Il Grande Gioco
[1 Aprile]
Scusate per il ritardo nell'aggiornamento. Ho avuto bisogno di un paio di giorni per digerire quello che è successo.
Iniziò, come tutte le cose, con un Big Bang. Apparentemente c'era stata una perdita di gas nell'appartemento dall'altra parte della strada. Ovviamente, vivendo con Sherlock, ho imparato quando insignificante sia la parola "apparentemente".
La polizia ha infatti scoperto che l'appartamente era stato riempito di esplosivi. L'unica cosa che trovarono fu una scatola. Dentro la quale c'era una busta. E dentro la busta vi era niente di meno che un cellulare rosa acceso.
I regolari lettori del mio blog ricorderanno il caso che ho chiamato Uno Studio in Rosa. Inutile dire che sorprese tutti.
Riguardo la frase "i regolari lettori del mio blog". Mi sto divertendo a scrivere quello che mi succede. Aiuta, certo, lo scoprire che metà Scotland Yard legge il mio blog. Ma questa è un'altra storia!
Dunque, accendemmo il telefono e trovammo un messaggio.
Beep. Beep. Beep. Beep. Beep.
5 Beeps o pips. Sherlock capì immediamente che si trattava di un avvertimento. Parlò di alcune società che solevano mandare cinque semi d'arancia alle persone come minaccia. C'era anche una foto di un appartemento vuoto che Sherlock riconobbe. Era al piano di sotto. Il 221C di Baker Street! Corremmo là e trovammo un paio di scarpe da ginnastica.
E lì il telefono rosa squillò. Era una donna. Piangeva. Scoprimmo che chiunque fosse l'autore di tutto quello, avevo rapito la donna e l'aveva rivestita di esplosivi. Se non avesse detto esattamente quello che le veniva ordinato di dire... Sherlock, ovviamente, fu immediatamente coivolto nell'avventura. Non ha pensato nemmeno per un secondo che quella donna, da qualche parte, stesse affrontando l'Inferno. La donna al telefono ci disse che avevo dodici ore per risolvere il primo problema.
Ci recammo alla Barts per esamire le scarpe. Io, ovviamente, non avevo idea che la risposta era nella domanda stessa. Ci incontrammo con Molly Hooper che ci presentò il suo ragazzo, Jim. Apparentemente lavorava nel reparto informatico. Ecco la parola "apparentemente" di nuovo. Oh e ho appena letto come si sono incontrati per la prima volta.
Comunque, Jim se ne andò e Sherlock disse a Molly che quel tipo era gay. Come sempre, non gli è importanto nulla del fatto che magari, sapete, non era proprio quello che voleva sentire!
Dunque, tornando alle scarpe. Ovviamente Sherlock ha voluto che mi umiliassi e provassi ad esamire da solo le scarpe, sbagliando ogni cosa. Mi disse che avevano vent'anni e che il polline su di esse tradivano la provenienza dal Sussex. Poi, si ricordó di un nome - Carl Powers, un ragazzino che era morto quando Sherlock era ancora un bambino. Tutti credettero che si fosse trattato di un incidente in piscina, ma Sherlock era rimasto confuso dalla scomparsa delle scarpe da ginnastica. Adesso sono ritornate vent'anni dopo indirizzate a lui. Sherlock scoprí delle tracce di Cloridium Botulinim sulle scarpe e concluse che Carl doveva essere stato ucciso - il veleno era stato mischiato con la medicina per l'eczema di Carl. Sherlock doveva far sapere all'assassino che aveva risolto il caso, cosí scrisse un post sul suo sito. So che alcuni di voi sono rimasti confusi dai bizzarri post dei giorni scorsi.
La donna in lacrime chiamó di nuovo e a quel punto sembrava autorizzata a dirci dove si trovava. La polizia la trovó e sembrava stare bene. Sherlock mi fece incazzare, peró. Descrisse tutta la situazione come "elegante". Chiesi cosa intendesse e mi rispose "Non posso essere l'unico annoiato al mondo". Ovviamente, il killer lo stava mirando direttamente e lui lo adorava.
