La Realtà di un sogno (Parte II)
Quando riaprì gli occhi era all'interno della medesima camera da letto, ma non era affatto solo.
Sgranò gli occhi quando vide proprio Tanya, affianco a sé.
Dormiva a pancia in giù e indossava la medesima roba con la quale era andata a dormire.
Diamond la fissò un momento, pensieroso, e allungò una mano verso il volto della ragazza, spostandole un boccolo dal viso e sfiorandone la cute vellutata. Era una situazione straordinariamente realistica, anche se non c'era niente di più irreale di un sogno.
Si allontanò da lei, non avendo paura di svegliarla, visto che non sarebbe successo fino a quando non sarebbe stato lui a volerlo.
Una volta levatosi in piedi, si posizionò al centro della stanza e spense la luce, sostituendola a una serie di candele rosse e profumate che riportarono una tenue luce al contesto.
Notò che la porta del bagno si apriva, mentre l'uscita era solo una finta uscita. Esattamente come aveva l'immaginata.
Annuì convinto e poi guardò verso il comodino, notando, al posto del bicchiere vuoto che vi aveva lasciato, un piccolo recipiente, con dell'olio chiaro al suo interno.
Sorrise sollevato e afferrò l'oggetto, salendo sul letto e muovendosi verso la ragazza. Le afferrò una spalla con delicatezza e la spinse a ruotare sul materasso, per posizionarla sulla schiena. Arrossì visibilmente quando si rese conto che, nel farlo, un seno era slittato verso un lato, rendendosi piuttosto visibile dalla scollatura. Doveva essere successo per il modo in cui dormiva. Deglutì e non resistette alla tentazione di sistemarla. Con le nocche spinse il seno verso il basso mentre con l'altra mano rialzava la canottiera, anche se a fatica riuscì a tornare a guardarla... era davvero stupenda e negare che morisse dalla voglia di possederla, sarebbe stato davvero ridicolo. Sospirò sonoramente, sfiorò con dolcezza un lato inferiore del suo seno, poi però decise di tornare in sé e continuare con il suo piano. Quando avrebbe ricordato cosa li legava, non si sarebbe sentito affatto in colpa di essersi legato anche in quel modo, a lei. Tornò al suo viso e, dopo averlo accarezzato, umettò il pollice con l'unguento sul comodino e glielo passò sulle narici e subito sotto, fino alle labbra. Quell'olio secco si asciugò rapidamente, grazie al respiro della ragazza e, quando successe, il mezzodemone, che aveva già messo da parte l'unguento, decise di svegliarla.
-Tanya...- e le scosse un po' la spalla, vedendola storcere la propria espressione, mentre lui la intimava di nuovo –Tanya, svegliati dai...-
Scandì, vedendola presto schiudere i brillanti occhi azzurri. L'espressione non era quella di una totalmente presente a se stessa. Anzi, appariva piuttosto confusa e stanca –Diamond?- domandò, vedendolo sdraiarsi sul letto, diretto verso di lei e annuire –Sì... stai bene?- le chiese subito, andando a sfiorarle il viso e vedendola storcere un po' la bocca, annuendo quindi –Stiamo... sognando?-
Gli chiese, con voce un po' impastata mentre con la mano raggiungeva quella di lui, che l'afferrò e l'accarezzò –Sì, tesoro. Ho... bisogno di parlarti e di dirti delle cose molto importanti-
La rossa socchiuse gli occhi e si umettò le labbra, deglutendo e avvertendo un sapore non suo, scivolarle in gola.
