Chapter 30


Canzoni per il capitolo:

L'essenziale ~ Marco Mengoni

Ed Sheeran ~ Shape of you

Questo capitolo è dedicato a tutte le ragazze che credono nell'amore impossibile, nel vero amore. Ragazze credeteci perché in questo secolo colmo d'odio forse l'amore è l'unica cosa su cui possiamo aggrapparci. ❤️
Nutritevi di sentimenti.

A scuola stamattina Mathias non si è presentato e io non fatto altro che chiedermi dove diavolo si sia cacciato.

Serena mi ha assillata tutta la giornata abbracciandomi e dicendomi che l'amico di Max è single ed è anche un bel ragazzo, ma alla mia mente ha importato ben poco.

Ho pensato a lui tutta la giornata e ora, mentre le luci rossastre e sfumate del tramonto fanno spazio a quelle buie e sinistre della notte, riguardo il suo messaggio più e più volte. 

Non rispondere!

Rispondi!

Ma la chiamata in arrivo di Serena, con il conseguente squillo fragoroso, mi fanno sobbalzare. 

«Sofy, sei pronta a conoscere un ragazzo figo?» Domando lei dall'altro lato del telefono. 

«Per niente.» Le rispondo. 

«Sei una nonnina. Noi siamo quasi arrivati, ci vediamo tra poco.» E riaggancia.

Cospargo del profumo sui miei polsi poi delicatamente li porto sulle incavature del collo e spalmo la fragranza su quella zona.

Mi guardo per un'ultima volta allo specchio rinviando ancora una volta la risposta al messaggio di Mathias.

I miei capelli sono sciolti e si posano lungo la schiena, le punte si attorcigliano creando dei piccoli boccoli (la mamma si è offerta di stirarmeli barattando un selfie) e ai lati ho messo un po' di lacca.

Ho optato per un jeans chiaro con sopra una blusa scollata e con le maniche a tre quarti.

Il mezzo tacco nero è abbastanza comodo e non dovrebbe recarmi alcun fastidio alla pianta dei piedi.

Volteggio su me stessa prima di raccattare la giacca. Mi sono truccata giusto un po', poiché non mi va a genio l'idea di apparire come un clown disperato.

Ricevo un messaggio e speranzosa che sia lui, afferro il cellulare, ma è solo Serena che mi conferma che è nei pressi di casa.

«Mamma, io scendo.» La avviso e lei si piomba nel corridoio con indosso una lunga veste scintillante. «Che te ne pare?» Si mette in posa di fianco al cardine della porta. 

«Dove vai?» Le domando raccogliendo la mio borsetta di pelle. 

«Esco, mia cara.» Risponde altezzosa. «Più che altro vado a mangiare una pizza con i colleghi di lavoro. Tutti professori. Immagina che noia.» Continua. «Allora? Sono uno schianto?» Sorride radiosa. 

«Fantastica.» Confermo in tono scialbo. 

«Mi stai mentendo? Confessa, figlia.» Mi accusa minacciosa con un dito. 

«Non mentirei mai alla mia mammina moderna e fantastica.» Mi esprimo.

«Puzza di falso questa frase.» Insinua la mamma. «Hai la febbre tesoro? Perché se è così ho delle superlative medicine adatte al tuo caso.» Divaga come sempre. 

«Mamma non ho la febbre. Papà?» Le domando.

«Mi raggiungerà.» Risponde lei con una note dolente che cresce della sua voce. 

«Okay, comportati bene, allora.» La saluto prendendola in giro. 

«Non ci siamo fatte il selfie...» Ma la sua voce si dissolve nel esatto momento in cui tiro a me il pomolo della porta. 

Max è alla guida e Serena mi sorride radiosa al suo fianco. Prendo posto dietro ed entrambi mi salutano. 

«Sei fantastica. Stasera farai colpo sull'amico di Max.» Si congratula Serena; i suoi capelli sono raccolti in uno piccolo chignon e indossa un vestitino da cui è possibile intravedere l'inizio del seno. 

«Sofia non voglio scoraggiarti, ma il mio amico è un po' depresso. Si è lasciato da poco.» Mi informa Max osservandomi dallo specchietto retrovisore. I suoi folti capelli ricci e biondi sono ordinati con del gel e noto che li ha sfoltiti un po'. 

«Andremo da Western Burger. Credo si mangi bene.» Continua Serena mentre è intenta a mettersi del rossetto rosso.

***

Arriviamo al pub, che sorge alle spalle del bosco dove di solito si tengono le battute di caccia in estate.

