Ritorno alla realtà (Parte I)
Sentiva un placido tepore accarezzarle le spalle e i fianchi nudi.
Era inginocchiata a terra, con nulla addosso mentre, intorno a lei, c'erano quattro mura rossastre. Si trovava dentro una camera dove dominava un grande letto matrimoniale. C'erano anche una cassettiera, un armadio e un tappeto, tutto sembrava mostrarsi a lei dietro un filtro carminio, come se stesse indossando delle lenti colorate e ogni cosa si tingeva di quel solo e singolo colore.
C'era piuttosto caldo ma si sentiva bagnare da qualcosa, qualcosa su cui era seduta.
Abbassò lo sguardo e rabbrividì, notando l'unica cosa che non condivideva quel colore. Era una pozza che sembrava composta da argento fuso. Schiuse le labbra e corrucciò lo sguardo, non capendo cosa le stesse succedendo, dove fosse.
Allungò una mano verso il liquido e vi passò sopra le dita, notando quanto era denso e, allo stesso tempo come, in realtà, tentava di allontanarsi da lei, similmente a due poli opposti di una calamita.
Quella macchia la circondava e lei l'avvertiva fuoriuscire dal suo corpo, come se la stesse trasudando.
"Ma che diavolo è?!"
Era così strano trovarsi lì...
-Mi sorprende che quel rituale abbia avuto un così efficiente risultato.-
Il suo corpo subì un brivido quasi doloroso quando, una voce a lei familiare, la colpì alle spalle.
Sentiva, istintivamente, la presenza di lui alle sue spalle. Lo sentiva distintamente come se...
-Sono dentro di te, adesso. Trottolina-
Per Tanya, che ora era propriamente scioccata, fu ancora più denigrante rendersi conto di essere nuda in quella situazione.
Si portò un braccio al seno, portando i capelli sul davanti e prese presto a tremare. "Com'è possibile? Non può... lui non può..."
-...Essere qui? Oh, certo che posso... è stato il tuo Tom a volerlo, no?- Le domandò quello, retorico e compiendo dei passi intorno alla ragazza, che ebbe paura persino a voltarsi per guardarlo in viso. Ne era istintivamente terrorizzata.
-Ah, come la sento bene...- lo sentì commentare, mentre le si parava davanti a guardarla. Era scalzo, ma vestito. Indossava i pantaloni e la fronteggiava mentre, a ogni passo, i piedi schizzavano liquido argenteo lateralmente, con un rumore più fastidioso del normale.
Lei indietreggiò sino alla parete alle sue spalle, avvicinando le gambe al petto e rannicchiandosi completamente su se stessa, per non mostrare le nudità.
-Di cosa parli? Che diavolo vuoi da me?!-
Domandò, con una sonora nota di disperazione nella voce. Non riusciva fare a meno di tremare, il suo corpo reagiva istintivamente alla presenza dell'essere, sebbene una parte di lei fosse certa che quell'uomo non fosse un pericolo.
Era davvero strano provare quelle sensazioni.
-Sì, vedo come sei stranita e... speranzosa, ma... qualcosa dovevi pur ereditarla dal tuo adorato paparino, no?-
Tanya chiuse gli occhi, tanto forte da strizzarli quando lo vide muovere dei passi verso di lei, che avvolse le gambe piegate con le braccia, quando si rese conto che l'essere si era seduto davanti a lei.
-Ti prego, dimmi che cosa vuoi...-
Mormorò, terrorizzata e le parve quasi di sentire il suo sorriso, anche se ostentava a non guardarlo.
-Io? Oh no, Tanya. La domanda che devi farti è: "cosa vuole Tom"-
Le disse, con voce ora languida, avvicinando una mano ai suoi boccoli.