Beep. Beep. Beep. Beep.
Un altro messaggio. Un'altra foto. Stavolta si trattava di una macchina sportiva abbandonata. Il telefono squilló. Era un uomo, spaventato tanto quanto la donna prima di lui. Ci disse che avevamo otto ore. –––––--–– di Scotlando Yard rintracció l'auto e Sherlock la esaminó. Era stata noleggiata in una compagnia chiamata "Janus Cars" da un uomo chiamato ––––––––––– - un uomo che era stato dichiarato scomparso. Questo caso era piuttosto a senso unico secondo Sherlock. Solo una chiacchierata con la moglie dell'uomo e una visita veloce alla "Janus Cars" e tutto fu chiaro. Era una semplice truffa assicurativa. Di nuovo, postó la soluzione sul suo blog. L'uomo imbottito di esplosivo fu rintracciato e liberato. Venne fuori che si trovava nel centro di Londra. Dio, se Sherlock avesse sbagliato... Ma d'altro canto, come dicevo, lui si stava divertendo. Lui e il misterioso killer stavano giovando. Io, la signora Hudson, le persone con gli esplosivi, chiunque altro, eravamo solo pedine. Pensai ad un nome che avevamo già sentito un paio di volte - Moriarty. Poteva essere lui? Quando glielo menzionai, gli occhi di Sherlock si illuminarono.
Beep. Beep. Beep.
Un altro messaggio. Una terza foto. Stavolta io riconobbi chi fosse mentre Sherlock non aveva la minima idea di chi potesse essere. È carino essere quello sveglio ogni tanto. La foto era della da poco deceduta Connie Prince. A quanto sembrava, era morta per un'infezione da tetano ma ovviamente il nostro killer era di tutt'altro avviso. Di nuovo, ricevemmo una telefonata. Stavolta era una donna anziana - ed era cieca. Chi mai lo farebbe? Chi mai potrebbe concepire una cosa del genere? Andai ad interrogare il fratello di Connie, Kenny. Sherlock navigó su qualche forum su internet e, con il suo solito tatto e diplomazia, trovó risposto attraverso questi. Insieme, capimmo che la morte di Connie non era causata dal tetano, ma da un veleno - il loro domestico, –––––, l'aveva avvelenata con un'overdose da Botox! Poteva anche essere divertente la situazione, se non fosse stato per quello che successe dopo. Sherlock postó un messaggio sul suo blog e, come sempre, la donna anziana richiamó. Ma commise un errore. Inzió a parlare dell'uomo che l'aveva legata e... La fece saltare in aria.
Viveva in un blocco di appartamenti. A Glasgow. Dodici persone morte.
Non riesco ancora a metabolizzare la cosa. Questo gioco tra Sherlock e la sua... Nemesi? È la parola corretta? Dodici persone innocenti sono morte a causa di questo. Mi arrabbiai cosí tanto con Sherlock quella mattina. Non gli importava. Lo ammise. Semplicemente non gli importava. Come dice lui, preoccuparsi non avrebbe salvato nessuno. Gli chiesi se lo trovava semplice essere cosí distaccato e rispose di sí. Era cosí semplice. Forse Sally Donovan ha ragione. Forse è davvero un pazzo.
Beep. Beep.
