Chapter 31




Apro pigramente un occhio e distinguo i lineamenti del viso angelico di Mathias assopito dal sonno.

Il suo petto è nudo e indossa soltanto lo slip.

Ci siamo addormentati abbracciati, io sul suo torace e lui con il braccio che circonda le mie spalle.

Resto a contemplarlo per qualche secondo: sfiata leggermente dal naso e i suoi capelli, un tempo bagnati, ora prendono traiettorie sbizzarrine.

Mi avvicino a lui e di chetichella gli stampo un dolce bacio sulle labbra.

La luce del mattino penetra dalla piccola fessura e nella casupola si vengono a formare fasci di luce intensi e obliqui che scovano polvere fluttuante e arrivano sino a piedi del lettino.

Discosto con cautela le lenzuola e indosso la blusa, poi il jeans; pesco il cellulare dalla tasca e scorgo dieci messaggi e venti chiamate perse.

La mamma ha cercato di rintracciarmi tutta la notte, mentre Serena mi ha inviato alcuni messaggi stravaganti. "Cerca di non restare incinta. Non potrei sopportare il peso di diventare zia." È uno dei tanti.

Ma i suoi messaggi non mi impensieriscono affatto, piuttosto comincio a pentirmi di non aver avvisato la mamma. Immagino il suo stato d'animo attuale. Sono stata un'irresponsabile ma l'elemento di disturbo (Mathias) non mi ha fatto ragionare lucidamente neanche un secondo.

Mi dirigo verso la porta e gli uccellini si dilettano a sfoggiare il loro timbro musicale.

Appena mi trovo all'esterno della piccola struttura in legno, rimango esterrefatta nel guardare il panorama post-diluvio: delle gocce di pioggia scivolano dalle foglie in un lento ticchettio rilassante e la luce del sole rende viva l'intera vegetazione verdeggiante.

Al suolo si sono formate delle pozzanghere e il terreno è diventato melmoso. Ora, un team di piccoli uccellini con il manto di un bordeaux sfumato, si lanciano da un alto ramo e sbattano le ali facendosi spazio fra la folta natura.

Intravedo un geco, dalla pelle squamata caratterizzata da forme romboidi verdi, tentare l'impresa di scalare un grosso tronco.

Osservo la maestosità della natura appoggiata al cardine della porta e nel frattempo la mia mente comincia a riandare a ieri sera, quando Mathias mi ha detto quella famosa parolina.

La pelle viene scossa da un fremito incontrollabile e desiderio tanto buttarmi nel bosco e urlare per la gioia. Mi sento sollevata. Ha detto che mi ama... ed io risposto con un "anch'io".

Mi si bagnano gli occhi al solo pensiero di risentire quella parola. L'ha detto davvero? Non riesco ancora a crederci.

Non fidarti di lui. Potresti rimanerci molto male. Dice sadica la vocina della coscienza, ma io non bado minimamente alle sue parole.

Questa è la realtà, Mathias ha confessato i suoi sentimenti e io sprizzo felicità.

Avverto due mani che cingono il mio bacino. Sobbalzo e un attimo dopo le sua labbra si posano sull'incavatura del mio collo.

«Buongiorno.» Mi dice prendendo a piccoli morsetti il lobo dell'orecchio.

La mia schiena si irrigidisce al contatto con il suo petto nudo e la sua voce sensuale fa accapponare la mia pelle. «Buongiorno.» Rispondo con voce roca a causa della sua lingua, che in questo momento è intenta a disegnare delle strane forme sul mio collo.

«Che ne dici se facciamo il secondo round?» Si esprime retorico e senza chiedere il mio consenso, mi volta verso di lui.

Mi ritrovo tentata dalle sua labbra infime di peccato. Lui mi avvinghia avvicinando il mio corpo al suo e comincio ad avvertire la sua erezione crescere veemente contro il mio ventre.

«Non si tocca il sedere ad una ragazza.» Sussurro falsamente contrariata, ma adoro il suo modo di carpirmi.

«Ma tu non sei una una ragazza. Tu sei la MIA ragazza.» Mi cristallizzo smarrendomi volontariamente in quelle iridi tinte di grigioverde.

Ha detto che sono la sua ragazza? Nella mia testa è in atto il più grande conflitto mondiale: bombe atomiche, gas mortali e aerei caccia bombardano i miei neuroni riducendoli in poltiglia; i miei muscoli non rispondono più ai comandi; tento disperatamente di resettarli, ma gli impulsi non sortiscono alcun effetto.