Diamond non dovette aspettare troppo per vederla scivolare verso di lui e avvicinare il nasino al suo torace, mentre la mano che stringeva la sua, si muoveva ad afferrargli la spalla –Che cosa succede qui? È tutto così strano...-
Diamond, in leggero imbarazzo, immerse una mano fra i suoi capelli, accarezzandoglieli con dolcezza e vedendola presto rilassarsi, soprattutto quando scese a baciarle la fronte –Non è nulla, non devi preoccuparti... vorrei solo che mi ascoltassi e che parlassi con me.- E con la mano scese al suo collo, vedendola alzare il viso su di lui e sfiorare il naso sul suo mento, mentre la sua mano dal collo scendeva quindi a un fianco della ragazza, che schiuse le labbra, sorpresa del contatto con la sua mano calda –Ma io non dovrei essere qui, Diamond. Io non... non ci faccio nulla qui- borbottò, pensierosa ma lui cercò di deviarla da quei pensieri attirandola a sé, sentendola presto allungare un ginocchio verso di lui e percorrergli la coscia con quello, nel tentativo di accavallarlo e stargli più vicino. Lui la lasciò fare e l'aiutò scendendo con la mano sui suoi lombari e accostandola totalmente a lui, mentre lei tentava di farsi alla sua altezza abbracciandolo e quindi raggiungendolo.
Quando furono l'uno difronte all'altra, il compagno sfiorò il naso con quello di lei e glielo baciò, dicendole –Sai anche tu che non è vero Ta', sai quando sei importante per me... sai da quanto tempo provo dei sentimenti davvero profondi nei tuoi confronti, sentimenti che sono sbocciati anche in te e che ci hanno crudelmente fatto dimenticare-
Le sussurrò, sfiorando ancora il naso con il suo e quindi avvicinandosi alle sue labbra, tastando anche quelle e riuscendo, con quel gesto, ad accenderla.
Il contatto delle loro labbra, li portò a schiudere entrambi le bocche e a saggiarsi come forse non avevano mai fatto. Diamond lasciò salire la ragazza sopra di lui e immerse una mano nei suoi capelli, desiderando approfondire sempre più quel contatto orale pienamente ricambiato mentre la mano libera era scivolata verso la gonnellina, insinuandosi fra le sue cosce. Stavolta però, non ci fu nessuno a separarli e, quando la ragazza alzò il fondoschiena per facilitargli il contatto, poté tastarle l'intimità da sopra le mutandine, sentendola trattenere un gemito e separarsi improvvisamente dalle sue labbra, come se, in quell'istante, qualcosa, forse un ricordo, fosse balzato nella sua mente –Che cosa... che cosa succede?- gli chiese, con aria confusa, mentre lui, boccheggiante la osservava. Non era esattamente in quel modo che aveva immaginato la loro discussione, visto che lei non sembrava molto presente a se stessa e lui non aveva parlato ma cercò di calmarla, sorridendole –Nulla, tesoro mio, vieni, stai tranquilla...- e di nuovo la spinse sulle sue labbra, vedendola un momento titubante ma durò poco, perché il nuovo bacio che si diedero, parve rilassarla ancora una volta, spingendola a togliergli la maglia, mentre lui abbandonava la sua intimità un momento, per accontentarla e quindi tornare a baciarla. Quando fu lei però, a stringersi al suo collo, scese con ambedue le mani verso i suoi glutei e le divaricò ampiamente le cosce, scivolando con ambedue alla sua intimità, svelandola con una e tastandola con l'altra, affondandoci e bagnandosi di lei, del suo umore.
Sentire i suoi gemiti di compiacimento, non fu mai tanto bello. Era in paradiso e sapere che mentalmente era tutto vero, che anche lei, nel suo letto, in camera sua, stava provando le medesime sensazioni, lo rincuorò totalmente, facendo crescere la sua speranza di un loro futuro insieme.
-Ricordi, amore mio? Non è la prima volta che questo succede- le disse, mentre con la mano che non teneva spostato più l'intimo, andava a levarle la gonna, aiutato da lei –Io non... non mi... non mi ricordo... nulla...- biascicò quella mentre il compagno aveva iniziato ad aumentare il ritmo sulla sua intimità, cosa che stava rendendo sconnessi sia i suoi pensieri sia le sue parole. Diamond non insistette e la lasciò venire poco dopo, per poi baciarla e quindi prendere dominazione, abbandonando la sua intimità.
