Chapter 45


La mia espressione è rimasta perplessa nonostante la spiegazione. Così Raoul mi ha spiegato il suo amore alternativo verso Mathias: si tratta di un'attrazione mentale ma anche un po' fisica, che lui l'ha compreso nel momento dell'adolescenza; le ragazze non gli sono del tutto indifferenti, anzi a volte gli suscitano parecchio interesse.

Ho tentato di riassumere il tutto domandandogli se fosse bisessuale e lui in un certo senso mi ha risposto di sì, ma ha aggiunto: "Mi piace vivere la mia sessualità senza etichette. Dopo aver stretto la mano alla morte mi è dovuto provare ogni cosa, non credi?"

La risposta all'enigma che tento di risolvere è perché Mathias abbia obbligato Raoul a non raccontare il suo gesto eroico

Proprio non riesco a trovare una soluzione e nel momento in cui sto per porgere la domanda a Raoul, un viso familiare si dirige verso di noi.

La mia tonalità diventa all'istante rosso fuoco, e Raoul guarda prima me, poi con aria preoccupata si volta e avvista anche lui Lucas.

«Cosa dannazione sei venuto a fare qui?» Il tono pacato di Raoul ormai è un ricordo lontano e la sua fronte si aggrotta.

Lucas gli risponde a muso duro: «Ti ho seguito, coglione!»

«Ma cosa ti è saltato in mente? Cos'hai intenzione di fare? Non ti sono bastate le parole che ci siamo detti ieri?» Raoul si issa dalla sedia arrivando a scontrarsi con il naso di Lucas.

Allora ieri, quando io e Serena siamo andate via, loro hanno parlato.

Ma di cosa? Al diavolo! Non voglio saperlo. Sto rodendo dentro. Avranno parlato di me?

«Non è così che funziona bello. Il tuo amichetto non può tirarsi indietro adesso, è troppo tardi. Le cose non funzionano secondo le vostre regole. Ormai i miei affari hanno catturato l'attenzione di molte persone e voi potreste rovinarmi tutto.»

Rintuzza Lucas muovendo l'indice in quello che secondo il linguaggio internazionale dei segni significa "DISAPPROVAZIONE".

Raoul ringhia digrignando i denti e Lucas sogghigna soddisfatto. «Non puoi parlare perché c'è lei?» Lucas fa un cenno con la testa indicandomi come se fossi una bimba viziata di due anni che non è in grado di difendersi.

Nella mia mente scatta un meccanismo ossessivo-convulsivo e così, mi affianco a Lucas.

«Capisco i tuoi problemi familiari e capisco le grosse responsabilità che gravano sulle tue spalle, ma non ammetto che tu debba smantellare le famiglie. Hai mai pensato che delle persone soffrono solo perché tu ti prendi la briga di immortalare la vita privata delle persone "ricche" di questa città?»

Lui tenta di ribattere, ma lo blocco. «Almeno mi devi questo... Il diritto di terminare un discorso, dopo che hai ucciso definitivamente la mia famiglia.» Lucas deglutisce, forse a causa dei suoi sensi di colpa; poi distoglie lo sguardo e titubante mi lascia proseguire.

«Io non ho la più pallida idea di cosa voi abbiate parlato e devo essere sincera non mi interessa granché...» Mento ma per essere una dura a volte bisogna commettere dei sacrifici. «Sono solo certa che tu sia un gran bastardo. Uno di quelli che nascono una volta ogni cento anni. E ti do un consiglio: se non vuoi che chiami la polizia ti conviene fuggire da questo locale, ADESSO!» Dico mordace.

Sono diventata una specie di mostro senza scrupoli creato dall'umanità.

Lui tentenna con gli occhi sgranati e delle borse che creano uno stagno violaceo sotto i rispettivi occhi; riserva un'occhiata furibonda a Raoul e leggo nei suoi occhi una frase "La nostra conversazione non è finita qui". 

Sventolo lo smartphone ricordando a Lucas il pericolo che incorre se resterà un secondo di più in un questo locale.

Lucas mi osserva con disprezzo poi compie una specie di giravolta su se stesso e viene inghiottito dall'affluenza di persone che popolano il Beach Flower.

