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CAPITOLO 4
Martin
Ed ecco la domanda che ho cercato di evitare per anni, ma sapevo che prima o poi sarebbe arrivata.
È giunto il momento in cui mio figlio mi chiede: "Papà, perché anche io non ho una mamma, dei fratelli e delle sorelle come tutti i bambini che salgono sulla nave?"
Non è la prima volta che il piccolo marinaio si chiede dove sia la madre; in molte altre occasioni ha iniziato il discorso, ma, dal momento che eravamo in pubblico, ho sempre tentato di cambiare argomento, evitando di rispondere.
«Ma ora? Come posso non ribattere a una domanda simile? Attualmente siamo soli, non posso sviare la conversazione.» Penso tra me e me, mentre tengo lo sguardo fisso sul libro e piego le pagine per l'ansia.
Sto un po' in silenzio perché non so esattamente cosa controbattere. È difficile cambiare argomento; l'unica cosa che so è che ancora non mi sento pronto per dirgli la verità.
Non voglio farlo soffrire, raccontandogli di quella sera, di quando l'ho trovato abbandonato nello scatolone, ma non voglio nemmeno fargli provare il dolore di una bugia o di un'omissione.
«Qualunque scelta prendo finirò sempre per fargli del male.» Penso mentre osservo la nostra fotografia sul suo comodino.
Flashback
La foto è stata scattata esattamente il 25 Dicembre di quattro anni fa.
Finalmente, dopo tanto tempo, non mi sentivo solo, perché percepivo la magia di quel giorno. Avevo il mio piccolo con me e mi sentivo felice come non mai. Era una sensazione strana; prima di avere mio figlio non avevo mai provato nulla di simile.
All'epoca, Jorge aveva solo quattro anni, ma era un furbacchione e già a quell'età dimostrava di essere molto maturo in confronto agli altri suoi coetanei.
Forse perché l'ho involontariamente strappato e una vita normale, quindi, essendo privato di tante cose si è ritrovato a crescere molto più velocemente.
Distolgo la mente da questo pensiero e ritorno nuovamente all'immagine. Mi sembra quasi di rivivere quel momento.
Stavamo festeggiando insieme al resto, quando lessi negli occhi di Jorge l'emozione per la grande quantità di regali che aveva ricevuto. Quando aprì il mio si lanciò ad abbracciarmi per la felicità, e proprio in quel momento Alexander ci scattò la foto.
Questa è una di quelle che preferisco in assoluto, visto che non eravamo al corrente di quello che il mio amico stesse facendo. È la foto più spontanea che abbiamo, perché non ci siamo messi in posa, è un sorriso sincero, reale.
Anche attraverso un'immagine si riesce a percepire che quegli occhioni azzurri, puri e cristallini come l'acqua del mare, sono colmo di gioia e in grado di trasmettere ogni suo stato d'animo.
Guardo nuovamente l'immagine; quelle guanciotte rosse come il vestito e il cappello da babbo natale che indossava mi fanno capire quanto Jorge sia cresciuto da allora.
Sembra ieri che abbiamo scattato questa foto, invece sono già passati quattro anni.
Fine Flashback
Adoro le foto, perché in quel pezzo di carta viene catturata un'immagine che non si realizzerà più, facendola diventare nostra per sempre, immortalando quel momento.
Ogni foto è in grado di cristallizzare in noi il ricordo, ci riporta a ritroso nel tempo per farci rivivere di nuovo quegli attimi.
Quella sera la mia vita è cambiata in meglio, è stato il crepuscolo più bello, però so che, quando glielo racconterò, per lui sarà una grande delusione.
Da quel giorno, grazie a questo bambino, ho iniziato a provare emozioni così intense che nemmeno io riesco a descrivere a parole, perché non ci sono termini adatti... l'unica cosa certa è che sono sentimenti che non avevo mai provato prima, incommensurabili.
Forse, mi sono fermato troppo a pensare, perché vedo la faccia di Jorge un po' perplessa, fino a quando mi domanda: "Papà, tutto a posto?"
In quel momento ho capito che non potevo più stare a riflettere, ma dovevo assolutamente fornirgli una risposta.
La paura di perdere qualcuno o qualcosa fa sempre riflettere più di una volta su quello che dobbiamo fare, eppure ci porta anche a fare cose che non vorremmo!
Tutto questo ci fa capire quanto teniamo ad una persona e non vogliamo perderla!
Come al solito tento di sviare il discorso e cercando di essere il più naturale possibile affermo: "Jorge, è tardi, è ora di andare a dormire, domani mattina devo svegliarmi presto."
Mentre parlo mi alzo e mi dirigo verso l'uscita della stanza, poi aggiungo: "Buonanotte." richiudendomi la porta alle spalle.
Prima di uscire dalla camera, guardo Jorge in faccia e noto il disappunto per quella risposta non data. Ma io non ce la faccio a dargli un dispiacere così grande, non riesco a rivelargli la verità.
Così gli do il bacio della buonanotte ed esco dalla stanza. Non riesco più a sopportare la sua espressione, il suo sguardo mi ha ucciso.
Forse quando sarà più grande cambierò idea, ma per ora va bene così. Sarà anche egoista da parte mia ragionare così, però ho paura di perderlo: lui è la mia vita.
Per ora è giusto che sia solo io a soffrire, in silenzio, perché vedere il suo volto frustrato mi fa sentire uno schifo. Per lui desidero solo il meglio, cerco di agire per il suo bene e per la sua felicità.
Perdonami, figlio mio.
Piange il cuore
per l'attesa di una risposta
che non arriva.
Triste è l'anima per la sua assenza.
Tutto cambia ascoltando
la melodia della nostra canzone.
Corrono i miei pensieri mentre
qualcuno suona in modo
delicato al pianoforte.
Chiudo gli occhi e
mi faccio trasportare da esso,
sembra di sentire il mare
calmo e poetico.
Ricordano me e te correre
sulla spiaggia e il mio cuore si rallegra
a questa vista.
Ci sei, ci sono.
Ci amiamo e siamo l'uno
il complemento dell'altro.
MilenaFin4
Spazio autrice:
Ciao a tutti 🤗
Martin è riuscito a non rispondere anche questa volta a questa domanda ma quanto ancora ci riuscirà?
Cosa ne pensa Jorge di tutto questo?
Cosa ne pensate di questo capitolo?
Grazie ancora a tutti!
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