Chapter 43



Serena mi attende con la medesima posa con la quale l'ho lasciata poco prima.

Sento un iceberg germogliare nei pressi del mio cuore e il mio sangue coagularsi per poi diventare una compatta lastra di ghiaccio.

L'ho lasciato e mi autoaccuso per averlo fatto, ma che l'alternativa avevo? A cosa sarebbe servito restare insieme a lui sapendo che desidera Ginevra?

Lo sguardo di Serena si addolcisce quando si accorge che il mio volto è completamente affossato a causa delle lacrime.

Bofonchia qualcosa fra i denti poi si accinge ad aprire la porta d'ingresso, ma si trova faccia a faccia con il viso all'apparenza angelico di Lucas; il suo occhio destro è livido e sembra che si sia spalmato della crema.

L'artefice delle sue percosse sarà stato Mathias. Lui era convinto che Lucas fosse stato l'aggressore.

Il ragazzo guarda Serena, poi butta un'occhiata su di me, e il suo sguardo è attonito.

«Ecco un altro coglione alla porta. Dovrei aprire un'impresa NO PROFIT per quelli della tua razza.» Serena non si perde in salamelecchi e mordace si abbatte contro Lucas; lui tace distogliendo lo sguardo.

«Dov'è Mathias?» Domanda torvo a Serena fuorviando l'argomento, ma lei, indignata per essere stata snobbata, si infuria.

«Ascoltami! Usa quelle specie di orecchie che ti ritrovi. Credo tu sappia che esiste una piramide alimentare, tu ti posizioni all'ultimo posto e tutto sommato ti si addice il denominativo di "PLANCTON". Ora, spalanca di più il tuo udito, perché questo avviso te lo ripeterò per una sola volta: prova a recare in qualsiasi altro modo scompiglio nella vita della mia amica e giuro sul mio cane che ti lego sul tettuccio dell'auto e ti porto in giro nudo per la città.»

Rimango sbigottita dalla tenacia di Serena; la tonalità del viso di Lucas diventa smorta e la sua fronte si imperla di stille di sudore.

Avverto dei passi e un respiro familiare; so chi si cela alle mie spalle, ma non voglio voltarmi, non stavolta.

Reprimo i miei sensi recandomi verso Serena; lei è intenta a fulminare con lo sguardo Lucas, poi nota la mia presenza e gli riserva il dito medio come epilogo della discussione.

Un lieve venticello sferza il mio viso, ma una solitaria solitudine comprime il mio stomaco.

«Vi abbiamo onorato della nostra presenza, ora tornate alle vostre umili occupazioni, coglioni!» Serena fa la sua uscita di scena in gran classe, mentre io avanzo annichilata dalla scena che ho appena assistito.

Questo capitolo della tua vita si è appena concluso. Ti consiglio di proseguire per la tua strada e realizzarti come persona. Arriverà il momento in cui incontrerai una persona che ricambierà il tuo amore senza pretese. Difenda la mia causa la vocina della coscienza.

Siamo in un secolo in cui non ci si può vivere con la testa ficcate fra le nuvole. La domanda catartica è: qualcun altro sarà capace di suscitare le stesse sensazioni che Sofia prova quando incrocia lo sguardo di Mathias? Sibila insidiosa la vocina malefica.

«Amica mia, ora devi essere forte e dimenticarti quell'aborigeno.» Sussurra Serena provando a darmi ristoro.

Mi volto verso di lei con il trucco che cola dai miei occhi: la nonna aveva ragione, i cosmetici non sono adatti alla mia pelle.

«Vorrei essere forte come te...» Mi blocco ingurgitando saliva dalla mia bocca arida e Serena, non perde un solo secondo ad approfittare del mio momento di debolezza per cingermi la mani in vita e farmi sentire il calore della sua amicizia.

La cadenza regolare del mio singhiozzo vibra sulla sua spalla, ma un improvviso odore secco di pioggia si espande nell'aria e pochi secondi dopo, delle grossi gocce cominciano a bagnare i nostri volti scoperti.

«Oh merda! Se non correremo ci faremo il bagno, amica!» Esclama Serena solcando un sorriso che mi contagia.