«Da quanto sei diventata un'amazzone?» Mi domanda Raoul sbalordito.

«Non lo so.» Rispondo in imbarazzo.«Mi dà fastidio quando vengo esclusa da una conversazione perché reputata un agnellino.»

«Il locale si sta affollando. Credo sia meglio che ce ne andiamo.» Constata Raoul risoluto.

L'improvvisa intromissione di Lucas l'ha scosso. E così la mia domanda sul perché Mathias si è avvalso del voto di segretezza di Raoul resta irrisolta e il mio effimero spirito d'amazzone, stile Wander Woman, si dissolve fra il chiacchiericcio disorientante delle persone.

Raoul mi accompagna a casa e prima di andarsene pronuncia una frase: «L'altra volta, quando ti ho detto che Mathias non era il tuo tipo, mi sono fatto travolgere dalla gelosia. Dimenticati le mie parole. Voi due siete venuti al mondo per stare insieme.» Mi confessa Raoul spogliandosi dei suoi peccati.

Io chino il capo cercando un appiglio con lo sguardo, mentre in cielo, la luna è oscurata da sfocate nuvole grigie. «Non più, ormai.» Rispondo sconfitta nel cuore.

Raoul sorride osservando per la seconda volta di fila ogni particolare del mio viso. «Voi due siete leggi della fisica, vi potete ribellare ma alla fine dovrete cedere alla forza della natura. So che sarà difficile per te perdonarlo, Sofia, ma a mio malincuore, confesso che non ho mai visto Mathias soffrire più di adesso.»

Un piccolo seme germoglia dalla parte più oscura della mia anima e una rigenerante sensazione inonda la mia pelle. Mathias sta soffrendo a causa delle mie parole?

Non credere alla parole di Raoul. Sarà soltanto un piano congegnato da Mathias. Afferma la vocina della coscienza.

Raoul ti ha confessato che lui prova dei forti sentimenti verso Mathias, che scopo avrebbe ad accrescere la concorrenza? Domanda astuta la vocina malefica.

Rimiro Raoul, per poi osservare il cielo sopra la mia testa. «È ancora presto.» Dico sospirando. «Nonostante Lucas abbia interrotto la nostra conversazione, mi ha fatto piacere parlare con te.» Gli dico sotto forma di un saluto alternativo.

«Anche a me.» Conferma lui, ma un'ultima domanda si fa spazio sulla mia lingua.

«Perché lui non vuole che tu racconti del salvataggio?» Domando curiosa.

Raoul emette un sorrisetto guardando il parabrezza dall'alto verso il basso. «Perché ha una concezione di far del bene tutta sua e... Contorta.» Risponde lui.

Annuisco.

Perché ogni azione che Mathias compie necessita di un tomo di mille pagine per la comprensione?

«Allora io vado. Ci vediamo in questi giorni.» Mi saluta timidamente per poi posizionare il piede sul pedale dell'acceleratore.

Il mio smartphone segna le 23:00 e comincio a sospettare che il mio corpo soffra di insonnia.

Appena varco la soglia della porta, il neon della cucina è accesso ma la mamma è già a letto.

Una volta levati gli indumenti e indossato un fantasioso pigiama adornato da stelline, mi preparo una camomilla.

Apro il pensile per raccattare un bicchiere, ma quest'ultimo precipita al suolo producendo un boato.

Vengo sopraffatta dal rumore e istintivamente mi aggrappo al bancone per lo spavento.

Il mio cuore aumenta il suo battito e respiro affondo prima di distinguere la mamma in vestaglia e con il carré arruffato.

«Mamma scusami. So di averti svegliata, ma è caduto.» Le dico raccogliendo i grossi pezzi di vetro sparpagliati sul pavimento.

«Fa niente. Stavo per alzarmi. Mi giravo da una parte all'altra del letto senza riuscire ad addormentarmi.» Dice lei con un gesto di diniego.«Ti stai facendo una camomilla? Che ne dici se ne aggiungi un'altra?» Chiede lei sistemandosi alla bell'e meglio al sua acconciatura.