-Siete tornati a farvi i dispetti, siete tornati a giocare dopo mesi di coccole. Non ti mancano, forse?- le domandò, un po' impietosito mentre la vedeva tentare di trattenere i brividi –Voglio finire ciò che ho iniziato-
-Esatto, ma continui a glissare sulla vera domanda, Tanya. La vera domanda, quella che ti saresti dovuta fare, prima o poi, quella che ognuno dei testimoni del vostro rapporto si è fatto ed è... cosa vuole Tom? Dimmi, sai la risposta?-
Le domandò, ghignante e malevolo. Tanya inspirò con voce tremante e schiuse gli occhi, divenendo improvvisamente purpurea nell'incrociare quelli grandi e carmini di lui, diabolici.
Era Tom... era lui!
Non seppe perché, ma nel vederlo lì, davanti a lei, mentre si compiaceva di vederla così vulnerabile e spaventata, mentre le appariva così terrificante e dall'espressione crudele e meschina... le sue vie aeree si surriscaldarono, i suoi occhi arrossarono e si gonfiarono di lacrime.
C'era una sola risposta che poteva dare, una sola che c'era nella sua mente, eppure... era immensamente terrorizzata a rivelarla.
-Forza, dillo... voglio sentirtelo pronunciare, Trottolina-
Le disse. Ma il modo in cui lui pronunciava il suo soprannome, era infinitamente ripugnante e viscido.
-Vuole... me- mormorò appena, sentendo le lacrime scivolare lateralmente dai grandi occhi, più azzurri che mai.
Quel Tom, dai nerissimi capelli che, per un ciuffo ribelle, scivolavano davanti e gli tagliavano un occhio rubino, parve assumere un'aria quasi incredula.
Per poi lasciarsi andare in una grassa e sonora risata.
La sua voce, offensiva e sbeffeggiante, rimbombò in quelle quattro e rosse pareti, intimandola però a smettere di piangere.
Fu avvilente... ma allo stesso tempo rinvigorente.
Lo vide smettere poco dopo e guardarla, ancora divertito –Oh, bambolina... sei così incredibilmente stupida- e avvicinò una mano al suo viso, vedendola fare per allontanarsi, ma lui le si avvicinò ulteriormente. La macchia d'argento si mosse verso di lei, bagnandole i piedi, e quindi i glutei, per poi confinare con la parete su cui la sua schiena era appoggiata.
Il mostro allungò i piedi verso di lei, che l'affiancarono, bloccandole la fuga, completamente. Si sentì immediatamente in trappola ma cercò di non dargli la soddisfazione.
-Credi di conoscerlo, Trottolina? Ah? Pensi che questi tre, quattro mesi...-
-Lo conosco da molto prima- sottolineò, immediata e quello annuì, stirando un sorrisino –Certo che sì, credevi che se ne potesse dimenticare? Mh?-
E lì, la vide voltare il viso, stringendo le labbra, e tentando, di nuovo, di trattenere le lacrime.
-Certo che no, come avrebbe potuto dimenticare quanto gli fossi così infinitamente devota? Quanto fosse diventato l'assoluto centro di ogni tuo pensiero? Era così importante per te, vero?- le domandò, di nuovo impietosito, vedendo il torace di lei trattenere con dolore i singhiozzi, ma lui ghignò –C'ero anche io... ci sono sempre stato, Trottolina; ed ero l'unico a sapere cosa si sarebbe annidato in te, l'ho cercata per secoli e secoli... tanti che... fatico persino a ricordare quando ogni vicenda del nostro grande e meraviglioso Odio fosse iniziata-
-Lei... lei ti odia, non voleva che mi avvicinassi a Tom per colpa tua! Perché pensava che tu potessi influenzarlo! Ma...!-
-Ma?- le domandò lui, bloccandola divertito, mentre lei pensava di essere alla ribalta. La sua domanda retorica l'aveva però bloccata.
-Non c'è nessun "ma", Tanya. Io e Tom, siamo una cosa sola e... abbiamo un patto, un patto che però venne molto prima della tenera Promessa che ti fece un anno fa. E che ti ha illusa, così platealmente, che credimi... mi fai decisamente pena.- e rise, rocamente, allungando una nuova mano al suo viso e accarezzandole una guancia con la nocca. La pelle caramellata mostrava delle unghie nerissime, come i suoi vasi superficiali, l'interno delle sue labbra carnose, i suoi canini appuntiti e i suoi lucenti capelli.
