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Vi ricordouesta storia non è mia, ma di infinitylou su EFP!
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I The Rogue erano la band del momento.
Usciti vincitori dal famosissimo talent show inglese, X Factor, in poco tempo avevano scalato le classifiche di tutto il mondo. Tre anni, tre album di successo e tre ragazzi che realizzavano il loro sogno.
Liam Payne, Niall Horan e Louis Tomlinson, così si chiamavano, erano ormai gli idoli di milioni di ragazzi e tra questi non poteva che esserci anche Harry. Gli era bastato vederli esibire la prima volta in tv per capire che li avrebbe seguiti assiduamente.
Il fatto che poi fossero tutti e tre dei bei ragazzi non poteva che aumentare il suo apprezzamento. Perché sì, Harry era apertamente gay; aveva diciassette anni, viveva a Londra e frequentava il penultimo anno della Kingdom High School. Era colui che veniva definito il classico secchione, il tipico ragazzo primo della classe, che amava studiare e leggere dalla mattina alla sera e per questo preso costantemente in giro dai suoi compagni di classe.
Come se non bastasse quello per essere preso di mira, all'amore per lo studio si univa anche il look da nerd caratterizzato da spessi occhiali da vista neri, maglioncini di lana infeltrita dalle diverse gradazioni di marrone, cravatte e pantaloni larghi.
Con gli anni, comunque, Harry ci aveva preso l'abitudine e le parole velenose dei suoi coetanei ormai non lo toccavano più di tanto. O almeno fino a quando si limitavano a quelle, perché quando passavano agli scherzi di cattivo gusto, come quella volta che gli avevano nascosto i vestiti dopo l'ora di ginnastica obbligandolo a percorrere i corridoi della scuola in mutande per recarsi in Presidenza, o quando gli avevano rovesciato il succo all'interno dello zaino, beh... quelle cose ancora facevano un po' male. Ma l'amore per la letteratura e la poesia era così forte, erano così tante le emozioni che provava quando leggeva un romanzo o un componimento poetico, che mai nessuno sarebbe riuscito a farlo sentire sbagliato per questo.
Oltre alla scuola, la sua grande passione era la musica. Amava ogni genere musicale, partendo dal Pop, all'R&B, a qualche classico Rock, passando per alcuni artisti Indie e arrivando fino alla musica classica. L'adorava in ogni suo aspetto e forma, alzando il volume dello stereo e cantando a squarciagola ogni qualvolta si trovasse chiuso fra le mura di camera sua.
Da tre anni a quella parte però, le voci che riempivano le pareti di casa Styles la maggior parte delle volte erano sempre le stesse. Harry divorava, letteralmente, i dischi di quella giovane band: sapeva tutte le canzoni a memoria, così come era a conoscenza di ogni minima informazione riguardo la vita privata di quei tre cantanti. Soprattutto di uno: Louis.
Già solo il suo nome l'aveva colpito perché non si poteva certo dire fosse un nome comune in Inghilterra, anzi. Si trattava di un nome di origine francese e Harry ne adorava la pronuncia. Per non parlare del suo accento così tipico dello Yorkshire che lo mandava fuori di testa. E Harry era uno che ci teneva particolarmente alla pronuncia corretta delle parole, all'accento inglese perfettamente pulito, ma si trattava di Louis, quindi.
Quel ragazzo era diventato il suo prototipo di ragazzo ideale: non eccessivamente alto, capelli castani con ciuffo laterale, fisico tonico e ben proporzionato, stile moderno e decisamente sportivo, e due occhi azzurri che facevano invidia al più limpido dei cieli. Praticamente il suo opposto e forse era proprio per quello che Louis lo eccitava così tanto.
Opposto lo era anche nel carattere: Louis era il tipico bad boy, sbruffone e sarcastico al punto giusto, che amava bere, fumare e fare casino con gli amici e ben consapevole della sua bellezza che gli faceva riscuotere numerosi successi. Una cosa però li accomunava: anche lui era gay.
No, Harry non si era mai masturbato pensando a lui, avvolto nel buio della sua camera. No. E se anche fosse, non era di certo dato saperlo.
Comunque, i The Rogue, dicevamo, proprio quelli che Harry avrebbe conosciuto quella sera. Aveva partecipato a un concorso indetto dalla BBC Radio1 che metteva a disposizione due biglietti per il concerto alla O2 Arena più un pass per incontrare i propri idoli nel backstage al termine dello show. Aveva tentato la sorte senza troppe aspettative, dal momento che la fortuna non era mai stata dalla sua parte, ma quella volta era andata diversamente: i suoi occhi si erano sgranati per l'incredulità il pomeriggio in cui aveva ricevuto la telefonata che lo informava di essere uno dei fortunati vincitori del concorso. Essendo ancora minorenne, però, doveva avere un accompagnatore e per questo aveva convinto sua sorella Gemma ad accompagnarlo, offrendosi in cambio di lavare i piatti al posto suo per un mese.
Era per quello che da più di un'ora si era chiuso in camera e aveva completamente svuotato il suo armadio in cerca dei vestiti più adatti da indossare. Alla fine aveva optato per un paio di pantaloni color cachi, una camicia a quadretti beige e un gilet di cotone marrone. Il tutto completato da un papillon bordeaux.
«Allora, sei pronto?» la testa di Gemma fece capolino dalla porta della camera, facendolo sussultare. Si guardò un'ultima volta allo specchio, storcendo la bocca «Credo di sì». Sistemò meglio il papillon, lisciò il gilet e si accertò che nessun ciuffo di capelli sfuggisse alla forte tenuta del gel che si ostinava ad usare. Odiava i suoi capelli ricci così impossibili da domare.
«Hai diciassette anni e potresti fare concorrenza al nonno. Quando ti deciderai a smettere di nascondere la tua bellezza in questo modo?» «L'immagine non è tutto, Gemma. E poi a me piace come mi vesto» borbottò, vedendola roteare gli occhi al cielo, prima di superarla e scendere al piano inferiore.
«Hai preso i biglietti? E i pass?» gli domandò, recuperando la borsa e le chiavi della macchina. «Certo, Gems. Ora muoviti o arriveremo in ritardo» la esortò, raggiungendo la madre in cucina e stampandole un bacio sulla bocca. «Mi raccomando, vedi di tornare a casa tutto intero e goditi la tua serata speciale» gli raccomandò, stringendogli le guance con le mani «Non essere il solito ragazzo timido e sfrutta in pieno questa grande occasione».
«Mamma, incontrerò i The Rogue stasera. Conoscerò Louis. Louis Tomlinson, capisci?» Gemma alle sue spalle sbuffò esasperata «Mio Dio, manco stessimo parlando di Justin Timberlake. A me sembra soltanto un ragazzino pieno di sé». Lo sguardo che le riservò il fratello era un misto tra l'indignato e l'arrabbiato «Louis è un ragazzo meraviglioso, io lo so». «Sì, va bene. Come vuoi tu» lo liquidò lei con un movimento della mano. «Gemma, mi raccomando anche a te, non lasciarlo solo e guida con prudenza». Anne li abbracciò entrambi un'ultima volta, dopodiché li lasciò liberi.
•••
L'esterno della O2 era gremito di gente. C'erano addirittura persone con coperte e sacchi a pelo, chiaro segno che avevano deciso di passare la notte lì fuori per accaparrarsi i primi posti sotto al palco.
Ragazzi di tutte le età intonavano a squarciagola le canzoni della band, sventolando cartelloni, bandiere arcobaleno e striscioni dalle dimensioni surreali.
Fortunatamente loro avevano l'ingresso riservato e, ad aspettarli al cancello, vi era già un addetto dello staff che li accompagnò all'interno dopo aver controllato i loro biglietti. Li scortò fino ai loro posti in prima fila sotto al palco, spiegando loro che al termine del concerto sarebbe tornato a recuperarli per accompagnarli dietro le quinte.
Non ci volle molto perché la gente cominciasse ad entrare all'interno dell'Arena, prendendo posto sia nel parterre che sugli spalti.
Harry non poteva credere che di lì a pochi minuti avrebbe finalmente assistito ad un loro concerto. Avrebbe potuto sentirli cantare dal vivo, senza dover recuperare su Youtube i video dei loro concerti, e avrebbe potuto vedere Louis camminare su quel palco in tutta la sua bellezza. Non credeva di essere in grado a sopportare questa seconda cosa, ma non poteva farsi prendere dal panico. Ci mancava solo di sentirsi male e farsi portare via dai paramedici.
«Pensa tu alle foto, per favore. A me uscirebbero tutte mosse» supplicò la sorella, mostrandogli le mani tremolanti. «Va bene, fotograferò il biondino che mi ispira simpatia e quell'altro più alto che fa roteare sempre il microfono» lo prese in giro. «Gems, fai poco la spiritosa. Ti prego, conto su di te». Gemma gli strizzò le guance «Tranquillo, non mi perderò nemmeno una sua mossa».
Le urla che si alzarono, non appena le luci dell'arena si spensero, fecero concorrenza ai rombi dei motori delle macchine di Formula1. Harry però non riusciva ad emettere alcun suono: aveva gli occhi fissi sul palco e le mani che stringevano forte la stoffa dei suoi pantaloni.
La voce calda di Liam li salutò a gran voce non appena il pannello si sollevò rivelando le loro tre figure, seguito da Niall che già pizzicava le corde della sua chitarra elettrica e Louis che alzava un braccio, agitando la mano sorridente per salutare la folla.
Harry non era mai stato tanto felice in vita sua come quella sera. I suoi occhi brillavano e la sua voce aveva deciso di tornare a farsi sentire non appena i tre ragazzi intonarono la prima canzone prevista in scaletta.
Avere il posto sul lato destro del palco gli permetteva di trovarsi spesso davanti Louis e assistere dal vivo a tutti i gesti tipici che lo contraddistinguevano e che lui, ormai, conosceva a memoria: dal sistemarsi gli in-ears per sentire meglio la musica, all'umettarsi continuamente le labbra sottili con la lingua, allo scuotere verso il basso il microfono e posizionare la mano sull'addome ogni volta che cantava, infine al punzecchiarsi perennemente con Liam a suon di gavettoni e battutine.
Perse un battito quando lo vide avvicinarsi al bordo della passerella proprio di fronte a lui, salutando con un sorriso a trentadue denti il pubblico in quella zona.
«Hai ragione, però. Non è niente male» gli urlò Gemma all'orecchio per superare il frastuono. Harry mantenne lo sguardo sul cantante, gli occhi sognanti mentre «Già» sospirava «Ti prego, dimmi che hai catturato il momento». «Molto di più» schioccò la lingua Gemma e «Ho fatto un video» ammiccò poi.
Come sempre quando ci si diverte, il tempo sembra volare e il momento dei ringraziamenti arrivò fin troppo presto. «Grazie per la bellissima serata, Londra!» urlò Liam al termine del concerto «È sempre bello tornare a casa! So che ora incontreremo i due fortunati del concorso indetto dalla BBC Radio1. Per tutti gli altri, invece, vi aspettiamo alle prossime date del tour. Vero ragazzi?» «Certo. Venite anche a Dublino, nella mia bellissima Irlanda. Offrirò Guinness a tutti» fece ridere la folla Niall. «Adesso dobbiamo proprio andare. Grazie a tutti, vi amiamo!» urlò Louis, prima di correre dietro le quinte seguito dai compagni.
Come era stato detto loro prima del concerto, l'uomo che li aveva accompagnati fino ai loro posti li portò nel backstage insieme a Katy, l'altra vincitrice. Li fece accomodare in una stanza provvista di divanetti e un tavolo con bibite e snack vari. «I ragazzi arriveranno tra pochi minuti, giusto il tempo di darsi una sistemata. Nel frattempo servitevi pure» sorrise loro, prima di congedarsi.
Dire che Harry fosse agitato, era niente. Temeva di star per avere un infarto da quanto il cuore gli battesse all'interno della cassa toracica. Prese giusto un bicchiere d'acqua per cercare di far tornare la salivazione ormai azzerata che gli aveva impastato totalmente la bocca. «Andrà tutto bene, vedrai» Gemma gli accarezzò materna la schiena, cercando di calmarlo mentre Katy farneticava continuamente sul concerto postando già foto sui vari social networks. «Dici che se chiedessi a Louis una foto anche da solo, gli altri si potrebbero offendere?» domandò preoccupato. «Penso che siano abituati a questo tipo di cose, Haz. Ogni fan ha il proprio preferito, stai tranquillo».
Proprio in quel momento la porta si riaprì e Liam e Niall fecero il loro ingresso all'interno della stanza. Katy corse subito da loro ad abbracciarli, gridando impazzita mentre Harry si avvicinava a piccoli passi, spinto da Gemma che lo invitava poco carinamente a darsi una mossa e non stare impalato come un pesce lesso. Si schiarì la voce, salutandoli flebilmente con un timido sorriso prima di abbracciare anche lui entrambi. «Ciao ragazzi, Lou ci raggiungerà a momenti. Lui è sempre quello più lento a prepararsi» li informò Liam «Nel frattempo possiamo conoscerci un po'». Niall batté le mani «Allora, Katy e Harry...cosa ne pensate del concerto? Vi è piaciuto?» La ragazza si inoltrò in un lungo commento d'apprezzamento, mentre Harry di tanto in tanto annuiva mostrandosi d'accordo con le sue parole. Già non era una persona che riusciva facilmente a dialogare con gli altri, inoltre una personalità come quella di Katy lo intimidiva ancora di più. Fortunatamente Liam parve notare la sua difficoltà e cercò d'intervenire in suo aiuto «Era il tuo primo concerto, Harry?» Il ragazzo annuì «Non sono mai riuscito a venire le altre volte, ma vi seguo dall'inizio. Non mi perdo mai una vostra partecipazione televisiva e recupero i concerti grazie ai video degli altri fan». Liam gli posò una mano sulla schiena «Siete davvero fantastici. Speriamo di non averti deluso allora». «Assolutamente no» scosse immediatamente il capo «È stato grandioso, non dimenticherò mai questa serata». Fu Niall a spostare poi l'attenzione su di sé. «Aspettate, ma non erano solo due i vincitori?» domandò confuso, guardando in direzione di Gemma. «Oh, io ho solo accompagnato mio fratello. Harry ha ancora diciassette anni» spiegò allora, sorridendo cordiale. Harry si chiese come facesse a rimanere così calma e parlare con loro come se fossero i loro vicini di casa.
Liam lanciò un'occhiata fugace all'orologio appeso alla parete: mancavano solo dieci minuti allo scadere di quell'incontro e Louis non si era ancora presentato. Possibile che ogni volta dovesse comportarsi in quel modo? Si appuntò mentalmente di fargli l'ennesima ramanzina non appena tutto sarebbe terminato.
Katy si stava complimentando con Niall quando sentirono la porta aprirsi di nuovo: Louis fece il suo ingresso con lo sguardo rivolto al cellulare che teneva in mano e un cipiglio in fronte. «Eccoti, finalmente» esordì Liam «Loro sono Katy, Harry e Gemma, la sorella del ragazzo». Louis sollevò lo sguardo facendo un veloce sorriso ad entrambi, annuendo e mugugnando qualcosa di incomprensibile prima di «Posso avere una birra?» sospirare esausto.
Videro Niall roteare gli occhi al cielo e Liam rivolgergli uno sguardo di rimprovero. «La berrai non appena avremo finito. Vieni, così facciamo le foto».
Louis aveva decisamente una faccia da schiaffi e Gemma avrebbe volentieri voluto dirgli qualcosa dal momento che era il suo lavoro e non poteva presentarsi dopo venti minuti, per di più scocciato. Ma rimase zitta, ovviamente, anche perché lo sguardo che suo fratello stava riservando al ragazzo le scaldò il cuore.
Si misero tutti in posa per la foto con Katy, dopodiché fu finalmente il turno di Harry. Il ragazzo si avvicinò timidamente a loro, posizionandosi tra Louis e Liam. Al fianco di quest'ultimo ovviamente vi era Niall.
Rabbrividì quando l'avambraccio di Louis si posò sulla sua spalla destra. Era così vicino che riusciva chiaramente a sentire il suo profumo: un misto tra fumo, menta e...semplicemente Louis.
Vide Gemma incitarlo a cingergli il fianco con un braccio e, dopo aver preso un respiro profondo, seguì il suo consiglio. Posò la mano sul fianco di Louis, percependo la pelle morbida sotto il suo tocco nonostante il tessuto della canotta nera che indossava facesse da barriera.
Non appena il fotografo li informò che lo scatto fosse uscito bene, Harry si voltò a guardare Louis. La sua mente non riusciva a pensare ad altro che non fosse bello, bello, bello, bellissimo.
«Tutto ok, Harry?» la voce cristallina del ragazzo lo riscosse dal momentaneo stato di trance. Gli stava parlando. Louis. Louis gli stava parlando. «Sei bellissimo» sputò, rendendosi conto solamente in un secondo momento di ciò che aveva detto. Si tappò la bocca con entrambe le mani, percependo immediatamente le guance andare a fuoco mentre Louis, dopo averlo guardato sorpreso per qualche istante, scoppiò a ridere. «Grazie. Anche...» lo squadrò, facendo appello a tutto il galateo che Liam tentava di insegnargli per non storcere la bocca di fronte al ragazzo vestito in quel modo così vecchio. Perciò «Anche tu» si sforzò a rispondere, sfregando poi le mani insieme «Abbiamo finito, giusto? C'è un party al Libertine che mi sta aspettando».
«È stato un piacere, Harry. Speriamo di rivederti presto a un altro nuovo concerto» lo abbracciò Liam, mentre lui ancora tentava di riprendersi dalla figura pessima che aveva appena fatto. «Siete fantastici, davvero. Grazie per tutto» sorrise loro, abbracciando ancora una volta anche Niall. «Grazie a voi per sostenerci sempre» lo ringraziò il biondo. Quando si voltò da Louis, il ragazzo era nuovamente impegnato a premere rapidamente la tastiera del suo iPhone. Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione. Quei due pozzi azzurri lo avrebbero ucciso una volta o l'altra, ne era certo. «N-non è che...io...potrei fare una foto anche con te?» gli domandò. Il castano lo guardò accigliato «Non l'abbiamo appena fatta?» «Sì, ma...da solo intendo. Con te, da solo. Sempre che non sia un problema» si voltò a guardare anche gli altri due in cerca di consenso. «Figurati, non sei mica il primo a chiederlo» lo tranquillizzò Niall. «Lou è sempre contento di esaudire le richieste dei fan» sorrise Liam, strappando dalle mani dell'amico il cellulare e beccandosi un'occhiata truce a cui non badò nemmeno.
Harry si sistemò gli occhiali scivolati lungo il ponte del naso, dopodiché lasciò scivolare ancora un braccio dietro la schiena del ragazzo.
Almeno Louis si sforzò di sorridere, fu quello che pensò Gemma, scuotendo il capo sconsolata.
«Grazie» balbettò Harry, sorridendo timidamente al ragazzo accanto a lui «La tua voce è bellissima. Io...grazie» si limitò a dire. Louis picchiò amichevolmente una mano sul suo braccio «Grazie a te. Ciao Harry» lo abbracciò velocemente, facendo un cenno di saluto col capo a Gemma e avvicinandosi ai suoi compagni.
Lo videro riprendersi il telefono, mentre Liam gli tirava una leggera sberla sulla testa prima di uscire dalla stanza.
«Quindi? Come ti senti?» lo affiancò Gemma. Il fratello sospirò, gli occhi ancora fissi sulla porta ormai chiusa «Benissimo. Louis è fantastico. Non mi dimenticherò mai di questa serata» mormorò. La ragazza alzò gli occhi al cielo, posando una mano alla base della sua schiena «Liam e Niall sono i migliori. Comunque...andiamo adesso» si limitò a dirgli, senza dare voce ai suoi pensieri. No, Louis non era fantastico. Era solamente un ragazzo viziato che pensava che adesso tutto gli fosse dovuto e avesse il mondo ai suoi piedi. Ma non per Harry, naturalmente, non era così e lei non gli avrebbe rovinato quell'esperienza. Tanto con Louis non avrebbe mai più avuto a che fare.
•••
Tre giorni più tardi, Harry aveva ricevuto le sue fotografie per email e non aveva perso tempo a stamparle. Le appese entrambe sulla parete della sua camera, mentre di quella da solo con Louis ne fece anche una copia da incollare all'interno del suo taccuino di cuoio marrone. Non si separava mai da quel diario, riempiva le sue pagine con pensieri, sensazioni e citazioni prese da libri che più amava. Ne era geloso.
Stava sorridendo ampiamente mentre ammirava Louis immortalato in tutto il suo splendere accanto a sé, quando il suo cellulare vibrò sulla scrivania. Lo schermo si illuminò, mostrando la notifica di un tweet proprio da parte del cantante in cui annunciava di potersi finalmente riposare per una settimana. Sorrise. Chissà com'era Louis nella vita quotidiana.
Aprì Twitter, notando con piacere che il ragazzo stesse rispondendo ad alcuni fans. Si morse il labbro inferiore, indeciso sul da farsi, poi decise di tentare anche lui.
@Harry_Styles: @Louis_Tomlinson Hi, I'm Harry. Do you remember me? xx
Digitò velocemente, allegando insieme anche la loro foto scattata nel backstage.
Restò a fissare lo schermo del suo iPhone per quelli che gli parvero minuti infiniti, le dita alla bocca per mordicchiarsi nervosamente le unghie. Rispondi, rispondi, risp - «Ha risposto» quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Scattò in piedi, strisciando rumorosamente la sedia contro il parquet di legno «Oddio, ha risposto. Oddio». Ok, doveva calmarsi o seriamente gli sarebbe venuto un infarto quella volta.
Sollevò lentamente gli occhiali, chiudendo gli occhi e massaggiandosi il ponte del naso, cercando di respirare con calma. Si avvicinò quindi alla scrivania, recuperando il cellulare e aprendo la notifica.
@Louis_Tomlinson: @Harry_Styles Of course ! Have a nice day :)
Louis Tomlinson gli aveva appena augurato una buon giornata e si ricordava di lui. Potete capirlo se quindi dalla sua gola fuoriuscì un versetto poco virile e le sue gambe cominciarono a saltellare sul posto.
•••
«Sta per arrivare un forte temporale, ragazzi» annunciò Niall, avvicinandosi alla finestra. «Il cielo è limpido, Nì» gli fece notare Liam, seduto al tavolo impegnato con il testo di una canzone. «Lo so, ma il nostro Lou sta rispondendo ai fans su Twitter e se non avverrà la fine del mondo, un temporale è il minimo» spiegò tranquillamente. Al che Liam scoppiò a ridere, perché non poteva di certo che essere d'accordo con il biondo, mentre Louis lo guardò offeso «Hey, stai zitto stupido Leprecauno irlandese». Gli lanciò un cuscino che aveva recuperato dal divano sul quale era comodamente sdraiato, ma Niall ormai era abituato a quegli attacchi perciò riuscì a bloccarlo prima che lo colpisse in pieno volto. «Saranno contenti di vedere che li consideri un po', Lou» Liam prese posto accanto a lui, sollevandogli le gambe e posandole poi sulle sue cosce. «Io li considero sempre» borbottò stizzito. «Non è vero, lo sai» lo riprese, anticipandolo quando lo vide aprire la bocca per rebeccare nuovamente «Su questo aspetto devi ancora lavorare un po'. Ma sono certo ce la farai» gli sorrise gentile, mentre quello arricciava le labbra in un tenero broncio. Ventiquattro anni e il più delle volte sembrava ancora un bambino. Liam si considerava una specie di fratello maggiore per lui nonostante fosse lui stesso ad essere più piccolo di Louis. Di un anno, sì, ma era comunque più piccolo.
Sobbalzarono quando Louis scoppiò in una fragorosa risata. «Ma sei impazzito?» quasi gridò Liam, scostando il busto e cercando di bloccare i movimenti delle sue gambe afferrandogli le caviglie. «Non ce la faccio, ragazzi» singhiozzò a corto di fiato tra una risata e l'altra «Guardate» agitò in aria il suo iPhone. Niall si avvicinò, prendendolo e cercando di capire cosa fosse successo. «È il ragazzo che aveva vinto il meet» spiegò Louis, gettando il capo indietro e ridendo. «Non capisco cosa ci sia da ridere» sbuffò Niall, gettandogli il telefono sulla pancia. Louis voltò lo schermo verso Liam, il quale avvicinò il capo per leggere:
@Harry_Styles: @Louis_Tomlinson Would you go out with me?
