Capitolo 15

ZAYN

Erika era nervosa e...bellissima.
Soprattutto bellissima!
Ma era nervosa per l'incontro con i suoi genitori e, in qualche modo la capivo, anche se avevo la sensazione che suo padre non la picchiasse per insubordinazione.

Quando entrammo nella sala da pranzo mi strinse il braccio con forza, infilando le unghie nella mia carne.
La guardai rassicurante per tranquillizzarla.
Lei si morse il labbro e sospirò. Deglutii a quel gesto.
Non andava per niente bene, ma proprio per niente!

Ok l'imprinting ma non era possibile che ogni volta che la guardavo il mio cuore perdeva un battito!

Mi guardò un'ultima volta e poi decise di portare la sua attenzione verso i miei e i suoi genitori.

Mia madre sorrise e mio padre lanciò un'occhiata ai nostri ospiti alzando gli occhi al cielo, senza farsi vedere.
Lui odiava le formalità, poi uno si chiedeva da chi avevo preso!
Ma per ovvi motivi, tipo quella che lui era re, doveva sopportare queste cose.

La signora Gilbert guardò la figlia con disapprovazione, poi guardò il vestito e spalancò gli occhi. Anche se si riprese in un attimo.
Quella donna era proprio brava a mantenere il sangue freddo, chissà come avrebbe reagito se mi avesse visto come i denti aguzzi e gli occhi rossi.

Il marito anche guardò Erika, non sembrava contento ma sicuramente sollevato di vedere la figlia.

Mio padre si alzò e ci venne incontro.

- Bene Erika - disse - Mi auguro che ti sei riposata abbastanza -

- Certo signor Krov' - rispose Erika.

- Io, mia moglie e i tuoi genitori stavamo parlando di... affari? Possiamo chiamarli così, signor Gilbert? - disse mio padre in modo allusivo e una leggera accusa nella voce.

Sapevo a cosa stava pensando.
Era un argomento che avevamo affrontato prima che Erika venisse da noi.

Il discorso era: se mio padre sarebbe stato posto del signor Gilbert non mi avrebbe mai venduto, nemmeno sotto minaccia.
Quell'uomo aveva ceduto la figlia a noi per un cavolo di voto senza battere ciglio.

- S...si - rispose il nostro ospite.

Mi venne da ridere, era terrorizzato da mio padre!
Che bella sensazione.

- Ragazzi sedetevi così mangiamo! - esclamò mia madre alzandosi.

Venne vicino a noi, prese Erika per un braccio e se la portò al tavolo, facendola sedere al suo fianco.

Secondo l'etichetta, Erika avrebbe dovuto sedere insieme ai genitori... però...quelli non avrebberò nemmeno dovuto vendere la propria figlia, perché di questo si trattava.

Le seguii a ruota e mi sedetti al fianco della mia futura sposa, lanciando un'occhiataccia ai genitori di Erika.
La madre storse la bocca e io presi la mano della mia ragazza, incrociando le dita con le sue.

La mia ragazza

Fino a quel momento non l'avevo mai pensato. Non in modi così leggero, insomma.
Era ormai scontato che lo fosse ma pensarlo o dirlo ad alta voce era tutta un' altra storia.

Erika non si ritrasse e, anzi, strinse la presa sulle mie dita.

Forse mi sbagliavo. Si fidava di me più di quanto immaginassi.
Al suo posto, dopo aver visto un vampiro in tutta la sua furia me ne sarei andato senza troppi complimenti e, soprattutto, senza ripensamenti.
Lei non era così e sembrava provare sicurezza al mio fianco.

No, non era possibile!
L'imprinting mi offuscava il cervello, non c'erano dubbi.

- Allora, Erika - disse la signora Gilbert - Come stai? Sei stata bene, in questi giorni? -

- Si - rispose lei - Sono stata benissimo -

C'era una vena di ostilità nella sua voce.

Sua madre annuì ma non smise di fissarla in malo modo.

Cosa non aveva digerito esattamente?
Il fatto che sua figlia fosse scappata di casa oppure che fosse tornata solo per accettare di sposare lui?

