Chapter 21


Mi ha tenuto la mano per un effimero secondo anche se per la mia mente è passata un'eternità, e quel frangente è bastato al mio cuore per ribadire la giusta decisione da lui presa.

Una volta sgattaiolati nei pressi del pick up di Raoul, Mathias si è piazzato dietro e mi ha intimato di sedermi al lato passeggero; e proprio in questo momento, Raoul, con la sua fronte madida di sudore, mette in moto la sua auto mentre Mathias mi ordina di trovare dei fazzoletti nel cassettone davanti a me.

«Dovrebbero esserci.» Dice Raoul ingranando la marcia e affondando il piede nell'acceleratore.

«Bisogna portalo in ospedale.» Annuncio avvolta dal panico.

«Ha subito due colpi. Nulla di preoccupante.» Soggiunge Mathias disinvolto; schiaffeggia Lucas cercando di mantenerlo cosciente, ma lui delira bofonchiando versi intraducibili.

Non oso voltarmi, poiché so che il mio stomaco non riuscirà a trattenersi alla visione del volto deturpato di Lucas.

«Mia madre è chirurga. Lo rimetterà in sesto .» Afferma Raoul voltandosi preoccupato verso Lucas.

Trovo il pacchetto di fazzoletti e timorosa, ma soprattutto con una mano barricata davanti agli occhi, lo passo a Mathias; lui lo afferra e impavido, comincia a ripulire il volto tumefatto di Lucas.

Sono tentata dal girarmi e lentamente tolgo la mano davanti alla mia visuale: i capelli ondulati di Lucas sono inzuppati di sangue carminio e il suo naso è gonfio quanto una mongolfiera.

Mi rivolto di scatto prima di constatare che i suoi occhi sono semi chiusi e le sue iridi tendono a rivoltarsi all'insù.

E se morisse? Un brivido incontrollato calpesta la mia schiena inducendo il mio corpo ad un spasmo.

«Non preoccuparti. Questo qui ha la pelle dura.» Mathias sembra avermi letta nel pensiero. Le sue parole mi rassicurano, ma non sortiscono lo stesso effetto su Raoul.

«Lo spero.» Sibila l'amico in un soffio. Si fa beffa dei limiti di velocità come dei semafori e sfreccia in direzione della sua abitazione.

Arriviamo in pochi minuti e gli pneumatici sfregano l'erbetta potata.

Raoul è il primo a scendere e comincia a berciare facendo il nome della mamma. Io, con le mani tremanti, tento di scendere e Mathias fa lo stesso, ma trascinando Lucas per le braccia.

L'abitazione di Raoul è in penombra, e i raggi lunari illuminano parzialmente l'ingresso, ma d'improvviso l'atrio si illumina di una luce giallognola e la porta si spalanca.

Una donna dai folti capelli ricci e in vestaglia di seta verde appare dalla soglia.

Stringe la cinta della sua veste in vita, per poi pigiare il pulsante per l'illuminazione esterna. Le occorrono circa due secondi per rendersi conto che il volto di Lucas è invaso dal sangue, e al terzo si appronta a calpestare il prato.

«Raoul, cos'è successo?» Domanda controllando con le sue mani esperte le ferite riportate da Lucas; il sangue ha oscurata ogni parte della sua pelle. «Portatelo dentro, alla svelta.» Continua severa sistemandosi una ciocca riccia che le ostruiva la visuale.

Mi scruta per un secondo e noto che la sua pelle è bianca a differenza di quella del figlio. Mathias avvinghia il busto di Lucas e Raoul si occupa delle gambe; insieme lo trasportano sin dentro casa dove la madre di Raoul spalanca la porta per facilitare il passaggio.

Li seguo immediatamente.

La reattività della mamma di Raoul alle emergenze è impressionante; in un baleno discosta tutti i gingilli che erano poggiati sul tavolo per poi togliere anche la tovaglia.

Apre il rubinetto mentre fa segno a Mathias e Raoul di poggiare Lucas sul tavolo appena sgombero.

«Raoul, vai in bagno e portami la borsetta del pronto soccorso.» Raoul ubbidisce sfrecciando. «Mathias prendimi i guanti nel secondo cassetto, lì.» E Mathias, stranamente, accontenta la sua richiesta; le inforca anche i guanti e Raoul è di ritorno con una valigetta turchese effigiata da una vistosa croce bianca.

Lucas farnetica emettendo dei lamenti. «Okay, ora lo dovete tenere fermo, mentre io suturo le sue ferite. Come ti chiami?» Mi interroga e io sobbalzo. «S-Sofia.»