Un'altra foto. Stavolta del Tamigi. Sherlock chiamó Scotland Yard e lo informarono di un cadavere che era stato ripescato dal fiume. Ci dirigemmo lí e in pochi minuti Sherlock capí che era un addetto alla sicurezza e che era probabilmente collegato ad un quadro che era andato perso e che recentemente era tornato alla luce ed esposto alla galleria di Hickman. Oh, e caoí anche che il quadro era un falso. Potrei spiegare come fece, ma è uno di quei casi in cui "dovevi essere lí e basta". In piú, spiegó cosa aveva ucciso l'addetto alla sicurezza. Dico "cosa", ma sarebbe piú corretto dire "chi". Ma, avendo visto quest'uomo, "cosa" è una definizione migliore. Era un assassino conosciuto come "Il Golem". Uccideva persone spremendo l'aria dai loro corpi a mani nude! Il perché avesse preso di mira una semplice guardia era ancora un mistero, cosí andai verso casa sua e scoprii un messaggio vocale da una certa Professoressa ––––––. L'aveva chiamata in risposta ad una sua scoperta che qualcosa da qualche parte era sbagliata. L'altro indizio era che l'uomo era appassionato di astronomia. Sherlock comprese che il Golem doveva aver ucciso la guardia perché quest'ultima aveva capito che il quadro era un falso. Giungemmo alla conclusione che la Professoressa –––––– lavorava in un planetario e ci dirigemmo là in fretta.
Ma arrivammo tardi. Il Golem era lì e l'aveva già uccisa. In seguito, attaccò Sherlock. Non l'avevo mai visto spaventato prima di quel momento. Riguardo a me, ero terrorizzato! Ho visto cose orribili in Afghanistan. Ma questa cosa era a stento umana. Era un vero e proprio mostro! In qualche modo riuscii a salvare Sherlock (colpendolo il Golem con il calcio della mia pistola - non ho mai detto di essere discreto) ma la creatura riuscì a scappare.
Tornammo alla galleria e Sherlock affrontò la curatrice. Lei negò tutto - insistendo sulla veridicità del quadro - e non sembrava che potessimo fare molto altro.
A quel punto il telefono squillò nuovamente.
Era un bambino.
Il piccolo iniziò un conto alla rovescia da dieci. Sherlock urlò al telefono che sapeva che il dipinto fosse un falso, ma il killer voleva una prova. Sherlock fissò il quadro, mentre il bambino continuava comtare i secondi che lo sepravano dalla sua morte. Alla fine, all'ultimo secondo, Sherlock riuscì a risolvere l'enigma. Capì perché una guardia lo aveva capito e perché questa avesse contatto un planetario. C'era una supernova nel dipinto che non è apparsa nei nostri cieli prima del 1858. Perciò il quadro non poteva essere stato dipinto da un artista nel 1640. Il bambino smise di contare.
La curatrice della mostra ammise che il quadro era un falso e che era stata lei ad arrangiare il tutto. Si era messa in contatto con vari uomini che sembravano lavorare tutti per un solo individuo. Esattamente lui. Moriarty.
Tornati nell'appartamento, aspettammo la prossima telefonata. Non sembrava però che il pericolo fosse imminente, così decisi di andare dalla mia ragazza, Sarah.
Avevo appena lasciato l'appartamento quando un taxi si accostò vicono a me, chiedendomi se mi servisse un passaggio. Risposi di no, che avrei preso la Metro. A quel punto, mi disse che non me lo stava chiedendo e notai che mi puntava una pistola contro, così salii sul taxi.
Devevano avermi messo fuori gioco, perché la prima cosa che ricordo è stato svegliarmi con l'odore di cloro nelle narici. Ero in un centro sportivo, vicino ad una piscina. E stavo indossando una bomba. Potevo sentirla sotto il pesante giacchetto che mi avevano messo addosso. Una voce risuonò nelle mie orecchie e mi accorsi di star indossando una specie di auricolare. Disse che sapevo già cosa fare, che avrei dovuto ripetere tutto parola per parola o non avrei mai più aggiornato il mio blog.
Mi costrinse a camminare fino alla piscina, dove scoprii che Sherlock era là ad aspettarmi. La voce nel mio orecchio, che credevo di riconoscere, mi disse di dire delle cose - che, notai, facevano sembrare che ci fossi io dietro a tutto questo. Che io, John Watson, fossi Moriarty. Vidi lo sguardo di Sherlock - un lampo, non di rabbia, ma di dolore. Per un secondo, apparve come un piccolo bambino abbandonato. Mi sarei dovuto sentire oltreggiato nel sapere che aveva dubitato di me anche solo per un secondo, ma, ad essere sinceri, è stata una reazione molto umana da parte sua. Alla fine crede davvero alla nostra amicizia. Dopo tutto, nonostante lo neghi, gĺi importa. Poi notò gli esplosivi che avevo addosso e capì cosa stava accadendo.