Di fianco a Western Burger si affiancano grafferie, cornetterie e molti altri ristoranti come Rosso Pomodoro.

L'insegna, che raffigura un cowboy che tenta di agguantare un hamburger mediante l'uso di una fune, è illuminata da accecanti luci ambra. Da vetri, oscurati da tendine che ritraggono la cartina fisica del Texas, noto che il locale è gremito di persone. 

«Fantastico! Sembra uno di quei posti nei film americani, dove accadono le zuffe.» Proclama Serena facendomi strozzare una risata. 

«Ecco Davide!» Esclama Max. Un ragazzo con passo elegante si dirige verso Max, e un attimo dopo l'abbraccia.

«Piacere Davide.» Mi sorride debolmente allungando la mano. Io impacciata ci impiego qualche secondo a dedurre che devo agguantare il suo arto e stringerlo. «Piacere Sofia.» Rispondo falsamente curiosa di fare la sua conoscenza. 

Perché non ho risposto a Mathias? Sono una stupida. 

Davide mi scruta qualche secondo con le sue iridi verde chiaro poi saluta Serena. È un tipo slanciato ed esile con la mascella squadrata, ma al resto dei particolari non faccio molto caso, poiché fremo dalla voglia di afferrare quel maledettissimo telefono e dire a Mathias: "Sì, voglio vederti"; ma sarebbe inopportuno dare buca a Serena e quindi me ne resto in silenzio appoggiata ad una siepe mentre Max e Davide fraternizzano.

Butto la attenzione sopra la mia testa mentre il parlottio ronza nell'aria; la luna illumina delle minacciose nuvole che oscurano le stelle. Serena è sul punto di imprecare poiché la sua presunta amica le ha dato buca.

«Non risponde.» Assume un'espressione furiosa. «Odio quando mando i messaggi e non visualizzano. È anche online!» Squittisce inferocita. 

«Okay, ragazze, andiamo ad assaggiare questo panino.» Ci intima Max e un secondo dopo seguo Serena sbuffando senza però farmi notare da nessuno. 

L'interno del locale presente un lungo bancone curvo su cui sono affisse le targhe di ogni stato degli U.S.A. Ne riesco a distinguere due "Nebraska e Idaho". In sottofondo è mandato un pezzo in stile texano e le sedie non sono altro che poltroncine sui cui le persone vi affondano con il corpo.

«Ragazzi quanti ne siete?» Domanda una ragazza con un berretto in testa e il tesserino attaccato al bavero della sua divisa. 

«Quattro.» Risponde prontamente Max e la ragazza ci fa accomodare al ridosso di un piccolo palco vuoto.

Due enormi jukebox, anni cinquanta e che emanano un bagliore ad intermittenza, sono poggiati sul rivestimento in legno. Ci sediamo e devo ammettere che le poltrone sono più comode di quanto pensassi.

Davide comincia a sfogliare il depliant e scorgo enormi panini di ogni tipo. 

«Cosa prendi?» Domando Serena indecisa e Max le rivolge un'occhiata furtiva. Mathias mi ha mai guadata con quegli occhi?

Ovvio che no! Coscienza. 

Sempre. Vocina malefica. 

Il vociferare è acuto e sono costretta ad avvicinarmi a Serena per risponderle. «Non lo so.» Mi sgolo leggermente. 

«Io ho deciso: IL PANINO DEL COWBOY. Doppio hamburger, bacon, cheddar e insalata.»

«Ci vai leggero.» Dice sarcastica Serena e Davide ride. 

«Seguo il mio amico.» Conferma Max per poi strappare il depliant dalle mani di Serena.

Lei è indispettita, mentre lui ride e i suoi occhi brillano di felicità. «Dammelo e ubbidisci agli ordini, uomo!» Fa lei autoritaria.

Avverto che il vuoto della mancanza si scaglia contro il mio stomaco. Mi mancano i suoi nomignoli, il suo modo di prendermi in giro, quel sorriso, mi manca lui, mi manca Mathias. 

Max continua a ridere e Serena si lancia su di lui cercando di agguantare il depliant. Max, con le sue enormi manone da giocatore di basket, rende l'impresa di Serena ardua.

Ad un tratto coglie l'occasione stampando un bacio fugace sulle labbra di Serena; lei si ritrae assestandogli una sberla.

«Sono suora, non puoi baciarmi.» Fa la finta offesa ridendo sotto ai baffi. In realtà sorrido anch'io, ma giusto un po'.