«Non emozionarti troppo, potresti svenire.» Sussurra scandendo ogni singola parola perfettamente. Vengo attratta da quelle labbra rosee e balbetto tentando di risponderlo.

«Sissy, non balbettare, così la mia voglia di scoparti di nuovo sale sempre di più.» Avvampo alle sue parole, ma rinsavisco cercando di assestargli un colpo.

Lui lo schiva divertito.«Ancora devi abituarti al linguaggio sessuale, vero? Però ci dai dentro.» Sghignazza allontanandosi da me.

Solo ora che ha preso le distanze dal mio corpo e la guerra nucleare nella mia mente è in pausa, constato che questo è il miglior risveglio della mia vita.

Vorrei che fossero tutti così. Chiedo troppo?

Forse possiedi una fantasia troppo fervida. Rintuzza l'odiabile voce coscienziosa.

Quando sto con lui, il mio corpo si sopraeleva agli altri.

Mathias mi ha fatto conoscere il vero significato dell'amore ed io non ho la ben che minima intenzione di intralciare la mia immaginazione.

Sogno, immagino ma decido di guardare il presente, che mi offre degli addominali scolpiti in primo piano.

«Il mio obiettivo è farti dire frasi spinte e ci riuscirò.» Dice lui con uno sguardo sornione.

«Non ci riuscirai. Perché io non sono una cafona.» Rispondo contrariata. Lui si distende sul letto.

«E se adesso io mi calassi i pantaloni, tu cosa faresti?» Precipito nel panico e allo stesso tempo le guance diventano purpuree di imbarazzo.

«Sapevo che ti imbarazzavi. Dio quanto mi eccita la tua ingenuità.» Si morde la labbra e scuote la testa.

«Non sono ingenua.» Ribatto indignata, ma dentro gli ormoni brindano innalzando calici di birra dalla scintillante schiuma bianca.

«Ah sì? E come sei, allora?» Lui si issa trovando nelle mie parole una sorta di sfida.

«Vediamo un po'... Una cattiva ragazza?» I suoi piedi nudi si dirigono verso di me e i muscoli guizzano di fervore.

«Non avvicinarti.» Lo minaccio con un tono che sarebbe dovuto essere acuto, ma che invece è un verso rauco simile ad un gatto che fa le fusa.

Mathias sorride accorciando la distanza che ci separava.

La mia mente lo respinge, ma il mio corpo lo brama alla follia. «Già dalla voce deduco che sei una dura.» Pronuncia sarcastico.

«Ti prego.» Lo supplico e lui ride. Ma nella mia mente balena un'idea rimasta assopita da tempo. «Potrei vedere il tuo tatuaggio?» Domando a primo acchito nel disperato tentativo di fermare la sua avanzata.

Il sguardo malizioso scompare. Ho rovinato tutto, che idiota che sono. Ora è sobrio e per qualche secondo distoglie l'attenzione da me buttandola sul rivestimento in legno, che scricchiola ad ad ogni suo passo.

«Io non ho un tatuaggio.» Mente vacuo e aggrottando le sopracciglia.

«L'ho visto diverse volte, ma mai da vicino.» Rispondo stranita.

«Allora sei scaltra. Bene... Lo segnerò nella lista dei tuoi tratti caratteriali.» Rintuzza sorridendo debolmente. «La moneta di scambio qual è?» Domanda poi e i suoi occhi fanno trasparire malizia.

«Non ho nulla da offrirti.» Rispondo.

«Ah... Sei proprio sicura?» Ruota il suo collo e solo ora deduco la sua allusione.

Vuole farlo di nuovo? «Va bene...» Accetto riluttante e miei ormoni compiono capriole.

Vendi il tuo corpo per vedere un tatuaggio? Sei ridicola, Sofia. Compare perfida la vocina della coscienza.

Lui compie un passo in avanti e delle polvere si solleva dal pavimento; dopodiché si volta e la sua muscolosa schiena mi compare davanti.

Intravedo il tatuaggio nella zona destra della suo busto.

Mi avvicino per scorgere meglio e chiudo le ripetutamente le palpebre, quando mi rendo conto che quelle che aveva sul collo non erano frecce, ma radici di un albero; un corvo nero con le ali sprangate è forgiato sulla sua pelle; ha un'aria oscura e triste.

La sua ala sinistra è formata da piume, ma dal busto del pennuto si diramano delle radici bianche che percorrono la schiena sino ad giungere al ridosso dell'inizio dei capelli e in quel punto si tramutano in rami inchiostrati di nero.

