Capitolo 17
ZAYN
Provai a sollevarmi dal pavimento, ma senza successo. Le costole mi dolevano parecchio, a quanto pare mio padre aveva rimediato alla delicatezza di quella volta in cui me ne ero andato via di casa.
Ogni volta mi diceva che gliene aveva suonate anche a lui, ed era addirittura più piccolo, ma mio padre era leggermente più obbediente e pacato di me, leggermente però...
- Sei messo proprio male, fratellino - disse Ellison poggiandosi allo stipite della porta della cella.
- Se sei venuta ad insultarmi o a dirmi che papà ha fatto bene allora puoi andare anche al diavolo - dissi.
Lei scosse il capo e si fece da parte, rivelando la figura che era alle sua spalle.
- Cosa...no... - borbottai.
Erika mi guardò per un attimo, poi si precipitò ad aiutarmi.
- Non dovresti essere qui - dissi - E quella scema non doveva portarti -
- La scema sapeva che dopo la "punizione" ti sarebbe passata la voglia di bere sangue e prima che tornasse ho pensato che volevi vedere la tua ragazza " - mi rispose Ellison.
Intanto Erika mi aveva aiutato a mettermi seduto e mi aveva fatto poggiare la schiena al muro.
- Voglio aiutarti - mi disse lei - Ti sei preso la punizione anche a causa mia -
- Tu non c'entri nulla, sono io che...non riesco a controllarmi -
- Forse, ma io avrei potuto respingerti e non l'ho fatto - ribatté.
Sospirai e una fitta al costato mi fece sussultare.
A quanto pare dovevo arrendermi ed Erika era più cocciuta di quello che pensavo!
- Aiutami a portarlo su - disse lei mettendomi un braccio dietro le spalle.
Scossi il capo e Ellison sospirò.
- Non possiamo - disse inginocchiandosi davanti ad Erika.
- Cosa? Ma non possiamo lasciarlo qui - disse lei.
- Ma dobbiamo - rispose mia sorella - Solo Zachary può decidere quando suo figlio può uscire da qui e poi...a breve la sete di sangue prenderà il sopravvento su Zayn ed è meglio non averlo in giro, soprattutto intorno a te -
- Ma... -
- Erika, per favore - dissi scostandomi da lei.
Cominciavo a sentire un certo prurito ad averla intorno e mi si era seccata la gola.
Non potevo arrivare allo stato in cui ero il giorno prima, anche perché questa volta dubitavo di riuscire a fermarmi.
L'avrei morsa e no, non potevo permetterlo.
- Zayn... -
- Ellison portala via! - esclamai.
Io non potevo muovermi più di tanto per via delle ossa rotte che avevo molto probabilmente e avere lei intorno non era una buona cosa, avrei potuto fare del male ad entrambi.
Mia sorella annuì e prese Erika per un braccio, facendola alzare.
- Devo chiamare le guardie? - mi chiese.
- No...se ve ne andate subito - risposi lanciando un'occhiata alle catene che pendevano dal muro.
Purtroppo per me Erika si liberò dalla presa di Ellison.
- Va bene... è vietato portarlo al piano di sopra ma almeno lasciami stare con lui, è qui anche per colpa mia, non mi va di lasciarlo solo - disse guardando mia sorella speranzosa.
Dannazione! Perché doveva fare così?
Non poteva ascoltare e basta!
Più faceva così, più era peggio!
E quella faccia da cucciola non faceva altro che dirmi: "ti prego fammi restare".
E cavolo, una parte di me, voleva proprio dirle di sì!
- Non puoi restare. Non capisci che sarà peggio! - disse Ellison.
- Perché? Perché è vietato stare con lui? Sono qui perché devo sposarlo no! E allora starò con Zayn, punto e basta - disse Erika.
E...non aveva tutti i torti.
- Stare vicino a lui adesso... farà male ad entrambi - disse Ellison in tono gentile.
Speravo che lei riuscisse a convincerla perché io non ce l'avrei fatta. Avevo una voglia matta di assecondarla!
Erika sgranò gli occhi.
- È per l'imprinting vero? - chiese dubbiosa.
- È per il tuo sangue - rispose Ellison - L'imprinting lo rende dipendente da te e dal tuo sangue ogni giorno che passa -
- Ma non ha mai bevuto il mio sangue -
- Appunto -
Erika sospirò e lasciò ricadere la braccia lungo i fianchi.
- Io...continuo a non capirvi -
Feci per spiegarle meglio come funzionava ma un dolore sordo allo stomaco mi fece zittire e piegare in due.
Era cominciata: il mio corpo ferito esigeva sangue, immediatamente!
- Zayn! - esclamò Erika.
- No ferma! - esclamò Ellison.
Chiusi gli occhi e cominciai a respirare lentamente, ma sentii ugualmente le gengive strapparsi.
Mi accasciai sul pavimento per sentire il contatto con il freddo, forse sarei riuscito a calmare i miei bisogni.