Lo devo ammettere, sono davvero carini insieme. Spero solo che Serena non lo faccia soffrire ulteriormente.

«Tieni.» Davide mi offre il depliant e io lo agguanto ringraziandolo parca. 

Comincio a sfogliarlo e il tintinno di una campanella mi fa distogliere l'attenzione del menù.

La porta d'ingresso del locale di spalanca e intravedo un ragazzo tarchiato e basso che compie un passo in avanti: è Giacomo.

Il mio cuore subisce una stangata, quando dietro di lui compare Alberto con un sorriso smagliante; anche Giada con il suo fidanzato, Anthony e Giulia fanno parte del gruppo; noto un'ultima ragazza dai capelli ramati in abito blu notte che funge da chiudi fila. 

Ad Alberto occorre un secondo per cambiare la sua espressione: nell'esatto momento in cui incrocia il mio sguardo, il suo sorriso scema facendo spazio ad un misto di rabbia e indignazione. 

«Oh merda!» Proclama Serena seguendo con lo sguardo ogni spostamento del gruppo di Alberto. «Quella cretina di Giada mi aveva detto che non scendeva.» Il suo sguardo guizza ira e un attimo dopo Serene tenta di alzarsi, ma Max la blocca dolcemente.

«E se invece cerchiamo di passare una serata tranquilla?» Le chiede Max in tono supplichevole e Serena, contrariata, si risiede non senza buttare sguardi inferociti nei confronti di Giada. «C'è anche Polifemo a due occhi.» Dice osservando Giulia e Davide si lascia andare in una risatina.

«Deciso cosa prendere?» Mi domanda Max rinsavendomi. Mi riassesto.«Sì.» E mi accorgo che ho ancora il depliant fra le mani. «Panino con pollo e insalata.» 

«Seguirò anch'io la mia amica.» Dice Serena. «Chi è quel cavallo fulvo che si è seduto accanto ad Alberto?» Non capisco se quella di Serena è una domanda rivolta a me. In risposta faccio le spallucce e la cameriera, con in mano un tablet, si avvicina al nostro tavolo per le ordinazioni. 

Di sottecchi osservo il tavolo di Alberto e noto che c'è un andirivieni di cameriere che portano boccali di birra. Noi nel frattempo mangiamo i panini e lo speaker annuncia che il karaoke è aperto al pubblico. 

Nessuno si fa avanti. Max propone a Serena di cantare insieme, ma lei gli risponde che possiede una voce da papera.

Davide compie il medesimo gesto, ma rifiuto l'invito gentilmente.

D'improvviso uno stridulo di sedie fa girare tutti gli astanti verso il tavolo di Alberto e Co. Lui, insieme a Anthony e Giacomo scansa i tavoli proseguendo verso il palco. I suoi occhi sono rossi e ride come un imbecille. 

«È ubriaco fradicio.» Constata Serena con le mani in grembo, mentre Max sorride alla visione di un Alberto che barcolla.

Sorpassa i gradini e al fianco di Giacomo e Anthony, impugna il microfono dall'asticella nera. È a pochissimi metri da me  e guarda vacuo il pubblico. 

Intravedo in tralice lo sguardo accigliato di Serena. Il mio cellulare vibra e il cuore subisce una scossa. 

Dove sei? È lui, Mathias, ma non faccio in tempo a rispondergli poiché Alberto comincia a sbraitare e la sua voce biascicata si propaga dall'impianto stereo.

«Salve a tutti. Io sono Alberto e qui con me c'è anche la mia ex fidanzata.» Mi indica e a stento riesce a mantenersi in piede.

Giacomo lo sorregge divertendosi e le persone, curiose, alzano la testa in cerca del mio viso. Cerco di rimpicciolirmi, ma Alberto rincara la dose. 

«Eh sì... Mi ha distrutto... Il cuore, ovviamente.» Ride isterico. 

«Tra un po' gli farò saltare i testicoli.» Sbotta burbera Serena. 

«No, Sere. Non preoccuparti.» La rassicuro brandendo il mio telefono. 

«Sofia, non dici niente. Non saluti il pubblico?» Alberto rantola affannato. «Ragazzi, ai miei occhi lei era una principessa. Sapete, no? Quelle che non possono mai tradirti e invece Sofia l'ha fatto. Ma quel Mathias, quel coglione. Non me la conta giusta. Investigherò Sofy, e tra molto cadrai di nuovo tra le mie braccia.» Le sue parole mi fanno diventare un misero moscerino.