Lei si sentì catapultare sotto il corpo forzuto e caldo del compagno e con le mani scese istintivamente a levargli i pantaloni, mentre lui immergeva le mani sul suo ventre e lo risaliva, sollevandole la canottiera sopra i seni e iniziando finalmente a tastarli, sussurrandole –Sei meravigliosa... presto saremo una cosa sola... lo saremo per sempre... vedrai-
Quelle parole, sussurrate nel suo collo, mentre i pantaloni del compagno scivolavano verso il basso, intimarono la giovane a schiudere gli occhi, con perplessità –Cosa... cosa dici? Mh...- mormorò, con aria sempre più confusa mentre avvertiva distintamente la lingua e le labbra del compagno occuparsi del suo seno scoperto mentre la mano libera glielo tastava, stuzzicandolo.
Abbassò il viso sul mezzodemone e guardò la scena, avvertendo improvvisamente uno strano disgusto che la portò a chiudere le cosce, cosa di cui lui, si rese conto subito e immaginò che fosse tesa. Infatti rialzò il viso per guardarla e le sorrise furbo –Tranquilla, so che sono emozioni forti...- e si adagiò su di lei mentre si levava l'intimo per primo e andava a baciarla ancora, riuscendo ad ammutolirla istantaneamente –Non abbiamo mai provato emozioni simili, tranne una volta... ma Malfoy ci ha cancellato la memoria, per separarci. –
Al pronunciare di quel cognome, la vide schiudere gli occhi e affondare le unghie sulle sue spalle –Mal... foy?- il suo corpo prese a tremare, mentre lui la liberava ormai dell'intimo fradicio e le afferrava di nuovo una coscia, spingendola ad allargarla, mentre le stampava dei teneri baci a fior di labbra –Così, brava...- e con il bacino si accostò al suo, vedendola scattare con lo sguardo verso il basso, presa improvvisamente da un attacco di panico –No, no... ehi cosa...?-
-Shhh... non è nulla amore mio, stai tranquilla- le disse di nuovo lui, sorridendole bonario e scendendo ora più deciso sulle sue labbra. Mosse il bacino contro quello di lei e le sussurrò –Ho davvero bisogno di fare l'amore con te... ormai è troppo tempo che aspettiamo, entrambi- scandì, sentendola però iniziare a scuotere il capo, mentre le sue parole, che iniziavano a rimbombarle e a ripetersi nella mente, stavano lasciando scivolare uno stretto torrente di ricordi. Immagini sbiadite e flash di alcuni momenti della sua vita, momenti che quando era piombata in quella dimensione, le erano stati del tutto rimossi.
Non sapeva che posto fosse quello, ma istintivamente chiuse di nuovo la coscia, cosa che il ragazzo le impedì, stavolta –No, no bambina... non aver paura, sarà meraviglioso, vedrai...- le promise, cercando di nuovo le sue labbra e stavolta soffermandosi sulla sua entrata, scivolandovi lentamente all'interno, mentre lei mugugnava sulle sue labbra qualcosa che non poté capire subito.
Vedendo che la ragazza non sembrava del tutto al suo agio, decise di tirare fuori di nuovo l'unguento che le aveva dato poco prima, mentre la baciava e sembrava riuscire a deviarla dal suo tentativo di fermarlo, vi passò il pollice dentro e, forse, prendendone un po' troppo lo portò alle loro bocche, sussurrandole –Vedrai, così andrà molto meglio, amore. Stai tranquilla...-
Per lei fu come se quel fiume di ricordi che lentamente le stava facendo ricordare chi era, e cosa le fosse successo, le venisse strappato via. Invertì il suo corso, facendole sfuggire ogni dettaglio che era riuscita a carpire. Nello stesso momento, la sua muscolatura si rilassò totalmente, e la via per il mezzodemone fu molto più agevolata. Scivolò dentro di lei, sorridendo, totalmente innamorato e preso dalla situazione, così iniziò presto ad ancheggiare contro di lei che piegò il capo di lato, con gli occhi spalancati, assenti... ma lacrimanti.