«Okay, Sofia, prendimi dell'antisettico da quella borsetta.» Senza perdere un solo secondo mi accingo a raccattare l'occorrente richiesto dalla mamma di Raoul. «Okay, grazie. Io sono Giorgia. Mi dispiace averti conosciuta in queste circostanze.» Dice febbrile rivolgendo un'occhiata fulminante a Raoul, che calo lo sguardo ed esercita pressione sul corpo di Lucas.

«Non si preoccupi.» Le do il disinfettante.

«Al mio tre, il vostro amico si dimenerà, voi dovete riuscire e tenerlo fermo. Ci siete?» Chiede conferma a Mathias e a Raoul e loro annuiscono sicuri.

«Okay. Uno, due e tre.» Giorgia, lesta, versa dell'antisettico su dell'ovatta per poi disinfettare la ferita sulla palpebra destra.

Come previsto, Lucas si risveglia e urla dimenandosi. Mathias e Raoul riescono a tenerlo fermo e Giorgia continua il suo lavoro meticolosamente.

«Ago.» Mi ordina e ubbidisco senza obiezioni.

La palpebra di Lucas pende sull'occhio e un coniato di vomito bussa alla mia gola; lo reprimo mentre Giorgia affonda l'ago nella pelle e sutura la ferita.

Lucas sbraita e della saliva gli fuoriesce dalla bocca. Una morsa attanaglia il mio stomaco e l'idea che tutto ciò sia accaduto per le mie decisioni si fa sempre più vivida nella mia mente.

Se non avessi litigato non Serena, forse lei in questo momento sarebbe a ballare con Max, ma d'altro canto non avrei avuto modo di incontrare Mathias nel bagno e questo sì che mi sarebbe dispiaciuto.

Hai lasciato Alberto senza proferire parola. Hai soltanto afferrato la mano di Mathias e sei scappata via. Sono indignata dal tuo comportamento. La vocina coscienziosa si fa viva offesa e imbronciata.

Ma ho deciso lui, Mathias e me ne sono infischiata della mia ragione. Più lo osservo e fervida è la convinzione che un giorno trascorso senza emozioni provocate dal grigioverde è un giorno sprecato.

Lucas digrigna i denti sbattendo la sua testa a destra e manca e rendendo il lavoro di Giorgia sempre più arduo. «Sofia, mantieni la sua testa.» Mi rimbecca Giorgia. Il terrore mi inghiottisce e spalanco le orbite terrorizzata all'idea di toccare il sangue.

«Forza! Non avere paura, è solo un po' di sangue. C'è sangue anche nel tuo di corpo.» Giorgia tenta di smuovermi, ma la mia fobia si frappone impedendomi di muovermi.

Lucas, d'improvviso cessa di dimenarsi e comincio a pensare al peggio.

«È svenuto per il dolore. Bene, potete anche lasciare la presa. Suturerò le ferite velocemente.» Mi lascio andare in un sospiro di sollievo mentre mi precipito a recarmi verso la porta d'uscita, le mani in volto e l'anima dilaniata.

Mi domando quando finiranno di capitarmi solo situazioni strazianti.

Sono più che sicura che la mia psiche appenderà le scarpette al chiodo e dichiarerà bandiera bianca molto presto.

Butto lo sguardo verso il cielo fulgido di brillanti stelle e di un bluastro scuro tendente al nero.

La luna sprigiona la sua maestria piazzandosi defilata mentre il verso roco di una civetta aleggia nell'aria.

Sento il rumore di una clipper e quando mi volto la bocca di Mathias mantiene di sbieco una sigaretta fumante.

Ha lo sguardo appagato e mi osserva appoggiando un piede sulla staccionata bianca che circonda il cortile attiguo all'ingresso. «Sei coraggiosa.» Dice sarcastico soffiando via del fumo dalla sua bocca.

Mi trattengo nel rispondere sebbene fremo dalla voglia di parlare. «Ho sempre avuto la fobia del sangue.» Ribatto difensiva e facendo congiungere le mie braccia.

Ora un sottile venticello struscia rasente al suolo. Sono confusa. Mi ha implorata di fuggire via con lui e adesso si diverte a prendermi in giro?

Mathias scuote la testa dandosi una spinta con la gamba che poco fa era poggiata sulla staccionata. Si avvicina tirando avido della nicotina.

TUM-TUM-TUM, il radar del mio cuore segnala un nemico in avvicinamento.

Nemico?, per la nostra cara Sofia è altro: il suo azzardo.

«Ci hanno interrotto nel vivo dell'azione.» Dice e la mia mente rivà all'esatto momento in cui le sue dita erano dentro di me.

La sua voce calda, mi fa rabbrividire e vorrei muovermi ma sono irrigidita. Perché mi ha teso la mano? Per quale contorto motivo?