Serena si issa di sbotto. «Ha già rotto!» Esclama battendo le mani sul tavolino in legno. 

«Sere, no! O-ora esco.» Le dico tremolante. 

«Ci penso io.» Max si alza rendendosi conto che Alberto sta davvero esagerando. È così? Oppure me lo merito? 

Ti sei comportata male nei suoi confronti e adesso dovrai subire. Suggerisce la coscienza. 

Sofia nessuno può trattarti male e Alberto deve rassegnarsi alla tua decisione. Lui è il nulla paragonato a Mathias. Si dimena furiosa la vocina malefica. 

Max si accinge a placare Alberto, ma quest'ultimo continua a blaterare. «E ora devo dirtelo cosa sei diventata per me: UNA PUTTANELLA.» Le sue parole mi penetrano nella testa e le sento riverberare acute come un mantra.

Max raggiunge il palco strappando dalle mani di Alberto il microfono mentre io, con le lacrime che mi rigano il volto, mi reco di corsa nel bagno.

Passo di fianco al tavolo di Giulia, e lei sghignazza sadica. Mi getto dell'acqua in volto tentando di reprimere il singhiozzo, ma non ci riesco.

Il mio petto va su e giù e lo scroscio del rubinetto rende l'atmosfera ancora più lugubre.

Dopo qualche minuto entra Serena, imbronciata. «Non devi dargli retta, Sofy. Tu dai troppo peso alle parole delle persone, ma devi ricordarti che nessuno è nella posizione di giudicarti. Okay?» Serena afferra i miei polsi poiché un urgano di singhiozzi non mi permette di restare ferma ad un posto.

Le lacrime si stagliano sulle mie labbra e Serena mi coglie alla sprovvista. «Sta venendo qualcuno che può tirarti su di morale. L'ho capito oggi, Sofy, che tu senza di lui non riesci a vivere.» Serena mi sorride mentre il mio singhiozzo si placa per incanto.

Avverto il cuore che interrompe il suo battito e la mia mente scava idee.

«Cosa?» Le chiedo scacciando le lacrime dagli occhi. 

«Mi ha mandato un centinaio di messaggio pregandomi di dirgli tu dove fossi, e alla fine ho ceduto. È sempre un coglione, ma a te piace e io essendo tua amica devo rispettarlo.»

«Aspetta, mi stai dicendo...» Mi interrompo sistemando i miei capelli poiché la mia voce scompare. «Hai detto a Mathias che sono qui?» Le chiedo sconvolta. 

«Sì. Nelle due settimane in cui lui è stato assente, mi ha chiesto costantemente tu come stessi e mi ha fatto giurare non dirti nulla.» Il volto di Serena ora traspare dispiacere. 

«Ma Sere, perché?» Mi sento tradita, ma sono sorpresa dall'interesse che Mathias ha mostrato nei miei confronti. A lui cosa interessa come sto?  «Mandagli un altro messaggio.» Le ordino presa dal panico.

Non sono pronta per affrontarlo, non dopo le parole di Alberto. Sono debole e lui potrebbe approfittarsene. 

«È troppi tardi. Era a pochi metri dal locale in cui siamo.» Risponde Serena distorcendo il suo viso. «Scusami Sofia. Sei stata malissimo in queste due settimane, l'ho notato. Credevo di fare la cosa giusta.»

Non mi riesce essere arrabbiata con lei in questo momento, poiché gli omini del mio cervello sono impegnati a racimolare le forze per affrontare un'eventuale dibattito con Mathias. 

«Sei incazzata con me, vero?» Domanda Serena timorosa. Sospiro buttando fuori una grossa quantità di ossigeno, poi la guardo fiacca. «No, dovrei ringraziarti perché sei stata l'unica che hai notato il mio pessimo stato d'animo e hai fatto di tutto per risollevarlo.»

«Lo so che sono la migliore. Non bisogna ricordarmelo.» Fa lei altezzosa per poi ridere. Tento anch'io di sforzare i miei nervi facciali, ma sono troppo tesa e quando la maniglia ruota cigolando, vengo colta da uno spasmo.

Compare lui con i capelli madidi d'acqua e che gocciolano; indossa il cappuccio e i suoi abiti sono bagnati da schizzi di pioggia. Mathias sembra essere timoroso di entrare e Serena sceglie il momento meno opportuno per dileguarsi. 

«No Sere...» Ma lei è già andata. 

La sua felpa blu è resa più scura dall'acqua e i suoi muscoli guizzano vigore.

