bene, ti prendo sulla parola. La prossima volta che ci vedremo sarai interrogato.» Annuncia la prof. con una luce di fierezza che bagna le sue grinze mollicce.
«Dovrai studiare.» Sussurro a Mathias divertita e lui mi osserva di sottecchi. «E poi devo ancora conoscerti, ricordi?» Dico riandando all'elettrizzante momento in cui eravamo in spiaggia.
«Mi presenterò, ma al momento devo studiare matematica.» Ribatte lui sogghignando ed io mi perdo tra i lineamenti fatati del suo viso.
Quando la prof. ha annunciato il nome di Serena nessuno ha risposto. anche per il giorno seguente. La sua assenza è durata sino a giovedì.
Nel frattempo Mathias è stato impegnato a studiare tutto ciò che la professoressa Valente ha spiegato.
Alberto ha cambiato scuola guida e l'istruttore, nel suo modo esuberante di spiegare, ha aggiornato all'intero corso che siamo a metà del programma.
La mamma, per la seconda volta in poche settimane, è uscita agghindandosi a dovere.
Mi domando dove vada. Forse anche lei ha bisogno di un po' di svago e se queste uscite le permettono di distaccarsi dai suoi pensieri allora ne sono felice.
Il fragoroso squillo del cellulare mi fa sobbalzare da letto e di sfuggita avvisto quanto la luna sia coperta dalle nuvole.
Ma trasalisco quando scorgo il numero di Serena che scorre sul dispaly. Perché mi sta chiamando a quest'ora della notte dopo avermi trattata come una pezza da bagno?
Se non rispondi non lo scoprirai mai. Mi suggerisce la vocina della coscienza.
Faresti meglio ad ignorare la risposta. Cara, ti ha trattata come un lurido moscerino che è sul punto di crepare. Si ostina la vocina malefica. Ma agguanto il dispositivo e accetto la chiamata.
Dall'altro capo sento un rumore simile ad uno sgocciolio regolare e nessun respiro.
«Pronto? Sere? Sei tu?» Chiedo preoccupata avvicinandomi alla finestra, ma la risposta tarda ad arrivare.
«Sere? Ci sei?» Domando acuendo il mio tono, ma tutto è silenzioso tranne il solito rumore della goccia.
«Sofy...» Una voce biascicata simile ad un lamento di un moribondo spinge il mio cuore ad uscire dal petto.
«Sere, oddio! Dove sei? Ti senti bene?» Sparo domande a raffica mentre l'ansia inghiottisce i miei muscoli. Ancora silenzio.
«Sereeee, ci sei, santo cielo?» Urlo ponendomi una mano sul cuore.
«Sofyy, deviii... venire ... ad... aiutarmi. Ti mando... la... mia... posizione.» Fa un sforzo immane a pronunciare ogni singola parola.
«Sere, mi sto spaventando! Dove sei?» Ma la voce di Serena si dissolve e un secondo dopo ricevo un messaggio: è la posizione in cui si trova.
«Sere, ci sei ancora?» Domando pretendendo una risposta dall'altro capo, ma ciò non avviene e poco dopo la linea si interrompe con un fischio prolungato.
Il mio corpo è in fibrillazione e non riesco a comporre il numero di Mathias.
Dopo vari tentativi raggiungo l'obiettivo e l'attesa corrode la mia labile psiche.
«Sofia, cosa c'è?» Risponde Mathias dopo un po'.
«Devi correre subito qui! Sere mi ha chiamata! Non si sentiva bene e non so cosa le sia capitato. Sembra essere...» Reprimo le lacrime immergendomi una mano nei capelli.
Urlo come se un terremoto stesse sul punto di far precipitare il palazzo.
«Ehy, calma! Sto arrivando, non muoverti da lì.» Mi rassicura Mathias in tono calmo. Arriva in meno di cinque minuti.
«Mi ha inviato la sua posizione. Poi non mi ha detto più nulla. Sentivo soltanto una gocciolina d'acqua.» Gesticolo seduta sul sediolino del pick-up e la paura ormai dirige ogni mia mossa.
Mathias serra le braccia intorno al mio busto, e colta alla sprovvista dal suo gesto, dilato le orbite, e la mia mente si acquieta.
Respiro e impossibilitata a muovermi assaporo l'odore della sua pelle soffice.
«Inspira ed espira.» Mi sussurra esperto ed io ubbidisco ai suoi ordini.
Butto fuori aria. Immagazzino aria. Poi di nuovo lentamente appoggiata con la testa sulle sue possenti spalle.
Mathias scaccia il panico dalla mia mente facendo entrare un appagante senso di beatitudine.
Si distacca dolcemente dalla mia vita ed io, rimbambita, compio lo stesso gesto.
«Prendilo come il primo passo della nostra conoscenza. Questa tecnica anti-ansia la usava solo e soltanto con una persona.» Mi confessa guardandomi negli occhi senza però rinunciare alla misteriosità.
Ma la mia mente è troppo impegnata a pensare ad altro per cui opto alla rielaborazione degli avvenimenti.
«Allora, ora che sei di nuovo Sofia, io sono Mathias. Devo presentarmi.» Sorride ironico. «Mi dici cos'è successo a Serena?» Ritorna ad essere serio.
Gli spiego, con estrema calma, ogni minimo particolare della chiamata che ho avuto con Serena e lui se ne resta in silenzio ad ascoltare. Infine gli mostro la posizione invitami da Sere.
«Andiamo a recuperare la tua amica. Sarà un ottimo inizio per conoscerci.» Esclama strappandomi un piccolo sorrisetto.
[SPAZIO AUTRICE]
Cosa sarà successo a Serena?
Si facciano avanti gli strateghi delle teorie folli 😈😈
Ragazze, vi dirò sempre grazie finché non finirò di scrivere questa storia (il prossimo capitolo finisce, scherzo! Non sparatemi 😂😂) Tralasciando l'ironia, GRAZIE DI CUORE ❤❤.
Vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene. ❤❤
-LaVoceNarrante 💙
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