Per un lasso di tempo indefinito (direi circa qualche minuto) i problemi che affliggono i miei pensieri mi abbandonano. Dal momento in cui sgattaiolo nell'auto per poi sedermi sul sedile passeggero, la mia mente ritorna a pensare a tutte le volte in cui ho riposto la fiducia in lui, a quelle volte in cui ho fatto l'amore con Mathias credendo che mi amasse davvero. Era pura finzione, una sceneggiatura ben studiata.

«Siamo un po' fradice.» Sentenzia Serena guardando me, poi le sue gambe.

«I tuoi stivaletti.» Le faccio notare le punte bagnate della sue calzature.

«N'è valsa la pena. Mi sono sfogata un po'.» Ribatte lei. «Le scarpe si possono ricomprare mentre i momenti opportuni per dire alle persone quanto facciano schifo sono irripetibili.» Dice altezzosa e inforcandosi gli occhiali da sole.

«Ma non c'è il sole, solo nuvole.» Rintuzzò tirando su col naso e reprimendo una risatina.

«Ops! Mi ero calata nei panni della ricca snob che usa frasi a effetto, ma mi è andata male.» Serena ride per poi accendere il motore rombante della sua Golf e inghiottire le strada bagnata.

«Non cambierai mai. Sei sempre la solita squilibrata.» Rispondo ammirandola ma con una note dolente nella mia voce.

«Ah beh... Ho una dote: il sarcasmo, e cosa c'è di meglio nello strappare una sorriso alle persone nei momenti più cupi?» Domanda lei retorica e grintosa.

«Nulla.» Ribatto fiacca. «Sere, grazie.» Pronuncio poi timorosa e chinando il capo. Mi accorgo che anche le mie scarpe sono bagnate cosi come l'orlo dei miei jeans.

«Mi hai ringraziata? Cara, ti rammento che se sono qui e grazie a te e alla tua "stupida" convinzione che nelle persone ci sia sempre del buono.» Dice Serena lasciando momentaneamente le mani dallo sterzo per virgolettare; dopodiché si volta verso di me con lo sguardo inquisitorio di chi vuole appurarsi che abbia ponderato bene le parole.

«Ero sarcastico il mio "stupida". Credo che poche persone possiedano il dono che hai tu. Io, per esempio, ho il perenne dubbio che chi mi gironzola intorno lo faccia solo perché mio padre ha un capitale sul contro corrente. Mentre tu, anche se a volte dico che sei ingenua, hai la straordinaria capacità di intravedere gli aspetti positivi di una persona, anche se quest'ultima ne possiedo uno. Vorrei possedere anch'io questo tratto del tuo carattere.»

Rimango esterrefatta per le lusinghe di Serena. Non credevo di possedere una dote migliore di lei.

«Beh... L'unico mio "pregio" mi si è ritorto contro.» Dico con voce biascicata come chi è sul punto di piangere ma si vergogna troppo.

Serena mi rivolge un'occhiata simile a quella che la nonna mi riservava quando da bambina non terminavo la porzione di pasta.

«Ci sono passata anch'io, Sofy. I ragazzi sono stronzi, ma questo non significa che tu debba cambiare. Sii sempre te stessa e vedrai l'universo ti riserverà un posto nel cielo stellato, perché tu sei una stella nascente che tra non molto prenderà il posto di quella Polare.» I miei occhi si bagnano e le ghiandole lacrimali protestano per il loro lavoro alienante.

«Oddio, basta! Non devi più piangere, altrimenti mi emozioni anch'io. Adesso che ci penso è da un po' che non mi litigo con Max; dovrei secondo te?» Mi chiede ironica e scoppio in un momento di ilarità. 

Continuiamo a ridere insieme finché Serena non mi deposita nei pressi del mio portoncino.

«Sicura di non voler restare a casa mia? Ci vediamo Netflix e ci ingolliamo come scrofe in calore.» Cerca di convincermi mentre io sono appoggiata alla portiera dell'auto.

«No, Sere. Mamma è sola. Forse dovrei farle un po' di compagnia. Almeno in questi giorni di cambiamento.» Le rispondo decisa a declinare il suo invito.