Devi affrontarlo Sofia. Cosa sarà mai... È Mathias, sì. Oh santo cielo quanto diamine mi è mancato. 

«Stai piangendo?» Domanda interrogativo e compiendo un passo in avanti.

«No.» Mento tirando sul col naso, ma non mi accorgo che le punte delle scarpe si toccano quasi.

Poggia lentamente la sue soffici mani sul mio viso e scaccia via le lacrime. «Odio vederti piangere.» Sussurra posando il suo grigioverde sulla mia bocca.

Trangugio e gli omini cominciano a dare l'allarme, ma questa volta riescono, in parte, a stemperare il fiume d'emozioni.

«Chi ti ha fatto piangere?» Domanda curioso e le sue dita puliscono il mio viso appiccicoso. Non posso dirgli che è stato Alberto, scatenerei soltanto un'altra inutile zuffa. 

«Nessuno.» Rispondo mesta. Mathias calo lo sguardo inumidendosi le labbra. 

«Non sai quant'è complicato per me.» Caccia dentro il suo labbra inferiore mettendo in luce i suoi denti bianchi. «Ma non ho fatto altro che pensare a te, continuamente. Sei un'ossessione.» Le vedo, le sue fulgide iridi brillano come quelle di Max, ma non devo illudermi. Sarà qualche altro suo trucchetto. È scomparso per due settimane e non glielo perdono. Mi deve delle spiegazioni. 

«So che le scuse non ti serviranno a nulla e devo ammettere che parlare nel bagno non è poi così stimolante.» Protrae la sua mano verso di me.

La sento, la felicità è a pochi passi, mi sta tentando e io sto lottando contro me stessa per resistere all'assedio. «Ti darò delle spiegazioni ma non in questo posto.» Butto lo sguardo sulla sua mano in attesa che la mia si posi sopra. 

Rifiuta!

Accetta!

Ti mentirà di nuovo, Sofia. Apri gli occhi.

Vuole solo darti delle spiegazioni. La coscienza blatera a vuoto!

«Solo io e te?» Domando ingenua. 

«Certo che no! Chiamerò degli spettatori.» Risponde sarcastico sfoggiando quel sorrisetto beffardo che tanto mi mancava. 

«Sei sempre il solito. Non cambierai mai.» Rispondo mentre la lotta dentro di me è al culmine. 

Devo aggrapparmi alla sua mano e sentire l'adrenalina percorrere il mio corpo?, oppure rifiutare di sentire i suoi chiarimenti e gettare il biglietto "FELICITÀ" solo andata?

«Non sono più quello di una volta. Tu mi hai cambiato.» Confessa con una voce graffiata. So quanto gli risulta complicato esternare i sentimenti. 

«Vengo con te a una condizione...» Mi impongo. 

«Ti ascolto.» Conferma lui ammiccando e nel fare ciò compaiono quelle due tenere fossette. Quello che voglio in questo preciso istante è saltargli addosso e dirgli quanto lo ami, ma questo non può accadere. 

«Dobbiamo restare lontani.» 

«Dovrai rispettare la regola anche tu, anche se le regole sono fatte per essere infrante.» Insinua malizioso. 

«Questa no! Prometto che la rispetterò anch'io.» Dico determinata. 

La rispetterai? Sofia, ricordati che io personifico la tentazione e i miei valori sono in netto contrasto con le regole.

«Va bene. Allora accetto.» La sua bocca si muove ad un ritmo incantevole. Non devo distrarmi. 

«Okay.» Boccheggio e poggio la mia mano sulla sua. Un fremito trapassa la mia pelle e la vita riprende a defluire nelle vene. 

«Mi sei mancata.» Mormora suadente, ma non ho il coraggio di rispondere poiché inabisso la testa fra le spalle.

Usciamo dal bagno e intravedo il sorriso a trentadue denti di Serena; le sorrido anch'io mimandole che la contatterò sul cellulare; lei risponde con un okay. 

La pioggia si infrange al suolo e il tintinnio mi fa accapponare la pelle. Mathias butta lo sguardo al cielo e un attimo dopo si sfila la felpa; la poggia sul mio busto e senza chiedere il permesso, mi fa indossare il cappuccio. 

«Si guasterà l'acconciatura.» Dice sorridendo mentre le sua pelle rizza per l'improvvisa raffica di vento. «Dobbiamo andare nel bosco; lì c'è la casa del guardiano. È un amico di famiglia.» Dice avvicinandosi al mio orecchio. «Non lasciarmi la mano.» Si preoccupa. Perché dovrei? Resterai forgiata per decenni nella sua morsa. 