Sorrise, aveva capito che quel ragazzo era perso per Louis. «Ora gli rispondo» schioccò la lingua il ragazzo. «Cos- no! Non farlo, Lou» lo riprese severo Liam, cercando di rubargli il telefono dalle mani. Sapeva cosa stesse passando per la sua testa e no, non andava bene. Per Louis era sempre tutto uno scherzo, non soppesava giustamente i gesti e le parole e purtroppo quello non portava mai a nulla di buono. Ovviamente, comunque, non riuscì a fermarlo. Louis era agile e con uno scatto felino si alzò in piedi, correndo dalla parte opposta della stanza e premendo rapidamente i pollici sullo schermo del cellulare. «Lou, andiamo, lascialo stare» tentò nuovamente l'amico «Non è la prima volta che ricevi domande del genere. Non c'è bisogno di rispondergli negativamente».
@Louis_Tomlinson: @Harry_Styles Never in a million years.
Inviato.
Sorrise soddisfatto, guardando Liam e sollevando ripetutamente le sopracciglia. «Sei uno stronzo. Fai rimanere male le persone» bofonchiò quello, scuotendo il capo sconsolato. «Oh, suvvia Payno. Non fare il melodrammatico» lo pungolò Louis avvicinandosi di nuovo a lui «Quel ragazzo mi guardava con fin troppe aspettative. Almeno ho messo le cose in chiaro fin da subito: non esco con i fans, soprattutto se si vestono come mio nonno».
E forse Harry non ci sarebbe rimasto poi così male se Louis si fosse fermato a quella risposta. Sapeva che il ragazzo era contraddistinto da un sarcasmo pungente, quindi probabilmente avrebbe chiuso un occhio e pensato che come al solito Louis stesse scherzando. Ma quando poco dopo il cantante scrisse un nuovo tweet dicendo che lui non sarebbe mai uscito con un fan, soprattutto con un ragazzino sfigato, beh... quello gli fece male. Essere preso in giro dai suoi coetanei era ormai diventata un'abitudine, ma essere preso in giro da Louis era tutta un'altra storia.
Louis non agiva con cattiveria e realmente intenzionato a ferire le persone, però i suoi modi di fare spesso non erano carini e non si rendeva conto delle conseguenze delle sue azioni nonostante Niall e Liam cercassero in tutti i modi di farglielo capire. Sembrava un bambino in un corpo di un ventiquattrenne e farlo ragionare risultava, a volte, più difficile del previsto.
•••
Era successo qualcosa ad Harry. Ne era sicura. Non che suo fratello fosse il ragazzo più loquace di questo mondo, ma nemmeno la pietra tombale che era stato in quegli ultimi giorni. Lo vedeva tornare da scuola e, subito dopo pranzo, chiudersi in camera fino ad orario di cena. Non faceva una parola con nessuno, se non per rispondere alle domande della madre riguardo la sua giornata a scuola.
Quando poi anche quella sera, anziché vederlo prendere posto come al solito sul divano davanti alla televisione per guardare la puntata di Grey's Anatomy, il suo telefilm preferito, salì al piano superiore, Gemma decise di seguirlo.
La porta della sua camera era già chiusa quando la raggiunse. Bussò. «Posso entrare?» gli chiese, aspettando una risposta che non accennò ad arrivare. Decise quindi di aprire lo stesso la porta trovando Harry già sdraiato a pancia sotto sul letto intento a scrivere sul suo diario.
Il materasso si piegò sotto il suo peso quando prese posto accanto a lui «Ti sei dimenticato che stasera c'è il tuo Dottor Stranamore in tv?» Harry chiuse il diario senza sollevare lo sguardo «L'hanno fatto morire nella scorsa puntata» allungando il braccio per posarlo sul comodino.
Gemma imprecò mentalmente: addirittura Shonda Rhimes ci si metteva a complicarle il compito di risollevare il morale al fratello. Possibile che dovesse far morire tutti in quel telefilm? «Ci prendiamo la vaschetta del gelato e ci consoliamo con quello mentre piangiamo la sua morte?» azzardò. Harry sospirò portando poi gli occhi sul suo volto «Gemma, cosa vuoi?» «Solo sapere cosa ti è successo. Eri tutto euforico per aver conosciuto quei tre cantanti e poi da un giorno all'altro ti sei chiuso in te stesso. Hai una faccia da far invidia a Mercoledì Addams».
Riuscì a strappargli un mezzo sorriso con quell'ultima frase, ma poi il suo volto s'incupì di nuovo. «Non è niente Gems. Sono solo io che sono uno stupido» la voce bassa e triste.
Gli posò una mano sul ginocchio «Fallo decidere a me se sei stupido o meno. Sai che puoi parlarmi di tutto» lo incitò sfregando le dita sul tessuto dei pantaloni «È successo qualcosa a scuola? I tuoi compagni ti hanno fatto ancora qualcuno dei loro stupidi scherzi?»
Harry si sollevò dal materasso mettendosi seduto con le gambe incrociate, lo sguardo basso sulle proprie mani «No, loro non c'entrano nulla. Non questa volta, almeno» sospirò «Qualche giorno fa, Louis si è messo a rispondere ad alcuni fans su Twitter, così ho provato a scrivergli anche io» iniziò a spiegare. «Gli ho mandato la nostra foto e gli ho chiesto se si ricordasse di me. Mi ha risposto di sì e augurato buona giornata» e un sorriso timido nacque sul suo volto al ricordo di quel momento. «Ero così felice che mi avesse risposto. Tra tutti i milioni di tweet che riceveva, aveva notato proprio il mio».
Più Harry parlava, più Gemma aveva capito che quel cantante era la causa dell'umore del fratello. Cosa poteva aver mai fatto per averlo abbattuto a quel modo? Gli piaceva talmente tanto che doveva aver fatto proprio qualcosa di davvero grave per farlo reagire così.
«Sai, spesso leggo tweet di persone che chiedono loro scherzosamente di uscire o di diventare il loro ragazzo. Veramente gli scrivono e chiedono di tutto, cose veramente assurde a volte. Va beh, comunque, io non l'ho mai fatto, ma quel giorno, preso dall'euforia, ho fatto un eccezione e la sua risposta è stata questa» prese il cellulare aprendo l'applicazione e mostrò alla sorella il tweet di Louis. Gemma lesse la risposta aggrottando la fronte e riportando poi la sua attenzione su Harry «Beh non avrebbe mai di certo potuto risponderti ''Sì, Harry. Usciamo insieme''. Ha mantenuto fede alla sua fama». Harry alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa «Lo so anche io, grazie. Ripeto che l'ho fatto solo per scherzare. Certo non che mi abbia fatto piacere ricevere quella risposta, poteva benissimo evitare di scrivermi qualcosa. Però so che lui è uno che tende a fare del sarcasmo, quindi l'avrei interpretata come una battuta. Solo che poi ha continuato» andò sul profilo del cantante e poi invitò la sorella a controllare lei stessa ciò che aveva scritto.
Gemma si morse il labbro inferiore nel leggere quelle parole. Già Louis non le andava a genio per quel poco che l'aveva visto, se in più ora si permetteva di prendere in giro un ragazzo che nemmeno conosceva. Scosse il capo «Harry, non devi dare peso a queste parole». Gli occhi verdi del fratello, lucidi a causa delle lacrime trattenute, gli strinsero il cuore. «Mi prendono sempre in giro tutti. Perché Gems? Io...» tirò su con il naso «Io non manco mai di rispetto a nessuno, tratto sempre tutti bene e cosa ci guadagno? Perfino Louis si prende gioco di me». «Sono tutti stupidi, Harry, perché non sanno che persona meravigliosa si perdono. E quel Louis è solamente un ragazzo viziato, che pensa che trattare le persone in quel modo lo renda più figo agli occhi dei fans» annuì convinta «Pensa di essere migliore di tutti. Beh, sai che ti dico? Gli facciamo vedere noi chi è Harry Styles. Altro che ragazzino sfigato». Harry sollevò il capo, il suo sguardo era interrogativo «Che stai dicendo?» «Dico che domani faremo pulizia nel tuo armadio e finalmente faremo sbocciare la tua bellezza. Basta gel, basta maglioni infeltriti e pantaloni informi. Tu sei speciale, sei diverso da tutti i tuoi coetanei ed è arrivato il momento che anche gli altri se ne accorgano. Basta nasconderti dietro le sembianze del secchione noioso e anonimo. Preparati Harry, perché Louis si pentirà amaramente di ciò che ha fatto» ammiccò, uscendo da camera sua lasciandolo completamente senza parole.
•••
Fu così che il giorno successivo la camera da letto di Harry sembrava essere diventata un campo di battaglia. Gemma era passata a prenderlo a scuola al termine delle lezioni e, insieme, si erano recati in centro. Avevano pranzato e poi non avevano perso tempo, iniziando ad entrare in vari negozi situati lungo Oxford Street.
C'era voluta tanta pazienza e forza di volontà, ma alla fine, Gemma era riuscita a convincere il fratello a sostituire i pantaloni informi con skinny jeans capaci di mettere in risalto le gambe chilometriche; i maglioni infeltriti e le camicie monocromatiche che avevano lasciato il posto a camicie dalle fantasie eccentriche e semplici t-shirt che ogni ragazzo della sua età indossava.
Finalmente l'aveva convinto anche a liberarsi di quell'odioso gel per capelli - o meglio glielo aveva buttato senza troppe cerimonie nella spazzatura - e ora i suoi ricci erano di nuovo liberi di respirare.
«Lasciatelo dire: sei un gran figo. Se non fossi tua sorella, ci proverei». Harry roteò gli occhi, mentre Gemma commentava ogni suo cambio d'abito comodamente seduta sul suo letto con un sacchetto di biscotti tra le mani.
«Guarda questi capelli... un disastro» bofonchiò tirandoseli appena. Guardò all'interno dell'armadio tra i vari acquisti, afferrando una bandana color militare «Forse con questa...» la legò attorno al capo, annuendo poi convinto alla sua immagine riflessa.
«Vorranno tutti provarci con te stasera ma, soprattutto, lo farà Louis». Sempre per attuare il piano ''fare pentire Louis di ciò che ha detto'', Gemma aveva avuto la geniale idea di contattare il suo amico Nick, famoso dj radiofonico della città e quindi informato circa i locali frequentati da diversi personaggi famosi. Gli aveva chiesto se, tramite le sue conoscenze, sapeva se Louis sarebbe andato in qualche locale una di quelle sere, e l'amico l'aveva richiamata poco dopo informandola che, proprio quella sera, il cantante aveva prenotato un tavolo nel privé del Libertine.
Naturalmente la ragazza aveva obbligato Harry ad andarci insieme a Nick, dal momento che lui non aveva mai messo piede in un locale del genere. E poi non poteva di certo andare da solo, mostrando a tutti di non avere amici.
«Questo tuo piano è una pessima idea. Per quanto io possa rendermi presentabile, lui potrebbe benissimo non calcolarmi minimamente in ogni caso».
Era però troppo tardi per tirarsi indietro dal momento che il suono del clacson lo informò che Nick fosse arrivato.
Scese rapidamente le scale e il rumore provocato dal tacco dei suoi stivaletti neri riecheggiò tra le pareti. «Funzionerà. Fidati di me» lo incoraggiò seguendolo fino alla porta. «Comunque ho detto a Nick di tenerti d'occhio; sei minorenne e non potresti nemmeno entrare là dentro. Lascia fare tutto a lui» gli raccomandò. «Se mi arrestano, poi spieghi tu alla mamma tutto» bofonchiò il ragazzo, aprendo la porta d'ingresso. In cima al vialetto Nick riaccese immediatamente il motore non appena li vide sulla soglia di casa. «Come sei catastrofico. Adesso muoviti e non tornare fino a quando non l'avrai conquistato» gli afferrò le spalle, voltandolo e spingendolo in direzione della macchina.
Sarebbe stata una lunga serata, ne era certo.
•••
Quando raggiunsero la discoteca, una lunga fila di persone era già in attesa di poter entrare nel locale e divertirsi. Incredibile come così tanta gente sentisse il bisogno di stare ammassata tra quattro mura, con la musica talmente alta da riuscire a stordirti, per passare una serata piacevole. Ad Harry era sempre bastata anche casa sua: un buon film, una tazza di the, il comodo divano e il gioco era fatto. Al massimo si concedeva qualche serata all'anno al cinema in compagnia di Gemma. Niente di più, anche perché uscire senza compagnia non era poi così divertente.
Seguì Nick all'interno del locale, dopo essere riuscito ad ottenere il via libera dal buttafuori solo quando l'amico specificò che erano insieme, facendosi spazio tra la folla e raggiungendo con non poca fatica il privé.
Dire che si sentisse fuori luogo era un eufemismo. Per quanto Gemma l'avesse vestito in modo da permettergli di amalgamarsi al meglio con tutta quella gente, non poteva fare a meno di considerarsi un pesce fuor d'acqua. Li guardava dimenarsi tutti in pista disinibiti, mentre lui non sarebbe stato in grado nemmeno di fare un passo senza inciampare sui suoi stessi piedi per quanto era goffo.
L'unico lato positivo era che il privé almeno non era così affollato come il resto del posto. C'era molta meno gente e almeno non avrebbe dovuto passare l'intera serata a sibilare a denti stretti a causa delle gomitate nei fianchi da parte di sconosciuti.
«Questo è il nostro tavolino» lo informò Nick, indicando un divanetto color crema alla loro destra «Quello di Tomlinson non sarà tanto distante, tranquillo» ammiccò. Okay, stava seriamente cominciando ad odiare quell'idea e non aveva dubbi che Nick lo avrebbe preso in giro a vita. Si guardò attorno, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, e constatando che del ragazzo non ci fosse ancora alcuna traccia.
Si presero un paio di drink: Nick recuperò al bar un bicchiere di Caipirinha, mentre per Harry ordinò uno dei tanti analcolici presenti sulla lista. «Una Coca-Cola sarebbe stata meglio» mormorò Harry, osservando titubante il liquido nel suo bicchiere. Nick alzò gli occhi al cielo «Se prendi una bibita del genere qui dentro ti reputano uno sfigato e, se non ho capito male, non vogliamo che Tomlinson lo pensi». «Pensi che mi noterà?» domandò agitato continuando a torturarsi il labbro con i denti. Vide la mano di Nick posarsi sulla sua coscia «Guarda, per me sei troppo piccolo ma in altre circostanze, vedendoti così, ci avrei provato sicuramente». Deglutì a vuoto, spostando lo sguardo dalla mano di Nick al suo volto arrossendo violentemente, prima di schiarirsi a disagio la voce e allontanarsi di poco sul divanetto, quel tanto che bastava per sfuggire alla sua presa.
Non era abituato a ricevere complimenti, anche perché non si era mai considerato un bel ragazzo. Tutti gli sembravano sempre migliori di lui. Prese un lungo sorso dal suo bicchiere per cercare di calmarsi, mentre Nick sorrideva divertito per la sua reazione. «Ho appena detto che sei troppo piccolo per me, non preoccuparti. E poi sei il fratello di Gemma, è come se fossi un po' anche il mio» lo rassicurò «Comunque, se non è un problema, vorrei andare a salutare un paio di amici che ho visto laggiù. Ce la fai a restare qua da solo? A meno che tu non voglia venire con me» «No, no» scosse immediatamente il capo «Sto bene qui. Vai pure».
Lo seguì con lo sguardo fino all'altro capo della stanza vedendolo intromettersi nel gruppetto di amici con una facilità che a lui non era mai appartenuta. E quell'atteggiamento era lo stesso che vedeva in ognuna delle persone presenti nel locale, mentre si divertivano ballando e scherzando tra di loro completamente a loro agio. Si sentì un po' invidioso di tutti quanti. Per quanto lui si apprezzasse come persona, avrebbe tanto voluto essere un po' meno diverso e più, invece, simile alla massa: essere in grado di frequentare più spesso posti del genere e mischiarsi alla gente senza alcuna inibizione. Invece si trovava in uno dei locali più frequentati di Londra, completamente abbandonato a se stesso e con la sola voglia di scappare a casa. In più non era nemmeno poi tanto sicuro che Louis sarebbe arrivato. Erano lì già da quasi un'ora e di lui non vi era ancora nessuna traccia.
Stava rigirando tra le mani il bicchiere ormai vuoto quando finalmente lo vide. Louis aveva appena fatto il suo ingresso, seguito da alcuni amici, con già una birra in mano e la bocca spalancata a liberare una fragorosa risata. Si spostava tra le persone con naturalezza, segno evidente di come fosse solito frequentare quel locale, conoscendolo ormai a memoria. Lo vide occupare il divanetto sul lato opposto al suo, esattamente alla sua stessa altezza.
Harry lo trovò come al solito bellissimo con i capelli che ricadevano sulla fronte in una morbida frangia, dei jeans neri così attillati da seguire perfettamente le linee del suo corpo e una maglietta appena trasparente dello stesso colore. Non c'era niente da fare, nessun altro ragazzo lo attirava come lui, era come una calamita per i suoi occhi. Si ritrovò perfino a fissargli il collo e desiderare di attaccarsi ad esso mentre lo vedeva inclinare indietro il capo per ingurgitare il liquido giallognolo della bottiglietta di vetro.
Scosse il capo a quel pensiero, abbassando lo sguardo e chiudendo gli occhi per respirare profondamente e riprendere il controllo di sé. Quando rialzò la testa gli si mozzò il respiro in gola: Louis annuiva distrattamente a ciò che gli dicevano i suoi amici, guardando nella sua direzione.
Merda. Lo aveva notato.
Percepì il suo corpo attraversato da una scarica elettrica causata dall'incontro dei loro occhi prima di voltare di scatto il capo e distogliere lo sguardo da lui non appena gli sembrò di scorgere il fantasma di un sorriso sulle sue labbra.
Sfregò i palmi sudati delle mani sulla pelle del divanetto, agitando irrequieto le gambe e trattenendo il labbro incastrato tra i denti come era solito fare quando era nervoso. Riusciva a percepire gli occhi del cantante ancora su di sé, ma non aveva il coraggio di reggerli di nuovo perciò fece la prima cosa che gli passò per la testa: si alzò in piedi e raggiunse agitato Nick.
Lo prese per un braccio facendolo voltare «È qui. Louis è qui ed io non so cosa fare». Vide Nick far vagare lo sguardo per tutto il privé riuscendo così a scorgere, senza dare nell'occhio, il cantante che nel frattempo aveva raggiunto la pista insieme agli amici.
«Seguimi» il dj radiofonico lo prese per mano trascinandolo con sé e creandosi uno spazio tra la gente, iniziando a ballargli intorno. «Rilassati e muoviti» gli ordinò picchiettandolo sul fianco «Se vuoi farti notare questo è l'unico modo, anche se credo che ti abbia già adocchiato». Aveva notato come Louis continuasse a lanciare loro occhiatine curiose e di sicuro non stava guardando lui.
Harry tentennò qualche altro istante, poi seguì il consiglio dell'amico cominciando ad ondeggiare impacciatamente il bacino e sforzandosi a non guardare mai alla sua sinistra dove sapeva si trovasse Louis. Si allarmò alcune volte quando dei ragazzi cercarono di approcciarlo, ballandogli vicino e sfiorandogli i fianchi, ma prontamente Nick li rimetteva al loro posto facendoli allontanare.
Stava iniziando a prendere un po' di confidenza quando una voce al suo fianco cercò di sollevarsi oltre la musica «Grimshaw, anche tu qui». Harry si bloccò sul posto perché quella voce l'avrebbe riconosciuta tra milioni, perciò non si sorprese quando la figura di Louis entrò nella sua visuale. «Tomlinson. È sempre un piacere rivederti. Non ti stanchi mai di venire al Libertine?»
La non simpatia tra i due era risaputa ormai da tempo. Perfino Harry ne era a conoscenza. Se i loro sorrisi di circostanza durante le interviste potevano ingannare, i loro occhi no.
«Adesso che so che lo frequenti anche tu, penso cambierò scelta» gli rispose pungente per poi spostare la sua attenzione su Harry, al quale si mozzò immediatamente il fiato. Bellissimo, Louis era bellissimo e lui non riusciva a pensare ad altro. Come poteva una persona essere così, capace di incatenare gli sguardi su di sé come una calamita? «Perché non mi presenti il tuo amico, invece? Non sei un po' troppo vecchio per lui?» Gli occhi verdi di Harry saettarono in quelli di Nick nella ricerca di un aiuto «Infatti io e Harold siamo solo amici e non mi risulta che ci sia un limite di età in amicizia». Louis gli rispose ma i suoi occhi ormai erano incollati sul più piccolo «Hai ragione. Però non mi sembra si stia divertendo molto con te. Perché non vai a farti un giro?» cercò di liquidarlo frapponendosi ai due. Nick sorrise divertito alzando le mani in segno di resa e, strizzando complice un occhio a Harry, si allontanò da loro.
Harry si voltò immediatamente nella sua direzione con gli occhi sgranati e la bocca aperta in un muto richiamo a non lasciarlo solo in quella situazione, ma «Lascialo andare. Non abbiamo bisogno di lui» la voce di Louis risuonò alle sue spalle mentre lo afferrava per un fianco e lo costringeva a fronteggiarlo. Il cantante cominciò a muoversi a ritmo di musica avvicinando sempre più il corpo al suo, mentre Harry rimaneva immobile a guardarlo impacciato.
Non sapeva cosa fare, era come se improvvisamente il suo corpo fosse stato inchiodato al pavimento rendendolo incapace di compiere qualsiasi azione. Come al solito stava facendo una figura pietosa e avrebbe voluto che il pavimento sotto i suoi piedi si aprisse e lo inghiottisse perché di sicuro sarebbe stata questione di minuti prima che Louis si fosse reso conto di star solamente perdendo tempo.
Abbassò il capo ricominciando a mordere il labbro inferiore, che ormai gli doleva sotto la pressione dei suoi incisivi da tanto che l'aveva martoriato quella sera, e insultando mentalmente sua sorella che l'aveva intrappolato in una situazione che non era assolutamente in grado di gestire.
Scorse le mani di Louis afferrargli la maglietta attirandolo maggiormente a sé «Non sei un grande amante del ballo non è vero?» Il suo respiro era già impregnato di alcol. Ridacchiò quando non ricevette alcuna risposta in cambio, se non una semplice scossa del capo. «Vieni con me» gli disse allora, stringendogli la mano e facendosi largo tra i corpi accaldati per raggiungere di nuovo il suo tavolo.
Si lasciò scivolare sul divanetto, recuperando dal secchiello colmo di ghiaccio due bottiglie di Corona e passandogliene una «Questa ti aiuterà a scioglierti un po'». «Io...» stava per rifiutare e dirgli che lui non beveva, ma le parole di Nick gli tornarono alla mente impedendogli di fare l'ennesima pessima figura. Perciò «Grazie» si limitò a rispondere, accettando la birra e appoggiandosi allo schienale. Osservò titubante la bottiglietta prima di portarsela alle labbra e assaggiarne un sorso.
Guardò di sottecchi il ragazzo al suo fianco. Sono seduto su un divanetto del Libertine a bere birra insieme a Louis Tomlinson. Harry calmati, va tutto bene, va tutto -
Dovette interrompere i suoi pensieri perché il ragazzo afferrò senza preavviso la sua gamba sistemandosela sulle cosce e facendoglisi più vicino. Harry si sentì andare a fuoco sporgendosi ad appoggiare la birra sul tavolino dal momento che non si sentiva più sicuro della capacità di presa delle sue mani. «Allora, Harold. Ce l'hai una voce o mi parlerai a gesti per il resto della serata?» gli domandò mentre muoveva indisturbato la mano sulla sua coscia. Mai nessuno lo aveva toccato. Nemmeno sfiorato per sbaglio, se per quello. Invece in quel momento la mano di Louis sembrava non volersi staccare da lui e una nuova sensazione di calore cominciò a prendere vita nel suo basso ventre. «Non mi sono nemmeno presentato. Sono Louis - » «So chi sei» rispose di getto, insultandosi poi mentalmente quando lo vide sorridergli compiaciuto. «Cioè...volevo dire... t-tutti ti conoscono» cercò di rimediare ingoiando a vuoto la saliva e distogliendo immediatamente lo sguardo dal ragazzo seduto accanto a lui che non smetteva un secondo di toccarlo.
«Tranquillo, non hai detto niente di male» gli sorrise, posandogli due dita sotto il mento e costringendolo a rialzare il capo. Sfiorò con le dita la sua guancia, scostando poi dei ricci che ricadevano sulla bandana «Mi piacciono i tuoi capelli» asserì. Louis era talmente vicino che Harry riusciva a percepire il suo respiro contro la pelle e se non fosse stato per il rumore provocato dal suo cuore che sbatteva freneticamente contro la cassa toracica, non sarebbe stato sicuro di essere ancora vivo. Si sentiva letteralmente mancare e l'aria cominciava a venire meno nei suoi polmoni.