Le parole dell'essere avevano demolito di nuovo la rinnovata baldanza, ma non poté fare a meno di domandare –Che patto?-
Lì, lo vide aprire ampiamente il suo ghigno e avvicinarsi lentamente a lei, che non riusciva più a muoversi –Te, in cambio di un po' del mio potere Demoniaco-
E lì, la vide propriamente sbiancare mentre tornava indietro col capo e lo scuoteva, incredula –No, non è vero, lui...-
-Lui cosa?- le domandò il Demone –Dimmi Tanya, non ti ha forse abbandonata quando eravate piccoli? Non aveva forse smesso di farti visita? E dimmi, non ha forse tentato, per tutto questo tempo, di farti sembrare colei che non ritieni d'essere? Non ti ha sempre paragonata e messa sullo stesso piano di Kim? Al Fest avresti dovuto capire qualcosa. Vi ha legate allo stesso palo, ti ha trattata come tu hai trattato Kim e ti ha mostrata come la sciocca ragazzina che non pensi di essere ma...- e la indicò –...Forse non ha tutti i torti- sottolineò, ghignante, mentre la ragazza era sbalordita, anche se ancora non riusciva a crederci.
-Perché farti quella Promessa, allora? Se ti amava così tanto, come credi tu, avrebbe dovuto cercare di farsi perdonare per averti volontariamente abbandonata, quando tu avevi più bisogno di lui... o mi sbaglio? Hai affrontato il disprezzo dei tuoi cari e tutt'ora lo stai facendo. Mara ti odia, come mai odierà nessun'altra persona al mondo.- sottolineò, ghignando con malignità, mentre una mano scivolava sulla sua coscia nuda, anche se lei era talmente ammutolita che se ne accorse appena.
-E poi, perché mai attuare quel rituale, secondo te? Sei sicura che fosse davvero l'unico modo per ammutolire la mia adorata Principessa? Per zittire una creatura angelica ha usato il mio elemento naturale, il Tarnego e ora...- le disse mentre accarezzava il liquido argenteo sul pavimento -Sei finalmente mia. Lo siete entrambe, anche se ci vorrà un po' per... relazionarmi anche con la mia adorata.-
La rossa scosse il capo, stringendo le labbra e singhiozzando –Tu menti, non... non...-
-Andiamo Tanya, sei davvero convinta che uno come lui possa amare una ragazzetta come te? Diciamocelo, ora. Sarai anche la figlia di Harry Potter ma... non sei niente in confronto alle donne che potrebbe avere, mille volte più intelligenti e belle di te!- e scoppiò a ridere, indicandola –Rispetto a lui, sei così insignificante. Davvero non te ne rendi conto?- le domandò, insultandola ancora e riuscendo a provocare di nuovo le sue lacrime –Lasciami, vattene via...-
-Oh, non credo proprio- rise quello, perfidamente e stavolta, le afferrò ambedue i polpacci, con forza, e li tirò lateralmente, obbligandola a rivelare l'intimità nuda. Lei, non appena se ne rese conto, urlò e cercò di alzarsi ma, quello strano liquido le aveva afferrato le mani, inglobandole e trattenendola –LASCIAMI! NO!!- gridò, terrorizzata e quello vide nuove lacrime sgorgare dai suoi occhi –Shhh... buona, bambina. Non piangere. Voglio fare un patto con voi.-
Disse, riferendosi a lei e alla Fata, probabilmente.
Tanya assunse un'aria sconcertata e, davanti ai suoi occhi infernali che indugiavano sul suo corpo scoperto, domandò –Che cosa?!- c'era rabbia nel suo tono, ma molto più terrore.
Quello inclinò il capo e ghignò –C'è solo una cosa che desidero più della Fata, come mia compagna di giochi...- e fece un cenno con la testa al letto alle sue spalle.