«Okay. Allora ci sentiamo amica e mi raccomando sii forte.» Mi consola Serena e io ammicco per poi chiudere la portiera delicatamente.

Appena la sua auto scompare un nuovo senso di solitudine attanaglia la bocca del mio stomaco, ma il bubbolio di un tuono lontano mi fa sobbalzare.

Questa volta quando entro in casa, la mamma è alla prese con un nuovo romanzo "Grandi speranze" di Dickens e appena mi avvista distoglie lo sguardo per poi guardarmi da sotto gli occhiali.

È del tutto vano il mio meschino tentativo di apparire spensierata: la mamma, senza che io parli, si alza dal divano e mi accoglie fra le sue braccia calde.

«Ehy, tesoro, qualsiasi cosa ti sia successo, anche se non hai intenzione di dirmelo, sappi che le mie braccia saranno sempre disponibili per te.» Sussurra la mamma baciandomi la fronte.

Mi avvinghio più forte a lei come se fosse l'unico appiglio su cui aggrapparmi e alle mie spalle ci fosse un dirupo con strani esseri che risucchiano la mia personalità.

Avverto che il mio cellulare vibra in continuazione, ma lo ignoro poiché non posso lasciare la vita di mia madre, altrimenti rischierei di precipitare.

«Ti andrebbe un bel film? Al cinema io e te, pop-corn e selfie in abbondanza. Sai, ho scoperto che è possibile fare delle dirette, è pazzesca questa cosa.» Si esprime la mamma distaccandosi da me e risanando parzialmente le mie ferite.

«Mancavano le dirette nel tuo repertorio.» Rintuzzo annoiata.

Lei si sistema il carré muovendo il collo altezzosa; dopo il temporaneo momento scherzoso, il suo viso ridiviene contratto e le grinze ai lati delle sue labbra appaiono spietate.

«Tuo padre domani vorrebbe parlarti. Non ha avuto il coraggio di contattarti e così ha chiamato me. Io non sono altro che la mediatrice. So che ti senti ferita dal suo comportamento, ma dopotutto voi avete sempre avuto un buon rapporto e io sarei felice che voi due lo recuperaste.» Mi aggiorna, lei, facendo un sorriso dolce.

Lo smartphone continua a vibrare nella mia tasca e stufa della sinfonia dei messaggi, mi accingo a spegnerlo, ma quando un numero sconosciuto compare dal display, la mia attenzione viene catturata.

Ignoralo! Sarà stato commissionato da Mathias. Si spolmona austera la vocina della coscienza.

E se fosse successo qualcosa a Mathias? Si interroga la vocina malefica.

Ma quando inserisco il pin dello smartphone, tutti i miei dubbi vengono sfatati:

Sofia, so che questo messaggio può sembrarti ambiguo, ma devo confessarti una cosa. Una cosa che non ho mai confessato a nessuno, ma che tu devi sapere, perché sono sicuro che terrai il mio segreto custodito. Capirò se non verrai, poiché la scorsa volta ti ho trattata piuttosto male e ti chiedo mille volte scusa. Se ti va mi troverai domani al Beach Flower, quella specie di bar esotico presente su lungo mare di Ertera, alle 21:00. Ti aspetterò.

P.S. Sono Raoul.

Leggo il messaggio due volte per poi buttare la mia attenzione sulla mamma. «Di' a papà che domani non posso.» Sentenzio e mi accorgo che il rancore nei confronti di mio padre inquina ancora una parte di me.

[SPAZIO AUTRICE]

Secondo voi, Raoul, cosa vorrà dirle? Che le più trascendentali ipotesi possano illuminarvi 💡💡💡

Vi ringrazio infinitamente (come sempre) del vostro supporto e vi aspetto più in tante e calorose che mai.

Vi anticipo che nei prossimi capitoli comincerete a collegare qualche pezzettino dell'enorme puzzle 🤐🤐🤐,ma ci vuole ancora un bel po' alla fine. Vi voglio bene ❤️

P.S. SERENA È PERFETTA VERO NELLA GIF? 😌

-LaVoceNarrante 💙

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top