Gli occhi di Louis si abbassarono sulla sua bocca quando lo videro costringersi il labbro tra i denti. Aveva notato che il ragazzo tendeva a farlo spesso, evidentemente era un gesto che era solito compiere in modo automatico senza rendersi conto di quanto risultasse eccitante agli occhi degli altri.
«A me piacciono i tuoi» ammise, completamente rapito dal ragazzo. Ma che cazzo stai dicendo Harry? Penserà che sei uno stupido.
Il volto di Louis si aprì in un ampio sorriso «Cos'altro ti piace di me?» gli chiese provocatorio. Tutto, avrebbe voluto rispondergli, ma sicuramente non era il caso. «La tua voce» rispose quindi «Mi piace sentirti cantare. Penso che la tua voce sia la più bella fra le tre». Quando ascoltava le canzoni dei The Rogue, era solito cantare a squarciagola insieme a loro, ma quando arrivavano i pezzi di Louis ecco che lui si ammutoliva, lasciando che la sola voce del ragazzo riempisse l'aria. «E i tuoi occhi. Sono così azzurri che sembra di guardare il cielo, ma chissà quante volte te lo sarai sentito dire». Oddio, forse quell'ulteriore commento potevo tralasciare di dirlo.
Era sicuro che se Gemma avesse potuto ascoltarlo in quel preciso momento, gli avrebbe rifilato una sberla in testa, ma lui era questo. Non era capace di essere provocante e dire frasi ad effetto. Lasciava semplicemente che la sua bocca desse fiato a ciò che pensava veramente, indipendentemente dal fatto che sarebbe potuto apparire stupido o meno.
Louis non riusciva a smettere di sorridere. Ci stava spudoratamente provando e quel ragazzo invece si metteva a dirgli cose romantiche e sdolcinate. Era tenero, quello indubbiamente, ma non era ciò che stava cercando quella sera. Non appena lo aveva adocchiato, tutto solo seduto a quel tavolino, aveva deciso che non se lo sarebbe lasciato scappare. Era stato strano, come se i suoi occhi fossero stati richiamati con forza e costretti a guardarlo. E l'aveva fatto, lasciando ripetutamente scorrere il suo sguardo lussurioso su di lui, divorandolo con gli occhi e apprezzando ogni parte di lui che riusciva a studiare.
Decise di prendere in mano la situazione. «A me invece piacciono le tue mani. Mi piacciono le tue dita affusolate e così lunghe» gliele prese tra le sue accarezzandogli il dorso con i pollici. Nonostante lui avesse ventiquattro anni, le sue mani erano molto più piccole rispetto a quelle del ragazzo che era certo fosse più giovane di lui. Poi avvicinò il viso al suo, inclinando il capo e appoggiando le labbra al suo orecchio «E il tuo profumo. È buonissimo» gli sussurrò sentendolo tremare sotto i suoi tocchi. Gli guidò le mani, facendogliele posare sui suoi fianchi, in un chiaro invito a toccarlo, e cominciando a baciarlo appena sotto l'orecchio.
Harry socchiuse gli occhi, abbandonando automaticamente il capo all'indietro ed esponendolo maggiormente alle attenzioni di Louis che agganciò una mano dietro la sua nuca mentre l'altra aveva ripreso a vagare sulla sua coscia sinistra.
Non poteva credere a ciò che stava succedendo: se glielo avessero raccontato non ci avrebbe mai creduto, e invece era vero. Louis l'aveva avvicinato proprio come gli aveva assicurato Gemma e ora la sua bocca si muoveva ammaliatrice sulla sua pelle bianca, annebbiandogli la mente.
Si ritrovò a stringere istintivamente le dita attorno ai suoi fianchi e a rilasciare un piccolo verso quando i denti del cantante iniziarono a mordergli il collo, prima che le labbra succhiassero ingorde la sua pelle. Lo stava marchiando e l'unica cosa che Harry riusciva a pensare era ti prego, sì. Avrebbe voluto tenere su di sé quel segno per sempre.
«Oh, ecco dov'eri finito» una voce alle loro spalle ruppe il loro momento «Ti stai divertendo. Eh, Tommo?» Louis grugnì infastidito, schioccando un ultimo bacio sul collo di Harry e drizzando la schiena per sorridere ai suoi amici. «Direi proprio di sì e voi mi state solo dando fastidio. Perché non tornate a fare quello che stavate facendo prima?» Il ragazzo dai capelli rossi pescò dal cestello una birra «Abbiamo capito che anche per questa sera hai trovato compagnia. Dobbiamo tornare a casa da soli?»
Harry li osservava leggermente sconvolto. Sentiva ancora le labbra di Louis su di sé e la sua mano che manteneva la presa salda sulla sua coscia non lo aiutava affatto a rinsavire.
«Ti devo fare un disegnino, Oli? Sì, ciao, sparite» sorrise forzato, intimandogli con un cenno del capo a lasciarli di nuovo soli. I due amici ghignarono tra loro, ammiccando al cantante e mischiandosi nuovamente alle persone in pista.
Riportò l'attenzione su Harry, i suoi occhi verdi brillavano a causa dell'eccitazione. «Dov'eravamo rimasti» mormorò retorico, sfiorando con il polpastrello il segno rossastro sul suo collo prima di riattaccare nuovamente le labbra su di lui. Questa volta però Harry non riuscì ad abbandonarsi di nuovo alla labbra del maggiore perché nella sua testa risuonavano forti e chiare le parole dei suoi amici. Anche per questa sera hai trovato compagnia. Louis si stava solamente divertendo, lui sarebbe stato semplicemente uno dei tanti e non era ciò che voleva. Il piano consisteva solamente nel farsi approcciare da Louis e ballarci insieme per un po', senza che lui immaginasse con chi avesse a che fare, poi ognuno sarebbe andato per la sua strada. Invece le cose stavano prendendo tutt'altra direzione e quando poi sentì la sua mano risalirgli lungo la coscia fino a sfiorargli il cavallo dei pantaloni, capì che non poteva continuare con quella situazione altrimenti si sarebbe scottato. Afferrò le sue spalle e poco gentilmente lo allontanò da sé.
Louis lo guardò interdetto «Hey, che succede?» provò nuovamente a sfiorargli il volto con una mano, ma Harry scattò in piedi sfuggendo al suo tocco. «Mi dispiace, io - io devo andare» snocciolò agitato, guardandosi attorno alla ricerca di Nick senza però riuscire a scorgerlo da nessuna parte. «No, aspetta, torna qui» lo afferrò per il polso, bloccandolo «Mi sembrava ci stessimo divertendo». Il più piccolo scosse il capo «No. No, ho sbagliato» disse, cercando di scrollarsi di dosso la sua mano. Voleva solamente andarsene il più lontano possibile da Louis. Non avrebbe mai dovuto ascoltare Gemma.
Ma la presa del ragazzo era salda attorno al suo polso «Non c'è niente di sbagliato» cercò di rassicurarlo «Io ti piaccio, tu mi piaci - » «No, io non ti piaccio» lo interruppe con fervore e Louis stava per ribattere che in realtà gli piaceva eccome, ma «Me l'hai detto. Su Twitter, non ricordi? Non usciresti mai con me, con un ragazzino sfigato» lo precedette, utilizzando le sue stesse parole. Louis aggrottò la fronte continuando a non capire. «Non sono Harold. Sono Harry, il ragazzo che hai conosciuto al meet qualche giorno fa». E fu con quella spiegazione che gli occhi del cantante si aprirono sorpresi, mentre la mano lasciava la presa. «Cazzo» sibilò, passandosi una mano fra i capelli «Tu... tu sei veramente quell'Harry?» Non c'era niente in lui che gli ricordasse quel ragazzino strano che aveva incontrato dopo il concerto.
Harry annuì, sfregandosi il viso con le mani «Già. E io non ti piaccio» sottolineò di nuovo, prima di voltare le spalle e mettersi alla ricerca di Nick.
Lo ritrovò seduto a uno dei tavoli in compagnia degli amici che aveva trovato a inizio serata. «Nick» lo richiamò, posandogli una mano sulla spalla. L'amico si voltò verso di lui mentre ancora rideva alla battuta di uno dei ragazzi seduti al tavolo, assumendo però un'espressione seria non appena incontrò gli occhi verdi di Harry velati di lacrime. «Cos'è successo? Ti ha fatto qualcosa?» domandò allarmato, alzandosi dal suo posto. Il più piccolo scosse la testa «Voglio solo andare a casa» gli disse «Per favore». Gli occhi di Nick vagarono per la stanza soffermandosi severo sulla figura di Louis che da lontano li stava ancora guardando, poi posò una mano sulla schiena del ragazzo, salutò gli amici e lo scortò fuori dal locale.
•••
Era inutile dire che dopo ciò che era successo, a Louis passò la voglia di restare ancora al Libertine. Quella rivelazione lo aveva totalmente mandato in panico, impedendogli di chiudere occhio per l'intera notte ed era per quello che ora si trovava a casa di Liam. Aveva chiesto anche a Niall di raggiungerli e poi aveva raccontato loro l'accaduto della sera precedente.
«Devi per forza dirlo anche ai manager, Lou» esordì Liam «Perché se sei convinto che quel ragazzo volesse darti una lezione, potrebbe non fermarsi solo a quello. Potrebbe raccontare tutto e nel caso loro devono essere pronti a fermare lo scandalo». Louis continuava ad annuire. Sapeva che non poteva nascondere l'accaduto, così come sapeva che quella volta si sarebbe preso una strigliata che si sarebbe ricordato per troppo tempo. Si portò una mano alla bocca, guardando disperato il compagno di band «Mi uccideranno». «Così magari imparerai una volta per tutte a come comportarti con i fans» lo rimproverò Niall.
Ciò che lo spaventava era il fatto che Harry avesse solo diciassette anni. Era ancora minorenne e poteva benissimo far credere che lui lo avesse molestato mettendolo veramente nei guai.
«Ma come hai fatto a non riconoscerlo? Voglio dire, aveva un look difficile da dimenticare» chiese Liam. Louis si distese lungo il divano coprendosi il volto con un cuscino «Credetemi quando vi dico che non l'avreste riconosciuto nemmeno voi. Aveva quei jeans così stretti e quei ricci...» soffocò un verso di frustrazione scalciando con i piedi «Dio, era così arrapante. Avrei voluto prenderlo su quel divanetto».
Niall rise divertito bloccandogli le caviglie e togliendogli il cuscino dal viso «Coraggio, arrapato, smettila di fare il porco e corri a fare questa benedetta telefonata a Bruce» lo esortò. Il maggiore sbuffò, ma non aveva alternative.
•••
Non aveva rivelato tutto al telefono, si era limitato a dire che era successa una cosa e che aveva bisogno di parlarne direttamente con loro. Ma Bruce aveva capito dal suo tono di voce preoccupato, che si trattava di qualcosa di grave e per quello aveva deciso di non perdere tempo e di fissare un incontro con Louis il pomeriggio stesso.
Il ragazzo raccontò nei minimi dettagli ciò che era successo, sotto lo sguardo duro dell'uomo che era visibilmente stanco di avere a che fare con le sue bravate.
«Mi spiace Bruce. Se l'avessi riconosciuto non l'avrei mai fatto» mormorò dispiaciuto, lo sguardo basso sulle sue mani «Non è questo il problema, ma che continui a giocare con il fuoco. Vuoi andare a divertirti con i tuoi amici? Ok, ma è tempo e ora di finirla di provarci con tutti i ragazzi di bell'aspetto che incontri nei locali» lo rimproverò. «Quante volte ti ho detto che prima o poi qualcuno ti avrebbe incastrato, Louis? Andando nei privé sei più protetto ma gli avvoltoi sono dietro l'angolo e stavolta ti è andata male. È minorenne, cazzo!!!» «Come potevo saperlo dal momento che si trovava in un posto in cui i minorenni non potrebbero entrare?»
Bruce si alzò dalla scrivania sospirando e, mettendo le mani in tasca, rivolse lo sguardo oltre la finestra «Come se fosse la prima volta che dei ragazzini vengono fatti entrare in posti del genere. Comunque ora dobbiamo impedire che crei casini. Hai detto che era con Nicholas Grimshaw e sappiamo bene che tra voi due non scorre buon sangue, potrebbe usare la notizia contro di te e questa cosa detta da lui risulterebbe molto più credibile che detta da un ragazzino, per di più tuo fan». «Cosa pensi di fare?» Bruce tornò a guardarlo «Lo convocherò qui. Abbiamo il suo indirizzo grazie al concorso che ha vinto, gli chiederò quali siano le sue intenzioni e nel caso gli farò capire che non gli conviene mettersi contro di noi. Ma ovviamente devo prendere provvedimenti anche con te».
Louis lo guardò preoccupato, sistemandosi meglio sulla sedia e arricciando le dita sulle gambe. «Prima di tutto non ti muoverai più senza il tuo bodyguard. Già solo questo dovrebbe tenere più sotto controllo la situazione. Inoltre, d'ora in poi, il tuo account Twitter sarà sorvegliato e gestito anche da noi e provvederò a far cancellare subito ciò che avevi scritto a quel ragazzo. E comunque per un po' di tempo, devi scordarti serate del genere». Louis fece per aprire bocca e ribattere su quest'ultimo punto ma l'uomo fu subito pronto a fermarlo «Non si discute, Louis. Devi capire che non sei solo in tutto questo. Se esce uno scandalo, non sei l'unico a rimetterci, ma con te lo farebbero anche Niall e Liam. Loro non creano problemi e tu devi fare lo stesso. Hai ventiquattro anni, è ora di crescere». Louis annuì sconfitto incassando il colpo. Non aveva giustificazioni con cui poter ribattere e per il momento era meglio seguire gli ordini. «Mi dispiace, comunque. Capisco di essere stato irresponsabile e spero di non aver fatto nulla di irreparabile».
Bruce riprese il suo posto dietro la scrivania «Sarà meglio. Ora vai, ti informerò non appena riuscirò a prendere appuntamento con il ragazzo».
•••
Harry lo sapeva che aveva combinato solamente un casino la sera al Libertine e che Louis non avrebbe lasciato correre, non gli avrebbe permesso di prendersi gioco di lui.
Per questo da quando aveva ricevuto la telefonata dalla Capitol Management, che lo convocava per un problema urgente da risolvere, non aveva fatto altro che rimanere in ansia per tutto il tempo.
Non aveva detto nulla a sua madre, altrimenti le avrebbe dovuto spiegare anche tutto ciò che aveva organizzato con Gemma, e non poteva dire nulla nemmeno alla sorella dal momento che, quando Nick l'aveva riportato a casa quella sera, era talmente deluso da se stesso per non essere stato in grado di portare a termine la loro missione, che si era limitato a dirle che Louis non l'aveva nemmeno calcolato e che il suo piano era miseramente fallito. Ovviamente aveva chiesto a Nick di sostenere la sua versione nel caso Gemma gli avesse chiesto spiegazioni.
Quindi, quel pomeriggio, si ritrovò da solo nell'ufficio al terzo piano della sede della Capitol Management con la convinzione che gli avrebbero chiesto dei soldi per aver tentato di rovinare l'immagine di Louis.
Rimase sorpreso invece quando l'uomo che aveva di fronte, propose a lui del denaro perché evitasse di rendere pubblica, attraverso Nick, il tentativo fallito di portarsi a letto un minorenne.
Harry non perse tempo a chiarire che il suo unico obiettivo quella sera era esclusivamente attirare l'attenzione di Louis su di sé per una questione di orgoglio personale e nulla di più. La possibilità di diffamarlo non gli era nemmeno mai passata per l'anticamera del cervello e non avrebbe di certo accettato i loro soldi. Non ne aveva bisogno per tacere.
Solo quando Bruce fu convinto della sua effettiva buona fede, lo lasciò libero di tornare a casa. Gli strinse la mano sulla soglia delle porta «Mi fido della tua parola, Harry. Sei un bravo ragazzo. Continua a seguire i The Rogue, mi raccomando». Harry sforzò un sorriso «Arrivederci» e quando pensò che tutti i suoi problemi si fossero risolti, ecco che un Louis con sguardo minaccioso gli si scagliò contro. L'aveva sicuramente aspettato nel corridoio sapendo di quell'incontro e, non appena l'aveva visto allontanarsi dall'ufficio del manager, gli si era parato davanti impedendogli il passaggio.
«Sei contento adesso, Harry? Chissà quante risate che ti sarai fatto alle mie spalle con quel viscido di Grimshaw l'altra sera» gli puntò un dito al petto «Quanti soldi ti hanno dovuto dare per farti tenere la bocca chiusa? Sarai a posto per tutta la vita adesso». Louis era una furia, Harry non aveva mai visto i suoi occhi così scuri e intimidatori.
Provò a superarlo, ma il ragazzo lo strattonò per un braccio bloccandolo contro il muro. «Puoi parlare adesso, non devi più recitare la parte del ragazzino timido dell'altra sera. Devo ammetterlo, sei stato davvero convincente, c'ero proprio cascato. Ma sappi che hai sbagliato di grosso a metterti contro di noi, perché io non ci metto niente a farti diventare lo zimbello di tutto il fandom».
Louis era talmente fuori di sé da non rendersi neanche conto di come Harry non tentasse nemmeno di reagire a tutte le sue accuse. Mentre il maggiore continuava a guardarlo arrabbiato e ad inveire nei suoi confronti, lui sentiva il suo cuore stringersi in una morsa e gli occhi cominciare a pungere a causa delle lacrime che premevano insistenti per scivolare sul suo viso. Era riuscito a farsi odiare dall'unica persona che riusciva a dargli un po' di serenità solo attraverso la sua immagine su uno schermo. Complimenti Harry, peggio di così non potevi fare.
Il suo atteggiamento sconfitto invece non passò inosservato a Liam e Niall, i quali avevano fino a quel momento assistito alla scena rimanendo in disparte, che decisero di intervenire staccando dal corpo del più piccolo il loro compagno. «Calmati, Louis. Non è il caso di fare scenate. Ci avrà già pensato Bruce a riprenderlo» tentò di tranquillizzarlo il biondo.
Solo in quel momento Harry decise di parlare «Non ho accettato nemmeno un soldo perché non ho nulla da dire» provò a spiegargli. Louis lo guardava interdetto, non riuscendo a capire a che gioco stesse giocando. «Vuoi forse farmi credere che non avessi secondi fini? Andiamo, ti sei perfino presentato al locale con Grimshaw. Mi credi così stupido? Per quale altro motivo l'avresti fatto, altrimenti?»
Harry si morse il labbro nervosamente, spostando lo sguardo dal cantante ai suoi amici, per poi tornare di nuovo a guardare Louis. «Per te» mormorò piano «Volevo solamente farti ricredere su di me e fare in modo che non mi reputassi più solamente un ragazzino insignificante. Non mi interessa parlar male di te, non lo farei mai». I tre ragazzi restarono a guardarlo stupiti di fronte a quella confessione, soprattutto Louis che non riusciva a credere alle sue parole. Possibile che il suo tweet lo avesse ferito così tanto? Che per quel ragazzo la sua opinione fosse così importante?
«E non ho finto» aggiunse poi «Non era una recita. Tu... Davvero non riuscivo a parlare l'altra sera. E se adesso lo sto facendo è solo perché non voglio che tu abbia la convinzione che io sia solamente un approfittatore».
«Beh, mi sembra di capire che c'è stato decisamente un malinteso, ragazzi» constatò Liam, con un sorriso incoraggiante sul volto. «Già... solo un malinteso. Mi dispiace» si portò una mano alla bocca per bloccare un singhiozzo prima di voltare loro le spalle deciso ad andarsene da lì. Louis però provò nuovamente a trattenerlo, afferrandolo per il polso e costringendolo a ruotare il busto nella sua direzione. Sussultò impercettibilmente alla vista degli occhi colmi di lacrime del ragazzo e quello gli bastò per lasciare la presa e permettergli di allontanarsi correndo lungo il corridoio.
«A me non sembrava un cattivo ragazzo» asserì Niall «Solo tu puoi aver pensato che ti volesse incastrare». Louis alzò gli occhi al cielo «Era con Grimshaw. Cosa potevo pensare?» allargò le braccia ovvio. «A te basta vedere Nick e subito pensi male» lo riprese di nuovo il biondo «Beh, comunque adesso ti ha convinto, no?» Gli amici lo guardarono con aspettativa, mentre il cantante spostava lo sguardo dall'uno all'altro senza proferire parola. «Non avrai ancora dei dubbi, spero» lo incalzò allora Liam «È scoppiato a piangere davanti ai nostri occhi dopo averti confessato il reale motivo per cui ha agito in quel modo. E, da quel poco che ho capito di lui, non dev'essere stato semplice dirtelo. Ancora di più in nostra presenza». Niall annuiva convinto alle parole di Liam «Ha solo diciassette anni, Lou» lo guardò esaustivo. «E quindi? Che dovrei fare?» il cantante si sentì messo alle strette. Il biondo gli passò un braccio attorno alle spalle, indirizzando entrambi verso l'ascensore «Farti perdonare da lui» suggerì radioso. «Potresti farti dare il suo indirizzo e andarti a scusare di persona. Sono certo gli farebbe molto piacere» suggerì Liam, mentre Louis scuoteva categoricamente il capo. «Un tweet sarà sufficiente» asserì. «No, non lo sarà. Muoviti o ti buttiamo fuori dalla band» Liam finse uno sguardo severo che non gli uscì per nulla bene. «Non durereste un minuto senza di me» lo punzecchiò Louis, vedendosi poi stringere in un abbraccio di gruppo. No, i The Rogue non avrebbero funzionato se anche solo uno di loro non ci fosse stato.
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Rintracciare l'indirizzo di casa di Harry era stato facile. Più difficile, invece, era stato cercare di spiegare come mai ne avesse bisogno. Ma fortunatamente era sempre stato bravo a rigirare i discorsi ed evitare così di rispondere a tutte le domande per lui scomode, perciò alla fine aveva ottenuto i contatti che gli interessavano e adesso stava parcheggiando il suo suv nero fuori la casa del ragazzo.
Era riuscito a seminare i paparazzi appostati fuori casa sua superando il limite di velocità e passando ad un semaforo appena prima che il rosso scattasse. Quella visita doveva assolutamente restare privata.
Abbassò il cappuccio della sua felpa, infilando le mani all'interno delle morbide tasche dopo aver suonato al campanello di casa Styles e muovendosi nervosamente sul posto. Maledetto Liam che lo aveva obbligato a fare quella cosa.
Una ragazza dai capelli color miele e gli occhi nocciola gli aprì la porta e Louis la riconobbe immediatamente come la ragazza che aveva accompagnato Harry al M&G e che ricordava essere sua sorella. «Ehm, ciao» si schiarì la voce «Harryèincasa?» biascicò d'un fiato. La ragazza aggrottò la fronte «Come, scusa?» Il ragazzo sospirò scoraggiato «Volevo sapere se Harry fosse in casa o meno». La ragazza incrociò le braccia al petto, studiandolo con un mezzo sorriso in volto «Perché lo cerchi?» Seriamente quella messinscena stava diventando più lunga del previsto. Voleva solamente trovare il ragazzo, scusarsi e poi andarsene. Il tutto nel più breve tempo possibile. «Ho bisogno di parlargli» gli rispose scocciato «Puoi, per favore, dirmi se c'è e quindi farmi entrare o dobbiamo rimanere qui ancora a lungo? Non so se hai capito chi sono» Gemma parve valutare l'ipotesi per svariati secondi, poi la testa di una seconda donna apparve alle sue spalle «Tesoro, si può sapere chi è che - » si formò un'espressione di stupore sul suo viso mentre si copriva la bocca con una mano e «Oddio, ma tu...tu fai parte di quella band che piace a mio figlio». Louis sorrise forzatamente «Già, e starei proprio cercando suo figlio. É in casa?» ripeté spazientito. «Sì, Harry è in camera sua» rispose lei, facendolo entrare «Ma ha combinato qualcosa? Ha vinto qualche altro concorso di cui io ero all'oscuro?» «No, non si preoccupi. É solo che all'incontro dopo il concerto gli avevo promesso un autografo ma mi sono scordato di farglielo» mentì, sperando che la scusa risultasse credibile «Sono qui per rimediare. Sa, ci tengo a comportarmi bene con i miei fans» se l'avesse sentito Niall di sicuro avrebbe alzato gli occhi al cielo e non sarebbe riuscito a trattenere una fragorosa risata a quella sua frase. «Oh, che pensiero gentile. Sei proprio un caro ragazzo. Harry lo dice sempre» gli posò una mano sulla spalla, salendo le scale per andare a chiamare il figlio.