Le braccia scivolarono sul letto, si fece inerme e ben presto il moro si rese conto della sua assenza –Ta'... cosa succede?-
Cercò di attirare la sua attenzione, ma l'unica cosa che vide fu lei, voltarsi lentamente verso di lui, mentre i suoi occhi azzurri si tingevano di un intenso magenta.
Si fissarono per un lungo istante, nel quale al compagno vennero i brividi... poi la sentì scandire –Muori-
E dal corpo di lei, scaturirono miriadi di radici, che attraversarono il corpo del mezzodemone.
Lei si era ricoperta di foglie e fiori, mentre il compagno era stato sbattuto contro la parete –MA...!? Che diavolo succede?! Che cosa ti è successo?!-
In quel preciso istante, fece la sua apparizione Dorian Hegland. Purpureo in viso e con i canini sguainati –LURIDO BASTARDO!- e con una manata tranciò di netto le radici della giovane, i cui capelli, lentamente divenuti rosati, si adagiarono sul suo corpo, sebbene già totalmente celato. Dorian invece vide Diamond spalancare gli occhi e urlare terrificato –NO! NO! Che diavolo ci fai tu qui!? Che cosa diavolo sta succedendo?!!?-
Dorian affondò le proprie unghie nel torace del mezzodemone e lo staccò dalla parete, mentre il suo corpo si rimarginava istantaneamente. Potevano combatterlo mentalmente ma non potevano certo ucciderlo; Era una sorta di sogno, dopotutto.
-Lasciami! Lasciami, mostro!!-
-MOSTRO a me?! Con che coraggio aprì quella fottuta bocca!?- e gli diede un cazzotto in faccia tanto forte che, se fosse stata la realtà, gliel'avrebbe staccata via... il dolore, in ogni caso, fu totalmente percepito dal mezzodemone, che urlò –Basta! Basta! Io e lei stavamo facendo l'amore, noi...-
Dorian però nemmeno lo ascoltò. Trattenne un ghigno pieno di malvagità e lo trascinò di peso sulla scrivania, lo sollevò senza problema alcuno, come fosse fatto di carta –Che cosa vuoi fare?! Lasciami!!-
-Adesso te lo faccio vedere io, come si fa... l'amore- e aprì ancora il suo sorriso, affondando la prima mano nel suo collo, stringendolo mentre l'altra, invece, affondava a livello delle sue basse addominali, andando a cercare il piccolo organo che permetteva a ogni maschio di potersi compiacere dell'atto sessuale.
Lo afferrò e vide il mezzodemone spalancare gli occhi, scioccato –NO! NO!! NON FARLO! AHHH!! NO!!-
Ma il Reale parve bearsi di quelle parole, percependole come un vero invito e strinse, strinse inesorabilmente, fino a quando la prostata del giovane non si sbriciolò fra le sue dita. Vide le lacrime del mezzodemone e sentì le sue successive urla, ma con la mano che stringeva sul suo collo lo sbatté contro il tavolo, cercando di attirare la sua attenzione sulle sue parole –Questo è quello che ti meriti per ciò che le hai fatto- e lo sbatté una seconda volta –Questo è quello che succederà se oserai, ancora una sola volta, poggiare anche solo il tuo lurido sguardo su di lei!- e lo sbatté di nuovo, una terza volta –E molto altro ti farò, dannato pezzo di merda, se dovessi riuscire a... trascinarla ancora una volta in una situazione simile. Giuro su tutte le fottute Ordinatrici che passerò il mio tempo libero a torturarti mentalmente, a renderti insofferente a tutte le cose belle della vita e a temere anche le più stupide! Non ti permetterò più di compiacerti delle tue fortune, dei tuoi amori, dell'arrivo della tua prole e ogni cosa diversa dal far nulla, ti terrorizzerà. Sarai costretto a vivere per l'eternità da solo, atterrito dal mondo, impossibilitato a ucciderti e inerte davanti ogni piacere ti possa venire in mente!- poi scese sul suo viso, ghignando malevolo e sibilandogli, perfidamente –E io godrò come un pazzo nel vedere a quali indicibili risultati saranno arrivate a compiere le mie adorate Torture. Non hai idea di a chi tu abbia pestato la coda –
Lì, fece uscire la mano dai suoi visceri e lo gettò sul pavimento. Vedendolo ammutolito e scioccato –Ora, distruggi questo posto... o mi divertirò a spappolare altri due organi a caso-
E scese a guardare la sua intimità flaccida e in bella vista, per poi tornare a scrutarlo con plateale disgusto.