- Voglio aiutarlo! -
- Non puoi! Dobbiamo uscire di qui o la prima persona a cui salterà addosso sarai tu! -
I canini erano usciti fuori, il mio corpo fremeva e la sete di sangue aumentava sempre di più.
L'odore di Erika mi penetrò le narici e sentii il mio corpo pronto a scattare.
- Guardie! - sentii gridare da Ellison.
Non c'è la facevo più!
La mia mente cercava di rimanere lucida ma il mio corpo non voleva saperne.
Sollevai la testa di scatto e i miei occhi puntarono su Erika, sulla porta, che mi guardava in modo strano.
E non ragionai più, scattai in piedi e mi lanciai su di lei.
Erika gridò e finì a terra, io sopra di lei, a bloccarle la fuga...poi...il buio...
***
A svegliarmi non fu tanto la posizione scomoda in cui ero o il freddo delle catene contro i polsi, ma lo strano caldo che sentivo sulle labbra e il sapore dolce che scendeva nella gola.
- Penso possa bastare - sentii dire dalla voce di mio padre.
Piano piano ripresi coscienza del mio corpo e di quello che avevo intorno.
- Fa piano Zachary - disse la voce di mia madre.
Deglutii ancora: stavo bevendo...sangue!
Ma come...
Sentii il battito di un cuore, il calore della pelle...
Sgranai gli occhi quando mi sentii afferrare per i capelli e mi resi conto di quello che stava succedendo.
Mi staccai sbalordito.
Mia madre, Ellison, mio padre e...Erika...erano davanti a me e mi fissavano.
Erika si portò la mano al collo e indietreggiò, in imbarazzo.
Feci per farmi avanti ma non riuscii a muovermi: ero incatenato alla parete.
- Sembra stare bene - disse mia madre con un sorriso tirato.
Mio padre annuì e venne verso di me, sganciò le manette e mi liberò.
Barcollai un attimo e quando ritrovai l'equilibrio mi massaggiai i polsi doloranti.
- Cosa...? - feci per chiedere ma guardando di nuovo Erika capii.
- Non può essere...io...voi... - balbettai.
- Si le regole sono regole ma...Erika si è offerta di suo spontanea volontà e questo la esonera dal patto del "non si può bere sangue umano, dagli umani" - mi spiegò mio padre.
Guardai Erika sorpreso.
- Tu hai... -
- Vieni qui Erika - disse mio padre facendole cenno di avvicinarsi.
Capii all'istante che cosa voleva farle e lo fermai.
- Faccio io - dissi.
- Zayn -
- Faccio io, padre -
Lui alzò le mani in segno di resa e io mi avvicinai alla mia ragazza.
La presi per mano e la misi di fronte a me.
- Io...Zayn...non sapevo cosa fare, tu...volevo essere d'aiuto - provò a spiegarmi.
- Lo so - dissi - Ti ho fatto male? -
Scosse il capo.
- Forse un po' all'inizio - ammise.
Le tolsi la mano del collo: aveva due buchi sulla pelle, da dove stava uscendo del sangue.
Mi avvicinai e la sentii irrigidirsi.
- Rilassati...questa volta non sentirai dolore - spiegai.
Passai la lingua prima sul sangue che stava scorrendo giù per il collo e poi la passai sulle due ferite, ripetutamente, finché i buchi non si chiusero completamente.
- Fatto. Non c'è più nulla - dissi allontanandomi e sorridendo - E...grazie -
Lei arrossì e si morse il labbro.
- Non ho fatto niente di che - rispose minimizzando con un gesto della mano.
- Hai fatto più di quanto credi - spiegai - Decidere di donare il sangue a qualcuno...per noi vampiri è una cosa grossa -
- A questo proposito...evitiamo di raccontare in giro che l'hai morsa ed evitare di farlo di nuovo - intervenne mio padre - Perché anche se Erika si è offerta di farlo... be', non è detto che agli ammazza vampiri la cosa piacerà -
Già, gli ammazza vampiri!
Grazie alle mie bravate si rischiava di rompere una pace già abbastanza fragile.
- Ma se non puoi nutrirti da me allora che farai? L'imprinting...oh! - disse Erika.
- Ricordi il discorso di qualche tempo fa no? - chiesi.
- Emh... si. Non ci avevo pensato -
Scossi il capo e sentii un'ondata di stanchezza.
Ma non ero io!
Erika barcollò e l'afferrai prima che cadesse.
La presi in braccio e feci per uscire ma mio padre si fece avanti.
- Sto bene adesso. Lasciamela portare in camera, deve riposare - dissi stringendo Erika a me.
- Zac, lascialo stare - intervenne mamma.
Lui sospirò e mi fece cenno di sparire.
- Dove andiamo? - mi chiese Erika stringendomi le braccia dietro al collo.
- A farci una bella dormita, ragazza ribelle -
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