Louis sorrise al complimento, ma quando spostò lo sguardo su Gemma, la ragazza lo stava guardando scettica, ben consapevole che il cantante non la stesse raccontando giusta. Il ragazzo distolse prontamente lo sguardo, mentre «Harry! Harry, tesoro, c'è qualcuno per te» Anne richiamava il figlio a gran voce.
Passarono pochi istanti prima che Harry facesse la sua comparsa in cima alle scale «Chi c'è? Non aspettavo nessuno». Si bloccò dopo pochi gradini quando, sollevando da terra lo sguardo, riconobbe la figura di Louis al piano inferiore. Perché era lì? Cosa era andato a fare a casa sua? Non poteva semplicemente lasciarlo in pace dopo tutto quello che già era accaduto? «Harry, vieni. Non stare lì impalato» lo esortò la madre «È venuto apposta per farti quell'autografo che non ti ha dato dopo il concerto».
Il più piccolo scese gli ultimi gradini, raggiungendo il gruppo di persone e mantenendo lo sguardo basso sui suoi piedi. Ovviamente non era un autografo il motivo di quella visita. Quale persona famosa si reca personalmente a casa di un fan per un autografo? Nessuno, e di certo non dopo ciò che era successo tra loro.
«Mamma, perché non usciamo e li lasciamo soli?» propose Gemma, aprendo la porta d'ingresso e incoraggiando la donna ad uscire. «Certo, certo. Fai come se fosse casa tua - » «Louis» rispose il cantante, andandole in aiuto. «Oh, sì lo so, lo so bene» gli sorrise, uscendo di casa e richiudendosi la porta alle spalle.
Louis restò per qualche istante in attesa che Harry si decidesse a guardarlo, ma notando che le intenzioni da parte sua sembravano nulle, decise di prendere in mano la situazione. «Allora, non mi fai accomodare da qualche parte?» abbozzò un sorriso, facendogli finalmente sollevare lo sguardo. Harry lo guidò in soggiorno, lasciandolo accomodare sul divano «Vuoi bere qualcosa?» domandò allora. «No» rifiutò il maggiore «No, grazie. Siediti anche tu» lo invitò, invece, picchiettando la mano sul posto libero accanto a sé.
Harry si schiarì la voce, scompigliandosi i ricci e accomodandosi davanti a lui «Perché sei qui? Io...io ti ho già chiesto scusa». La sua voce bassa e timorosa fece dispiacere Louis, non voleva farlo sentire ancora più in colpa di quanto già non fosse. «Lo so. Sono io, infatti, che devo farle a te» ammise, mentre gli occhi del ragazzo si sollevavano sorpresi a guardarlo «Mi dispiace, Harry, di averti aggredito alla Capitol. Credevo che tu avessi pensato con Nick di incastrarmi. Lui non mi sopporta e sarebbe stato un ottimo scoop per lui». «Nick mi ha solo accompagnato altrimenti non avrei saputo come entrare là dentro. È amico di Gemma, mi ha fatto un favore» spiegò il più piccolo. Louis annuì «Capisco. Ed è vero quello che mi hai detto? Che volevi che io ti notassi?» Le guance di Harry si imporporarono mentre distoglieva nuovamente lo sguardo da lui e abbassava il capo, annuendo. «È per questo che...» lo indicò rapidamente da capo a piedi «Hai stravolto il tuo look?» Harry annuì nuovamente, incastrando il labbro inferiore tra i denti.
In effetti adesso Louis, vedendolo così, nella tranquillità della propria casa, riusciva a notare la sua giovane età. Cosa che non aveva assolutamente fatto quella sera al Libertine. Gli avrebbe dato almeno tre anni in più rispetto ai suoi effettivi.
«È stata un'idea di Gemma» ammise flebilmente, sistemandosi meglio gli occhiali da vista sul ponte del naso «Diceva che così avrebbero smesso di deridermi». Louis aggrottò la fronte a quella frase «Deriderti?» «I miei compagni di classe» chiarì allora «Io mi sono sempre trovato bene vestendomi in quel modo, ma a quanto pare a loro facevo solamente ridere. Ma non mi davano poi tanto fastidio i loro commenti, sai...dopo un po' ti abitui. Però...» fece una pausa, fermando il tremore della sua voce e socchiudendo un attimo gli occhi «Quando anche tu hai detto che io ero un ''ragazzino sfigato'' ho capito che forse seguire il consiglio di Gemma era meglio».
Louis non poté fare a meno di sentirsi colpevole. Aveva sempre odiato le persone che giudicavano qualcuno solo per l'apparenza e lui aveva fatto, senza nemmeno rendersene conto, esattamente lo stesso. Anzi, peggio dal momento che essendo un personaggio pubblico avrebbe dovuto essere anche un buon esempio. Aveva agito in quel modo solo per risultare figo agli occhi dei suoi fans, senza preoccuparsi minimamente di poterlo ferire così profondamente.
«Mi dispiace anche per questo, io non sono stato migliore di loro e sono anche più grande quindi me ne vergogno non poco» rispose sincero «Comunque non devi cambiare per piacere agli altri. Gente ignorante ne incontreremo sempre, ma non per questo dobbiamo cercare di compiacerli negando chi siamo veramente». Torse appena il busto in modo da poterlo fronteggiare meglio «Mi dispiace di averti costretto a cambiare per me, perché alla fine sei sempre tu. Ti sei solo tolto il gel dai capelli e vestito più moderno ed è veramente bastato solo questo per attirarmi. Perché non si può certo dire che tu abbia capacità seduttive» lo prese bonariamente in giro facendolo questa volta sorridere davvero. Due fossette presero forma sulle sue guance, facendo stendere in un enorme sorriso anche il volto di Louis.
Harry era bello, bellissimo, e Louis non si spiegava come non se ne fosse accorto fin dal primo momento; o meglio, lo sapeva ma non voleva ammetterlo. La verità gli piombò addosso come un macigno: non se n'era accorto perché non l'aveva guardato veramente. Aveva visto solamente un ragazzo dagli strani vestiti e gli occhiali a schermargli gli occhi, nient'altro. E questo perché, quella sera, dopo il concerto, passare del tempo con i suoi fans a chiacchierare, firmare autografi e fare fotografie, era l'ultima cosa che voleva fare. Non vedeva l'ora di andare a divertirsi con i suoi amici e basta. Solo per questo non l'aveva notato veramente, non perché il vero Harry fosse nascosto da chili di gel, occhiali enormi e vestiti improponibili; il vero Harry era stato lì davanti a lui, ma lui non era interessato a vederlo. Adesso sapeva che, se quella sera l'avesse guardato davvero, avrebbe visto tutto ciò che stava vedendo in quel momento e che aveva visto anche al Libertine: avrebbe notato i due incredibili occhi verdi che ti tolgono il fiato, le labbra rosse e carnose costantemente martoriate dai denti e create apposta per essere baciate ed un corpo giovane non ancora completamente sviluppato, ma non per questo meno bello di altri.
«Con questo volevo dire che così male proprio non lo sei, no? Diciamo che prima non sapevi metterti in risalto» proseguì ancora «Ma siamo tutti dei brutti anatroccoli prima di diventare dei cigni. Anche io alla tua età ero veramente imbarazzante. Da quando sono diventato famoso ho proibito a tutta la mia famiglia di pubblicare foto mie da giovane perché me ne vergogno, ma i miei amici possono assicurarti che non ero niente di che». «Mi piacerebbe vederle» ammise e Louis pensò che forse poteva anche umiliarsi un minimo dopo quello che gli aveva fatto, perciò recuperò il suo Iphone e, scorrendo nella galleria fotografica, trovò la foto incriminata. La mostrò al più piccolo e non fece a tempo a raccomandargli di non ridere che quello si lasciò sfuggire una sonora risata, coprendosi poi la bocca con il palmo della mano. «Di sicuro il taglio non era il massimo» scherzò. «Non osare prendermi in giro, Harold» lo minacciò giocosamente, riducendo gli occhi a due fessure e chiamandolo con il nome sbagliato con cui Nick glielo aveva presentato. «Ma sono certo mi saresti piaciuto comunque» soffiò allora il ragazzo.
L'espressione di Louis si fece immediatamente seria, rispecchiando quella del più piccolo. Solo ora che erano così vicini si rese conto di quanto fossero verdi i suoi occhi. Pensò di non aver mai visto un paio di occhi più belli di quelli. «Dovresti disprezzarmi per come mi sono comportato nei tuoi confronti» sospirò lui, invece, posando la spalla e la testa contro lo schienale del divano. Ma quel ragazzino lo sorprese ancora una volta, allungando la mano e sfiorandogli la barba incolta sulla mandibola «Invece sei venuto fin qui per scusarti e te ne sono davvero grato». Gli sorrise dolcemente, irrigidendosi di colpo non appena si rese conto di quello che stava facendo. Ritrasse bruscamente la mano, avvampando e riportandosela subito in grembo.
Harry era veramente uno dei ragazzi più timidi che avesse mai conosciuto. Si imbarazzava per un niente. Decise che però non fosse il caso di farglielo notare, preferendo invece far finta di niente «Ma tornando al tuo look, invece. Che cosa è questo coso che ti sei legato al collo? Tiralo via che è meglio» asserì, afferrando il foulard marroncino e sciogliendo il nodo. Il suo movimento fu talmente rapido che Harry non riuscì ad impedirlo, ritrovandosi col collo scoperto e il succhiotto, non ancora sbiadito, ben visibile sulla sua pelle.
«Oh» la bocca di Louis si schiuse. Ecco spiegato il motivo di quel foulard. Si maledì mentalmente per aver mandato in fumo il suo tentativo di alleggerire l'atmosfera, non riuscendo però ad impedire alle sue labbra di piegarsi in un sorrisetto compiaciuto a quella vista. «Credo che quello sia opera mia» ridacchiò, allontanando il foulard quando Harry cercò di riprenderselo. «Comunque il caro Bruce mi ha impedito di frequentare locali per un po', dopo quello che è successo. Quindi mi chiedevo: tu non devi essere un tipo che va in discoteca, quindi dimmi...cosa fai nei weekend per divertirti? Ho bisogno di idee». Harry si grattò la testa imbarazzato «Non credo che abbiamo gli stessi gusti». «Tu prova» lo incoraggiò. «Io...non esco molto, ad essere sincero. A me piace mettermi comodo sul divano, con una coperta a scaldarmi e un buon film alla tv. Ne noleggio uno diverso ogni sabato, qui vicino c'è una videoteca» spiegò «Ho perfino la tessera con gli sconti perché sono un cliente assiduo». Louis non riuscì a trattenere un sorriso divertito di fronte alla spontaneità di quel ragazzo tutto ricci e fossette «Mmh...programmino interessante». «Te l'avevo detto che non avevamo gli stessi gusti» si imbronciò, rispondendogli piccato. «Sentiamo, che film mi consiglieresti?» Harry si pizzicò le labbra tra le dita «Uhm...Vento di Passioni, oppure Love Actually, Brokeback Mountain» rifletté, voltando poi il capo e notando l'espressione scettica del maggiore «Ok, deduco che anche i generi dei film che ci piacciono non sono gli stessi». «No, decisamente. Vorrà dire che lo sceglierò da solo» asserì, alzandosi in piedi e avviandosi alla porta «Adesso devo andare». Appena prima di uscire dall'uscio però si voltò e «Ah, quasi dimenticavo» gli porse il biglietto autografato spiegandogli che almeno sua madre non avrebbe fatto troppe domande sulla sua comparsa improvvisa e gli restituì il foulard che si era messo in tasca «Meglio che ti rimetti anche questo se non vuoi che tua madre veda il segno. Adesso vado davvero, ciao Harry». «Ciao Louis» mormorò flebile.
Restò sulla porta a vedere la sua macchina scomparire alla fine della via, poi corse in camera sua, recuperò il suo diario e lo aprì nella pagina in cui si trovava la foto di loro, aggiungendogli anche quel nuovo pezzettino di carta. Si ritrovò a sorridere felice, mentre sfiorava con le dita l'immagine di Louis impressa nella fotografia.
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«Adesso ce lo vuoi dire il motivo per il quale hai organizzato questa serata o vuoi tenertelo ancora per te?» Niall e Liam erano arrivati a casa sua, quel sabato sera, come ordinato dall'amico. «È vietato voler passare una serata con i propri amici?» Louis sbuffò, estraendo dal frigorifero tre bottigliette di birra e posizionandole sul tavolo. «Non si risponde ad una domanda con un'altra» gli fece notare Liam «Ma comunque non ci sarebbe niente di strano se fossi solito organizzare con noi questo genere di serate». Stappò le birre, infilando in ognuna di esse uno spicchio di limone sotto gli sguardi indagatori dei suoi due migliori amici «Bruce mi ha impedito di uscire, okay? Non potevo di certo proporlo agli altri, mi avrebbero riso in faccia» cercò di liquidare il discorso. «Oh capisco, quindi noi siamo la ruota di scorta». «Smettila, Nì. Lo sai che vi voglio bene» girò attorno al bancone, sistemandosi fra le due sedie e racchiudendoli in un abbraccio «Perciò mi sono detto: quale miglior modo di passare una bella serata se non in compagnia dei miei due compagni d'avventure?» «Che leccaculo che sei, Louis» Niall gli pizzicò un capezzolo, ridendo comunque divertito.
«Non ci hai più detto com'è andata con quel ragazzo» gli chiese Liam, dopo aver preso un sorso dalla birra che l'amico gli aveva passato «Harry, se non ricordo male». Louis scrollò le spalle «Penso sia tutto sistemato adesso. Mi sono scusato come avevate detto e ho cercato di tirargli su il morale» abbassò il tono di voce, agitando appena la bottiglietta di vetro nella mano «Dev'essere un ragazzo molto solo». «Perché dici questo?» «Non ha amici e i suoi compagni di scuola lo prendono costantemente in giro». Niall scosse il capo contrariato di fronte all'ignoranza della gente che sembrava non avere mai fine «Dev'essere davvero brutto». «Lo è. Sapete che l'ho provato anche io» asserì Liam con voce triste al ricordo dei suoi anni al liceo, ma un sorriso flebile nacque sul volto quando i due amici si sporsero verso di lui, uno battendogli la mano sulla coscia e l'altro stringendogli una spalla.
«Comunque se devo essere sincero è stato Harry a darmi l'idea per questa serata-cinema. Stare con sua sorella sul divano a guardare un film alla televisione è ciò che più ama fare» esordì nuovamente Louis, spostando su di sé l'attenzione. Niall lo guardò con un sorrisino divertito in volto, ma non un sorriso qualunque, bensì il sorriso; quello che Louis sapeva bene fosse segno di qualche sua macchinazione, perciò «Niall, qualsiasi cosa tu stia pensando, la risposta è no» lo precedette. «Stavo semplicemente pensando che potremmo invitare anche Harry a partecipare a questa serata» azzardò il biondo. Louis sgranò gli occhi, aprendo la bocca scioccato «Assolutamente no! Come diavolo ti salta in mente?» «Oh, andiamo Lou, l'hai detto tu che non ha compagnia. Penso che trascorrere una serata insieme a noi, sarebbe una cosa fica per lui» insistette il biondo «E poi mi è sembrato di capire che ti era piaciuto parecchio quando l'avevi visto al Libertine. Com'è che mi avevi detto? Era così arrapante. Avrei voluto prenderlo su quel divanetto» lo scimmiottò, beccandosi l'asciugamano in faccia da parte di Louis che «Questo prima che sapessi chi fosse veramente. È un mio fan, non mi sembra proprio il caso» constatò. «E soprattutto ha solo diciassette anni, Niall» precisò allora Liam, ma il biondo lo liquidò con un gesto della mano «Cosa vuoi che siano sette anni, in confronto alla vita intera? E indipendentemente dal fatto che sia fan o meno è comunque un ragazzo come gli altri». «Smettetela, non inviterò nessuno in casa mia» si intromise Louis «Ora vediamo di ordinare le pizze che ho fame».
Liam si mise alla ricerca del numero di una pizzeria più vicina a casa del cantante, mentre Niall adocchiava il cellulare di Louis abbandonato sul bancone...forse aveva un piano. Mentre Louis era impegnato a elencare a Liam i gusti delle pizze da ordinare, lui si alzò dallo sgabello cercando di non dare troppo nell'occhio e, con gesto rapido, afferrò il cellulare e andò in bagno: ci avrebbe pensato lui ad invitare Harry; sapeva che Louis aveva il numero del ragazzo che il loro team gli aveva dato quando si era informato riguardo il suo indirizzo di casa.
Tornò in cucina dopo alcuni minuti. «Dov'eri finito?» gli chiese Liam «Cosa vuoi tu tra salamino piccante e americana?» «Salamino piccante. E aggiungine anche una al prosciutto, per favore» richiese, ricevendo in cambio due sguardi interdetti perché va bene che era solito mangiare tanto, ma due pizze intere non l'aveva mai fatto. Sorrise furbetto, sventolando in aria l'Iphone di Louis «Ho invitato Harry» li informò con aria trionfante. «Tu cosa?» quasi strillò Louis. «Mi ringrazierai. E mi sono anche permesso di chiedere ad Alberto di passarlo a prendere. Sempre se verrà. Non è stato per nulla facile convincerlo ma non gli ho dato altra scelta. Ora muovetevi e ordinate le pizze» e così dicendo scomparì nel soggiorno.
Sentirono suonare il campanello dopo circa mezz'ora, segno che Harry fosse arrivato.
Louis si appropinquò all'ingresso, dopo aver ovviamente raccomandato a Niall di tenere a freno le sue battutine, e aprì la porta. «Eccoti, ti stavamo aspettando. Le pizze sono già pronte» gli sorrise ampiamente, scostandosi dalla soglia per farlo passare, poi si rivolse al suo bodyguard «Per adesso puoi andare, Alberto. Ci penserò io a chiamarti per riaccompagnarlo a casa». L'uomo annuì, salutò entrambi e poi si congedò.
«Ciao» riuscì finalmente a salutarlo Harry «Ho portato una bottiglia di Coca-Cola. Mi spiace non aver potuto portare di più ma essendo stato avvisato all'ultimo minuto, non avevo altro in casa» disse, porgendogliela. Louis evitò di dirgli che probabilmente l'avrebbe bevuta solo lui, al massimo Liam, apprezzando comunque il gesto. «Non avresti nemmeno dovuto disturbarti, Harry. Vieni, ti faccio strada» accennò con il capo in direzione del soggiorno dove gli altri già li aspettavano. «Aspetta» lo fermò il più piccolo, improvvisamente imbarazzato quando Louis riportò l'attenzione su di lui «Tu... Sì, insomma...sei sicuro che vada bene che io sia qui? Niall mi ha detto che era stata una tua idea, ma...non lo so, mi sembra tutto così strano».
Certo che era strano, da quando in qua uno si ritrovava ad essere invitato a casa di persone famose?Ma quando c'era di mezzo Niall bisognava aspettarsi di tutto. E comunque non gli sembrava il caso di dirgli che in realtà l'idea fosse stata del biondo e non certamente sua. Perciò «Certo che va bene. Se sei qui...» gli sorrise rassicurante il maggiore «E poi questa è una serata-cinema e l'esperto di queste serate non poteva certo mancare» ammiccò, invitandolo poi a seguirlo. «Ragazzi, Harry è arrivato. Ha portato la Coca-Cola». Delle urla di felicità si alzarono immediatamente e Louis si sentì davvero grato di avere degli amici così stupendi. «Grandissimo» esultò il biondo battendo la mano sul tavolo.
«Vieni pure qui vicino a me, Harry» lo invitò Liam, come sempre gentile «Lou aveva proprio ragione: sembri un'altra persona». «Vorrei avere i tuoi ricci» esordì Niall addentando immediatamente un trancio della sua pizza che il fattorino aveva recapitato loro poco prima arrivasse Harry. «Io invece non li sopporto. Sto seriamente pensando di comprare ancora il mio fidato gel» si lamentò il più piccolo, cercando di sistemare il groviglio che aveva in testa. Louis gli passò il cartone della sua pizza «Non ti azzardare. Te lo proibisco categoricamente».
A quell'avvertimento Harry si ricordò che, al Libertine, Louis gli aveva rivelato gli piacessero i suoi capelli perciò, no, li avrebbe lasciati come erano e prima o poi se li sarebbe fatti piacere anche lui.
«Non sapendo i tuoi gusti, e dato che Niall si è dimenticato di chiedertelo, ti abbiamo preso quella al prosciutto che è un classico e piace a tutti» disse Liam, mentre il ragazzo apriva il cartone della sua pizza.
Prosciutto. Piace a tutti, certo, a tutti tranne a Harry, ovviamente. Rimase a guardarla per qualche istante, indeciso se dire o meno che se c'era una cosa che proprio non gli piaceva mangiare, quella era il prosciutto; ma erano stati così gentili e non voleva fare già il guastafeste. Osservò Niall di fronte a sé e Liam alla sua destra mangiare già di gusto le loro pizze, poi spostò lo sguardo su Louis che si stava apprestando a tagliarne uno spicchio. Il ragazzo sollevò il capo rivolgendogli un sorriso per poi riabbassarlo e continuare a tagliare la sua pizza con wurstel e patatine. Nonostante lo sguardo basso, notò che Harry non accennava ad iniziare a mangiare e l'ipotesi che quella pizza non gli piacesse gli attraversò di colpo la mente, quindi «In verità stasera mi andava la pizza al prosciutto. Harry, non è che saresti così gentile da fare cambio con la mia? Sempre se non ti dispiace, ovvio». Il ragazzo scosse il capo «No, no...nessun problema» e si affrettò a cambiare il suo cartone con quello del maggiore. «Da quando mangi la pizza al prosciutto?» domandò sorpreso Niall, sibilando a denti stretti quando Louis gli rifilò un calcio sullo stinco per farlo tacere. «Buon appetito, Niall. Mangia e stai zitto» gli intimò, spostando poi gli occhi ancora su Harry che questa volta aveva già cominciato ad addentare un trancio della pizza. Il più piccolo gli sorrise, ormai ben consapevole che Louis avesse fatto quello scambio solo perché era riuscito a capire che a lui il prosciutto proprio non piaceva.
«Allora, Harry» esordì Liam dopo qualche minuto «Andrai ancora a scuola, cosa studi?» Il ragazzo si pulì la bocca con il tovagliolo «Sono al penultimo anno di liceo alla Kingdom». «Sarai sicuramente il primo della classe» Louis lo guardò da sotto le lunghe ciglia, prendendo un sorso dalla sua birra. Harry si strinse nelle spalle «Mi piace studiare e non me ne vergogno». «Fai bene, è importante» gli diede man forte Liam. «Anche a Louis piaceva studiare» ghignò Niall sotto ai baffi, facendo sorridere anche il diretto interessato che gli fece una linguaccia. Harry lo trovò molto tenero. «È risaputo che io non fossi una cima a scuola, ma questo non vuol dire che io non sia una persona intelligente». «Non badare a quei due, Harry. Punzecchiarsi è il loro divertimento quotidiano» Liam cercò di metterlo a suo agio il più possibile. Alla fine anche loro erano ragazzi normali come lui. «Quindi ti piace studiare e ti piace la nostra musica. Poi cos'altro?» domandò ancora realmente interessato. «La Poesia. Mi piace leggere nero su bianco i sentimenti e gli stati d'animo di quelle persone. Sono capaci di mostrarti il loro mondo, quello che hanno dentro, in pochi versi, utilizzando parole e metafore così forti da farti provare i loro stessi sentimenti. E poi la letteratura» spiegò tranquillamente «Ho un taccuino su cui appunto le frasi di qualche libro o i versi di alcune poesie che amo particolarmente, almeno le ho sempre a portata di mano».
I ragazzi lo ascoltavano rapiti dal suo modo lento e cadenzato di parlare, capace di catturare la tua attenzione, e Louis si ritrovò a pensare che Harry fosse tanto timido quando si trattava di approcciarsi con gli altri, quanto invece rilassato e spontaneo quando doveva raccontare ciò che lo appassionava. Aveva fatto lo stesso anche quando a casa sua gli aveva confidato di amare trascorrere le serate a guardare film.