«Ora sei tu quella che assomiglia al Grinch.» La rimbecco.

«Non usare le mie battute, cara! Possiedo i diritti, il cosiddetto COPYRIGHT.» Esclama lei sorridendo per poi divenire seria.

Adagio le due tazza sul tavolo della cucina per poi versarci dentro il liquido giallastro e fumante e dall'odore invitante.

«Ci voleva una camomilla.» Dice la mamma accerchiando la tazza con le sue lunghe dita.

«Ti ricordi questa tazza?» Inalbero l'oggetto e lei termina di soffiare sull'infuso.

«Disneyland Paris. Vincesti quella tazza cogliendo un obiettivo con il fucile. Eri euforica tanto che saltellavi come un canguro.» Racconta solenne la mamma tenendo lo sguardo fisso sulla parete carminio.

«Sì, ricordo tutto alla perfezione. Papà per festeggiare la mia "mira perfetta" ci portò in quel ristorante a tema dove facevano dolci a forma di personaggi Diseny.» Solco un sorrisetto d'amarezza.

«Dovresti parlare con tuo padre e non rimandare. Così ti farai soltanto del male.» Mormora la mamma mandando giù un altro po' di camomilla.

Ho una vaga impressione che la mia vita sia una grande bugia architetta dai piani superiori, da chi ci controlla.

Forse sono un campione della popolazione e qualcuno sta facendo esprimenti sulla mia personalità.

Tutto è iniziato da quando la nonna mi ha lasciata, poi la mia turbolenta storia con Mathias costellata da alti e bassi e infine la vicenda di papà.

Sono stanca di far parte di questo esperimento che è l'Universo. Vorrei urlare a coloro che ci osservano, che non sono una cavia e che la mia psiche potrebbe cedere da un momento all'altro.

«Va bene! Digli che domani possiamo incontrarci dopo scuola.» Confermo per poi bere la camomilla.

***

Quando la mamma ha poggiato le dita sulle mie spalla sono sobbalzata. Ieri ho dimenticato di inserire la sveglia. Sono stata costretta a lavarmi di gran fretta e ad abbandonare l'idea di fare colazione.

A scuola lui non c'era e la professoressa di matematica ha espresso le sue preoccupazioni riguardante il numero di assenze di Mathias; ci ha chiesto se avessimo notizie su di lui, ma l'intera classe, Max incluso, ha taciuto.

Ero sul punto di rispondere, ma una vocina razionale mi ha suggerito di restarmene in silenzio ricordandomi che io e Mathias siamo due perfetti sconosciuti.

Ad un tratto della lezione, nel momento culminante in cui ogni ragazzo della classe pensasse a tutto fuorché alle formule di matematica, Serena mi ha detto che ad Halloween, tra sei giorni, lei e una sua amica hanno organizzato una mega festino in maschera.

Non mi sono fatta ripetere la proposta due volte e ho accettato senza esitazione.

Serena si è offerta di accompagnarmi da Rossopomodoro nei pressi della scuola, poiché la mamma poco fa mi ha inviato un messaggio informandomi che papà si trova lì.

«Allora confermo la tua prevendita?» Mi domanda Serena una volta aver sostato nei pressi del parcheggio del ristorante.

«Sì.»

«Strana questa cosa: io che chiedo conferma a te. Di solito è l'esatto contrario. Sono io che cerco di convincerti e tu opponi sempre resistenza.» Dice lei sospettosa.

«Beh... Da oggi sarà diverso.» Le rispondo con un'espressione trionfate.

Puoi prendere in giro le persone che ti circondano, ma di certo non prendi in giro me. Compare la vocina malefica estirpando il mio raro momento di vanità

«Bene, dal momento che hai confermato la tua presenza, ti informo che ci saranno dei gran bei fichi.» Serena assume un'espressione sornione.

«Sai che mi va di traverso la teoria "discoteca per rimorchiare". Ci vado per divertirmi nonostante non ami particolarmente quelle luci abbaglianti.»

«ALLERTA PERSONALITÀ NONNINA!» Mi canzona Serena mettendosi entrambe le mani davanti alla bocca e simulando un megafono.