«È una corsa breve. Subito facciamo, non ci bagneremo tanto.» Mathias si lancia fra la pioggia fitta e il mio corpo viene trascinato dal suo.

Emetto un urlo simile al verso di un'oca che sta per affogare. Il bosco dista qualche metro dal locale e la pioggia si staglia sulla sua felpa, la stessa che mi ha avviluppata lui premurosamente. Il suo odore è inconfondibile, tanto che mentre corro l'effluvio si sparge nell'aria. 

Appena varchiamo la soglia del bosco, i fitti olmi ci proteggono dalla pioggia creando una sorta di involucro impenetrabile sebbene alcune gocce penetrano nei rami per poi infrangersi sul terreno limaccioso.

Una piccola casupola in legno, illumina l'oscura boscaglia. Camminiamo, mano nella mano, mentre il suono della pioggia riecheggia sulle foglie. 

«Non lasciarmi che potresti perderti.» Si volta verso di me sorridendo.

«Chi mi assicura che non sto stringendo la mano di uno stupratore?» Domando stuzzicandolo. 

«E chi assicura a me che una volta che entrerò in quella casa non verrò stuprato?» Rintuzza stando al gioco.

Una lucina illumina l'unica stanza della casetta e una volta entrati, il scroscio della pioggia si attenua.

Un lettino fiancheggia la parete in legno e una scrivania, sui cui è poggiata una piccola televisione, è posta di fianco alla porta d'ingresso. A destra è presente una stanza, da cui intravedo un piccolo bagno. L'aria è stantia; sembra che nessuno ci venga da tempo. Mathias si accinge a chiudere una finestra e io unisco le mie braccia in grembo.

«Okay, io resterò qui e tu di fianco al piccolo camino.» Gli ordino e lui blocca la sua camminata alzando le mani. 

«Che senso civico.» Afferma Mathias sarcastico passandosi una mano tra i capelli bagnati. «Ti dispiace se accendo un po' il camino?» Domanda retorico per poi raccattare della legna in un angolo e gettarle nel camino.

I suoi muscoli si flettono e ora, incantata dai suoi movimenti, resto impalata a osservarlo.

«Perché siamo qui?» Domando e di colpo Mathias cessa la sua attività. Sembra che voglia fuggire da qualcosa che scalpita di uscire dalla sua bocca.

«I famosi chiarimenti.» Si esprime solenne di spalle, poi si volta appoggiandosi alla sporgenza creata dal camino.

La pioggia imperversa con maggiore intensità. «Chiedimi tutto quello che vuoi. Io sono qui.» Fa lui ostentando falsa disinvoltura. 

Discosto il cappuccio dal capo e sistemo le ciocche ribelli. Ho milioni di domande da porgli, ma la prima che mi esce è del tutto inaspettata. «Hai dei genitori?» Lui sembra essere spiazzato ma un secondo dopo riprende il suo naturale atteggiamento arrogante.

«Sì, ma sono sempre fuori per lavoro.» Risponde freddo, e nella sua voce compare un filo di odio e disprezzo. 

Ingoio ma la mia bocca è un territorio post apocalittico. Passo all'altra domanda. «Perché non mi hai mai portata a casa tua?»

Perché non ti ha presa sul serio. Risponde la vocina delle coscienza prima di lui. 

Mathias sospira debolmente. «Perché non voglio che i miei sappiano di noi.»

«Perché? Perché non vuoi annunciare Noi al mondo intero?» Domando d'istinto e acuendo il mio tono di voce. Lui si discosta e infrange la regola.

«Perché... Non mi è mai successo una cosa simile.» Tentenna portandosi le mani sui fianchi. 

«Quale cosa?» Incalzo. 

«Di incontrare una ragazza come te.» Risponde come se si fosse liberato di una tormento che lo affliggeva da tempo. La pioggia, nel frattempo, ticchetta più forte sul vetro della finestra. 

«Mi fai impazzire. L'altra volta ti ho detto ciò che provavo, ma tu non hai risposto. Io non riesco a capire.» Continuo aggrottando la fronte. 

Mathias percorre il suo spazio scuotendo la testa. «Nessuno mi capisce. Sono troppo complesso per il mondo.» Fa lui buttandomi uno sguardo d'aiuto.

Il suo grigioverde luccica nonostante la penombra. Riesco a vedere le forma dei suoi muscoli e questa volta sono io ad infrangere la regola. «Sei tu che non vuoi farti capire. Io sto qui per te Mathias, perché mi sono innamorata di...» Ma Mathias, con un guizzo, poggia le mani davanti alla mia bocca.