«Come sei profondo. Proprio come Lou che non sa nemmeno chi sia Lord Byron». Louis lo spinse per il braccio «Quando hai finito di prendermi per il culo fammelo sapere, Nì, grazie». Si zittirono quando sentirono di nuovo la voce roca di Harry «Ma Louis scrive canzoni usando, tra l'altro, parole molto belle. È una forma d'arte anche quella, solamente esprime i suoi sentimenti in modo diverso da loro». Tre paia di occhi si fissarono su di lui, completamente stupiti, facendolo sentire in improvviso imbarazzo. «H-ho detto qualcosa di sbagliato?» «Assolutamente no, è proprio quello che faccio» gonfiò il petto Louis, rivolgendosi poi al biondo «Hai sentito cosa ha detto, Niall? Sono un poeta contemporaneo quindi portami rispetto».
A un certo punto Liam prese a ricordare gli impegni riguardanti la band per la settimana successiva, menzionando anche la signing presso l'Alexandra Palace a nord di Londra. «Mio dio che palle» sbuffò Louis infastidito «Io le signing proprio non le sopporto. I fans dovrebbero limitarsi a comprare i nostri cd e venire ai concerti, stop. Tutte queste cose sono solamente una scocciatura e una perdita di tempo» asserì contrariato. «Louis, serve anche questo per vendere. Farsi vedere disponibili e vicini ai fans conta molto, lo sai» naturalmente non era la prima che affrontavano quel discorso m,a Louis sembrava proprio non capire quanto anche quello fosse una parte fondamentale e necessaria del loro lavoro. «Per non parlare di quando si fanno trovare ammassate fuori dagli studi di registrazione o all'aeroporto. Noi siamo stanchi per il lavoro e non vediamo l'ora di tornarcene a casa a riposare e loro invece pretendono che ci fermiamo a salutarle e fare foto» continuò però Louis imperterrito. «Se non fosse per loro, noi non saremmo chi siamo ora. Dico così, giusto per ricordatelo» intervenì Niall ironicamente.
Il maggiore stava per ribattere quando Harry tossicchiò piano per schiarirsi la voce e prese la parola «Se posso permettermi, Liam ha ragione. Io logicamente parlo da fan e per noi avere la possibilità di incontrarvi è grandioso. È un modo per sentirci ancora più vicini a voi e non vedervi così irraggiungibili come apparite. Si tratta solo di pochi istanti per noi, ma sono veramente preziosi». Tutti e tre i cantanti avevano fissato i loro occhi su di lui e Harry si sentì improvvisamente imbarazzato e sicuro di aver fatto un intervento non richiesto e gradito «S-scusate. Forse non dovevo permettermi d'immischiarmi nei vostri discorsi» si affrettò perciò a spiegare, abbassando lo sguardo sul proprio piatto ormai vuoto. Fu Liam il primo a parlare di nuovo «No. No, invece hai fatto benissimo ad esprimere il tuo parere, Harry. Io e Niall la pensiamo esattamente come te, è Louis che è un po' duro di comprendonio. Chissà che le tue parole non gli aprano finalmente gli occhi». Il diretto interessato lo fulminò con lo sguardo, prima di alzarsi dalla sedia e ritirare i piatti di ciascuno con aria ferita. E il fatto che Liam avesse appena contribuito a metterlo in cattiva luce con Harry, non c'entrava niente. Assolutamente.
Harry fu seriamente tentato di seguirlo e dirgli che gli dispiaceva, nonostante ritenesse stesse sbagliando, ma Niall ricominciò a porgergli domande e lui non poté fare altro che sforzare loro un sorriso.
Più tardi, dopo ulteriori discorsi seri e battute che avevano smorzato la tensione, Niall e Harry si spostarono sul divano, mentre gli altri due misero le fette di torta, che la madre di Louis gli aveva lasciato il giorno precedente quando era passata a casa sua per una visita veloce, su dei piattini prima di raggiungerli in salotto.
Niall prese posto sul tappeto, voltandosi poi a guardare gli amici alle sue spalle «Ma quindi, Harry, cosa è successo alla fine al Libertine tra voi due?». Louis alzò gli occhi al cielo, come al solito Niall non riusciva mai a trattenersi. Harry si morse il labbro inferiore arrossendo leggermente «Ehm... non è successo niente di che» mormorò impacciato, pasticciando la frutta della crostata con la forchetta. «Niente non direi, dal momento che Louis era fuori di sé dopo quella sera». «Nì, che cosa vuoi che sia successo? L'ho visto, mi è piaciuto e ho cercato di prendermelo» ammise senza problemi il cantante «Peccato che, sul più bello, il signorino mi abbia mollato come un pesce lesso». Il volto di Harry era completamente rosso, avrebbe voluto essere ingoiato da quel divano. Non era abituato alla disinvoltura con la quale Louis ammetteva l'attrazione che aveva avuto nei suoi confronti. Inoltre gli tornarono alla mente le immagini di quella sera, con il ragazzo attaccato al suo collo e la sua mano ad accarezzarlo ovunque riuscisse ad arrivare. Istintivamente si portò una mano al collo, là dove le labbra di Louis avevano lasciato per qualche giorno il segno del loro passaggio.
«Mi sembra più che giusto. Essere abbordati in una discoteca non è proprio il massimo del romanticismo. Dico bene, Harry?» Liam e le sue perle di saggezza.
Il più piccolo si limitò a sorridergli in segno di ringraziamento: Liam era proprio il tipico ragazzo che sapeva come metterti a tuo agio, sempre pronto a darti una mano per risolvere i momenti di difficoltà. Al contrario di Niall che invece stava ridendo come un matto mentre si complimentava con lui per aver dato il due di picche al suo compagno di band.
Non appena terminarono di mangiare anche il dolce, dicendo a Louis di complimentarsi con la madre per quanto fosse buono, si apprestarono a vedere il film che il maggiore aveva scelto per quella sera. Niall rimase seduto sul tappeto nonostante il divano fosse abbastanza grande anche per lui. Harry, invece, si trovava tra Louis e Liam.
«Che film hai scelto, Lou?» domandò curioso il biondo. «Nightmare» schioccò lui soddisfatto. «No, fantastico! Adoro Freddy Krueger». Harry li guardò non capendo di cosa stessero parlando «Che genere è?» si trovò quindi a chiedere. «È un horror, Harry. Ci sono problemi per te?» domandò Louis, inserendo il dvd nel lettore e avviandolo. «Oh, no. No, no» sforzò un sorriso. Odiava i film dell'orrore. Quella notte avrebbe faticato a dormire, già lo sapeva, ma non poteva certo dirlo e passare per il fifone di turno.
Il maggiore ritornò a sedersi comodamente sul divano, raccogliendo le gambe e crogiolandosi tra i cuscini. Adorava i film horror. Lui e Niall erano soliti farsi maratone di film del genere in tour durante le ore di pausa tra un concerto e l'altro. Mettevano la giusta adrenalina che ti permetteva di restare in tensione e seguire la storia fino alla fine.
Spensero le luci del soggiorno per creare la giusta atmosfera, inconsapevoli che tutta quella situazione creasse in Harry ancora più paura dal momento che quella casa era così enorme e silenziosa.
Se Niall e Louis passavano la maggior parte del tempo a commentare le scene e Liam a guardare interessato le immagini che si susseguivano sullo schermo, Harry, diversamente, se la stava facendo letteralmente addosso. Come potevano piacere film del genere con gente che uccideva e che moriva in modo cruento? Quel Freddy Krueger faceva paura già solo a vederlo, con la sua faccia sfregiata e ustionata, e la mano coperta da un guanto artigliato.
Erano già diverse volte che aveva resistito alla tentazione di coprirsi gli occhi con le mani, limitandosi a sussultare leggermente e strizzare le palpebre di fronte alle scene più macabre, ma all'ennesimo tentativo di assassinio, non riuscì a trattenersi: cacciò un urlo decisamente poco virile sobbalzando sul divano e raggomitolandosi contro il corpo di Louis.
Anche gli altri tre ragazzi si spaventarono a quella reazione, girandosi tutti verso il ragazzo «Harry, cazzo! Non farlo mai più!» lo riprese Niall portandosi una mano sul cuore, subito seguito da Liam «Potevi dirlo che ti faceva paura».
Harry stava ancora cercando di calmarsi mentre mormorava mortificato «S-scusa, scusatemi. È stato più forte di me». Tolse le mani dal viso, sollevando di poco il capo e guardando verso Louis, il cui volto lasciava trasparire tutta la sorpresa per quel gesto inaspettato. Poi si raddrizzò tornando al suo posto ed evitando d'incrociare nuovamente lo sguardo con il maggiore.
«Ora silenzio che si stanno avvicinando le scene clou» li ammonì Niall, tornando a prestare attenzione al film.
Eventualmente Louis rimase a guardare il ragazzo accanto a lui nell'oscurità, stupito di come il suo solo profilo fosse in grado di mozzargli il fiato: le labbra a cuore che invitavano ad assaporarle anche così, di lato e con il buio che impediva di distinguerne il solito colore rosso. Premette il palmo della mano sul cavallo dei suoi pantaloni della tuta, insultandosi mentalmente perché non era il momento adatto per farsi venire un'erezione. Stava guardando un dannatissimo film horror, possibile che il solo guardare quel ragazzo gli provocasse tutto ciò? Maledizione.
Si voltò, però, a guardarlo ancora una volta, notando come ora Harry tremasse leggermente, stringendo con forza le gambe al petto e sforzandosi visibilmente di trattenere altre urla. Fu più forte di lui, non riuscì a non allungare la mano e stringerla attorno al suo braccio.
Harry sussultò e, quando si voltò, Louis gli fece cenno col capo di avvicinarsi, attirandolo a sé per il braccio. Non oppose resistenza e il maggiore gli circondò le spalle, lasciando che posasse la testa sul suo petto. Dal quel momento, Harry, riuscì a trattenere le urla di paura, chiudendo però gli occhi e spostando la testa contro il petto di Louis ogni volta che una scena lo spaventava, godendo anche delle piccole carezze che il cantante gli lasciava sulla schiena per tranquillizzarlo. Dopotutto, vedere film horror in quel modo, non era poi così male.
«Guarda come Niall conosce a memoria gran parte delle battute» sussurrò Louis al suo orecchio, col solo intento di distrarlo un po', indicando con l'indice la bocca del biondo che si muoveva piano. «Liam, invece, è sempre così serio quando guardiamo un film» spostò la sua attenzione sul ragazzo seduto poco distante da loro «Si concentra talmente tanto che gli si forma sempre un profondo solco tra le sopracciglia». Sorrise nel sentirlo ridacchiare, percependolo finalmente meno teso contro di sé. «Grazie» mormorò Harry, consapevole del perché Louis gli avesse detto quelle cose, sollevando la mano e intrecciandola alla sua che gli ricadeva sulla spalla. «Figurati» rispose il maggiore, voltando appena il capo e lasciandogli un bacio fra i capelli, maledicendosi immediatamente perché un flash di loro due sul divanetto di quel locale gli tornò alla mente molto chiaramente.
Sembrava però incapace di riprendere le distanze da lui perché, anziché girare nuovamente la testa, abbassò le palpebre e affondò il viso nei suoi capelli. Profumava di buono; niente di troppo forte, no... era più un profumo semplice, fresco e delicato.
Ignorò l'irrigidimento del più piccolo a causa di quel contatto, schioccandogli ancora un ultimo bacio e tornando poi a concentrarsi sul film.
Malvolentieri dovette lasciarlo andare al termine del dvd, quando Liam riaccese le luci e Niall spense la televisione. «Contrariamente a quanto credevo, non è stata affatto male questa serata» constatò Louis, stiracchiandosi «Dovremmo rifarlo alla prossima pausa del tour». «Ecco, magari sceglieremo un altro tipo di film, così evitiamo ad Harry di morire di paura» ammiccò Liam, prima che Niall gli posasse il braccio sulla spalla e «Credo che Harry, alla fine, abbia goduto lo stesso del film» disse, sollevando le sopracciglia. Il più piccolo si schiarì la voce, evidentemente Niall si divertiva proprio a punzecchiarlo e vederlo arrossire violentemente. «Sta zitto, Nì» Louis gli lanciò un cuscino addosso facendolo ridacchiare «Piuttosto, Harry, cosa mi dici...le serate cinema sono più belle in compagnia o no?» Il più piccolo gli regalò un ampio sorriso «Sì, decisamente». Poi Liam controllò l'ora e appurò fosse meglio concludere la serata. Anche perché il giorno dopo aspettava loro un'intesa giornata di prove in preparazione della ripresa del tour.
Quella sera, però, Niall sembrava essere un vulcano di idee secondo lui geniali, infatti «Stavo pensando» esordì mentre si avviava alla porta con Liam, dopo che Louis aveva fatto un colpo di telefono ad Alberto perché passasse a riaccompagnare a casa Harry «Questa serata è stata molto carina, ma io e Liam sappiamo bene quale sia il genere di serata che piace veramente al nostro Louis e cioè andare per locali». «Ti ricordo che per un po' quel genere di divertimento non mi è consentito Nì» intervenne subito il diretto interessato, ma Niall sembrò non scoraggiarsi dalle sue parole «Lo vedi che sei un uomo di poca fede? Lo so che Bruce ti ha impedito di frequentare locali per qualche tempo, ma la mia idea era un'altra» proseguì il biondo avvicinandosi a Louis e cingendogli le spalle con un braccio «Se tu non puoi uscire a divertirti, porteremo il divertimento qui» disse sollevando ripetutamente le sopracciglia. «Cosa stai cercando di dire Niall?» «Sto dicendo di organizzare una festa qui, a casa tua. Bruce non ti ha certo impedito di fare questo. Problema risolto e divertimento assicurato». Louis sembrò valutare per un attimo la proposta dell'amico prima di aprirsi in un enorme sorriso di approvazione «Devo ammetterlo, Nì. Questa volta la tua pensata è stata davvero geniale. Informerò i ragazzi e gli chiederò di portare un po' di gente e alcol, tanto alcol». Si divincolò dalla presa dell'amico battendogli un cinque e abbracciandolo riservandogli qualche pacca sulla schiena, poi Niall spostò la sua attenzione su Harry «Tu ovviamente sarai dei nostri, Harry. Dico bene?» Il più piccolo rimase completamente spiazzato da quell'ulteriore invito a trascorrere una serata in loro compagnia: lui, Harry Styles, un comune ed insignificante ragazzo di Londra, improvvisamente era diventato assiduo frequentatore e, forse, amico dei The Rogue?
«Beh, veramente io - » stava per rispondere che non era solito frequentare feste di quel tipo o, per meglio dire, non era solito frequentare alcun genere di festa, quando Louis lo precedette «Niall, non credo proprio che ad Harry interessino serate come questa». Quello che aveva appena sentito dire dal maggiore era esattamente ciò che stava per rispondere a Niall, ma nonostante tutto, non poté impedire a sé stesso di rimanere male di fronte alla frase pronunciata da Louis; evidentemente il ragazzo non aveva alcuna intenzione di invitarlo. «G-già. Louis ha ragione, è meglio che io non venga, ma grazie comunque per avermelo proposto» cercò di sforzare un sorriso, ben consapevole di aver miseramente fallito nell'intento.
Ovviamente, Harry, non poteva sapere che invece Louis avesse detto quella frase solamente perché sapeva quanto lui avrebbe potuto sentirsi in imbarazzo e fuori luogo in un contesto di quel genere e quella era l'ultima cosa che voleva accadesse. Si maledisse mentalmente quando notò il tono evidentemente triste che era trasparito dalla voce di Harry: il più piccolo aveva completamente travisato le sue buone intenzioni e quando vide gli sguardi di rimprovero che gli stavano riservando Niall e Liam, decise di dover rimediare. Perciò «Forse però trascorrere una serata diversa potrebbe farti bene, invece. Potresti conoscere gente nuova e in più ci saremo noi, non resterai da solo» corresse il tiro attirando l'attenzione di Harry «Puoi portare anche tua sorella, se preferisci. A m - a noi farebbe piacere se ci fossi anche tu». Cercò di essere il più convincente possibile e il piccolo sorriso che vide formarsi sulle labbra di Harry gli fece capire di esserlo stato. Infatti «O-ok, allora. Lo chiederò anche a Gemma. Grazie» rispose il più piccolo facendo esultare platealmente Niall che si fiondò ad stringerlo in un abbraccio stritolante.
Quando Alberto arrivò a prenderlo, Harry salutò i ragazzi d'accordo che si sarebbero sentiti per l'organizzazione della festa.
•••
Convincere Gemma ad accompagnarlo e partecipare assieme a lui alla festa a casa di Louis, fu più difficile di quanto si aspettasse. La sorella non si dimostrò affatto entusiasta della proposta ed Harry fu quasi costretto a pregarla in ginocchio. Era stato anche tentato di mollare il colpo ma avere Gemma dalla sua parte gli serviva: sia per avere una spalla di supporto quella sera, sia perché in quel modo, poteva dire a sua madre che sarebbe andato a casa di un qualche amico non ben specificato della sorella, dal momento che sapeva sarebbe stata altrimenti contraria se avesse saputo la verità.
La festa era stata organizzata per il sabato successivo e, quando Harry e Gemma raggiunsero la casa di Louis, la serata sembrava essere già entrata nel vivo.
«Eccoti, finalmente. Ben arrivati. Gemma, ricordo bene?» Louis aprì loro la porta spostando la birra nella mano destra e allungano la sinistra per salutare la ragazza per poi farsi da parte permettendo ai due fratelli di oltrepassare l'ingresso. «Sentitevi liberi di andare ovunque, da bere e da mangiare lo trovate in cucina, mentre Liam e Niall saranno qui in giro da qualche parte. Finisco di salutare alcuni amici e poi torno da voi» detto ciò Louis scomparì ben presto tra la folla, lasciando Harry e Gemma sulla soglia del soggiorno.
Se Harry non avesse visto quella casa giusto una settimana prima, poteva giurare che quella in cui si trovasse ora non era la villa di Louis ma una discoteca: a parte il divano e le poltrone, che erano stati spostai lungo una parete, degli altri mobili che arredavano il soggiorno del cantante non vi era più alcuna traccia. Erano stati sicuramente spostati altrove per lasciare spazio libero agli invitati di poter ballare, in un angolo era stata allestita una piccola console dove un dj era intento a selezionare la musica, sul soffitto erano state installate numerose luci colorate che illuminavano la stanza altrimenti completamente buia.
«Certo che questo Louis ha fatto proprio le cose in grande» sentì Gemma dirgli ad alta voce avvicinandosi al suo orecchio per sovrastare la musica, poi sentì qualcuno urlare il suo nome e una sagoma non ben distinta avanzare verso di loro.
«Harry! Louis ci ha appena avvisato che eri arrivato. Avete già preso da bere?» Harry negò mentre si apprestava a salutarlo, facendo poi la stessa cosa con Liam che era arrivato alle spalle del biondo. «Venite allora, ci penso io» li scortò fino alla cucina dove un paio di ragazzi in divisa erano posizionati dietro al bancone intenti a servire cocktail agli invitati. Gemma aveva ragione, Louis non si era proprio risparmiato. «Cosa prendete? Mojito, Cuba Libre, Caipirinha?» chiese ordinando per sé e Liam due birre. «Va benissimo una birra anche per me, mentre per Harry qualcosa di analcolico dato che è minorenne» si affrettò a rispondere la ragazza, riservando a Niall uno sguardo di rimprovero e beccandosi una leggera spinta sul fianco da Harry, che ovviamente non aveva gradito quella precisazione. «Oh, certamente, hai ragione. James» si voltò verso uno dei ''baristi'' «Un'altra birra per la mia amica, mentre per il giovane Harry qui un analcolico alla frutta, grazie». Il ragazzo, James, si apprestò a stappare una bottiglietta di birra porgendola a Gemma e dedicandosi poi alla preparazione del cocktail analcolico per Harry, decorando il bicchiere con dello zucchero tutto intorno al bordo, due cannucce nere e una fragola. La bevanda era di un invitante colore rosa e, quando Harry l'assaggiò dopo aver accuratamente mescolato il liquido con le cannucce, poté felicemente costatare che anche il gusto fosse di suo gradimento.
«Eccomi di ritorno. Allora che ne dite: vi piace la festa?» Louis, come promesso, li aveva raggiunti con un enorme sorriso stampato in viso. Harry, grazie alle luci della cucina, notò come il ragazzo fosse leggermente accaldato: alcune ciocche di capelli erano appiccicate alla fronte, le guance di poco arrossate così come le punte delle orecchie e, piccole gocce di sudore gli imperlavano la pelle sopra il labbro superiore.
«Dicevo giusto a mio fratello che è impressionante come hai allestito la casa, sembra di essere in una vera discoteca» esordì Gemma, complimentandosi con il padrone di casa. «Grazie, è tutto merito del nostro Niall qui, però. Io ho solo messo a disposizione la casa» ci tenne a precisare Louis facendo gongolare il biondo che ammiccò a Gemma provocando la fragorosa risata di Liam. Figuriamoci se Niall non doveva provarci con tutte.
Louis, poi si apprestò a dare attenzione ad Harry «Che hai preso?» gli chiese, riferendosi chiaramente al cocktail che teneva tra le mani, e avvicinandosi a berne un sorso da una delle cannucce senza aspettare una risposta. «Mmh...niente male. È buono» gli sorrise per poi prendere la fragola posta sul bordo del bicchiere e mangiarla. Harry era rimasto talmente sorpreso dai suoi gesti che non si accorse neppure che il maggiore gli avesse rivolto una domanda. «Hey, Harry. Dicevo a te» si sentì perciò richiamare dal ragazzo «C-come?». Louis però non gli ripeté la domanda, limitandosi a prendergli il bicchiere, passandolo a Liam, e afferrandogli una mano «Vieni con me, andiamo a ballare un po'» e così dicendo lo portò verso il soggiorno. Harry fece appena in tempo a vedere Gemma ammiccare nella sua direzione con un sorrisetto che era tutto un programma, prima di ritrovarsi in mezzo a quell'improvvisata pista da ballo.
Louis si fermò non appena raggiunsero un punto non troppo affollato, e gli posò immediatamente le mani sui fianchi iniziando ad ondeggiare a ritmo con la musica. Harry non poté fare a meno di voltare il capo a destra e a sinistra imprecando mentalmente verso se stesso per sentirsi sempre inadeguato e incapace a gestire situazioni del genere. «Non preoccuparti degli altri, balla con me». Incoraggiato dalle parole del maggiore, Harry posò, non senza qualche titubanza, le sue mani sulle spalle di Louis cercando si seguirlo nei movimenti ma mantenendo lo sguardo fisso sui propri piedi, troppo preoccupato di poterli pestare all'altro imbranato come era. Quando però il ragazzo gli sollevò il viso, guardandolo sorridendo, Harry non fu più capace di staccare gli occhi dai suoi: puntò le sue iridi verdi in quelle blu e profonde del cantante, iniziando finalmente a lasciarsi andare. La musica alta che veniva sparata dalle casse non era diventata nient'altro che un suono ovattato, per Harry ormai esisteva solamente Louis e l'unica cosa che riusciva a percepire era la sua pelle che bruciava al contatto con le dita del ragazzo che si erano fatte strada appena sotto la sua t-shirt e il suo forte odore di sigaretta, o forse di qualcos'altro.
Il momento magico di Harry venne però improvvisamente spezzato, quando un ragazzo alto, muscoloso e dai capelli biondi raccolti in un codino, si appostò alle spalle del maggiore, agganciandogli le braccia al collo e posandogli le labbra appena dietro l'attaccatura dell'orecchio. Louis socchiuse gli occhi portando un braccio ad afferrare la nuca del nuovo arrivato e sorridendo per poi voltarsi nella sua direzione. Evidentemente quello catturò il suo interesse dato che il cantante lo strinse per la vita con un braccio, iniziando a ballare con lui. Harry si ritrovò improvvisamente lasciato in balia di se stesso, in mezzo ad una ammasso di corpi che si dimenavano e lo spintonavano e con Louis che gli voltava le spalle e non gli prestava più la benché minima attenzione.
La ben conosciuta sensazione di rifiuto e di inferiorità tornò ad insinuarsi dentro di lui e, senza perdere altro tempo, sgusciò tra le persone facendo ritorno in cucina dove Gemma era ancora intenta a parlare e ridere in compagnia dei due compagni di band del castano.