«Odiosa.» Rispondo altezzosa e aprendo la portiera. Nel momento in cui sto per uscire, Serena dà un piccolo schiaffo sul mio sedere.

Io mi volto indignata mentre lei sogghigna.

«Ci sono molti peni in giro: enormi, minuscoli, tarchiati, snelli e chi più ne ha più ne metta. Ora che hai avuto le palle di lasciare il tuo cavaliere oscuro, ti consiglio vivamente di non perdere la dimestichezza ad afferrare.» Mi ribello alle sue parole recandomi verso il ristorante.

Serena suona il clacson e da lontano tuona: «L'allenamento ti tonifica.» Ride di gran gusto poiché sa che quando si discute dell'argomento "Sesso" il mio pudore viene alla luce.

Eppure dovresti smetterla di essere così ipocrita. Con le parole puoi anche essere una schiappa, ma cara mia, quando Mathias si spoglia cominci a scondinzolare e ti si appanna la vista. Esclama la vocina malefica facendomi rimanere basita, ma allo stesso tempo arrossisco lievemente poiché il suo corpo nudo appare nella mia mente.

Ammetto che un po' mi manca osservare quegli addominali. NO! Devo resistere e riuscire a rimanere lucida.

Avresti dovuto cambiare istituto il primo giorno di scuola, cosicché tutto questo non sarebbe successo, tu non avresti mai incontrato Mathias e Alberto farebbe ancora parte della tua vita.

Protesta la vocina della coscienza; ma la verità è che per quanto mi sforzi a spingere i miei elettroni verso Alberto, la forza attrattiva delle labbra di Mathias mi carpirà sempre.

Forse ha ragione Raoul, noi due siamo leggi della fisica e per quanto ci opponiamo nel restare lontani, inevitabilmente finiremo per ritrovarci abbracciati a far l'amore.

Ma quello che ha predetto Raoul, non può accadere, non da quando ho deciso di lasciare Mathias.

Spingo con forza la porta del ristorante e avvisto papà, in posa impeccabile, seduto e intento a strusciare la mani sul suo lindo pantalone blu notte.

L'acciottolio delle posate non gli permette di sentire che la porta si è spalancata e così mi dirigo verso il tavolo apparecchiato con una tovaglia rosso fuoco e un vaso da cui pende una lucente rosa blu.

Papà mi avvista alzandosi di scatto; come suo solito la barba è curata nei minimi dettagli e neanche un solo pelo compare fuori posto. Le sue iridi verdi, della stessa tonalità della cravatta, luccicano e ipotizzo un possibile scenario che mio padre possa piangere (sarebbe un momento davvero imbarazzante.)

«C-ciao.» Mi saluta baciandomi una guancia.

Io gli sorrido per poi accomodarmi sulla sedia dallo schienale in legno e intagliato con la scritta Rossopomodoro.

Lui, goffamente, raccoglie il menù cercando di fuggire dal mio sguardo. «Pizza?» Mi fa.

«Sì. Papà se non sei pronto per questo incontro basta dirlo.» Lo rassicuro e lui si gratta la nuca; lo fa soltanto quand'è in difficoltà.

«Non so cosa dire.» Risponde combattuto.

«Beh... Potresti cominciare con delle scuse, per esempio.» Gli suggerisco tentando di far diventare l'aria meno tesa.

«Okay. Sai che è da molto tempo che va avanti questa storia, vero?» Mi domanda e io butto la testa verso il basso.

«Okay... Allora tua mamma te l'ha già detto, ed è giusto che sia stato così. Lei non c'entra nulla in tutto ciò. Bene, allora... Mhhh... Sì, ho una relazione, o almeno avevo.» Fa lui. «Ma presuppongo che a te questo interessi ben poco.»

Si raschia la voce sistemandosi la cravatta. «Scusa, tesoro. Sono stato un genitore tremendo, per fortuna che tua madre è stata sempre al tuo fianco altrimenti ti avrei persa per sempre. So che è merito suo, è tutto merito suo, di come sei cresciuta, del tuo livello di civiltà e della tua educazione.»

«In parte c'è anche un po' di merito tuo.» Sorrido e avverto che il rancore a poco a poco si sradica dai tessuti del mio corpo.