Socchiudo la bocca e cercando di capire il significato del tatuaggio: dovrebbe ritrarre un periodo buio della sua vita; il corvo simboleggia presagi oscuri, ma nonostante il significato simbolico dell'animale, il tatuaggio nasconde segni di una libertà proibita come se al corvo avessero trinciato un'ala costringendolo a piantare le radici nel dolore.

Fremo dalla voglia di domandargli cosa raffigura, ma istintivamente poggio il mio palmo sulla sua pelle.

Un secondo dopo Mathias ritrae come se avessi toccato il tasto del suo dolore. Sembra che i suoi occhi mi abbiano letto nel pensiero e così mi precede nel parlare:

«Un brutto periodo. Nulla di che.» Ma avverto dalla sua voce, che quel "Nulla di che", non è altro che autodifesa per fuorviare la mia curiosità di scoprire l'origine del tatuaggio.

Vorrei poter porgli milioni di domande ma il suo volto oscuro funge da deterrente e quindi mi scoraggio nel proseguire le mie indagini sulla sua misteriosa vita.

Le sue iridi cangianti alla luce del sole assumano un inteso colore fosco e il verde scuro si nasconde come se l'oscurità l'avesse soppiantato.

Ma un'improvvisa voce massiccia ci fa ridestare entrambi: Mathias raccatta di corsa le sue scarpe mentre il calpestio riecheggia nel bosco.

«Chi c'è lì dentro?» Domanda un uomo arcigno.

Avverto un groppo formarsi alla gola mentre più in basso, precisamente, nel petto, il cuore rimbalza contro la pelle freneticamente.

La sua espressione non è impaurita, sembra che a Mathias abbia quasi fatto piacere l'improvvisa interruzione. «Non avevi detto che questa casa era di un amico di famiglia?» Domando avvolta da panico.

«Era!» Precisa lui. «Dobbiamo andarcene.» Si infila la sua maglia di gran fretta e poco dopo la felpa.

«Brutti barboni!» La voce minacciosa dell'uomo si fa sempre più vicina.

Mathias cattura la mia mano e poco dopo mi trascina con sé fuori della casupola.

Corriamo nel bosco e le nostre scarpe producono un rumore molle al contatto con il terreno madido d'acqua.

Il cervello immagazzina adrenalina per poi distribuirla al resto del corpo.

Sfrecciamo a dita congiunte e la voce dell'uomo ci rimbecca minacciandoci. «Figli di puttana! Se vi becco di nuovo qui nessuno mi leverà il diritto di ficcarvi una pallottola dritta nel cranio.»

Il terrore si avviluppa al mio interno e pochi secondi dopo comincio a tremare.

Abbandoniamo il bosco e una volta sfuggiti dalla grinfia dell'uomo, ci fermiamo per rifiatare.

La mia vista è offuscata e le pulsazioni arrivano sino ai polpastrelli delle mie mani.

Lui invece caccia la lingua ponendo le mani suoi fianchi. «Phew! È stata una bella fuga.» Esclama sospirando.

«Una bella fuga?» Domando sconvolta. «Quello...» Mi blocco rifiatando.«Quello voleva ucciderci.» E addito la zona del bosco.

Mathias ride a crepapelle, poi mi fa sentire tutto il calore del suo corpo catturandomi a sé.

All'orizzonte il sole sorge imponente irradiando le strade deserte.

Lui circonda le sue braccia intorno al mio busto fino a scendere più in basso; io non oppongo resistenza e sento il suo fiato caldo stagliarsi sulla mia fronte. Lo guardo inclinando il collo.

«Quando sei con me non devi avere paura di nulla.» Sibila e il tremolio delle mie mani scema.

Tentenno nel poggiare le mani sul petto e Mathias coglie il momento opportuno per stamparmi uno dei suoi inebrianti baci capaci di sprigionare vita nel mio corpo. 

[SPAZIO AUTRICE]

Ragazze cosa ne pensate del misterioso tatuaggio di Mathias? Vi è piaciuta la fuga? Emozionante 😍

Sono carini, vero? La vostra espressione nel leggere le frasi "romantiche" di Mathias 😂😂😂

Secondo voi Mathias cambierà oppure continuerà a fare lo stronzo? Fatemi sapere nei commenti le più arcane teorie sulla loro storia. 😈😈

Devo ricordarvelo ogni capitolo, poiché è grazie a voi che la storia sta accumulando maggiore visibilità. Non mi stancherò mai di dirvelo. Grazie di cuore. (abituatevi a leggerlo ad ogni spazio autore 😂😂😂) Vi voglio bene. ❤❤

-LaVoceNarrante💙

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