Alla sorella non sfuggì la sua espressione triste «Come mai sei solo? Tutto bene?» Harry si limitò a scuotere la testa in segno di non volerle dare alcuna spiegazione, non di fronte anche a Niall e Liam quanto meno, si sentiva già abbastanza patetico così. La ragazza si sporse dando così un'occhiata verso il soggiorno nell'esatto punto dove fino a poco prima lo aveva visto ballare con Louis e quello che vide invece in quel momento le bastò per capire a cosa fosse dovuto il cambiamento nello stato d'animo del fratello. Anche i due ragazzi però sembrarono capire che fosse successo qualcosa e si affrettarono a guardare anche loro nella stessa direzione di Gemma, vedendo Louis ballare con un ragazzo. Liam si passò una mano tra i capelli sbuffando infastidito e ricevendo poi uno sguardo d'intesa da parte di Niall. Conoscevano bene l'amico e sapevano che quello era l'atteggiamento tipico che Louis aveva quando si recava nei locali: passava dalle braccia di un ragazzo all'altro come se nulla fosse, spesso non limitandosi solamente a ballare. Non faceva quelle cose con l'intento di trovarsi un ragazzo, ma semplicemente per divertirsi, ben sapendo che i ragazzi che lo approcciavano volessero la stessa cosa, peccato però, che Harry non fosse come uno di quei ragazzi. Non lo era per niente e Louis lo sapeva bene ma, annebbiato dall'alcol e dal fumo che la sua compagnia di amici aveva portato, non se ne era minimamente curato.
Liam, spalleggiato dall'amico, cercò subito di distrarre Harry, ordinandogli un nuovo cocktail e provando a coinvolgerlo nella discussione che stavano intrattenendo con sua sorella in precedenza: erano intenti a persuadere la ragazza ad ascoltare la loro musica, cercando di convincerla che loro non erano una band che si rivolgeva solamente ad un pubblico di adolescenti ma adatto ad ogni età. Harry però non riusciva a dare loro retta, tutta la sua attenzione era completamente catturata dalla figura di Louis che continuava a ballare avvinghiato a quel ragazzo mentre lasciava scivolare maliziosa una mano sul suo collo e con l'altra, premuta sul fianco, lo manteneva vicino a sé. Come aveva potuto pensare che Louis potesse interessarsi ad uno come lui? Solo perché l'aveva avvicinato al Libertine e a casa sua l'aveva tenuto stretto a sé? Beh, quello che si trovava tra le braccia del cantante in quel momento non era certamente lui. Si era solamente illuso, si era permesso per un attimo di credere di piacergli ed ora si ritrovava con un profondo senso di delusione verso se stesso per aver creduto possibile una cosa del genere ed aver concesso a Louis di avvicinarsi a lui in quel modo.
Chiuse in due pugni le mani che avevano preso a tremare e cercò con tutta la forza che poteva, di trattenere le lacrime che gli pungevano gli occhi, premendo prepotentemente per essere lasciate libere di uscire. Ma non poteva, non doveva mostrarsi così debole di fronte a tutti, di fronte a persone che non avrebbero fatto altro che deridere la sua sofferenza e il suo dolore. Ne aveva abbastanza di subire sguardi derisori o forse, ancora peggio, di compassione. Per questo si fece mostrare dagli amici la direzione per il bagno, aveva bisogno di prendersi qualche minuto lontano da tutto quello che stava accadendo, di digerire la forte delusione, ricomporsi e tornare ad affrontare la serata cercando di lasciarsi Louis alle spalle.
I due ragazzi pensarono fosse meglio per Harry recarsi nel bagno al piano superiore: Louis aveva proibito agli invitati di salire nella zona notte perciò Harry non sarebbe stato sicuramente disturbato, oltre al fatto che c'era la concreta possibilità che, il bagno del piano inferiore, potesse essere occupato da persone che facevano di tutto tranne quello che normalmente si dovrebbe fare in un bagno.
Non appena fu all'interno della stanza, chiuse la porta a chiave e si lasciò scivolare lungo la parete sedendosi a terra e permettendosi di piangere. Chiuse gli occhi e lasciò che le gocce salate scivolassero libere creando dei piccoli rivoli lungo le sue guance, mentre le sue spalle tremavano scosse dai piccoli singhiozzi che non riusciva a trattenere. Non poté evitare di sentirsi patetico mentre piangeva chiuso nel bagno della villa del ragazzo che gli piaceva perché questo l'aveva rifiutato e che, ignaro di tutto, si stava divertendo al piano inferiore. Magari in quel momento si era appartato con il ragazzo biondo e lui e la sua sofferenza erano l'ultimo dei suoi pensieri. O forse, cosa più probabile, non lo pensava minimamente.
Quando ritenne di essersi depresso a sufficienza, si alzò dal pavimento, si sciacquò il viso evitando appositamente di guardare la sua immagine riflessa nello specchio con la consapevolezza che si sarebbe trovato ridicolo e, dopo aver preso un profondo respiro, aprì la porta e camminò verso le scale. Stava scendendo i primi gradini quando la figura di un ragazzo che non aveva mai visto gli comparì davanti agli occhi. Si spostò rasentando il muro per agevolargli il passaggio, ma questo, contrariamente a ciò che pensava, non era minimamente interessato a lasciarlo scendere. «Hey, dolcezza. Dove credi di andare?» «I-io... Niall...Niall e Liam mi hanno detto di salire qui per andare al bagno» si sentì di giustificare la sua presenza al piano superiore nonostante sapesse benissimo che quel ragazzo non l'avesse fermato perché lui si trovava lì. «Oh, ma per me puoi andare dove vuoi, ma non adesso. Che ne dici di restare qui con me ora?» la voce del ragazzo si era fatta più bassa e profonda e, con il suo corpo, l'aveva intrappolato tra sé e la parete. «N-no. No, io devo a-andare. I miei amici si staranno chiedendo dove sia finito» provò ad allontanarlo posando le mani sul suo petto, ma quel ragazzo era decisamente più robusto e prestante di lui e per questo non riuscì a spostarlo nemmeno di un centimetro. Gli strinse forte i polsi alzandogli le mani e premendogliele contro il muro ai lati della testa, mentre avvicinava il viso al suo «I tuoi amici non saranno preoccupati, staranno pensando che tu ti stia divertendo esattamente come loro, perciò rilassati e lasciami fare». Harry si dimenava sotto di lui ma non c'era verso che riuscisse a liberarsi dalla sua stretta, provò a chiamare aiuto ma il ragazzo unì i suoi polsi stringendoli in una sola mano e con l'altra, ora libera, gli tappò la bocca. «Stai buono, dolcezza. Tanto con questo casino non ti sentirà nessuno». E improvvisamente Harry realizzò che non aveva scampo: la musica era troppo alta perché qualcuno potesse sentire i suoi lamenti, Louis aveva impedito di salire al piano superiore e Gemma e i due amici probabilmente pensavano che avesse bisogno di tempo per restare solo e sfogarsi quindi nessuno sarebbe arrivato. Nessuno si sarebbe accorto di ciò che stava per succedergli.
Le lacrime tornarono ad uscire amare dagli occhi mentre lo sconosciuto posava le labbra sul suo collo e premeva maggiormente il corpo contro il suo: poté sentire distintamente la sua erezione premergli contro il bacino. I tocchi e i baci bagnati che gli stava riservando non avevano nulla a che vedere con quelli che Louis gli aveva riservato al Libertine; il ricordo dell'incredibile emozione e delle piacevoli sensazioni che il cantante gli aveva fatto provare quella sera stava per essere completamente spazzato via.
«Non piangere, amore. Ti farò stare bene» gli parlò nuovamente quello mentre gli liberava le mani e lasciava scorrere la sua lungo il suo corpo fino a fermarsi all'altezza del sedere. La mano che continuava ad essere premuta sulla sua bocca, gli soffocò un grido quando sentì le dita dello sconosciuto sulla pelle della sua schiena e cercare di insinuarsi dentro i pantaloni. Tentò di spostare le mani sul viso del ragazzo con l'intento di provare a graffiarlo per farlo allontanare, ma ogni suo tentativo sembrava essere vano. Perché? Perché gli stava succedendo anche una cosa del genere? Come avrebbe fatto a risollevarsi da tutto quello?
Dove sei, Louis? Vieni da me, vienimi a cercare, ti prego.
No. Louis non sarebbe mai arrivato. Si era dimenticato di lui dal momento in cui qualcun altro l'aveva fatto passare in secondo piano
Stava definitivamente perdendo ogni speranza quando Gemma, Niall e Liam comparvero sulle scale. «Cosa sta succedendo qui?» la voce della ragazza fece voltare immediatamente il ragazzo verso di lei e, non appena la vide in compagnia anche degli altri due amici, mollò la presa su Harry staccandosi da lui e alzando le mani in segno di difesa.
«Ma sei impazzito? Cosa cazzo pensavi di fare, eh?» Liam gli fu subito addosso, prendendolo per il colletto della camicia e sbattendolo contro il muro dalla parte opposta di quella di Harry, mentre Gemma e Niall si precipitavano a soccorrere il più piccolo.
«Non ho fatto nulla di male. Lui era d'accordo» provò a giustificarsi, ma Liam non voleva sentire ragioni «Ti sembra la faccia di uno che era d'accordo quella? È terrorizzato, cristo». Capì però che non fosse il caso di fare ulteriori scenate di fronte ad Harry, perciò intimò al ragazzo di lasciare immediatamente la casa e non farsi più vedere dalle loro parti, per poi avvicinarsi anche lui al più piccolo, dove Gemma stava provando dolcemente a calmarlo.
«È tutto finito, Harry. Ci siamo noi adesso, non piangere. Sei al sicuro» la ragazza aveva stretto il fratello tremante e singhiozzante tra le sue braccia, accarezzandogli amorevolmente il capo e la schiena, nonostante Harry sembrasse non riuscire a tranquillizzarsi. «Scendiamo a bere un bicchiere d'acqua?» provò a chiedergli ma il fratello scosse vigorosamente la testa «Vuoi andare a casa?» tentò allora e a quella domanda Harry rispose positivamente. «Ok, ok va bene, Haz. Ci penso io adesso» poi indirizzò lo sguardo verso i due amici «Ragazzi, Harry è sconvolto. Noi ce ne torniamo a casa ora. Pensate voi ad avvertire Louis per favore. Anche se temo che possa accorgersi della nostra assenza». Gemma disse quelle ultime parole non cercando di nascondere tutta la sua disapprovazione e rabbia nei confronti del padrone di casa che li aveva invitati per poi non degnarli di alcuna attenzione.
Mentre Gemma aiutava Harry a scendere le scale, Niall si rivolse a Liam «Merda, che disastro. Lì assicurati che riescano ad uscire di casa senza venire ulteriormente disturbati, io nel frattempo cerco Louis» e subito dopo corse verso il soggiorno alla ricerca dell'amico. Lo trovò ancora intento a ballare: ora oltre al biondo si era aggiunto anche un secondo ragazzo. «Louis...LOUIS!» urlò prendendolo per una spalla e facendolo voltare verso di sé. «Niall. Che cazzo di problemi hai?» «Sei tu il mio problema Louis. Sei qui a fare il cazzone e non ti sei nemmeno accorto che Harry se n'è andato». Louis fece vagare lo sguardo per tutta la stanza, come se solo in quel momento, a seguito delle parole di Niall, si fosse ricordato di aver trascinato il più piccolo con sé per poi averlo abbandonato in mezzo alla stanza. «Harry... Dov'è Niall? Dove cazzo è Harry?» Louis era improvvisamente agitato, si stava sicuramente rendendo conto di aver fatto un casino con il ragazzo «Sta andando via Louis perché tu ti sei completamente disinteressato a lui e un cretino l'ha quasi molestato poco fa sulle scale!» Louis spalancò gli occhi realizzando ciò che l'amico gli aveva appena rivelato. Cosa aveva fatto? Come aveva potuto dimenticarsi di Harry? L'aveva sicuramente deluso un'altra volta e oltretutto qualcuno aveva provato a... Non riuscì nemmeno a pensarci, non poteva pensare che qualcuno aveva provato ad approfittarsi di lui.
Scansò Niall e come una furia si precipitò fino alla porta, aprendola e vedendo Harry e Gemma percorrere il vialetto della sua casa mentre venivano scortati da Liam fino al cancello. Corse di nuovo finché non fu alle loro spalle «Harry» mormorò appena, sorprendendosi lui stesso di quanto risultò debole la sua voce. Voleva vederlo ma, allo stesso tempo, aveva paura di ciò che avrebbe probabilmente provato nello scorgere ciò che i suoi occhi gli avrebbero comunicato. Il suo richiamo fu però sufficientemente forte perché i tre lo sentissero voltandosi nella sua direzione; gli si mozzò il respiro non appena vide gli occhi rossi, gonfi e spaventati di Harry e il suo volto bagnato dalle lacrime. Allungò istintivamente una mano verso di lui, avvertendo una stretta allo stomaco quando lo vide ritrarsi e stringersi maggiormente contro il corpo della sorella.
«Ah, adesso ti ricordi di noi? Beh troppo tardi, Louis. Puoi pure tornare a quello che stavi facendo, non vogliamo certo disturbarti». La voce della ragazza era chiaramente alterata e i suoi occhi più duri di come li avesse mai visti, ma cercò di non farsi scoraggiare: voleva sincerarsi delle condizioni di Harry e allo stesso tempo fargli capire di quanto fosse mortificato per il suo comportamento e per ciò che gli era successo. «Mi dispiace, io... permettetemi di darvi un passaggio fino a casa» ma Gemma lo fermò di nuovo «Non abbiamo bisogno del tuo aiuto, Louis. Non più. Dovevi pensarci prima, prima che succedesse ciò che è successo». Fece per andarsene ma poi si fermò «E già che ci sei, la prossima volta vedi di fare più attenzione alle persone che inviti a casa tua» aggiunse facendolo deglutire a vuoto. «Gems...» si sentì richiamare in un debole sussurro da Harry: i suoi occhi ancora spaventati e le labbra tremanti le fecero capire che non voleva fermarsi in quella casa un minuto di più, pregandola di portarlo via il più velocemente possibile. Si voltò perciò, proseguendo lungo il vialetto e uscendo dal cancello. Louis tentò nuovamente di raggiungerli ma questa volta fu Liam a trattenerlo «Lasciali andare, Lou. Harry ha solo bisogno di tornare a casa. Lascialo andare. Non c'è niente che tu possa fare per lui, ora» e a quel punto non gli restò che arrendersi e guardare il ragazzo salire sull'auto della sorella e andare via.
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Quando Louis era rientrato in casa con Liam, dopo che gli Styles se n'erano andati, aveva lasciato perdere i ragazzi con i quali si stava intrattenendo in precedenza, preferendo attaccarsi senza pietà a qualsiasi bottiglia di alcol nascosta nella sua cucina. Inutili erano stati i tentativi di Niall e Liam di impedirgli di bere ed il mattino successivo si era ritrovato con un mal di testa atroce.
Era rotolato a fatica fuori dal letto, costringendosi a gettarsi sotto l'acqua fresca della doccia per risvegliare il suo corpo, dopodiché aveva bevuto il suo tanto adorato Yorkshire tea, assumendo la pasticca per il mal di testa che Liam gli aveva gentilmente lasciato sul bancone d'acciaio insieme ad un biglietto che gli ricordava quanto fosse stato stupido. E lo sapeva, sapeva bene di aver sbagliato su tutti i fronti la sera precedente, per quello, dopo essersi un po' ripreso ed aver quantomeno riordinato la cucina - sul biglietto Liam lo aveva anche avvisato che nel pomeriggio sarebbe passato con Niall per sistemargli casa - aveva scritto un messaggio ad Harry, informandolo che si sarebbe fatto trovare fuori dalla scuola, alla sua uscita, il giorno seguente e augurandosi che stesse meglio. Ovviamente non aveva alcuna intenzione di farsi riconoscere dalla gente, quindi aveva precisato che lo avrebbe aspettato in auto.
Harry non aveva risposto e lui era stato davvero tentato di lasciar perdere perché, chiaramente, il ragazzo non voleva più saperne nulla di lui, ma alla fine, quel lunedì, decise di provare comunque, sperando che Harry gli concedesse almeno la possibilità di scusarsi.
Non fu sorpreso nel constatare che non fosse uno dei primi ad uscire da scuola, diversamente da come era solito fare lui, ma sorrise istintivamente quando lo vide oltrepassare il cancello con lo zaino sulle spalle ed un libro stretto tra le braccia. Lo osservò guardarsi attorno per qualche secondo, scorgendo poi la sua auto parcheggiata poco più indietro. Si complimentò con se stesso per aver deciso di personalizzare il suo suv con dei vetri oscurati, altrimenti Harry sarebbe stato in grado di vederlo agitarsi sul sedile come un dodicenne. Possibile che fosse così agitato al solo pensiero che tra pochi istanti quel ragazzo sarebbe stato seduto accanto a lui? Doveva decisamente darsi una calmata.
Abbassò appena il finestrino del passeggero quando Harry lo raggiunse, in modo che lo riconoscesse, e risollevandolo non appena quello si sedette e richiuse la portiera. «Ciao» lo sentì mormorare, lo sguardo basso incapace di guardarlo. Louis deglutì a vuoto sfilandosi gli occhiali da sole sotto i quali nascondeva profonde occhiaie «Hey. Grazie per...essere qui, insomma» accennò un sorriso. La sua voce fece sollevare immediatamente il volto del più piccolo che schiuse le labbra di fronte allo stato post-sbornia di cui portava ancora i residui. «Senti, Harry, m - mi dispiace. Davvero, io...non so cosa mi sia preso» cominciò, alzando poi gli occhi al cielo «Ok, lo so, invece. Perché mi comporto sempre così. Sono abituato ad andare nei locali e mi piace divertirmi...mi piace ricevere le attenzioni degli altri ragazzi e...oddio, sto solo peggiorando la mia posizione, vero?» si stropicciò il volto con le mani, trovando Harry con gli occhi fissi su di lui. Seri, verdi, bellissimi. Dio, avrebbe voluto gettarsi sotto un'auto.
«Louis, lascia perdere, davvero. Io non dovevo nemmeno venire...Gemma aveva ragione: non sono il mio genere di cose» mugugnò «Quando mi avevi trascinato a ballare ho pensato...non lo so, ero...felice, credo. Ma poi è arrivato quel ragazzo e...» non sono più stato abbastanza per te, avrebbe voluto aggiungere, ma lasciò quelle parole solo nella sua testa.
«Harry, mi dispiace davvero tantissimo. È solo che...l'alcol, il fumo...non mi sono nemmeno reso conto di averti lasciato solo» si giustificò nuovamente, realmente dispiaciuto. Il più piccolo sorrise amaro «Forse non ti eri nemmeno reso conto di aver portato me a ballare». «Cos - no! No, no, no... credimi non è così». Si agitò. Non poteva lasciarlo pensare una cosa del genere. Girò il busto, piegando una gamba e nascondendola sotto l'altra coscia. «So di averti rubato agli altri e trascinato con me. Era quello che volevo, perché...» fece una breve pausa, valutando o meno se fosse il caso di dare davvero voce ai suoi pensieri, poi allungò una mano sfiorandogli la guancia «Eri così bello ieri sera: i ricci tenuti a bada da quella bandana, quei jeans così stretti che...cavolo ringrazierò a vita tua sorella per averti costretto a comprarli» gli strappò un sorriso «Non devi incolparti di nulla, Harry, è stata tutta colpa mia. Sono una testa di cazzo, lo so, Niall e Liam me lo ricordano sempre». Harry scosse il capo «Accetto le tue scuse. D'altra parte quel ragazzo era anche molto bello, non mi sorprende che tu abbia preferito la sua compagnia alla mia». «Ti ho appena detto che eri bellissimo» gli fece notare «Se ancora non ti fosse chiaro, mi piaci, Harry».
Il più piccolo avvampò, muovendosi a disagio sul sedile e mordendosi il labbro inferiore «N - non può essere. Voglio dire...guardami». «Ti sto guardando» ribatté subito Louis «Ti sto guardando da quando ci siamo conosciuti in quel locale e non riesco più a smettere di farlo».
Il suo tono era stato così serio che Harry non riuscì a reggere oltre i suoi occhi cristallini.
«Comunque» si schiarì la voce il maggiore per liberarlo dall'imbarazzo «Penso di doverti chiedere scusa anche per quello che ti è successo dopo. Liam e Niall mi hanno raccontato». Gli occhi del più piccolo divennero subito lucidi, il pensiero che quello sconosciuto avrebbe potuto fare qualcosa che lui decisamente non voleva, lo fece rabbrividire. «Ti ha toccato?» domandò, non ricevendo alcuna risposta in cambio. «Harry, i ragazzi mi hanno detto di no ma...voglio sentirlo dire da te. Loro non hanno saputo dirmi cosa ti fosse successo di preciso ma solo ciò che hanno potuto vedere dal momento in cui ti hanno trovato. Sii sincero» lo incalzò. «S-solo qualche bacio sul collo e...una mano sul sedere» mormorò, sollevando lo sguardo per incontrare i suoi occhi «Mi sono spaventato, è stato più quello che tutto il resto».
Louis raggelò al solo pensiero che per colpa sua qualcun altro avesse posato le sue labbra lì dove solo lui l'aveva toccato. Lui era stato il primo a marchiarlo e solo le sue labbra potevano toccare quel bellissimo ragazzo che aveva di fronte. Appoggiò le mani al volante, picchiandoci sopra la fronte: era tutta colpa sua. Perché Liam e Niall dovevano avere ragione? Perché era un tale stupido? «Louis...» si sentì richiamare, la mano titubante di Harry sulla sua schiena. «Faccio schifo» borbottò, e «Non è vero» si affrettò a negare il più piccolo. Louis avrebbe davvero tanto voluto fosse così, invece. «Quando ho provato a toccarti, ti sei scansato» rise amaro, come se quello dimostrasse al 100% la sua convinzione. «Ero sconvolto, Louis. E tu...tu stavi con quel ragazzo, ero arrabbiato con te» ammise, pur sapendo di non averne alcun diritto.
Il cantante voltò la testa, ridacchiando «Ti rendo geloso, Styles, eh?» ammiccò, facendolo sbuffare sonoramente «Non significava nulla quel ragazzo, comunque» precisò, non capendo bene nemmeno lui perché lo stesse facendo, perché avesse sentito il bisogno di rassicurarlo. Ma l'aveva fatto e improvvisamente si sentì a disagio perché non era da lui un comportamento del genere. Assolutamente.
Calò il silenzio all'interno della macchina: Harry che torturava la copertina del libro posato in grembo, mentre nel frattempo Louis si era acceso una sigaretta per reggere la tensione che sentiva in quel momento. Fu quest'ultimo ad attirare di nuovo la sua attenzione. «Pesante» commentò, indicando con un cenno del capo il romanzo che il più piccolo stava leggendo; il segnalibro già oltre la metà. Si trattava di ''Guerra e Pace'' di Tolstoj. «A me piace» si strinse nelle spalle «Dovresti provare a leggerlo». «No, grazie» ridacchiò «Lascio a te tutto il piacere». Abbassò le palpebre, inspirando profondamente dal filtro e gustandosi la sensazione del fumo scendere lungo la gola e riempirgli i polmoni, prima di schiudere le labbra ed espirare.
Riaprì gli occhi trovando quelli di Harry fissi su di lui, il verde di quelle iridi ora più scuro e liquido. Sorrise, ben consapevole dell'effetto che provocava alla gente quando fumava «Vedi qualcosa che ti piace?» domandò, quindi, malizioso e per niente intimidito. Harry scosse semplicemente il capo, improvvisamente incapace di formulare anche solo una parola di senso compiuto. «No?» Louis arcuò le sopracciglia, gettando il mozzicone dal finestrino di poco abbassato «Strano, avrei giurato di sì, invece». Il più piccolo scosse il capo esasperato «Nessuno ti ha mai detto che sei leggermente egocentrico?» non riuscendo però a nascondere il rossore sulle sue guance. «Mmh...giusto qualcuno, ogni tanto» schioccò la lingua, ammiccando nella sua direzione «Sarà meglio che ora ti riporti a casa prima che tua madre chiami Scotland Yard per denunciare la tua scomparsa» e così dicendo si immise nel traffico della capitale inglese.
