Chapter 41
Sono contenta che Alberto abbia messo i dissapori da parte e si sia spinto a porgermi le scuse.
Ora mi sento più libera e credo di averlo perdonato.
Flavia mi ha chiesto l'intera documentazione e io le ho dato tutto l'occorrente; dopodiché ho chiamato Serena avvisandole di aver terminato la lezione.
La sua Golf grigio scuro compare in questo preciso istante al di là della vetrina ialina e nel frattempo la pioggia ha cominciato a bagnare le strade con fitte gocce.
«Ciao Flavia.» La saluto sventolando la mano mentre lei è impegnata a compilare un qualche documento con la testa china.
«Ciao Sofia. Ricordati di portarmi le fotografie.» Mi rammenta senza però alzare il capo.
La pioggia si abbatte torrenziale dal cielo e il tratto per raggiungere l'auto di Serena basta a inzuppare i miei abiti.
«Sei poco fradicia.» Dice Serena sarcastica e le rispondo con una smorfia.
«La prossima volta dovresti montare una piscina e farti il bagno.» Continua lei mentre le mie scarpe gocciolano sul tappetino di gomma e l'acqua piovana penetra nel tessuto dei miei jeans provocandomi uno spossante brivido di freddo.
«La solita cretina.» Rispondo con aria di sussiego.
«Tu invece sei la solita musona. Sei come il Grinch.» Serena prende di mira i miei fianchi facendomi sobbalzare ed emettere un urlo scimmiesco.
Ci scambiamo un'occhiata per poi cominciare a ridere crepapelle, ma un conducente si impegna a suonare una imperiosa bussata di clacson.
«Io ora scendo e gli spacco il muso.» Dice Serena cambiando la sua espressione in un secondo.
«Sembri molto più psicopatica di me.» Ribatto ridanciana.
«L'orco dietro è a conoscenza che il clacson non si può suonare in città?, oppure avrà preso la patente dai punti che si raccolgono con le merendine?» Mi domanda nera in volto.
«Credo che la seconda ipotesi sia più plausibile.» Rispondo. «Ignoralo, Sere.» E poco dopo aver terminato la frase, una Fiat Bravo si affianca all'auto e un uomo grasso e stempiato ci riserva un'occhiataccia.
«Fanculo, stronzo!» Esclama Serena facendogli il gesto.
«La tua signorilità cresce di giorno in giorno.» Le faccio notare.
«Non posso contenermi con dei coglioni simili in giro. Sono convinti che l'uomo sia predisposto a portare l'auto meglio della donna. Che stupido stereotipo! Siamo nel secondo millennio e c'è ancora tanta ignoranza.» Si sfoga Serena ingranando la marcia.
«Fin quando ci saremo noi sulla Terra, mettiti l'anima in pace che l'ignoranza non ci abbandonerà mai.» Faccio cadere l'argomento proiettando l'oggetto della discussione su Alberto. «Le lezioni di scuola guida saranno diverse dal solito...» Insinuo mentre la pioggia picchietta sul parabrezza creando delle piccole pozzanghere.
«Oddio! Ti piace l'istruttore.» Serena si volta verso di me basita.
«Cosa? No!» Aggrotto le sopracciglia stranita. «C'è Alberto.» Confesso.
«Quel coglioncello?» Domanda lei curiosa. «Ti ha detto qualcosa?»
«No, mi ha soltanto chiesto scusa per le parole della scorsa volta.»
«È il minimo.» Sentenzia Serena distaccata.
«Beh.. È stato gentile.» Continuo contraria mentre Serena frena al semaforo.
«Ti ha chiamato puttanella.» Dice lei fiacca. «Dovevo scagliarli una sedia in pieno viso così si sarebbe ricordato per sempre la lezione.»
«Tu sei davvero una persona che possiede il cervello solo per genetica.» Rintuzzò sconvolta.
«Cambiamo discorso...Devo annunciarti una notizia.» Il ritardo di Serena si affaccia dai miei pensieri e la sua espressione costernata mi fa dedurre che l'esito non sia negativo.
«Allora...» Bramo dal continuo e al tempo stesso sono tesa.
«Non sono incinta.» Conclude lei in tono smorto. Io esulto abbracciandola.
«Dovresti essere felice, invece noto che sei dispiaciuta.» La guardo e lei è impegnata ad osservare la stanza.
«È questo il problema di essere ricchi. Si arriva a un certo punto della vita in cui si è già provato tutto e quindi si è in constante ricerca di nuove emozioni.»
Il suo stato d'animo infierisce anche sul mio e avverto la sua profonda angoscia.
«Ti consiglio di donare tutta la tua ricchezza in beneficenza, così provi cosa significa essere povera.» Dico spezzando l'aria tesa.
«L'idea non è male, se solo avessi l'autorità sul mio patrimonio di famiglia allora lo farei, ma cambiamo discorso ancora, poiché mi sono ricordata cosa dovevo fare... Dovrei andare a compare una cuccia per Idro.»
