Chapter 4
Ieri è stata senza dubbio la serata più brutta della mia vita.
Tralasciando il fortuito incontro con quello psicopatico di Mathias, sono stata costretta ad avvisare la mamma che avrei dormito da Sere; lei e Albe per l'intera nottata hanno abbracciato il gabinetto vomitando tutto l'alcol che hanno ingerito.
Per un secondo ho davvero temuto che Mathias mi avesse colta di sorpresa ma in realtà così non è stato. D'altronde se si fosse azzardato a baciarmi gli avrei mollato un ceffone.
È così che si ragiona, Sofia. Tu sei fidanzata, il tuo cuore appartiene già a un altro, nello specifico ad Alberto. Conferma la vocina della coscienza.
Mi sono ripromessa che mi terrò a debita distanza da lui, non per timore ma per pura prevenzione, onde evitare situazioni spiacevoli.
In questo momento, fra le luci dell'alba che guizzano dalla finestra spalancata, domando a me stessa perché il primo pensiero che mi è sorto da quando sono sveglia è lui, Mathias.
Stupida mente! Lui non conta nulla nella mia vita, è un ragazzo come gli altri, uno dei tanti che incontro per strada mentre cammino con le cuffiette ficcate nelle orecchie e il giorno dopo ne dimentico i tratti somatici.
Eppure quegli occhi... Quella labbra... Il suo odore... Oh santo cielo! Soffro di una qualche rara schizofrenia. Lo sento.
Potrei rielaborare il pensiero sulla pazzia di mia madre e aggiungere che è ereditaria. In definitiva verrà fuori che io e lei abbiamo due sembianze o tratti caratteriali che sono praticamente identici, ovvero la pazzia e la tonalità degli occhi. Una teoria niente male.
Mi precipito a scendere i gradini di legno appoggiandomi al corrimano dello stesso materiale. Il piano terra della casa di Serena è l'arena del Colosseo.
I gladiatori si sono fronteggiati in una gara al gusto di Jack Daniel's e di liquori simili; alcuni sono usciti vittoriosi della battaglia, ovvero coloro che sono riusciti a ritornare a casa con le proprie gambe, mentre altri hanno riposto la spada proclamando bandiera bianca (tra loro rientrano Alberto e Serena, che russano al piano di sopra.)
L'ormai ex-pista da ballo si è trasformata in una discarica di bicchieri di carta contenente residui di alcol; l'odore è rivoltoso e otturo le narici facendomi spazio fra la ressa di detriti lasciati dai Gladiatori.
Non riesco a concepire perché debbano bere per poi vomitare. Esiste qualche sadico cui piace rimettere tutto l'alcol ingerito?
Ho dormito con gli indumenti indossati la scorsa serata, poiché Serena si è lasciata andare al mondo dei sogni prima di dirmi dove riponesse la chiave per aprire guardaroba. È parecchio gelosa del suo vestiario.
Agguanto il mio smartphone e scorgo un messaggio dalla mamma. Sono appena le 6 e 45 e gli uccellini cinguettano assonnati.
Spero tu ti sia divertita. Appena ti svegli chiamami. Ma un attimo dopo un ring squillante fa apparire una chiamata in arrivo
«Mamma.» Rispondo.
«Tesoro, tutto bene?» Domanda lei.
«Sì. Credo che tra poco verrò a casa. Necessito di una ricca colazione e una doccia calda.» Le dico febbrile.
«Deduco che ieri mi sono divertita molto di più io a leggere Fitzgerald, che tu al party.» Insinua lei in un tono divertito.
«Credo che tu abbia intuito.» In parte mento. I suoi occhi... Sofia, piantala. «Sto arrivando.»
«Appena sentirò i tuoi passi mi riaddormenterò. Sono troppo pigra per prepararti la colazione.» Ribatte lei facendo uno sbadiglio interminabile.
«Grazie, madre, ma sapevo che mi sarei dovuta preparare la colazione con le mie mani.» Le rispondo con un sorrisetto ironico.
«Ti ho appena fatto un Thug Life. Apprendi dalla tua cara mamma come essere fighe.»