Tanya strinse le labbra, terrorizzata e lo sentì ultimare –... ed è vederti uccidere Tom-
Lì, l'espressione desolata inondò completamente il volto della ragazza. Fu totalmente sopraffatta da quelle parole, tanto che balbettò –...U-ucciderlo?-
E quello aprì il suo sorriso malsano –Esatto. Se sarai tu a farlo, allora... vi lascerò in pace-
La rossa singhiozzò allibita e lo sentì lasciarle i polpacci, permettendole di chiudere di nuovo le gambe, anche se non lo fece con fretta. Era propriamente scioccata.
-Perché?-
Provò a chiedere e lui si lasciò sfuggire una risata, levandosi in piedi, deluso –C'è bisogno di chiederlo? Ci arriverebbe chiunque, sciocca e illusa ragazzina- e scosse il capo, mentre il suo corpo iniziava a sciogliersi, compattandosi su se stesso, aggiungendosi al liquido sul pavimento.
-Uccidilo, Tanya, prima che io riesca a tirare fuori la tua Fatina qui dentro e ad appropriarmene in ogni maniera mi verrà in mente. Quando succederà... beh, anche lui sarà portato a desiderare di averti allo stesso modo. A quel punto sarete entrambe nostre, senza più alcuna via di scampo... per l'eternità-
...
Risvegliarsi da un incubo non fu mai tanto di sollievo per Tanya, come in quel momento.
Era in camera sua. Non in quella dei Prefetti.
Da quando avevano compiuto il rituale, aveva tentato, il più possibile, di stare lontana da Tom e ci era parzialmente riuscita.
Non parlavano più mentalmente e tentava di incrociare il meno possibile il suo sguardo.
Si mise seduta e guardò le proprie mani: avevano smesso di tremare.
"Devo pensare bene a cosa fare. Il Demone potrebbe avermi mentito, ma... e se così non fosse? Se davvero avesse ragione?"
Portò i piedi fuori dal letto e si mosse in bagno, iniziando a non percepire il gelo mattutino invernale. Anche se forse era solo la consapevolezza del fatto che era primo Marzo. Si denudò ed entrò nella doccia, lasciando scorrere l'acqua su di lei e appoggiandosi alla parete, chiudendo gli occhi e sospirando sonoramente "E se alla fine... dovessi ucciderlo?"
Il suo cuore prese a palpitare ansioso nel suo petto e vi poggiò la mano sopra, abbassando lo sguardo azzurro sul pavimento laccato.
"Riuscirei davvero a farlo? Come potrei?"
Nella camera da letto degli Smith, c'era chi se la passava decisamente meglio.
Lei, sdraiata sul letto mentre si occupava di soddisfare la solida intimità del compagno che le attraversava il palato, avvertiva la presa forte di lui sulle sue cosce spalancate mentre le labbra e denti del ragazzo si occupavano di compiacere la sua seconda bocca.
Oramai non avevano più intenzione di stare a controllare che Jahn li stesse calcolando o meno, negli ultimi giorni erano persino arrivati a spegnere i telefoni, visto che "fingere" si stava fondendo con il rapporto che stavano andando a creare. Benché una parte di loro si sentisse perfettamente cosciente del fatto che se erano lì, a valutare quanto quel sessantanove poteva essere eccitante, era perché erano sostanzialmente costretti dalle "spiacevoli" circostanze.
Si erano arresi in fretta ad entrare in quella parte che, in realtà... calzava loro piuttosto bene.
Fin troppo, poterono appurare entrambi, quando si lasciarono pervadere entrambi dall'orgasmo, senza più alcuna vergogna o ritenzione.
Per Andrew, sentire la compagna inghiottire così rumorosamente il suo piacere era qualcosa di meravigliosamente esasperante, non riusciva a capacitarsi del perché la cosa lo eccitasse così tanto.
Immerso nel proprio godimento non si rese nemmeno conto di essere passato sotto la compagna che, colta anch'essa dal piacere aveva tirato su il capo e inarcato la schiena, schiacciando il bacino sulla sua bocca. Alzò lo sguardo appannato e vacuo, rimirando i glutei sodi di lei e la schiena candida, vedendo la coltre di crini corvini scivolare lateralmente.