- Dai tesoro, lascia stare Erika - disse il marito prendendo la mano alla donna - Adesso che è qui siamo tutti felici -

- Sai qual'è il problema? È che è colpa tua se Erika è venuta fuori così, se avessimo fatto come dicevo io... -

- Ora smettila! Ne abbiamo già parlato - sbottò il signor Gilbert sbattendo una mano sul tavolo.

Erika sussultò e sentii un ondata di rabbia dentro di me.
Mi stavo innervosendo per il mondo in cui parlavano di lei ma ero piuttosto sicuro che quella rabbia non era la mia.
Solo quando sentii un dolore alla mano capii.
Erika mi aveva infilato le unghie nella carne, quella rabbia era la sua!

Presi un bel respiro e cercai di allontanare la sensazione che sentivo nel mio corpo.

- Grazie a voi due la cena è rovinata - dissi.

I miei genitori mi lanciarono un'occhiata ma non dissero nulla.

Mi alzai dal tavolo facendo alzare anche Erika che mi teneva ancora la mano.

- Affronteremo la questione quando sarete in grado di comportarvi come dei civili - dissi, poi guardai la mia ragazza - Andiamo via -

Erika annuì e la portai con me.
Quando arrivammo alla porta, però, il rumore di una sedia strascicata mi fece fermare.

- Non hai nessun diritto di decidere cosa deve o non deve fare mia figlia! - esclamò la signora Gilbert - Erika vieni immediatamente qui -

Scoppiai a ridere. Una risata aspra e amara che faceva capire a quella donna quanto la disprezzavo.

- Peccato che io ne ho tutto il diritto - replicai - Ho cominciato quando tu e quel fifone, arrendevole di tuo marito avete deciso di vendere alla mia famiglia Erika solo per un posto più alto in politica. Siete patetici -

- Zayn - mi ammonì mio padre.

Ora stavo esagerando e lo sapevo. Ma la rabbia di Erika unita alla mia non aiutava. Se ci aggiungevi il mio istinto di protezione verso la mia compagna era anche peggio.

- Datti una calmata... così ti farai scoprire - disse la voce di mio padre attraverso la mia mente.

- Non è del tutto colpa mia - dissi inclinando la testa verso Erika - Sento la sua rabbia -

- Va, andate via, qui ci penso io -

Non me lo feci ripetere e uscii dalla porta senza aggiungere altro.

Erika mi seguí, non che avesse molta scelta visto che la tenevo ancora per mano. La sua rabbia non era ancora scomparsa ma si stava affievolendo lentamente, sostituita da qualcosa molto simile allo stupore.
Peccato che mentre la sua diminuiva la mia aumentava.

- Zayn aspetta...fermo - mi disse Erika provando a fermarmi buttando il suo peso dalla parte opposta di dove mi stavo dirigendo.

- Più distanza mettiamo tra quei due meglio è - ringhiai.

- Zayn che ti prende? - mi chiese ancora.

Mi fermai di scatto e mi voltai a guardarla.
La rabbia mi offuscava la mente e anche gli occhi, al contrario Erika non sembrava più arrabbiata, solo spaventata.

- Zayn, Erika! - esclamò mia madre avvicinandosi - Che succede? -

- Niente - replicai brusco.

Mia madre mi guardò e poi guardò Erika.

- Erika, concentrati. Trova la calma e mandala nella direzione di Zayn...pensa a qualcosa di bello, che ti rende felice -

- Cosa? - chiese lei, però sembrò obbedire.

Poco dopo sentii una strana calma pervadermi mentre la rabbia svaniva.

Barcollai quando scomparve del tutto e mia madre e Erika dovettero tenermi per le braccia per non farmi cadere.

- Che cosa è successo? - chiese la mia ragazza.

Mamma sospiró.

- Uno degli effetti dell'imprinting. Tra compagni si sentono le emozioni l'uno dell'altro e si ha la capacità di assorbirle, se necessario - spiegò mia madre - Inconsapevolmente Zayn ha assorbito la tua rabbia -

Erika mi guardò e fece uno strano sorriso.

- Ti senti bene? - mi chiese.

- Io? A me lo chiedi? - chiesi stupito.

- Si a te, a chi altro sennò? -

Sbattei le palpebre.

Con quello che era successo, lei si preoccupava per me?



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