Dice Serena azionando i tergicristalli e ora si sente uno strascichio ovattato ogni qualvolta le spazzole puliscono il parabrezza.
«Sere...» E di colpo, l'idea di scoprire Mathias dove si trovi, riaffiora tra i miei aggrovigliati pensieri. «Dobbiamo fare una deviazione.» Comincio ad incrociare le mie dita.
«Fammi indovinare... Casa di Raoul?» Dice lei annoiata.
«Sì, anche se ci vado controvoglia.» Sospiro sistemandomi i capelli malandati.
«Ora anche Raoul ti sta sulle-»
«No, ma la sua ragazza abbastanza.» E avverto la gelosia esplodere nel mio organismo.
«Okay, allora faremo questa deviazione.» Conferma Serena. «Però devi lasciarmi la ragazza di Raoul a me. Ho già dedotto il perché della tua gelosia.» Pronuncia lei intuendo il mio sentimento negativo.
«Non è come pensi.» Cerco di fuorviarla dalla sua deduzione.
«Ti conosco molto bene, mia cara. Il tuo radar ha individuato un pericolo, ovvero "ragazza Raoul", o come si chiama.»
Me ne resto in silenzio ammiccando un sorrisetto d'amarezza e cosi facendo confermo la teoria della mia amica.
Sì, non ripongo piena fiducia in Ginevra e nel suo finto sorrisetto innocente.
***
Arriviamo nei pressi della casa di Raoul e Serena parcheggia l'auto ad un centinaio di metri dall'ingresso.
La pioggia ha deciso di prendersi una pausa caffè, ma Serena, pur di non bagnarsi i suoi costosi tronchetti beige in camoscio di Armani, si premunisce di un grosso ombrello fucsia.
«Come casa non è affatto male.» Constata lei ammirando la villetta.
Appena giungiamo nei pressi del tappeto d'ingresso, una canzone spagnola mandata ad alto volume dall'impianto stereo arriva al nostro udito.
«Che schifo! Potevano mettere una canzone più carina.» Esclama Serena con un'espressione disgustata come se avesse appena assaggiato del cibo avariato da mesi.
La porta d'ingresso è socchiusa e rimugino su cosa fare prima di agire: butto un'occhiata sul campanello, ma Serena mi sorpassa spingendo il pomolo verso l'interno
«Sere... Cosa fai?» Le chiedo allibita in un sussurro per poi guardare l'androne fugacemente. Non c'è nessuno.
«Entro, è semplice. Io ti aspetto giù, tu controlla su.» Fa lei indicando le scalinate.
La musica è assordante e ci riesce difficile comprendere ciò che l'una o l'altra dice.
«Sere, promettimi che non combinerai nessun casino.» La redarguisco con uno sguardo inquisitorio.
«Te lo giuro, mia fedele collega di spionaggio.» Si mette in posa giuramento ed io non posso che strozzare una risatina. «Io vado in perlustrazione al piano inferiore.» Ammicca per poi avviarsi verso la cucina deserta.
Il ticchettio dei suoi tacchi viene coperto dal rimbombo delle casse e dalla melodia della canzone dal ritmo sensuale.
Poggio un palmo sul corrimano per poi cominciare a salire la scalinata.
Le cinque porte, che si affacciano sull'angusto corridoio pavimentato da parquet, sono chiuse e così mi accingo ad aprire la prima sulla sinistra e mi ritrovo in una camera degli arredamenti moderni e completata da un letto matrimoniale ricoperto da un piumone rosso fuoco.
Passo alla successiva ed è il bagno e cosi le apro tutte omettendo la prima sulla destra.
La canzone è al ritornello e i miei timpani protestano per l'alto volume.
Nell'esatto momento in cui sto per far ruotare la maniglia, la voce del cantante ispanico scema per poi scomparire.
La porta cigola lentamente e due figure unite si delineano davanti alla mio raggio visivo.
Dilato le orbite e pretendo che le mie pupille abbandonino il mio corpo per non far ricordare alla mente lo spettacolo nauseabondo.
Ginevra ha entrambe le mani poggiate sul petto di Mathias mentre le sue labbra sono poggiate su quelle di lui.
Occorre un secondo e una tempesta di fulmini, tuoni e grandine annienta la mia anima.
La vista perde nitidezza a causa delle dolorose lacrime che si accorrono a sgorgare dagli occhi. Lo stomaco fa capriole e quando Mathias spalanco una palpebra per poi allontanare bruscamente Ginevra, il suo viso casca nella penombra.
«Sof-» Le parole gli si strozzano in gola e Ginevra si volta di scatto per appurarsi che la vocazione di Mathias sia corretta.
Entrambi i loro visi hanno l'aria di colpevolezza ed entrambe le loro espressione sono scosse, quella di Mathias un po' di più.
«Okay...» Mathias si avvicina cauto verso di me, ma una repressa ira inconscia erutta contaminando le mia parte razionale.
Punto l'obiettivo: capelli fulvi, lentiggini sul naso e rossetto da prostituta.