Le mani, dalle cosce della mezzodemone, passarono ai glutei e poi alla schiena, percorrendone la spina dorsale e sentendola gemere il suo nome rumorosamente, mentre la pelle reagiva immediata al suo tocco. Sentendola colare nel suo palato, l'assaporò immediato, senza lasciarsi sfuggire niente di quel momento e, ben presto, quando ultimarono entrambi di ansimare, la ragazza scivolò da un lato e si lasciò cadere sul letto mentre i luminosi occhi fissavano il soffitto candido.
Sentì la mano di lui sulla propria coscia e la raggiunse, sentendolo stringerla e accarezzarla, chiuse gli occhi, stirando un sorrisino di sollievo e piacere, cosciente del fatto che, in quell'istante, erano teneramente vicini, per quanto fossero stati degli sporcaccioni fino a pochi momenti prima.
Si mise quindi seduta, desiderando di raggiungerlo e lo vide con un braccio sugli occhi, cosa che la divertì intimamente.
Gli afferrò la mano e prese a baciargliela, gettandogli addosso la sua occhiata più maliziosa e compiaciuta.
Lui svelò solo un occhio e la guardò a sua volta, apparendo profondamente rilassato.
Quando la bocca scese al polso del compagno, avvertì la sua mano immergersi fra i crini neri e accarezzarli.
Slittò verso di lui, baciandogli quindi la spalla e vedendolo voltare il capo verso di lei, attirandola alle sue labbra che colse, immediata.
Fu un bacio straordinariamente lento e profondo, si assaporarono vicendevolmente, eccitati al solo pensiero di cosa aveva occupato i loro rispettivi palati poco prima.
Però, ancora... mancava una cosa.
La ragazza montò sopra il compagno, afferrandogli il viso e rendendo quel bacio più intenso, mentre la mano libera di lui, correva ad afferrarle un gluteo candido.
Quando si separarono, sentì la lingua di lei indugiare sulle sue labbra, scendere sul suo mento e poi insinuarsi nel suo collo e baciarlo, mormorando –Buongiorno...-
Chiuse gli occhi il conte e portò ambedue le mani alla schiena di lei, accarezzandogliela –'giorno...- scandì con voce roca e lei si morse il labbro inferiore, indecisa su cosa dire, ogni giorno facevano un passo avanti, cercavano di evitare l'argomento sesso ma... quella tappa era ormai prossima, l'avrebbero mai raggiunta?
Lei non desiderava che fosse così... certo, in realtà non aveva previsto nemmeno quel tipo di approfondimento ma... era stato più forte di lei. Non aveva potuto farci nulla.
Rimasero in quell'abbraccio, pensosi entrambi e, quando il telefono di lei squillò per la seconda volta, lo fece in modo continuo.
La prima non ci aveva fatto molto caso, era un po' impegnata.
-È il tuo- lo sentì dire, mentre stando a contatto col suo collo sentiva la voce roca del compagno vibrare profonda contro il suo padiglione –Sì, ho dimenticato di spegnerlo stavolta...- e allungò una mano verso il proprio comodino, dove c'era il telefono ma non si era impegnata minimamente per raggiungerlo. Era dal lato opposto del letto.
-È troppo lontano- disse poi, arresasi in fretta, cosa che divertì lui portandolo a scandire –Non smette di suonare, penso che ti stiano chiamando-
E lì vide la compagna mettersi poco più su, guardandolo ironica –Dai, non dirmelo... - e agitò la mano, borbottando –Accio telefono- e quello la raggiunse autonomamente, mostrandole chi la chiamava con tanta insistenza –Ah, che seccatrice...- scandì, annoiata ed Andrew si sporse un po' per vedere il mittente.
Stirò un ghigno divertito e quindi la guardò, vedendola sbuffare e rispondere mettendo il vivavoce –Che c'è?-
E appoggiò il telefono sul letto, sentendo la voce della madre propagarsi chiaramente nella stanza, nemmeno fosse stata lì con loro.