Distolgo lo sguardo cercando un punto in cui sedermi, ma Mathias alza il mio mento costringendomi a guardarlo dritto negli occhi.

Perderei ore ed ore a descrivere cosa quel grigioverde oscuro (a causa del riflesso della luna) riesce a provocarmi, ma vengo distretto da un improvviso affondo di Mathias sulle mie labbra.

Diglielo. Domandagli perché ti ha afferrato la mano.

Mi discosto di qualche centimetro guardandolo. Il suo zigomo ha smesso di sanguinare e la sua camicia è cincischiata. «Posso farti una domanda?» Chiedo con un filo sottile di voce.

Lui mi scruta investigativo. «A me non piacciono molto le domande.»

«Perché hai afferrato la mia mano?» Non sono riuscita a placare la curiosità e Mathias si ritrae sfoggiando un sorriso beffardo. «Non dirmi che...» Ma non conclude la frase iniziando a scuotere la testa.

Voleva intendere che mi sono illusa? È questo quello che aveva intenzione di dirmi?

Quella stretta di mano non ha significato nulla per lui, e allora cos'è stato? Un semplice contatto tra due esseri fatti di carne?

Osservo ogni suo movimento tesa, mentre avverto un dolore farsi spazio dai piedi. Maledetti tacchi!

«Perché?» Mi domanda; assumo un'aria cogitabonda.

«Perché cosa?» Rintuzzo.

«Perché sogni?» Continua lui distaccato. I miei pensieri sono un nodo inscindibile e il mio stomaco un groviglio di magma. «Ti avevo già detto che non ero il ragazzo adatto per te.»

Un colpo letale e poco dopo sento il mio cuore sbriciolarsi e dissolversi nel vento. Nulla è cambiato dall'ultima volta, dal nostro primo litigo, quando mi sono risvegliata nel letto di Raoul.

Hai seguito il tuo istinto fidandoti della tentazione, ma hai fatto il tuo più grosso sbaglio.

«Allora perché la mano, non fai altro che confondermi. Io credo che...» Mi blocco.

«Credi che...» Mi invita a continuare lui.

«Che... Avessi scelto me come ho fatto io.» Ma lui si ritrae infastidito come se la mia ultima frase gli avesse riportato alla luce una verità nascosta da tempo e che lui si rifiuta di accettare.

I suoi occhi ridiventano seri, quasi torvi. «Ho sbagliato, non dovevo. Sapevo che avresti frainteso.» Ho frainteso? Questo ho fatto ma questa volta ho lasciato Alberto per scappate con lui.

«Però l'hai fatto.» Cerco di trovare un lato positivo del suo gesto, ma la sua espressione contratta non permette al mio positivismo di fuoriuscire dalla mente. È volubile e ogniqualvolta spero in suo cambiamento rimango delusa.

Sei una qualunque.

«L'ho fatto per un semplice motivo.» La sua voce è asettica, priva di umanità.

Rimango con il fiato sospeso e il cuore che si ferma per un secondo. Ho timore di intimarlo a proseguire, ma devo...Bramo dal desiderio di scoprirlo. «Per quale motivo?» La voce è afflitta.

«Perché i ricchi non mi sono mai piaciuti.» L'impercettibile sguardo umano mi scruta solenne e arrogante.

Mi prendo del tempo per rispondere; ci provo, ma fallisco miseramente. Le corde vocali hanno indetto uno sciopero. I pensieri sono esalati come il fumo della sigaretta che brandisce lui nella sua mano.

Non ero altro che un oggetto conteso nella sua disputa personale con Alberto. Il cuore ha già deciso... La direzione sbagliata!

«Quindi... Era una sfida con Alberto?» Un groppo mi si forma alla gola e lotto contro le ghiandole lacrimali, ma la mia vista diventa ugualmente sfocata.

Ho abbandonato Alberto e ora dovrò pagarne le conseguenze. La mia vita è costellata da intuizioni errate e l'ultima è stata una smacco per la mia psiche.

«Sì.» Conferma lui portandosi la sigarette sulle labbra. Se resterò impalata a guardarlo ancora scoppierei in un fiume di lacrime, e non voglio apparire debole davanti a lui.

«Sono s-soltanto uno spasso tempo per te? Poi dopo aver appagato i tuoi desideri, vai con quella sguattera bionda.» Acuisco il tono di voce gesticolando. «Sapevi che non l'avevo mai fatto e te ne sei fregato. Sei un'egoista che pensa solo a se stesso e meriti di rimanere solo.» Sbraito avvicinandomi a lui, ma Mathias sembra non impensierirsi. È posato e osserva la mia sfuriata.