«Ti ho mai detto che ti detesto?»
«Io sono la tua mammina. Non puoi detestarmi. A tra poco.» Riaggancia.
Mia madre ha perennemente la battuta pronta e alcune volte è davvero insopportabile.
I ruoli dovrebbero essere invertiti, ovvero io dovrei inscenare l'adolescente bipolare e ribelle e lei il genitore diligente che si preoccupa della figlia. Tuttavia la mamma è il mio tutto, la mia seconda migliore amica sul medesimo podio con Serena.
Dalla scala, sento uno struscio di piedi e Serena, con ancora indosso il suo vestitino brillantato ma malconcio, si dirige verso di me. Il trucco le ha creato dalle grosse gocce nere ai lati degli occhi e i suoi capelli sembrano degli aculei di un porcospino.
«Sofyyy.» Biascica in stile zombie.
Ha due palle da bowling al posto degli occhi e arranca con i suoi piedi scomposti.
«Sere, come ti senti?» Le domando andandole in contro e riponendo il cellulare nella tasca posteriore del jeans.
«La mia testa è una biglia che rotola e il mio stomaco brontola come quello di un orco. Mai stata meglio!» Una zaffata di alito d'alcol mi travolge.
«Io adesso torno a casa e-»
«Vuoi che ti accompagni?» Mi interrompe socchiudendo gli occhi e grattandosi la nuca.
«Preferisco che tu stia a letto. Io vado a scuola. Nella stanza di fianco alla tua c'è anche Alberto che russa ancora.» Cerco di inculcarle quante più informazioni possibili ma il suo cervello sembra reclamare un elettricista per un guasto ai fili recettivi.
«Vuoi prendermi dell'acqua?» Chiede additando flaccidamente in direzione dello snack della cucina.
Le porgo la bottiglia. Lei stappa il tappo e beve senza neanche guardare.
La sua gola riproduce un rumore simile a un tubo di scarico dell'acqua piovana; dopodiché mi appioppa la bottiglia e tracollante si appresta a risalire la scalinata.
La osservo inebetita ma comprendo il suo stato attuale: POST-SBORNIA.
La seguo poco dopo e apro la porta di legno. Alberto è supino sul letto matrimoniale e dorme beato come un bambino.
Si è completamente dimenticato della richiesta che mi ha avanzato ieri.
Phew! Sospiro per poi ritrarre il capo e socchiudere lentamente la porta.
Di fianco, sento il rumore delle molle del letto. Serena si sarà schiantata come un aereo in caduta libera.
Arrivo sino all'androne, raccatto la borsetta e mi precipito ad aprire il chiavistello della porta.
Un usignolo è atto a sfoggiare il suo repertorio da tenore aggrappandosi agli alberelli piantati nel giardino.
Mi lascio alle spalle la villa di Serena e avvisto un bus a pochi metri di distanza.
Per fortuna riesco in tempo a infilarmi e arrivo a casa in cinque fermate.
La mamma sente i miei passi che rimbombano fra le scale del palazzo e spalanca la porta.
«Ho deciso di alzarmi e preparati la colazione. Mi devi un selfie.» Sorride facendo il nodo della sua vestaglia di sete celeste.
«Ma dai... Sei gentilissima.» La ringrazio sarcastica.
***
Dopo essermi lavata e aver indossato degli indumenti puliti e quindi essermi disfatta di quell'odore di alcol che si era permeato sulla mia pelle, la mamma mi ha riscaldato del latte in un contenitore di acciaio pieno zeppo di cereali Fitness.
Ho divorato in fretta e furia i cereali e mi sono recata a scuola poiché il mio telefono segnava le 7 e 45.
Quando Sere è assente mi sento un po' sola, ma è anche vero che versava in uno stato di coma cosciente.
Entro in classe e solo quattro ragazzi sono seduti ai primi banchi, ovvero coloro che non hanno aderito al party di Benvenuto del nuovo Arrivato. Delia, una ragazza con degli occhiali tondi e un fidanzato iper possessivo, Bruno, Jessica e Alessandra; sono questi i quattro dell'apocalisse che mi terranno compagnia questa giornata.