La vocina malefica prende il possesso delle redini del mio cervello e mi lancio come una belva contro Ginevra. Lei indietreggia ed io emetto un urlo disumano.
Ma due possenti e calde braccia bloccano il mio assalto animalesco.
Mi dimeno imprecando contro Ginevra. «Sapevo che ti piacesse. Io lo sapevo. Sei una persona schifosa.» Sbraito e muovo la gambe convulsamente.
«Calmati!» Mi redarguisce Mathias austero e issandomi dal pavimento.
«Calmarmi? Sei uno STRONZO. Ti ho dato donato me stessa e tu... Come ricambi? Baciando questa PUTTANA?» Il mio viso è un focolare che divampa e le mie arcate dentali digrignano furiosamente.
Un uragano di lacrime inonda il mio viso mentre distinguo di sottecchi la sagoma di Serena; le occorrono pochi minuti per mettere a fuoco la situazione, poi il suo sguardo furibondo si abbatte su Mathias. «Metti giù la mia amica. In questo momento.» Ordina lei con un cipiglio.
Tiro sul col naso continuando a dimenarmi per sfuggire alla sua presa, ma la forza di Mathias ostacola la mia furia devastatrice.
«Mettila subito giù.» Si ostina Serena in tono minaccioso.
«Se la metto giù le salterà addosso.» Vuole difendere Ginevra? È questa la sua vera intenzione.
Non se ne frega nulla di me, di come mi sono sentita amata fra le sue braccia mentre le stelle ci sorridevano in cielo.
Non mi ama, lui non è predisposto ad accogliere l'amore.
Ma l'ira ormai ha preso il sopravvento dei miei muscoli e involontariamente la mia nuca si scaglia contro il naso di Mathias; la presa esercitata dalle sue braccia si allenta e Mathias si porta le mani sul naso.
«Sofia fermati! Cosa ci ricavi? Lei è una povera disperata.» Afferma Serena riferendosi a Ginevra.
Mathias grugnisce alle mie spalle, e le mie gambe cominciano a cedere al peso del mio corpo.
Il tremolio si diffonde finché sono costretta ad aggrapparmi a un mobile.
Serena mi soccorre sorreggendomi. «Sofy... Ti senti bene?» Le miei iridi si posano prima su Mathias e noto del sangue che scorre dal suo naso, poi su Ginevra che è sul punto di urlare.
«È colpa MIA!» Sbraita piangendo, ma nell'esatto momento in cui lei termina di parlare, distinguo una figura scura dalla soglia della porta.
«Cosa è colpa tua? E che diamine sta succedendo qui dentro?» È la voce di Raoul.
«Sei appena diventato alce poiché la tua fidanzata ha baciato Mathias, il tuo amichetto.» Soggiunge Serena perfida mentre il caos regna sovrano nella stanza.
Ogni oggetto, persona e odore intorno a me perde la propria forma diventando pura inezia.
«Sofy, dobbiamo uscire fuori. Hai bisogno di prendere un po' d'aria.» Avverto la voce di Serena distante.
Non odo la voce di Raoul; mi domando come avrà preso la notizia, ma non ho tempo da dedicare alla risposta. Circondo il braccio intorno al collo di Serena e fra fiatone e lacrime, abbandono la stanza.
L'ho visto di sfuggita e lui ha colpito il muro con un pugno mentre il sangue gli scendeva a fiotti dal naso.
Prima d'ora non ero a conoscenza che il mio corpo possedesse ancora l'istinto primordiale di scattare come un felino. In cosa mi ha trasformata?
Ero abbagliata dalle sensazione che quello sguardo suadente mi suscitava e così ho accantonato l'idea di un eventuale infedeltà.
Gli ho donato una parte del mio cuore, un pezzo che non farà mai più ritorno nel mio corpo e Mathias ha pensato bene di smarrire il dono.
[SPAZIO AUTRICE]
Lascio a voi i commenti... Scatenatevi 😂😂😂😂
Ragazze colgo per l'ennesima volta l'occasione di ringraziare tutte voi per l'assiduo sostegno che DONATE a questa storia. Siamo a quasi 150.000 mila views e sono davvero tante, non so come la storia sia arrivata a questi traguardi. (RINGRAZIO ANCHE L'IPOTETICO UTENTE CHE HA SEGNALATO LA STORIA, PERCHÉ È GRAZIE A LUI CHE HO ANCORA PIÙ VOGLIA DI CONTINUARE A SCRIVERE QUESTA STORIA, QUINDI GRAZIE ANCHE A TE)
L'unico motivo per il quale la storia è così seguita siete VOI. Non smetterò mai di ringraziarvi, petulanza a parte 😂😂😂.
Grazie e spero che la storia, anche se in piccola parte, vi stia facendo provare emozioni oppure vi abbia strappato un semplice sorriso che può significare tanto in una giornata storta. Siete fantastici ❤❤❤ Grazie.
-LaVoceNarrante 💙
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