Diamond sparì un secondo più tardi e se l'avessero voluto, sarebbero riusciti a farlo anche loro.
-Hai avuto parole molto dure per lui-
Scandì la Fata, scendendo dal letto mentre il suo corpo era percorso da rami e viticci, ricoperto da foglie e grandi fiori dai petali bianchi e rosa intenso, come i suoi lunghissimi capelli lisci.
-Non sono state solo parole. Quando mi assicurerò che starà bene, mi occuperò del...-
-Non starà bene, quando si sveglierà.-
Dorian, che ancora non aveva nemmeno incrociato lo sguardo con lei, visto che le dava le spalle, strinse una mano e scandì –Tom non poteva esserci, altrimenti sarebbe stato lui a intervenire. Io l'ho fatto quando sono stato avvisato, prima non...-
-Non ti sto rimproverando, Reale- lo bloccò di nuovo lei, che ora scrutava con attenzione le sue spalle –Ti sto dicendo cosa succederà e voglio solo sapere se... te ne laverai le mani, o addirittura la denigrerai... come hai fatto settimane fa. Ferendola, e lo sai-
Lì, il Reale si volse di scatto, con aria furibonda, mostrando gli occhi iniettati di sangue e rabbia –Ho fatto quello che andava fatto! Se è una smidollata è principalmente colpa tua! E non osare dire il contrario!-
Lì, vide la creatura inclinare appena il capo, stirando da un lato il bordo della bocca, con aria... divertita?
Lo fissò con attenzione e in breve tempo lo fronteggiò, non vedendolo né indietreggiare, né mutare espressione.
Allungò una mano verso il suo viso e lo accarezzò appena –Grazie-
Poi fu di nuovo buio.
"Arriverà il momento in cui succederà una cosa, una cosa a cui non dovrai interporti... per nessuna ragione al mondo. Lascia che accada. Quel giorno ero sola anche se poi è stato avvisato Dorian dalla Leggenda, che non poteva comunque intervenire, visto che la ricerca dell'anima di Tom lo stava stremando. Quindi fai che accada la medesima cosa, non deve cambiare nulla"
Darco era nella camera dei Prefetti. Il padrone era dormiente sul letto, mentre lui era seduto alla scrivania, mentre a stento tratteneva i singhiozzi. Teneva d'occhio l'intera situazione, mentre Tom, sul letto, si lamentava nel sonno, desideroso di svegliarsi anche se impossibilitato a farlo, visto che glielo stava impedendo. Forse ce l'avrebbe avuta a morte con lui, inizialmente, ma poi forse avrebbe capito, come stava cercando di capire lui stesso.
"È crudele che... che abbia dovuto patire tutto questo! Non è giusto..."
Non sopportava l'idea di essere costretto a non poter intervenire, in quel momento. Si fidava di Dorian, sapeva che avrebbe fatto la cosa giusta ma... avrebbe davvero voluto occuparsene lui.