Il banco dove Max si siede di solito è vuoto e neanche lui c'è... Ed è meglio così. La professoressa Giulia (è il suo cognome) sorpassa la soglia con in mano una valigetta da lavoro della K-way e un'acconciatura stirata e raccolta da un codino.
È la docente d'italiano e molto spesso, nelle ore di punta, ho conversato con lei di alcuni romanzi che mi hanno colpita.
«Siete in tanti, quest'oggi.» Sentenzia facendo una smorfia.
«Sì, prof., ieri siamo andati a un party.» Pronuncio l'ultima lettera, e d'improvviso Mathias si fionda in classe.
Le ore piccole non hanno effetto sul suo corpo?
Prendo posto mentre lui, zaino in spalla, si dirige verso l'ultimo banco. Avverto i suoi occhi puntati su di me, ma non oso girarmi. Perché dovrei?
«Tu saresti?» Domanda la professoressa consultando il registro.
«Mathias.» Risponde lui con fare quasi annoiato.
«Ah... Un nuovo arrivato, dunque. Ragazze c'è carne per voi.» Afferma la prof. sarcastica indicando Mathias con la sua Staedtler nera.
Jessica, sorride sotto i baffi, veri baffi. Io invece tento di rimanere indifferente voltandomi e aprendo la cerniera del mio zaino.
«Mathias Rey, giusto?» Domanda la professoressa.
Non sapevo avesse un cognome straniero... Ma non è rilevante.
Raccatto il libro di testo sollevando lo sguardo. Mi cristallizzo quando realizzo che i suoi occhi sono puntati verso di me, immobili e reconditi di mistero.
Cos'ha da guardarmi? Mi domando voltandomi di scatto e facendo stramazzare il libro al suolo con un tonfo sconnesso.
Sfortunatamente il libro cade al ridosso delle sue Adidas e sono tentata di chiedergli se può prendermelo, ma rifiuto l'idea di sottomettermi.
Mi alzo dalla sedia e Mathias risponde in modo affermativo alla professoressa riguardo la domanda precedente.
Sofy, calma e pacata. Dovrai soltanto abbassarti COMPOSTA e raccogliere il libro. Ma all'idea l'imbarazzo cresce superando la soglia standard.
Chino il capo (Perché?) abbassandomi e allungando una mano. Avverto il calore a pochi centimetri da me, una fiamma rovente che in qualsiasi momento può farmi esplodere.
Inavvertitamente lui fa il medesimo gesto e la mia mano entro in contatto con la sua.
Una bomba di formicolio esplode nel mio arto per poi espandersi lungo tutto il braccio.
Emetto un singulto ritraendo l'arto un secondo dopo.
Come una calamita vengo attratta dalle sue iridi luccicanti e assuefacenti. Un buco nero cresce nel mio stomaco e lui sfoggia un sorriso divertito, quasi come si stesse prendendo gioco di me. «Sta' più attenta la prossima volta.» Sibila assumendo un'aria severa.
La mia lingua si inceppa fra i denti e le parole mi si strozzano in gola, quindi d'istinto agguanto il libro e riprendo posto.
Vorrei sospirare ed espellere tutta la tensione accumulata in un frangente di due secondi, ma mi trattengo poiché Mathias è alle mie spalle e potrebbe accorgersi della mia irrequietezza.
Perché? Perché? Mi domando assorta, ma la professoressa Giulia introduce la nuova lezione del giorno: GIACOMO LEOPARDI.
***
Al termine di tre abbondanti ore e del successivo starnazzo della campanella, il mio smartphone comincia a vibrare. È Albe.
Piccola, scusami per ieri. Giuro che mi farò perdonare. Oggi vogliamo andare al centro commerciale?
Compongo la risposta mentre avanzo senza badare a dove vado. Conosco l'istituto molto bene, non potrei mai fiondarmi in un luogo sbagliato.
Il centro commerciale è la scusante? Invio, ma una mano si avvinghia sul mio polso prendendomi alla sprovvista.
In un secondo mi ritrovo nel bagno dei maschi, con il volto di Mathias a un millimetro dal mio.