La scuola distava solo venti minuti da casa sua, ma contando tutte le fermate che l'autobus avrebbe dovuto fare, erano comunque in orario con le tempistiche. «Lasciami pure lì» gli disse, facendolo accostare appena dopo la fermata del pullman. «Non mi ricordavo che la tua casa fosse una panchina». «La raggiungo a piedi. Non voglio che mia madre mi faccia domande vedendomi scendere dalla tua auto» spiegò, slacciandosi la cintura di sicurezza. «Quindi, tutto sistemato tra noi?» si accertò, osservandolo da sotto le lunghe ciglia. Harry si limitò ad annuire e al cantante venne da sorridere per la sua timidezza. «Bene» gli posò una mano sulla coscia, strizzandola appena e sentendolo subito irrigidirsi sotto il suo tocco. «Dovremo lavorare su questo tuo blocco nei miei confronti, comunque» ruppe il silenzio ancora Louis, vedendo il panico negli occhi del più piccolo «Devi smetterla di imbarazzarti e abituarti ai miei modi di fare. Io sono così, sono diretto e istintivo. Quando voglio fare o dire qualcosa, lo faccio senza pensarci troppo. Ma vedrai che frequentandomi ci farai l'abitudine».
Frequentandomi.
«Frequentandoti?» deglutì a vuoto, fissando la mano di Louis che scivolava ad accarezzargli l'interno coscia. «Vorrei provarci» rispose serio il maggiore «Potremmo...potremmo provare a darci l'un l'altro l'esclusività. So di non essere il candidato perfetto: la mia vita è sempre sbattuta in prima pagina, però cercherei di mantenere la nostra relazione il più privata possibile». Relazione. Harry non credeva alle proprie orecchie; se quello era un sogno, stava decisamente pregando tutti i santi affinché non venisse svegliato. «Dici sul serio? Io sono solo - » «Sei Harry. Questo mi basta» lo interruppe subito Louis «E se te la senti, vorrei davvero provare a stare con te». «Non ho mai avuto una relazione con qualcuno» mormorò imbarazzato Harry, estremamente agitato alla sola idea di condividere qualcosa di intimo con lui. «Nemmeno io, se per questo». «Sì, ma per un motivo totalmente diverso dal mio». Il maggiore gli afferrò una mano, accarezzandone il dorso «Qualcosa mi dice che saresti tu a insegnarmi come ci si comporta in una situazione del genere. Non ti sto chiedendo una risposta immediata, solo...pensaci. Possiamo cominciare con il sentirci più spesso». «Va bene» annuì allora il più piccolo e quella risposta parve bastargli per quel momento perché «Siamo d'accordo, allora» sorrise. «Oh, hai detto addio anche a quei bellissimi foulard, finalmente?». Harry sorrise, voltando il capo e mostrandogli la parte di collo che Louis aveva marchiato «Non servono più, ormai. Il segno se n'è andato». «Te l'ha visto qualcuno? I tuoi compagni?» domandò curioso, tamburellando le dita sul tessuto rigido dei jeans di Harry. «No, nessuno. L'ho sempre tenuto coperto». Si ritrasse leggermente, scorgendo una scintilla particolare negli occhi di Louis che lo fissavano insistentemente.
Il cantante allungò l'altra mano verso il suo viso, arrestandosi prima di posarla su di lui in una muta richiesta di un suo permesso. Quando Harry annuì impercettibilmente, Louis gli si fece più vicino sfiorandogli il collo con le dita. «Avresti dovuto mostrarlo, invece. Devono vedere che il ragazzo che tanto deridono è desiderato da qualcuno».
Harry deglutì a vuoto non riuscendo però a staccargli gli occhi di dosso, mentre le sue dita si erano spostate di riflesso sul suo pomo d'Adamo. Sapeva qual era l'intenzione di Louis e non aveva né la forza, né tantomeno la voglia di fermarlo. Perciò inclinò leggermente il capo facendo comparire un sorrisetto compiaciuto sulle labbra del maggiore, che accolsero senza esitare il suo invito e si andarono a posare sul suo collo, nel punto esatto in cui aveva creato il precedente succhiotto.
Sfiorò inizialmente la sua pelle, beandosi dei brividi che scossero il corpo del ragazzo, prima di leccare per bene la zona interessata per poi morderla e succhiarla con foga. Strinse maggiormente la presa su di lui quando una mano di Harry s'incastrò tra i suoi capelli, tirandoglieli appena. Sapeva di dover andare piano con lui, non avere fretta, perché aveva capito che fosse alle prime armi in quel campo ed era la sua ultima intenzione quella di forzarlo a fare qualcosa per cui non fosse ancora pronto.
Si soffermò più del dovuto, giusto per il gusto di assaporare ancora per un po' la sua pelle e godere della sua morbidezza e del suo profumo che in quel punto era ancora più intenso.
Quando fu sicuro del risultato del suo lavoro, si staccò ma senza allontanarsi, salendo a mordicchiargli il lobo, provocandogli un gemito basso e roco di puro piacere. Infine sfiorò di nuovo il segno rossastro sul suo collo con la punta del naso, per poi ritrarsi definitivamente.
Harry aveva ancora gli occhi chiusi quando lo fronteggiò e, come sempre, il labbro inferiore era stretto tra i denti. Louis lo liberò da quella presa con il pollice, facendogli riaprire gli occhi «Torturi sempre questo labbro quando sei agitato e non hai idea della fatica che faccio ogni volta nel trattenermi dal mordertelo io». Il cuore del più piccolo batteva all'impazzata a causa di tutte quelle nuove attenzioni mentre gli sorrideva tenendo lo sguardo basso. «Ma prima o poi lo farò» gli promise schioccandogli un bacio sulla guancia, proprio là dove si era formata la piccola fossetta. «Buona giornata, Harry». Il più piccolo si fece coraggio e si protese in avanti per abbracciarlo, voltando appena il capo e ricambiando il bacio sulla guancia «Ciao» soffiò piano uscendo poi dalla macchina e rincasando felice.
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Da quel giorno trascorsero l'intera settimana ad inviarsi messaggi non appena Louis aveva tempo tra uno show e l'altro, ed Harry faceva le sue pause dallo studio. Per lui quella era stata l'ultima settimana di scuola prima delle vacanze estive, perciò si era messo d'impegno per concludere l'anno scolastico al meglio.
Non erano quindi più riusciti a vedersi ma, non appena Harry lo avvisò di aver ufficialmente finito il penultimo anno di liceo, Louis non perse tempo ad invitarlo al concerto dei The Rogue che si sarebbe tenuto quello stesso venerdì sera a Cardiff. Ovviamente aveva allargato l'invito anche ad Anne e Gemma, consapevole che non poteva domandare al più piccolo di raggiungerli da solo.
Harry aveva accettato entusiasta, nonostante Anne sembrasse inizialmente titubante all'idea: non capiva il motivo per il quale quel cantante, tutto a un tratto, riservasse così tante attenzioni a suo figlio. O meglio, si era fatta un'idea del motivo ma non poteva fare a meno di preoccuparsi; Louis era di sette anni più grande e, come se quello non bastasse a farla preoccupare, conduceva uno stile di vita a cui Harry non era assolutamente abituato. Il suo compito era proteggere suo figlio e non voleva che rimanesse scottato da tutta quella storia. Tuttavia alla fine accettò di accompagnarlo, perché Harry aveva passato l'intera giornata a pregarla in ogni lingua del mondo. Ci teneva troppo perché lei potesse negargli quel concerto, così si erano messi tutti e tre in moto alla volta Cardiff, ma si ripromise che avrebbe tenuto la situazione sotto controllo.
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«Quindi, esattamente, quali sarebbero le tue intenzioni con quel ragazzo?» domandò Liam per quella che Louis aveva contato come almeno la quinta volta quella settimana. Stavano camminando nel largo corridoio dietro le quinte, diretti verso il loro camerino. Roteò gli occhi al cielo «Direi che sono abbastanza chiare». Liam accelerò il passo per mettersi al suo fianco «Intendo, Harry ha diciassette anni e non solo per lui una relazione dev'essere qualcosa di nuovo, ma anche tutto il nostro mondo». Louis aprì la porta della stanza, gettando il suo Iphone sul divano e lasciandosi cadere su di esso «Credi che non lo sappia, Lì? Ho già messo in conto queste cose e non ho intenzione di fare nulla che a lui non vada. Mi piace e non come una cosa da una notte e via. Mi piace davvero e voglio provare a vedere se la cosa può funzionare» spiegò sinceramente. «Scusami se sono insistente Louis ma, come farai ad avere una relazione con lui se siamo sempre in giro?» «Forse come tu fai con Nicole? In qualche modo farò. E, comunque, non ho intenzione di crearmi problemi prima del tempo. Insomma io ed Harry non siamo ancora nulla e magari ci accorgeremo di non essere compatibili e tutto finirà ancora prima di iniziare. Non ha senso preoccuparsi troppo ora». Liam annuì sospirando profondamente «Ok, Lou. Mi fido di te. Solo...promettimi che però andrai piano con lui» insistette l'amico e Louis lo fece, dopo aver sospirato esasperato.
Cominciarono a prepararsi per il concerto e mentre Louis era bloccato tra le mani della loro parrucchiera, Niall li raggiunse insieme agli amici di Louis. Oli e Calvin non era una sorpresa vederli dal momento che era già da un po' di mesi che facevano loro compagnia in tour, ma rivedere Stan era così bello che Louis non si trattenne dall'alzarsi di scatto dalla sedia e abbracciarlo di slancio nonostante le lamentele di Lou, la make-up artist. «Ti trovo in forma, Tommo» lo salutò l'amico. Stan era il suo miglior amico da che ne avesse memoria; con lui aveva condiviso praticamente tutto e non poteva di certo dire che non ne sentiva la mancanza quando il tour lo teneva lontano da casa. «Grazie per essere venuto. Mi sarebbe dispiaciuto non vederti qui stasera» ammise Louis. «Mi hai promesso un weekend al festival di Glasto, come potevo rifiutare? Non vedo l'ora di essere là domani». Il cantante gli pizzicò un braccio «Avresti dovuto dire: ''Non avrei mai potuto rifiutare un tuo invito, mio adorato amico''» lo prese in giro, scoppiando poi entrambi a ridere.
Vennero interrotti da Paula, una donna del loro staff, che annunciava loro la presenza della famiglia Styles. Un ampio sorriso comparve sul volto del cantante non appena vide la testa riccia di Harry fare capolino nella stanza. «Hey» Louis scostò Stan, raggiungendo a passi veloci il ragazzo. «Ciao, Louis» sorrise timido, percependo gli occhi curiosi di tutti addosso. Salutò con un cenno della mano Niall e Liam, mentre riconobbe due degli altri ragazzi presenti nella stanza come gli amici che erano con Louis al Libertine la sera del loro incontro.
«Sono contento che siate venuti» Il cantante salutò cordialmente anche Anne e Gemma «Tutto bene il viaggio?» «Benissimo, grazie» gli sorrise Anne «Abbiamo trovato un po' di traffico, è per quello che siamo arrivati solo adesso». «Oh, non è un problema. L'importante è che siate qua» fece un rapido occhiolino in direzione di Harry «Adesso io non posso dedicarvi altro tempo. Devo finire di prepararmi e spostarmi vicino al palco con Niall e Liam. Voi potete stare con i miei amici» si voltò, indicando i tre ragazzi alle sue spalle che salutarono la famiglia. «Loro sono abituati, sanno già dove posizionarsi, quindi seguiteli. Per il resto, in caso abbiate bisogno di qualcosa, Alberto, il mio bodyguard, sarà sempre nelle vicinanze perciò chiedete pure a lui».
Louis parlava così in fretta che Harry a fatica gli stava dietro, ancora troppo spaesato. Nel giro di poche settimane la sua vita era cambiata bruscamente e ancora stentava a credere che tutto quello stesse accadendo realmente.
Si riscosse dai suoi pensieri quando la mano di Louis si posò sul suo braccio. «Noi ci vediamo dopo il concerto, allora. Preparati, ho una proposta da farti per il weekend» gli rivelò eccitato. Anne, di fronte a lui, si schiarì la voce «Credo che la proposta dovrà passare prima dalla sottoscritta» gli rifilò uno sguardo esaustivo che per qualche istante lo rese nervoso. «Oh, sì...certo...assolutamente. Lo chiederò prima a lei - » «Lou, muoviti, mancano cinque minuti» Niall lo superò richiamando la sua attenzione «Goditi il concerto, Harry. A queste due belle donne mi presenterò dopo» ammiccò, facendo ridere tutti i presenti. Il solito Niall. «Allora vado» annunciò il cantante, senza però togliere la mano dal braccio di Harry che annuì a sua volta «Sì, dovresti». «Dovrei...» mormorò piano Louis, gli occhi incatenati a quelli del più piccolo. No, non stava assolutamente pensando di volerlo baciare.
«Dovresti» lo incitò Gemma, facendogli segno di mollare la presa dal braccio del fratello. Louis si ritrasse come scottato «Vado, a dopo» schioccò allora, salutando anche i suoi amici e correndo fuori dal camerino per raggiungere Niall e Liam.
•••
Come sempre il concerto dei The Rogue andò alla grande. Non dover stare in mezzo a tutti aveva fatto sentire Harry un po' speciale. Era strano venire scortati dal bodyguard di Louis ed essere trattati con i guanti. Aveva già sentito alcune fans, sedute alle loro spalle, vociferare sulla curiosa presenza della sua famiglia in quello spazio destinato a familiari ed amici dei cantanti. Stan, l'amico di Louis che conosceva di fama, lo aveva avvicinato per presentarsi cordialmente e lui era arrossito violentemente quando gli aveva confidato che Louis gli aveva parlato molto di lui. Fortunatamente, al buio dello stadio, non era riuscito a scorgere le sue guance paonazze.
Si era divertito, era ormai certo che non si sarebbe mai stancato di vedere Louis esibirsi sul palco. Necessitava sempre di qualche minuto per abituarsi al contesto, ma poi si lasciava andare e quando lo faceva, Harry aveva appurato, non ci fosse niente di più bello al mondo.
Quel concerto per Harry fu ancora migliore del precedente: non sapeva se quella sensazione fosse dovuta al fatto che ora non era più solo un semplice fan della band, ma anche un loro amico - come gli piaceva definirsi - o se dipendesse dal fatto che quella volta sapeva per certo che, gli sguardi che Louis più volte aveva rivolto nella direzione in cui si trovava con la sua famiglia e i suoi amici, fossero rivolti proprio a lui.
Quando i ragazzi corsero nel backstage e le luci dello stadio si riaccesero, attesero che i cantanti finissero di cambiarsi dopo una doccia, per poi salire sui due van che li avrebbero portati all'hotel da loro riservato per quella notte. Harry e la sua famiglia salirono sul van con Louis e Stan, mentre Oli e Calvin in quello che ospitava Niall e Liam.
Durante il tragitto Louis si ricordò di chiedere ad Anne il permesso di lasciare che Harry trascorresse il weekend con lui e i suoi amici. «Glastonbury hai detto?» «Sì, è un festival. Diversi artisti si esibiranno e ho pensato che ad Harry potesse far piacere venire insieme a noi dato che la scuola è terminata. Sarà divertente». I suoi occhi erano leggermente rossi a causa della stanchezza, i capelli umidi e il profumo di bagnodoccia a rivestirgli il corpo. «Non lo so, Louis. Harry non è abituato a frequentare certi posti. Inoltre dovrebbe restare via da casa per due giorni, compresa una notte, non mi sento molto sicura a lasciarlo venire». «Non gli succederà nulla, Anne. Non faremo nulla di male, semplicemente staremo tra la gente ad ascoltare le varie esibizioni. Per la notte pernotteremo in un hotel della zona. Oltre a me e i miei tre amici ci sarà anche Niall con noi. Liam invece tornerà a Londra dalla sua ragazza». Louis provò ad essere il più convincente possibile ma la donna sembrava essere piuttosto restia a permettere al figlio di andarci. Restò in silenzio a valutare attentamente la proposta, spostando lo sguardo ripetutamente tra Harry e Louis. «Immagino ci sarà dell'alcol, ma...non farete uso di qualche sostanza strana, vero?» «Oh no, assolutamente» si affrettò a rassicurarla il cantante «Non nego che ci piaccia bere birra, soprattutto in certe occasioni, ma niente droga, lo assicuro». Probabilmente si sarebbero fumati un paio di canne, ma non era proprio il caso di dirlo anche ad Anne.
«Harry, a te piacerebbe andare con loro a questo festival?» Anne si rivolse direttamente al figlio che non aveva ancora osato parlare. «Sì, mi piacerebbe molto» esordì rivolgendo un piccolo sorriso a Louis che gli sorrise di rimando, per poi tornare a rivolgersi alla madre «Ma se tu non vuoi perché non saresti tranquilla, posso rinunciare». Harry cercò di non far trasparire troppo il suo desiderio di partecipare a quel festival e restare tutto il weekend in compagnia di Louis, ma in cuor suo sperava seriamente che la madre gli desse il permesso.
Come spesso era già capitato, in altri contesti, Gemma intervenì in suo aiuto «Mamma, secondo me dovresti lasciarlo andare. In diciassette anni non ha mai sgarrato una volta e non ha mai trascorso un solo giorno lontano da casa, è giusto che si goda un po' la sua età». Anne si soffermò a guardare negli occhi Harry che la osservava attendendo una sua risposta, dopodiché «Va bene, puoi andare» cedette, suscitando delle urla di gioia «Ma lo rivoglio indietro così com'è, Louis. Esattamente com'è». Il cantante deglutì a vuoto, annuendo ripetutamente. Aveva capito che Anne non fosse una di quelle madri all'antica e bigotta, ma...gli stava per caso facendo capire in modo educato e celato di tenere le mani, e tutto se stesso, al posto? Beh, dopotutto era la madre. Certe raccomandazioni le poteva anche capire.
«Bene, ora che è sicuro che anche Harry sarà dei nostri, farò subito prenotare le camere in un hotel» annunciò Louis scorrendo la rubrica del suo Iphone. «A proposito delle camere» lo interruppe però nuovamente la donna «Come vi dividerete?» chiese seria.
A Louis, Anne stava iniziando ad incutere un po' di timore. Cercò però di non farsi trovare impreparato e imbarazzato «Dato che saremo in sei, pensavo potessero andar bene due triple ed Harry starà con me e Niall. Conoscendo già anche lui si sentirà più a suo agio» le rispose ovvio «Più altre due camere per Alberto e Basil, i nostri bodyguard. Ci saranno anche loro, se questo può farti stare più tranquilla».
Anne sembrò soddisfatta di quella risposta e sorrise al figlio. Louis però si preoccupò di avvisarli ancora di una cosa «Solitamente a questi eventi ci sono telecamere e paparazzi. È perciò molto probabile che saremo fotografati e finiremo sui social e qualche rivista. Mi spiace, ma questo proprio non potrò evitarlo» ammise con un po' di rammarico «Comunque vi posso assicurare che cercheremo di non dare troppo nell'occhio. La mia vita è già abbastanza sotto i riflettori, almeno quando sono con i miei amici o la mia famiglia, cerco di mostrarmi il meno possibile». «Sono certo riusciremo a gestire la cosa» lo rassicurò Stan. Ormai loro erano abituati a ricevere attenzioni essendo amici di Louis, era questione d'abitudine e anche Harry sarebbe riuscito a cavarsela come loro. «Ecco, per favore, tienili il più possibile lontani da Harry. Non voglio che lo esponiate troppo e che poi la nostra vita venga spiattellata sui giornali e messa a conoscenza di tutti» richiese la donna, e Louis la rassicurò anche in quel caso.
Una volta arrivati in hotel, Anne e Gemma salutarono i ragazzi andando a riposare nella loro camera, Harry invece, su richiesta di Louis, restò ancora in loro compagnia.
«Ragazzi. Harry sarà dei nostri per questo weekend. Ho promesso a sua madre che l'avrei riaccompagnato a casa sano e salvo, quindi siete pregati di non farmi fare brutte figure» li avvisò scherzosamente mentre faceva spazio al più piccolo in modo si potesse sedere al suo fianco su uno dei divanetti della hall. «Sì, mi raccomando. Non fatemi pentire di non venire» si intromise Liam. «Sei tu che hai preferito tornare a casa dalla tua lei piuttosto che venire a divertirti con noi. Adesso arrangiati» lo riprese Niall, facendo ridere tutti quanti. «Beh scusami se io ho una ragazza e ho voglia di trascorrere del tempo anche con lei».
Harry sorrise al battibecco tra i due. Sapeva che Liam frequentasse una ragazza, Nicole, aveva visto delle loro foto su Twitter e letto degli articoli su internet, ma non si sapeva molto di lei dal momento che il ragazzo teneva la storia il più privata possibile.
I ragazzi restarono ancora per un po' a chiacchierare, permettendo così ad Harry di iniziare a conoscere gli amici di Louis, poi decisero di ritirarsi nelle proprie stanze. La mattina seguente si sarebbero alzati presto per partire alla volta di Glastonbury.
Louis accompagnò Harry fino alla camera che condivideva con la madre e la sorella. Non vedeva l'ora di trascorrere le prossime quarantotto ore con il ragazzo, sperava solo che Harry non rimanesse deluso conoscendolo meglio. Dopotutto si era fatto un'idea di lui basandosi solamente su ciò che leggeva su internet o nelle interviste ed apparizioni tv, ma trascorrere del tempo con una persona voleva dire conoscerla veramente in tutto e per tutto e sperava solamente di non deluderlo.
«Bene, allora ci vediamo domani. Spero davvero tu possa divertirti in questi giorni». Si erano fermati appena prima della porta della camera, Harry con la schiena appoggiata al muro e Louis di fronte a lui. «Non ho alcun dubbio» gli rispose con un sorriso. Louis gli prese una mano accarezzandola piano. Stava valutando il modo più giusto e appropriato per salutarlo, quando Harry «Sei stato bravissimo stasera, hai cantato benissimo» lo distolse dai suoi pensieri «Eri perfetto. Sei...sei sempre perfetto quando sei su un palco». Quando Louis sollevò lo sguardo per guardarlo, Harry lo stava osservando da sotto le lunghe ciglia e aveva, come era solito fare, il labbro inferiore intrappolato tra i denti.
E a quel punto Louis mandò a monte tutti i suoi buoni propositi: gli agganciò le mani sui fianchi premendolo maggiormente contro il muro e incastrando gli occhi con i suoi. «Ti ho detto qual è l'effetto che mi fai quando ti mordi il labbro, ma tu continui a farlo» mormorò portando il viso a pochi centimetri dal suo. Harry poteva sentire chiaramente il suo fiato sulla pelle, Louis era ad un soffio da lui e gli occhi si erano spostati sulle sue labbra.
Stava per succedere davvero? Louis stava davvero per baciarlo?
Il cantante accorciò ulteriormente le distanze tra loro, stringendo la presa «Fermami adesso se non vuoi» lo avvisò e di tutta risposta lui chiuse gli occhi lasciando che Louis facesse ciò che entrambi stavano desiderando. Subito dopo infatti le labbra del ragazzo si posarono sulle sue cominciando a muoversi piano. Un fievole contatto, caratterizzato da piccoli schiocchi, che proseguì in assoluta lentezza fino a quando le braccia di Harry non si allacciarono dietro la nuca del maggiore. Fu il via libera di cui Louis aveva bisogno per passare la punta della lingua lungo il contorno delle labbra carnose del più piccolo facendogliele dischiudere.
Harry non aveva mai baciato nessuno, se non si contavano i piccoli baci a stampo dati alle elementari quando ancora pensava gli piacessero le ragazze. E comunque non era mai stato nessuno che gli piaceva tanto quanto Louis.
Spesso si era chiesto quando, e se, anche lui avrebbe provato l'ebrezza di un primo bacio, timoroso di non sapere se sarebbe poi stato capace a baciare o meno. Tuttavia, lì, insieme a Louis, quelle paure si erano messe da parte perché sembrava così naturale rispondere ai movimenti delicati della sua bocca. Perciò sospirò appena, tremando leggermente e accogliendo nella sua bocca la lingua del maggiore che accarezzò la sua con una dolcezza che non aveva eguali.
Louis si prese tutto il tempo necessario per assaporare il momento, con unico scopo quello di lasciar andare a dormire Harry con ancora la sensazione di avere la sua bocca sulla propria. Dal canto suo, il più piccolo non riusciva a pensare ad altro che non fosse Louis, la sua bocca e quel bacio per lui così perfetto. Magari tanti lo avrebbero definito un semplice bacio, ma per lui quello era e sempre sarebbe stato il bacio. Il suo primo, vero bacio. E non poteva sentirsi più fortunato di così, con l'unico ragazzo che gli fosse mai piaciuto tra le braccia.