-Buongiorno cara, non penso tu abbia letto il mio messaggio...-
-No- disse la figlia immediata e la donna scandì –Bene, volevo solo darti una buona notizia. Jahn si è arreso, sentenziando che, sebbene tu e il tuo adorabile compagno di classe siate piuttosto fisici, siete anche dotati di un forte legame che si percepisce chiaramente sia dentro che fuori dal letto. Quindi non insisterà più nel separarvi.-
Un vero peccato che al "Jahn si è arreso" Andrew ed Evil ebbero come la sensazione di essere appena stati schiacciati da un treno in corsa.
All'ultimare delle parole della donna, si sparse un gelido silenzio nella camera ed Evil inghiottì il boccone amaro, domandando –Quindi non ci spierà più?-
Domandò, giusto per esserne assolutamente certa e la donna stabilì –Ovviamente. Siete liberi, potete tornare... alla realtà-
Già...
Tutto avrebbero pensato, tranne che il loro "rivale-legante" si sarebbe arreso così rapidamente.
-Spero comunque, Evil, che non pensi che per te sia finita... insomma, stavolta hai evitato Jahn grazie al signor Smith ma, quando la scuola finirà, diremo che vi siete tristemente lasciati e... ti impegnerai seriamente per trovare qualcuno. A meno che, insomma... tu ed Andrew...-
-È tutto?- domandò immediata la figlia, con gli occhi sgranati, mentre guardava un punto indefinito sulla spalla del compagno il quale fissava duramente il soffitto.
-Stai bene, cara?-
-Una meraviglia. Ciao.- e chiuse la chiamata, prima che le venisse voglia di lanciare il telefono contro il muro, stavolta.
Ci fu un lancinante silenzio, che si contrapponeva ai pensieri che affollavano rumorosi le loro menti.
Cosa avrebbero dovuto fare?
La sveglia pensò bene di farli destare ed entrambi scattarono con lo sguardo verso di essa.
-Sarà meglio prepararci- iniziò lui. Mancavano dieci minuti alla fine della colazione. Era da giorni che la saltavano. Mangiavano in aula di nascosto, così potevano rimanere a crogiolarsi a letto la mattina presto.
-Già- sostenne lei, scivolando lateralmente dal letto e afferrando la sua vestaglia, lasciata sul pavimento. La indossò, mentre lui tirò fuori l'intimo nuovo dal cassetto e si mosse in bagno.
-Muoviti! Mi devo lavare anche io!- berciò improvvisamente la ragazza, con aria irritata e lo sentì semplicemente sbatterle la porta alle spalle.
Erano arrivati a farsi la doccia insieme per fare più in fretta quindi, sicuramente, avrebbero fatto tardi.
Lui fu il primo ad essere pronto e pertanto ad uscire mentre Evil, ancora in bagno mentre tentava di truccarsi, al sentire la porta sbattere una seconda volta, era scoppiata in lacrime. Non potendo davvero riuscire a trattenersi oltre.
Batté un pugno sul lavandino, che crepò visibilmente ma si ricostituì da solo "Maledizione!"
Spazio Autore
Eccomi quiii!! un capitoletto super allegro, vero?? AHAHAHHA!! Vedremo se i nostri beniamini supersfigati riusciranno a risolvere la situazione, anche se non sembra affatto semplice, vero? Ehhh...
Comunque, per Dorian stavo pensando a Gabriel Garko come attore, voi che ne pensate? Avete in mente qualcun altro? Sappiate che io odio ragazzetti delle band. Mi serve un uomo, sexy, maschio, Vip, sopra i trent'anni, minimo. A me Garko piace parecchio, voi? Come ve lo visionate il nostro Vampiro?
Passo ai ringraziamenti anche se negli ultimi capitoli c'è stato un silenzio non indifferente, il rituale vi ha sconvolte XD: SMARTY2003, Rebbi01, amoidalovee, FlaviaCele, MRT_01, EleEle_04, Corpilegati, pensandotilanotte, francescafardin, vittorianicassio, schizovrenia, cicapisciniente, RoniFasciani, GiuliaBernasca, taniaconlai, Carietta91, Rene_217, tommytommytommya, AlissaNyx.
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