«Non continuare.» Mormora. «È il mio turno. Però hai infranto la regola.» E allontana la mano dalle mie labbra.

Rimango ad osservarlo e lui mi scruta in profondità. Fremo dalla voglia di dirgli quanto mi è mancato, ma se glielo confessassi proprio in questo momento risulterei fragile ed io non voglio.

Si prende un lungo ed interminabile sospiro. «Durante queste due settimane sono uscito pazzo. Mi mancava la tua voce, quel tuo sguardo ingenuo e le tue labbra. Ti desideravo, desideravo il tuo corpo, la tua pelle, ogni minima parte di te. E ho odiato me stesso perché non ti ho confessato ciò che provo, mentre tu l'hai fatto.» TUM,TUM, TUM. Il cuore batte all'impazzata e un maremoto travolge i miei pensieri. «Non mi sono mai trovato in queste situazioni. Non ho mai detto ad una ragazza quanto sia bella e la relazione più duratura che ho avuto è stata di due giorni, ma con te tutto è diverso. Mi imprimi gioia di vivere. Sento che il mio corpo è calamitato al tuo e vorrei passare ogni singolo giorno della mia vita insieme a te, ma ho paura, perché lì fuori sono tutti contro di me, il mondo intero è contro di me, ed io non voglio essere ferito, ancora. Tu hai illuminato l'oscurità che mi portavo dentro. All'inizio ho respinto i sentimenti che tentavano di invadermi, ma alla fine ho capito che non potevo oppormi. Tu eri una forza troppo grande, perfino per me, perché... Cazzo, sei diventata l'essenziale per me.»

Ogni sua parola riverbera nella mia mente. Tento di parlare, ma la mia bocca è un miscuglio di nervi che tremano.

Come faceva a covare tutto questo dentro? 

Mi poggia una mano dietro la nuca e io mi adagio sul suo palmo. Abolisco all'istante la regola che ho fissato. 

«Mi sei mancato.» Dico in sussurro e perdendomi nei suoi occhi. 

«Tu non sai quanto, Sissy.» Scuote la testa e un attimo dopo si butta sulle mie labbra. Le nostre lingue si trovano e io spunto la patta dei suoi jeans; dopodiché allargo l'elastico dei suoi slip e agguanto il suo sesso. 

«Dio, quanto voglio scoparti.» Grugnisce mordendo il mio collo. Avvampo alle sue parole spinte.

«Hai messo il profumo che tanto mi piace.» Sibila, poi sfila la mia maglia e un attimo dopo il mio reggiseno.

Il desiderio sessuale mi fa distogliere l'attenzione dalla realtà. Ho voglia di sentirlo dentro di me, di assaporare le sue labbra e succhiare la sua pelle. 

«Non scappare mai più.» Lo prego. Mathias comincia a mordicchiare i miei capezzoli per poi circondare le sua braccia intorno al mio busto e appoggiarmi delicatamente sull'unico lettino presente nella stanza. 

«Non scapperò più.» Giura sfilando il mio pantalone, poi lo slip. 

«Ti amo.» Mormoro ma la mia voce si strozza in gola poiché Mathias ha appena cominciato a leccare il mio sesso.

Gemo e lui mordicchia il mio clitoride. Ha la testa fra le mia gambe: con una mano accarezza i miei capezzoli facendoli inturgidire e con l'altra si fa spazio nel mio sesso. Urlo di piacere mentre lui continua a farmi godere. 

«Giurami... Ti prego. Giurami che non mi abbandonerai mai più.» Miagolo.

«Non fin quando ci sarai tu.» Le sue dita scivolano ed entrano dal mio sesso.

«Stai quasi per venire, vero?» Mi domanda e la sua voce diviene ovattata. Gemo e avverto l'appagante ondata di piacere divampare nel mio corpo e mi lascio andare ad uno degli orgasmi più bella della mia vita. 

«Cazzo, mi fai eccitare troppo.» Ansimo e arrossisco allo stesso tempo.«Il tuo corpo è troppo peccaminoso.» Mathias si tira su levandosi la t-shirt e rimanendo a petto nudo. 

«Che dici di fare il cambio?» Domando malizioso ed io ubbidisco.

Si distende sul letto levandosi jeans e slip. La sua erezione compare prorompente davanti ai miei occhi e non perdo un solo minuto ad accogliere il suo membro nella mia bocca.