Immerse le mani fra i capelli ramati e quando comprese che Diamond era riuscito a deviare le intenzioni della giovane Tanya, con l'unguento a base di polline di Mandollegro, avvertì Dorian [Vai immediatamente da Tanya e controlla cos'ha. Tom non sta bene, si lamenta nel sonno e non è normale, chiama il suo nome. Prima di domani mattina non si sveglierà, io non posso fare nulla, devo restare con lui]
[Adesso non posso preoccuparmi delle unghie spezzate della Po...]
[Dorian! Fallo! Adesso! Se dovesse succedere qualcosa e tu non avrai fatto nulla per lei, non ti perdoneranno mai, nessuno di loro lo farà... e so che è ben lungi da ciò che desideri davvero.]
Lì, Dorian decise di accontentarlo. Si stava intrattenendo con alcune amiche affettuose, ma impiegò una manciata di secondi a rivestirsi e smaterializzarsi nell'oscurità della camera della Potter.
Le coperte erano a terra, urlava e si dimenava sul letto, ma manteneva polsi e caviglie ben saldi al materasso, come se vi fosse legata.
-BASTA! BASTA, LASCIAMI! AIUTOOO! AIUTO!! TOM! AIUTATEMI!!-
Gli occhi strizzati grondavano di lacrime, il petto scosso dalle grida e i singhiozzi, il corpo tremante e teso.
La osservò per quei pochi istanti in cui qualcosa di gelido aveva abbrancato il suo corpo ma si destò nell'immediato. Salì sul letto e immerse ambedue le mani fra i capelli della ragazza, bloccandole la testa ed entrando nel contempo nella sua mente... quando sì, ormai era tardi.
Era inginocchiato davanti al bacino di lei, mentre le cosce divaricate subivano degli scatti nel tentativo di liberarsi e le braccia egualmente. Non sapeva cosa fosse successo, ma scivolando nella sua mente, aveva come attraversato l'immenso dolore che sentiva nell'essere stata, ancora una volta, ineluttabilmente abbandonata. Come le succedeva sempre, come iniziava a convincersi che sempre le sarebbe successo. Fu terribile vivere con lei quella consapevolezza, tanto che anche dai suoi occhi serrati scivolarono delle lacrime... anche se vennero presto sostituite dall'ira, il furore, l'odio... e il piacere nel veder soffrire chi aveva osato incrinare i suoi piani. I piani che aveva per il suo Tesoro.
Passarono ancora pochi minuti poi entrambi aprirono gli occhi, improvvisamente.
Dorian allontanò immediatamente le mani dal suo capo e si tirò indietro con la schiena, portando i pugni sulle cosce piegate.
Lei invece spalancò la bocca, allibita, poi riprese a piangere, portandosi le mani al viso e coprendoselo, singhiozzante e urlante.
Lui non seppe davvero cosa dirle, non aveva idea di cosa fare in quell'istante. Sentiva solo un enorme senso di disagio e... anche del senso di colpa che non aveva idea di come avrebbe potuto estinguere.
Deglutì sonoramente e iniziò a pensare che la ragazza non desiderasse affatto che fosse lì, ma... non poteva lasciarla da sola. Né poteva chiedere a qualcuno di consolarla... nessuno poteva farlo.
-Mi dis...-
-PERCHÉ?!- urlò lei, anticipandolo e lui chiuse gli occhi, incassando leggermente la testa nelle spalle. Non voleva davvero essere lì, qualunque altro posto sarebbe andato bene.
-PERCHÉ MI SUCCEDE QUESTO!?- gridò ancora, furibonda e disperata, cosa che intimò Dorian a guardarla di nuovo.
Era ancora lì, sdraiata davanti a lui, ma il volto rigato e arrossato era posizionato verso un lato, mentre guardava un punto della stanza –Perché?- domandò ancora, in un gemito, singhiozzando sonoramente e riprendendo a piangere.