E il quel momento, entrò in scena Moriarty. Era Jim. Il fidanzato di Molly che lavorava nel reparto informatico al Barts. Anche quel piccolo incontro faceva parte del gioco. I due uomini parlarono, entrambi compiaciuti di essere finalmente faccia a faccia. Di nuovo, mi sentii come una pedina nel loro gioco. Specie quando il laser di un mirino puntò al mio petto. Solo una mossa sbagliata e qualche sconosciuto nell'ombra avrebbe sparato agli esplosivi. Li guardai mentre parlavano. Jim era il completo opposto di Sherlock, ma allo stesso tempo sembravano molto simili. Lui era un consulente criminale. Le persone si rivolgevano a lui e lui procurava loro quello che desideravano. E mentre loro conversavano, io stavo là in piedi con addosso abbastanza esplosivo da ucciderci tutti. Sembravo essere l'unico preoccupato della cosa.
Improvvisamente, saltai alle spalle di Moriarty. Sapevo che il suo uomo (il suo John Watson?) non lo avrebbe ucciso. Ma il laser si spostò semplicemente sulla testa di Shelock e dovetti lasciarlo andare. Per un secondo, mi chiesi se Sherlock avrebbe fatto lo stesso per me dopo tutto l'unica cosa che mi semrava certa in quel momento era che sarei morto.
Anche se poi non accadde perché Moriarty cambiò idea. Disse che un giorno avrebbe comunque ucciso Sherlock, ma che, per il momento, ci avrebbe lasciato andare. Era davvero solo un gioco per lui. Se ne andò e Sherlock mi tolse gli esplosivi di dosso. Stavamo riprendendo fiato quando moltissimo di quei laser apparvero su di noi. Moriarty era tornato e aveva cambiato idea un'altra volta!!! Alla fine saremmo morti davvero. Sherlock puntò quandi la pistola agli esplosivi adesso a terra. Se dovevano morire, Moriarty sarebbe venuto con noi.
Trattenni il fiato per quelli che parvero mesi. Non avevo idea di quello che quei due avevano in mente di fare. Moriarty chiaramente non provava alcuna emozione umana e Sherlock disse che non gli importava. Quindi era davvero la fine? Stavo davvero per morire? In un centro sportivo?
Proprio in quel momento, il cellulare di Moriarty suonò. Rispose alla chiamata e fece ritirare i suoi cecchini. Ci lasciò in vita. E, quando finalmente espirai, lasciò la piscina.
E questo è come io e Sherlock Holmes sopravvivemmo un giorno in più.
16 Commenti:
💬 Harry Watson: Haha! Pessimo Pesce d'Aprile! L'hai postato dopo mezzogiorno!
💬 John Watson: È tutto vero, Harry!
💬 Harry Watson: PMSL(*)
💬 John Watson: Non so neanche cosa voglia dire.
💬 Harry Watson: È una figata, fratello!
💬 Jacob Sowersby: Sherlock Holmes è un genio!!
💬 limprobabile: il tuo stile di scrittura è orribile
💬 Harry Watson: *commento cancellato*
💬 Marie Turner: Che cattiveria!
💬 Marie Turner: Sono sempre io, la signora Hudson.
💬 John Watson: Forse dovremmo regalarti un computer per Natale, signora H.
💬 Anonimo: È sempre piacevole leggere una bella storia.
💬 Sherlock Holmes: Sei ancora vivo, quindi?
💬 Anonimo: Oh, molto più che vivo. Ci vediamo presto.
💬 Joy: Sono ancora così triste per Connie :(
💬 Sarah Sawyer: Sentiti libero di chiamarmi quando hai tempo, John.
[Note della traduttrice: (*) PMSL sta per "Pissing myself laughing", ovvero "Sto morendo dalle risate"].
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