«Un 30%.» Fa papà ridendo mestamente. «Ho apportato soltanto capitali, ed il tuo è stato l'investimento più azzeccato della mia carriera da economista.»

Chino il capo disorientata dalle lusinghe di papà.

Vorrei dirgli che nessuno è puro al 100%, come nessuno è marcio al 100%. La nostra è una lotta infinita tra decisioni sbagliate e decisioni giuste, un pendolo che oscilla pericolosamente dalla parte del male cosi come della parte del bene.

Un giorno hai l'occasione di essere una brava persona e un giorno ti si presenta l'occasione di essere una cattiva persona.

Forse è capitato così anche a Mathias, è saltato dalla parte sbagliata baciando Ginevra, ma in passato, nonostante la sua giovane età, ha scelto la parte giusta salvando Raoul.

«Non ti mento dicendo che per me la situazione è facile da affrontare. Sino ad un mese fa ero convinta che voi due mi avreste accompagnata per tutta la mia vita.»

«Ma è così, io e la mamma ci saremo sempre per te.» Soggiunge lui.

«Lo so, ci sarete ma non più insieme.» Ribatto e il volto di papà precipita in penombra.

«Per me può andare bene anche una pizza.» Dopo un paio di minuti di silenzio fuorvio la discussione e papà rinsavisce.

«Bene!» Sentenzia lui flebile, ma d'improvviso il suo iphone squilla e lui è costretto a rispondere.

«Cosa? Sei sicuro di quello che dici?» Domanda papà inferocito mentre io sono indaffarata a scegliere il tipo di pizza. Opterò per una mimosa.

«Quindi quel giorno era lì?» Gli occhi di papà sono affossati. «Va bene. Me la caverò. Non preoccuparti.» Riaggancia posando il telefono sul tavolo.

«Tesoro, devo confessarti una cosa...» Constata timoroso.

«So chi è stato a rapinarti quella sera.» Un lampo mi attraversa i pensieri e gli attimi di terrore di quella sera mi ritornano alla mente.

«La persona che avevo affianco, col tempo è diventata instabile, e così sono stato costretto a chiuderla in un manicomio. Lui sapeva di te e della mamma e negli ultimi periodi manifestava la sua insoddisfazione e accusava te di essere la causa che precludeva alla nostra relazione di decollare. Sapevo da tempo che fosse fuggito dal manicomio e sospettavo che fosse stato lui l'aggressore, ma non avevo le prove e invece adesso ne ho appena avuto la conferma. È stato lui a rapinarti.»

Ricordo di aver visto, nella macchina di papà, una cartellina clinica, ma sopraffatta dalla lacrime non mi sono soffermata a guardare a chi appartenesse.

È la verità? Ma l'aspetto che mi preoccupa maggiormente è il motivo per cui questa persona abbia rubato la foto mia e di mamma.

Vuole farci dal male? È questo il suo obiettivo? Non ne ho la più pallida idea.

«Tu e la mamma non dovrete preoccuparvi. Le polizia lo acciufferà al più presto.» Mi rassicura papà con un sorriso familiare. «Allora, pizza? Pizza anche per me.»

Sorrido di riamando, ma la mia mente è tutt'altro che spensierata. Cosa vuole da noi questo estraneo?

[SPAZIO AUTRICE]

Okay... che Thriller sia... 😂😂😂

Un mistero è stato svelato. Cosa ne pensate?

Era giusto che Sofia si confrontasse con il padre . Avrete notato che Sofia si sforza di digerire la cosa, ma credo che a chiunque darebbe fastidio.

ALLERTA SPOILER ⚠️. Preparatevi psicologicamente al prossimo capitolo perché si ritornerà alla movida. FESTA DI HALLOWEEN 😈😈😈🎃🎃. Vi ho avvisate 😈😈🙊🙈

Vi ringrazio infinitamente per essere sempre qui a commentare e a dire la vostra (positiva o negativa 😂😂). Vi aspetto più in tante e calorose che mai al prossimo aggiornamento. Vi voglio bene. ❤❤

-LaVoceNarrante 💙💙

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