Alzo e basso il collo e lui grugnisce più forte; quindi lecco il glande dolcemente con la punta della lingua e Mathias gode irrigidendosi. Alle nostre spalle il crepitio della pioggia si fa sempre più acuto. 

Ondeggio sul suo membro e Mathias mi raccoglie i capelli. «La pratica ti miglir-» Mi si interrompe e grugnisce.«Sei una vera professionista, o... ora-» Aumento l'intensità e il suo pene scivola lesto sulla mia lingua. 

«Oh Gesù...» Provocargli piacere mi soddisfa e continuo imperterrita il mio lavoro.

«Sto per venir...»Mi avvisa e un secondo dopo il liquido seminale si cosparge sulla mia bocca. Ingoio e noto che il suo petto va su e giù.

«Siamo bagnati al punto giusto.» Esclama. «E siamo anche due pervertiti, non credi?» Domanda divertito facendomi capovolgere sotto di lui.

Io arrossisco e lui ride di gran gusto. «La solita santarellina.» Dice annoiato strabuzzando gli occhi. 

«Tu sei pervertito.» Dico contrariata. 

«Io?» Si indica poggiando un dito sul suo petto umido. Su entrambi i nostri corpi delle gocce di sudore sfrecciano libere. «Ti ricordo che, poco fa, stavi facendo acrobazie con la bocca.» Dice ridanciano. 

«Cretino.» Gli assesto una sberla sul braccio e lui punta lo sguardo sul punto in cui l'ho colpito. 

«Per ciò che hai fatto dovrai godere ancora di più.» Si porta una mano sul suo pene e lo indirizza verso il mio sesso.

In pochi minuti è dentro di me e comincia ad oscillare su e giù affondando le sue mani nel materasso.

Ansimo e Mathias esce ed entra dentro di me più veemente. Schiudo le labbra e gemo quando penetra ancora più infondo. 

«Non fermarti...» Miagolo avvinghiandomi alle lenzuola. Lui si avvicina mordicchiando il mio labbro inferiore.

Le mie papille gustative mi avvertono del sapore acre del sangue, ma sono completamente distratta da suoi caldi baci sul collo.

I nostri corpi producono un rumore intenso e il sudore fa sì che lui scivoli dentro di me con più facilità. Mi è mancato troppo. Non voglio che se ne vada, voglio che resti al mio fianco.

Mi costringe ad alzarmi e con le sue dita abili pizzica i miei capezzoli. Siamo entrambi seduti e ora sono io ad oscillare sul suo membro. Lo sento andare in ritirata per poi affondare dentro. 

Decido di gettarmi fra le sua labbra e lui comincia a baciarmi. Inizia con l'incavatura del collo, poi mordicchia i lobi delle orecchie e il piacere fa irrigidire la mia schiena.

Serro le palpebre lasciando andare il collo all'indietro. Lui succhia la mia pelle e il rumore delle sue labbra è pura sinfonia.

Avverto l'adrenalina assuefacente di un altro orgasmo, e nello esatto momento in cui mi lascio andare, anche Mathias grugnisce producendo un verso roco; dopodiché si precipita a stampami un bacio sulle labbra per poi distendersi al mio fianco.

«La prossima volta infrangiamo il record.»

«Cioè?» Domando svuotata dentro. 

«Tre orgasmi.» E ridiamo insieme abbracciati mentre la casetta ci ripara dal ticchettio sconnesso della pioggia.

Siamo soli in mezzo al nulla, ma resterei per l'eternità in qualsiasi luogo, l'importante che lui sia al mio fianco.

«Ti amo.» Mi sussurra prendendomi alla sprovvista. Faccio solcare un enorme sorriso sulle mie labbra prima di risponderlo.

«Anch'io.»

[SPAZIO AUTRICE]

Solo ora mi rendo conto... Ma quanto diavolo ho scritto? Va be', detto questo volevo augurare un felice San Valentino a tutte le ragazze che non sono fidanzate, e anche se questo San Valentino lo passerete da single, vi ho fatto un regalo, seppur piccolo. Ho postato un capitolo di quasi 5000 parole hahahaah. 😊😊😘

Cosa ne pensate di questo capitolo? È avvenuta una riunione delle coppie. Sofia e Mathias e Serena e Max. Voglio MILIONI di commenti e maree di cuori. ❤️❤️❤️

Vi aspetto più calorose che mai al prossimo aggiornamento e non demoralizzatevi, prima o poi la vita sorriderà a tutti. 😘😘

-LaVoceNarrante 💙

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