Il mio corpo ricomincia a strillare emozioni. Lui, lesto, chiude la porta e io cerco di tuffarmi fuori. Ma Mathias in risposta poggia una mano sbilenca sulla parete imbrattata da scritte impedendomi di uscire.
«Chi ti credi di essere?» Sbotto acuendo il mio tono.
«Il ragazzo di cui tu non puoi fare a meno.» Ribatte deciso e ridanciano.
Sussulto contemplando la dentatura bianca e perfetta. «Io ho già un ragazzo e si chiam-»
«Quel coso tu lo chiameresti fidanzato?» Domanda lui sprezzante.
«Come ti permetti di chiamare il mio fidanz-» Ma vengo interrotta di nuovo, e questa volta l'elemento di disturbo sono le sue labbra livide di rossore che si avvicinano alle mie.
Ritraggo il labbro inferiore mordicchiandolo e sbirciando oltre i suoi denti. Avverto il suo fisico che mi immobilizza, come se lui fosse uno stregone capace di incantarmi.
Il suo odore insito di sensazioni nascoste sconnette i miei neuroni. Cosa sta accadendo? Ho perso il controllo del mio corpo.
«Sei innamorata del tuo fidanzato?» Chiede gettando il suo caldo fiato sulla mia bocca. «Rispondimi.» Si ostina autoritario scaraventando il suo palmo contro il muro.
Sono in trappola, non ho vie di fughe. Eppure una subdola parte di me vuole rimanere a contemplare questo alieno che e a pochi centimetri da me.
Rispondi, devi rispondergli.«S-s-s-i.» Mi esprimo e ne esce un miagolio docile. Sollevo lo sguardo e le sue iridi sono un mix di colore che esplodono nella mia anima. Sofia, reagisci!
«Vorresti baciarmi, vero?» Chiede socchiudendo le labbra e inumidendole.
«S... NO!» Scatto divincolandomi dalla sua presa. «T-tu sei uno s-scapestrato. E non osare più parlare male del mio f-fidanzato, perché altrimenti io-» Parlo febbrile.
«Altrimenti tu...» Poggia il gomito sulla parete affondando la testa nel palmo e mi osserva con un'aria faceta. Per lui è solo un gioco e io sarei lo scopo da perseguire?
Sofia, cosa stai insinuando? Vergognati! Levati questo villano davanti alle scatole, e vai via. Mi rimbecca la coscienza.
«Gli dirai al Coso che volevi baciarmi?» Insiste e il mio viso si annerisce.
«Tu ti sei avvicinato e poi io non bacio i maniaci come te che trascinano le ragazze nei bagni degli uomini.» Rispondo irosa. Lui scoppia in una fragorosa risata e io, indispettita, ruoto la maniglia cigolante.
«Impara a trattenere i tuoi istinti e a non morderti le labbra perché la prossima volta potrei fare sul serio.» La sua voce ridiviene seria e il mio corpo viene trapassato da una scarica di proiettili.
Vorrei poter attivare la modalità invisibile e scomparire da questo lurido bagno, da lui...
Ha notato le reazioni del mio corpo; questo significa che presta attenzione ai miei tic nervosi?
Sofia, sei ridicola! Sarà uno di quelli che vogliono solo usarti, invece Alberto sta ancora aspettando che tu ti conceda a lui. Nonostante tu ancora lo debba fare, lui ti resta accanto. La vocina della coscienza mi riporta sulla via della razionalità.
Abbasso con forza la maniglia avvertendo la ruvidità del metallo e affaccio il capo con l'intento di scappare, adirata ma allo stesso tempo denudata.
«Al nostro prossimo incontro pretendo la stessa fragranza che hai adesso.» Confessa Mathias e una raffica di vento mi cattura sollevandomi spiritualmente.
Frettolosa e con il cuore che ha abbandonato la sua consueta postazione, mi fiondo in classe.
Il telefono è ancora accesso: Alberto mi ha tempestata di messaggi.
Sì, vengo al centro commerciale. Rispondo risoluta.
Quegli occhi... Quelle labbra... Il suo odore. Dove sono adesso?
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