-Mi dispiace tanto, davvero...- liberò lui, facendo per sfiorarle il capo ma lei allontanò immediata la sua mano, lanciandogli un'occhiata piena d'odio, che percepì come accusatoria –Ti dispiace?! A te!? A te non importa un cazzo! Perché lui non c'è!? LUI NON C'È MAI!- berciò, mettendosi seduta, mentre lui appariva davvero mortificato –Darco lo sta riportando, mi ha chiesto di venire qui quando Tom ha iniziato a lamentarsi eccessivamente, sentiva che stavi male e...-
-...E ha mandato te. Certo, così non sarebbe stato costretto a consolarmi! Ovvio!- e annuì convinta mentre Dorian scosse il capo –Sai bene che non è così, bambina. Non...-
-Non chiamarmi in quel modo e non guardarmi in quel modo! Sei un falso! So bene cosa pensi di me! Non ti voglio qui! Vattene via!!- lo sgridò, spintonandolo e calciandolo via. Lui però la lasciò fare, mentre la continuava a osservare –Andarmene è l'ultima cosa che farò, anche se non avrei mai voluto che... che ci trovassimo in questa situazione, non sarebbe mai dovuto succedere-
-È troppo tardi ormai e non voglio la tua commiserazione, ti ho detto di andartene!-
Scandì furibonda ancora, ma quando gli si avvicinò per spintonarlo via, lui le afferrò i polsi e la guardò negli occhi, ancora una volta, sperando che si calmasse –Mi dispiace da morire. Davvero, bambina- sottolineò, riuscendo a vedere le sue labbra stringersi forte, mentre i singhiozzi riprendevano –Non è vero...- e scosse il capo –Non è vero... sei un bugiardo!-
Ma nel frattempo lui cercava di attirarla al suo torace, lasciando che si sfogasse. Inizialmente la percepì reticente, poi però si lasciò trascinare sulle sue cosce e lui la strinse al petto, immergendo una mano fra quei boccoli stupendi e dicendole –Un solo sguardo che non mi piace o una tua parola e giuro che gli farò pentire di non essersene rimasto nella Dimensione Demoniaca-
Lei singhiozzò in risposta e replicò –Non mi importa niente di lui, cavolo... io... io avevo bisogno di Tom, avevo bisogno di lui, cazzo!- gridò, sentendosi sia ferita che arrabbiata.
Dorian non sapeva cosa dirle per farla sentire meglio, cercò di giustificare il ragazzo però –Non si sta gingillando, lo sai anche tu, anche la Leggenda ha finalmente capito che è giusto che Tom ritorni. Se fosse successo domani... se solo fosse successo domani...-
-E invece non è così! Non è andata così! Dorian!- gli gridò, mentre era poggiata alla sua spalla e stringeva fra le dita la maglia, tanto che la sentì persino strapparsi -Mi ha lasciata sola! Tutti... tutti lo fate! Mi abbandonate sempre quando ho più bisogno di voi e io... io continuo a fidarmi! Continuo ad amarvi e sono solo una stupida! Io mi... mi detesto!-
E scoppiò di nuovo a piangere, mentre lui la strinse più forte, accarezzandole la schiena e il capo
-Basta...! Basta, bambina...- e scese a baciarle la testa –Basta...- e la cullò nella presa, mentre lei cercava invano di trattenere i singhiozzi.
-Non è vero, non sei affatto sola... non lo sei mai stata. Hai avuto e tutt'ora hai tantissime persone che ti amano. Sai che è così...-
-Tu non sai niente di me! Come puoi dire una cosa simile! Non... non sai nulla, non...-
Ma dovette spalancare gli occhi e ammutolire, quando il Reale, al sentire le sue parole, aveva smesso di accarezzarle la testa e la sua mano si era leggermente illuminata, catapultandola in alcuni suoi vecchi ricordi.
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