«Sei bravo con le parole, sono io che sono una stupida a crederti. E sai cosa ti dico, tu messo a confronto con Alberto non vali nulla.» Mi sfogo privandomi momentaneamente della razionalità.

Gli infliggo un colpo con l'uso delle parole e il confronto con Alberto l'ha mosso. Prende la sigarette fra le dita e mi rimira attento. «Ma non farmi ridere che quel "coso" ti suscita il nulla.»

«Lui mi ha resa felice, tu invece non fai altro che ferirmi provandoci gusto. Sei un ragazzo privo di sentimenti» Sbotto inferocita per poi voltarmi. Sono al culmine della sopportazione.

Mathias rimane in silenzio alle mie spalle.

Le lacrime scendono lentamente dal mio viso, sino a sgorgare in quantità. Percorro l'ultimo scorcio della stradina in ghiaia e mi precipito ad allontanarmi dalla abitazione di Raoul, senza salutare sua madre.

Lui fa uscire fuori tutti i tuoi lati negativi, Sofia. Tenta di riappacificarti con Alberto e spiegagli che è stato soltanto uno sbaglio. Tutti possono cadere in tentazione. Insiste la vocina coscienziosa.

«Sofiaaa! Sofiaaa!» È la voce doppia di Raoul che mi chiama a sé. Non voglio voltarmi, poiché lui mi vedrebbe in lacrime, ma lo faccio e osservo Raoul raggiungere Mathias a passo veloce. «Sempre il solito stronzo.» Rivolge un'occhiataccia a Mathias, ma lui infilza le sue mani nelle tasche e si precipita a varcare la soglia d'ingresso.

Ero rapita dal suo sguardo e non ho avuto la lucidità per pensare che Mathias è un ragazzo senza cuore, che non prova sentimenti, inumano. Ma stupidamente le sue parole mi hanno distrutta.

Tiro su col naso mentre Raoul in una breve corsa, mi raggiunge; dopodiché poggia entrambe le mani sulla mie spalle e mi chiede cos'è successo; il singhiozzo mi impedisce di rispondergli.

«Okay. Forse dovrei accompagnarti a casa. Quando la smetterai di inseguirlo? Lui è così, non si fa invadere dai sentimenti. Ora te lo dico da vero amico: dimenticalo.»
Le sue iridi scure mi scrutano e intravedo un fondo di verità in quello che dice.

Dimenticarlo? Sarebbe impossibile, ormai il colore dei suoi occhi è forgiato nel mio cuore e anni di intemperie non riuscirebbero a staccarlo. Ignorarlo? Forse potrei riuscirci ma sarebbe un'impresa piuttosto ardua.

Cuore e mente duellano in uno scontro infinito, in un valzer di colpi fiammanti; il cuore sembra essere in vantaggio, ma immediatamente la mente lo raggiunge distaccandolo.

Rifiuto di accettare l'idea che lo stuzzicavo solo perché Alberto non gli andava a genio.

Tristemente illusa e con il trucco che si scioglie all'aumento delle lacrime, accetto l'offerta di Raoul e mi incammino verso la sua auto.

Durante il tragitto me ne resto in silenzio e solo quando Raoul si ferma nei pressi del mio portone lo saluto flebile; lui fa lo stesso per poi ripartire e scomparire tra il buio della notte.

Aspetto che l'ascensore salga e quindi mi precipito ad inserire la chiave nella serratura.

Appena entro - viso scavato e passo pencolante -  la mamma ha il cordless all'orecchio.

Spalanca le orbite e sento ovattata una vocina che parla. «Verrò tra poco.» La sua voce è smorta e il suo colorito pallido come una luna piena.

«Cos'è successo?» È la prima domanda spontanea che mi esce dalla bocca ed è fiacca.

La mamma abbassa il capo per poi guardarmi intensamente. «Era zia Alessandra... Mi ha appena informato che hanno portato la nonna in pronto soccorso, ha subito un arresto cardiaco.» Ci osserviamo incredule come se la notizia fosse falsa. 

La mia mente è stanca di connettere e di istinto mi tuffo nelle braccia di mia madre. E un po' per la nonna e un po' per Mathias verso lacrime ininterrottamente.

[SPAZIO AUTRICE]

Ragazze fatemi sapere nei commenti se questo capitolo vi è piaciuto. 😊😊

Ringrazio tutte le ragazze che hanno appena iniziato a leggere la storia, ma soprattutto a tutte coloro che la sostengono capitolo dopo capitolo. Thank you.

È inutile sottolineare che vi aspetto più calorose che mai al prossimo capitolo.😘

Mathias è un stronzo.

-LaVoceNarrante💙

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