Mugugnò contrariato quando Louis si staccò da lui, facendolo ridacchiare. «Se avessi saputo che mi avresti piantato in asso quella sera al Libertine, ti avrei baciato subito senza perdere troppo tempo. Era da allora che desideravo farlo» ammise, catturandogli il labbro inferiore tra i denti e mordendoglielo piano, mentre Harry tentava di sorridere. «Anche io l'avrei voluto. Ma non in quel modo, non in una discoteca senza nemmeno che tu mi conoscessi». Louis sorrise, scostandogli i ricci dalla fronte e accarezzandogli la guancia con le nocche delle dita «Hai ragione, così è stato più bello». Si alzò leggermente sulle punte dei piedi, schioccandogli un bacio a fior di labbra «Adesso però ti lascio andare perché devo dimostrare a tua mamma di essere un ragazzo per bene». Harry soffocò una risatina divertita con il dorso della mano, mentre le dita di Louis massaggiavano piano i suoi fianchi «Credo proprio ti terrà d'occhio». «Sì, l'avevo intuito» storse la bocca il maggiore «Ma può stare tranquilla. E anche tu. Lo sai che non succederà niente che tu non voglia». Il suo sguardo era serio adesso, voleva che Harry fosse conscio del fatto che per lui non avrebbe affrettato le cose. Non lo avrebbe costretto a compiere un passo più lungo della sua gamba se non era pronto. E anche se per Louis non era facile trattenersi, dal momento che l'attrazione fisica per quel ragazzo persisteva insistente, si sarebbe sforzato di farlo.
Harry annuì, accarezzandogli i capelli alla base della nuca «Ci vediamo domattina, allora?» «Sì. Hai un cambio d'abiti?» s'informò il maggiore. «Sì, avevo portato dei vestiti di ricambio nel caso ne avessi avuto bisogno. Non si sa mai» spiegò e Louis si sporse a lasciargli un altro piccolo bacio. «Bravo ragazzo» soffiò sulle sue labbra «Ora fila a riposare. Ne abbiamo entrambi bisogno». Harry mise un tenero broncio, fosse stato per lui avrebbe passato l'intera notte in quel corridoio a baciarlo. Ora che l'aveva provato, non riusciva più a farne a meno. Però sapeva che sicuramente sua madre lo stava ancora aspettando sveglia, quindi era davvero meglio rientrare in camera, perciò «Buonanotte, Louis» lo salutò, prendendo stavolta lui l'iniziativa e ricongiungendo le loro labbra in un altro delicato bacio. Iniziativa che a Louis piacque particolarmente dal momento che non riuscì a trattenere un piccolo gemito che morì direttamente nella bocca del più piccolo. «Buonanotte, Harry» gli sorrise, infine, accarezzandogli ancora i fianchi prima di lasciarlo definitivamente andare.
Raggiunse il suo piano con un sorriso tra le labbra e la voglia che fosse già domani per poter di nuovo rivedere il ragazzo.
•••
Come da programma, il mattino successivo, i ragazzi salutarono Liam e la famiglia di Harry, dopodiché partirono alla volta del Festival sul loro van.
Louis rimase spiazzato quando, prendendo posto su uno dei sedili posteriori del mezzo, vide Harry sedersi invece davanti, accanto a Niall, anziché al suo fianco. Pensò che forse aveva voluto lasciarlo un po' in compagnia dei suoi amici e non rubare tutta la sua attenzione; poteva benissimo essere un comportamento da Harry quello, rispettoso com'era. S'incupì però nel notare che per tutto il viaggio, non solo non gli rivolse mai la parola, ma nemmeno cercò mai un contatto anche solamente visivo con lui. Si limitava a restare voltato verso la carreggiata e a ridere e scherzare con Niall che non smetteva un secondo di parlargli.
Non riusciva a capire il motivo di quell'atteggiamento. La sera precedente c'era stato il loro primo bacio e gli era sembrato che Harry l'avesse più che apprezzato, tant'è che alla fine era stato proprio lui a cercare un contatto prima di salutarsi definitivamente. Proprio per questo era tornato in camera sereno, ritenendo di non aver affrettato troppo le cose o di aver agito nel modo più rispettoso possibile nei suoi confronti. Invece, questo suo comportamento, stava mettendo in dubbio tutte le sue convinzioni.
Provò ad interrompere il colloquiare dei due, sporgendosi in avanti fra i loro sedili, allacciando con finta nonchalance le braccia attorno al sedile di Harry, le mani a ricadergli sulle spalle sfiorandolo appena con le dita «Allora, Nialler, hai intenzione di cercare ancora di battermi a chi regge più birre?» «Ovvio, Lou, devo mantenere alto il nome dell'Irlanda» si portò una mano sul cuore. «Preparati a perdere, con me non c'è storia». Louis notò come Harry rise alle loro battute, senza però reagire minimamente al suo semi abbraccio. C'era decisamente qualcosa che non andava. Si staccò, ritornando seduto al suo posto e riportando l'attenzione sui suoi amici impegnati a scattarsi selfie per immortalare il momento.
Un senso di tristezza lo avvolse, ma non aveva intenzione di farsi rovinare quel weekend; aveva tante aspettative al riguardo, finalmente dopo tanti mesi impegnato in tour poteva trascorrere un po' di tempo con i suoi amici e voleva goderselo al massimo. Per questo non appena arrivarono a Pliton, zona poco distante da Glastonbury nella quale era allestito il Festival, prese da parte Harry.
«Harry, mi sembri distante. C'è qualcosa che non va? Ho fatto qualcosa di sbagliato?» domandò sinceramente preoccupato «Non riesco a capire. Credevo che quello che è successo ieri sera l'avessimo voluto entrambi. Se invece non era così, scusami, cercherò di andare ancora più piano». Harry si affrettò a scuotere la testa «No, no Lou, non c'è niente di cui tu ti debba scusare. Non mi sto pentendo di niente». «E allora perché non mi rivolgi nemmeno la parola? Non ti ho voluto qui perché restassi in disparte». Il più piccolo lanciò un'occhiata al resto della comitiva, notandoli tutti impegnati a parlare tra di loro mentre li aspettavano «È solo che non so come comportarmi. Ci sono i tuoi amici e non sapevo se ti avrebbe fatto piacere fargli capire che tra noi...sì, insomma, hai capito». Louis sentì il peso che aveva sullo stomaco scivolargli via improvvisamente. Gli prese una mano, intrecciandola alla sua «Harry, con i miei amici non ho niente da nascondere. Sanno già che mi piaci e ti ricordo che Oli e Calvin c'erano la sera del Libertine». Il più piccolo accennò un mezzo sorriso, sollevando solo un angolo della bocca e arrossendo lievemente. «Perciò torna a comportarti come hai sempre fatto, non allontanarti da me. Vorrei restare per tutto il giorno mano nella mano con te, ma non possiamo: ho promesso a tua madre che ti avrei protetto e far uscire foto di noi due in atteggiamenti più che amichevoli attirerebbe ancora di più l'attenzione su di te. E poi non ho ancora comunicato al mio team la mia intenzione di frequentarti seriamente, non voglio lo scoprano così». Harry lo guardò concordando con le sue parole «Certo, non voglio metterti nei casini». «Sono nato per stare nei casini. Se quando torniamo lo domandi a Liam, te lo può confermare. Non preoccuparti» lo rassicurò, guardandosi rapidamente attorno e lasciandogli un piccolo bacio all'angolo della bocca.
«Allora, ne avete ancora per molto o possiamo incominciare a mischiarci tra la folla?» li riprese impaziente Niall. Louis roteò gli occhi al cielo, mentre Harry ridacchiava sotto ai baffi «Preparati a vomitare per la troppa birra, Nialler» lo sfidò il compagno di band, raggiungendoli e dando inizio a quella lunga giornata assieme.
Come avevano previsto, non appena dei paparazzi riconobbero tra la miriade di gente anche Louis e Niall, iniziarono a seguirli, seppure mantenendosi a debita distanza, scattando loro continue foto. Cosa che aveva fatto irrigidire Harry, decisamente non abituato a vedere ogni sua azione catturata dalle macchine fotografiche. Purtroppo Louis poteva fare ben poco al riguardo, ma fortunatamente andarono in suo aiuto Niall e Stan, cercando di proteggerlo dagli flash insistenti e smorzando la sua tensione con battute e coinvolgendolo a cantare insieme a loro i brani dei vari artisti che si alternarono sul palco.
Durante metà pomeriggio il cantante ricevette un messaggio da un numero sconosciuto. Quando però lo lesse, scoprì chi fosse il destinatario e avrebbe preferito di gran lunga si trattasse di qualsiasi altra persona: Anne si era sicuramente fatta lasciare il suo numero da Harry e ora lo stava informando del fatto che avesse già visto le varie foto che erano cominciate a circolare, chiedendogli di proteggere il suo bambino e accertandosi che ciò che Harry teneva tra le mani non fosse un bicchiere di birra. Louis, ovviamente, la rassicurò dicendole che il figlio stava bevendo del semplice the freddo al limone, cosa per altro vera, e che era in buone mani. Il fatto che poi gli avesse offerto anche un po' della sua birra, era un dettaglio che Anne non doveva per forza sapere.
Si intrattennero al festival fino all'ultima esibizione della sera, dopodiché tornarono al van diretti verso l'hotel che avevano prenotato situato a Glastonbury.
Questa volta Harry si sedette al suo fianco, non facendosi problemi ad appoggiare la testa sulla spalla di Louis e godere delle dolci carezze che il ragazzo gli riservò.
Arrivarono in hotel verso l'una di notte, tutti stanchi e necessitanti di una doccia rigenerante e di una bella dormita per essere al massimo delle loro forze anche per il giorno successivo.
Quando recuperarono le chiavi delle loro due stanze, Harry rimase interdetto nel vedere i quattro ragazzi salutarli e dirigersi insieme verso l'ascensore. «Niall non era in camera con noi? La birra gli ha dato alla testa» ghignò Harry, pronto a richiamare l'amico. Louis lo fermò «Ehm...potrei aver mentito a tua madre circa la disposizione delle camere» disse, notando il più piccolo aggrottare la fronte confuso «Ho prenotato una quadrupla e una doppia, Harry. La doppia ovviamente è per noi». Vide le sue labbra schiudersi in una piccola ''o'' e i suoi occhi verdi spalancarsi di fronte a quell'ammissione. «Per me e per te?» chiese, a conferma che ciò che aveva capito fosse esatto. «Sì, per noi due. Voglio solamente dormire, non avevo nessun altro fine. Solo volevo che almeno qui potessimo ritagliarci del tempo solamente per noi. Ma se non te la senti posso sempre dire a Niall di fare cambio e io vado con gli altri». «No. Va bene. Solo non me l'aspettavo» ammise Harry «Ma va bene. Davvero».
Salirono quindi insieme fino al loro piano e, non appena si chiusero la porta della camera alle spalle, Louis sgattaiolò in bagno.
Harry si premurò di recuperare dal suo borsone un intimo, il pigiama e il necessario per la doccia, restando poi seduto sul letto ad aspettare che Louis finisse di prepararsi e cercando di non agitarsi troppo all'idea che avrebbe dormito insieme a lui dato che nella camera vi era solamente un letto matrimoniale.
Louis uscì dal bagno qualche minuto più tardi, avvolto in un accappatoio bianco, mentre si strofinava i capelli con una salvietta lasciando così il posto al più piccolo.
Harry si prese tutto il tempo necessario per lavarsi e cambiarsi poi, quando fu pronto, rimase a fissare la porta del bagno in preda al panico: avrebbe realmente dormito con Louis, solo loro due in un letto. Sapeva che Louis fosse serio quando gli diceva che non avrebbe affrettato i tempi, però non poteva fare a meno di sentirsi agitato. Qualsiasi contatto fisico che aveva avuto con lui in quei pochi giorni di frequentazione, era già più di quanto avesse mai fatto in diciassette anni di vita e quindi pensare che ora avrebbero condiviso un momento così intimo non poteva che renderlo nervoso.
Ad un certo punto sentì bussare alla porta «Harry, va tutto bene lì dentro?» la voce di Louis risuonò dalla stanza. Non poteva aspettare oltre, chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e poi aprì la porta. «Ci sono, scusa. È che avevo bisogno dei miei tempi».
Il cantante gli sorrise comprensivo, capendo cosa stesse insinuando. Si avvicinò al letto sfilando la maglietta, restando con i soli pantaloni della tuta e infilandosi sotto le coperte. Harry s'imbarazzò non poco alla vista del petto nudo del ragazzo, rimanendo impalato ai piedi del letto con le dita delle mani che giocavano nervosamente tra di loro mentre guardava ovunque tranne che nella direzione del maggiore.
«Harry, devi per caso dirmi che sei un vampiro e quindi dormirai in piedi oppure hai intenzione di raggiungermi?» Il più piccolo annuì tra sé e sé, infondendosi mentalmente del coraggio e spostandosi verso il suo lato del letto. Si sedette sul materasso dando le spalle al ragazzo, per poi mettersi sotto le coperte, rimanendo in posizione supina con lo sguardo fisso sul soffitto e le mani in grembo. «Comunque i vampiri non dormono» sussurrò per rispondere alla sua precedente domanda.
Louis non poté fare a meno di sorridere di fronte a tutto ciò coprendosi gli occhi con una mano: non gli era mai capitato di avere a che fare con una persona come Harry. Si girò su un fianco, allungando un braccio e cingendogli la vita, facendo pressione su di un fianco quel tanto che bastava per attirarlo più vicino a sé «Non ho intenzione di lasciarti stare così lontano».
Harry si voltò nel suo abbraccio, spostandosi anche lui su un fianco e guardandolo negli occhi «È la prima volta che dormo con qualcuno» soffiò piano, nel buio della stanza. Louis spostò la mano sul suo viso accarezzandogli la guancia «Anche per me. È una novità per entrambi questa». Non voleva ovviamente intendere che non si fosse mai portato a letto qualcuno, ma mai semplicemente per dormire. Ci faceva sesso e poi ognuno andava per la sua strada.
«Puoi toccarmi anche tu, se vuoi» lo incoraggiò. Lo osservò mentre titubante sollevava una mano appoggiandogliela sul suo petto.
La pelle di Louis era calda e morbida, sempre leggermente abbronzata e ricoperta da una rada peluria chiara. Sfiorò con i polpastrelli il tatuaggio che aveva inciso appena sotto il collo per poi soffermarsi ad accarezzare una delle sue clavicole. «Sei bellissimo» mormorò fievolmente. Louis si sentiva imbarazzato di fronte ai continui complimenti che il più piccolo gli riservava ogni volta in maniera così disarmante. «Non sono perfetto. Proprio per niente». «A me piaci così» rincarò la dose Harry, seguendo con gli occhi la mano del maggiore che afferrava la sua portandosela alle labbra. «Non so cosa ho fatto per meritarmi un ragazzo come te» disse, lasciando piccoli baci sulle sue dita «Però so di non essere io la persona più bella in questa stanza». Intrecciò le loro mani, mentre i volti si avvicinavano automaticamente fino a quando le loro labbra non si incontrarono dando vita a un nuovo bacio.
Harry avvicinò maggiormente il busto al suo e il maggiore lasciò cadere la schiena sul materasso, portando con sé il suo corpo. Non riuscì a trattenere mugolii di piacere mentre le loro lingue si intrecciavano, giocando fra loro, e la mano di Louis si stringeva attorno ai suoi ricci.
Non poterono far durare quel bacio troppo a lungo però perché Louis percepiva già il suo membro risvegliarsi ed eccitarsi per quelle attenzioni e, per evitare di dover dormire con un'erezione dolorosa tra le gambe, decise di interrompere quel contatto. «È meglio se ci fermiamo qui» sospirò, passando il pollice sulle labbra del più piccolo «Non sono famoso per le mie capacità di autocontrollo». Harry ridacchiò appena, strofinando il naso con il suo e lasciando scivolare il corpo al suo fianco. Gli appoggiò la testa sul petto, mentre lui gli circondava le spalle con un braccio. L'idea di stare in camera da soli non era stata poi così male. «Sono felice di essere qui con te» ammise sincero, non riuscendo a trattenere uno sbadiglio. «Anche io» Louis gli lasciò un bacio sulla testa «Buonanotte, piccolo» gli augurò, provocandogli un sorriso tutto fossette a causa di quel nomignolo prima che chiudesse gli occhi e si addormentasse tra le sue braccia.
•••
Il mattino seguente furono svegliati dalla suoneria del cellulare di Harry che vibrava insistentemente sul comodino. Louis grugnì voltando il capo contro il cuscino, mentre Harry scivolava dalla sua presa e recuperava lo strumento di tortura. «Mamma» esordì, la voce ancora impastata dal sonno. «Caro, spero di non avervi svegliato» si premurò di domandargli. «No, tranquilla». La madre si fece dire il resoconto della giornata precedente, prima di chiedere di poter parlare con Niall. Harry si voltò verso Louis cercando un appoggio da parte sua che però non arrivò dal momento che il ragazzo si voltò dalla parte opposta. «Ehm non può risponderti, mamma. È sotto la doccia. Ieri sera siamo rientrati tardi ed era talmente stanco che si è buttato subito a letto» cercò di risultare il più convincente possibile e sembrò riuscirci dal momento che la madre non insistette oltre. «Passami Louis,allora». Harry picchiettò ripetutamente sulla sua spalla facendolo voltare e indicandogli il telefono. Louis gli mimò un no con la bocca ma Harry «Sì, te lo passo» rispose alla madre porgendo il cellulare al ragazzo.
Louis si mise a sedere schiarendosi la voce prima di «Buongiorno, Anne» salutarla. Harry lo vide annuire più volte a qualcosa che sua madre gli stava sicuramente raccomandando «Sì, sì. Non torneremo troppo tardi...Sì, penso si stia divertendo...Ok, buona giornata». Ripassò il telefono al più piccolo lasciandosi cadere sul materasso sbuffando pesantemente. Lo controllava peggio di Bruce e della sua squadra.
Non appena Harry spense la chiamata, Louis si lanciò su di lui facendolo sdraiare e cominciando a baciarlo sul collo. «Mi dispiace per questa sveglia» borbottò il più piccolo mentre spostava le mani su e giù lungo la sua schiena.
«A me non dispiace poi più di tanto» mugugnò distrattamente il maggiore sollevando poi la testa e rimanendo qualche istante a fissare il suo volto. Ancora non riusciva a credere di non essere stato in grado di scorgere tutta la bellezza di Harry fin dall'inizio, nonostante quei vestiti così fuori moda che era solito indossare prima, perché ora, ogni volta che lo guardava, non riusciva a non pensare che non ci fosse nient'altro di più bello.
«Boicottiamo il Festival, lasciamo andare gli altri e restiamocene qui tutto il giorno» propose Louis spostandogli un riccio dalla fronte. Harry si fece improvvisamente serio «Non possiamo, Louis. Ti ricordo che mi hai promesso un weekend al Festival e che non vuoi che mia madre si faccia un'idea sbagliata di te». Louis parve valutare seriamente le sue parole, pizzicandosi un labbro con le dita e lo sguardo assorto, finché Harry non scoppiò a ridergli in faccia «Dovevi vederti. Mia madre ti fa così paura?» lo prese in giro puntellandogli un dito nel fianco.
«Come osi prenderti gioco di me? Ora ti faccio vedere io» e così dicendo cominciò a solleticarlo sui fianchi. Harry iniziò ad agitarsi cercando di sfuggire dalla sua presa «Fermati...f-fermati, ti pre-go» lo supplicò a corto di fiato, ma il maggiore non accennava a smettere la sua tortura. «Chiedimi scusa, prima» gli intimò. «S-scusa, scusa-mi. Non lo farò più» piagnucolò, scuotendo il capo sul cuscino.
Louis lo lasciò libero, permettendogli di riprendere fiato, drizzando la schiena e restando seduto sul suo bacino. «Non riuscivo più a respirare» lo guardò truce il più piccolo. «Così impari a prendermi in giro» disse risoluto, facendo formare un broncio sulle sue labbra. Louis si abbassò a baciarglielo via, sorridendogli poi teneramente «Sembri ancora più piccolo così» lo prese in giro, pizzicandogli le guance. Harry strinse la mani attorno ai suoi polsi «È un problema per te? La differenza d'età, intendo». Il maggiore lo osservò dall'alto, inclinando appena il capo di lato «Un po' sì» ammise, notando il suo volto rabbuiarsi all'istante «Ma solo perché sento di dover avere un maggior senso di protezione nei tuoi confronti. Essendo più grande, sta a me essere più responsabile e prendermi cura di te». Harry sfiorò il suo petto «Sono giovane ma so badare a me stesso». «Lo so, Harry, l'ho capito. Ma...» scrollò le spalle «Sei comunque il mio piccolo, adesso». Il ragazzo ridacchiò quando Louis abbassò il capo a baciargli il volto, schioccandogli baci su una guancia, poi sull'altra, sulla fronte e infine sul naso «Ora dovremmo anche cominciare a prepararci se non vogliamo che gli altri ci lascino qui» esordì, scivolando giù dal suo corpo e posando i piedi a terra.
Harry lo vide avvicinarsi al suo borsone e frugare fra i suoi indumenti, valutando cosa poter indossare. «Louis...» lo richiamò, ricevendo in risposta un distratto mmh dal ragazzo impegnato nell'ardua scelta «Non è che posso mettere una tua maglietta oggi?» Il maggiore si voltò a guardarlo, stupito da quella richiesta, poi il suo sguardo si addolcì «Vediamo se abbiamo qualcosa che potrebbe fare al caso suo, signorino Styles» lo canzonò, passando in rassegna i suoi vestiti e lanciandogli poi una canotta nera con la scritta bianca Skate Tough sul petto «Questa dovrebbe andare».
Il ragazzo si affrettò a sfilare la maglietta del suo pigiama per sostituirla con quella, sorridendo ampiamente dopo essersela sistemata per bene addosso «Mi piace. Che ne dici?» chiese, sollevando il capo e cercando con lo sguardo il maggiore che era rimasto immobile in fondo al letto. Il suo sguardo fisso su di lui e la bocca leggermente schiusa. Louis era chiaramente rimasto sorpreso dal fatto che Harry si fosse cambiato senza problemi davanti a lui, contrariamente dalla sera precedente quando si era rinchiuso in bagno. Evidentemente era talmente emozionato all'idea di mettere una sua maglia che non si era minimamente preoccupato di quel dettaglio. Non era comunque riuscito a vedere molto del suo corpo, però sperava di poterlo fare al più presto possibile. «Ti sta benissimo» constatò «Abbinala con una delle tue bandane. Fa molto hipster» ammiccò, cominciando poi a cambiarsi anche lui.
•••
Naturalmente Harry seguì il suo consiglio e quando entrambi furono pronti liberarono la loro stanza, dirigendosi verso la sala ristorante per la colazione mentre Alberto sistemava i loro bagagli sulla macchina.
Vennero poi raggiunti anche da tutti gli altri e naturalmente non mancarono le frecciatine di Niall, curioso di sapere se nella loro camera d'albergo fosse successo qualcosa di interessante o meno. Ci pensò Louis a rimetterlo al suo posto, specificando sia che non era niente che lo riguardava, sia che no...non avevano fatto nulla a parte dormire. Ovviamente, prima di tacere, aveva anche dovuto far notare come la canotta indossata da Harry gli sembrava di conoscerla molto bene, al che Louis gli lanciò una manciata di cereali addosso.
Anche quella giornata trascorse serena come la precedente. Harry si sentiva ora più a suo agio attorno a quei ragazzi, quindi era stato più facile per lui lasciarsi andare. Si divertirono a scattarsi infinite foto, alcune delle quali Louis e Niall pubblicarono sui propri account Instagram per la gioia dei fans. Louis decise anche di scattarsi un selfie con Harry, passandogli poi la foto cosicché il ragazzo potesse immediatamente impostarla come sfondo del suo cellulare. Aveva sorriso notando gli occhi verdi di Harry brillare osservando la loro foto.
«Ci facciamo un tiro, Lou?» domandò Calvin, voltandosi a guardare l'amico. Erano seduti sul prato verde, sotto il sole cuocente. «Vai, io ci sto» acconsentì, facendosi passare una cartina. Vi sistemò all'interno l'erba, leccò il bordo della cartina bianca e poi la rollò, assicurandosi uscisse perfetta. Estrasse poi l'accendino dalla tasca posteriore dei suoi jeans, inspirando profondamente per accenderla. Chiuse gli occhi, beandosi della sensazione del fumo a scendergli fino ai polmoni, per poi espirare lasciando fuoriuscire una nuvola bianca dalla sua bocca. Prese un secondo tiro, passando poi la canna a Calvin che imitò le sue mosse mentre Oli, seduto di fronte a loro, era già occupato a dividere la sua con Stan. «Hey, Harry, vuoi favorire?» gli chiese Calvin, allungandogli la canna. Il più piccolo scosse il capo, declinando subito l'offerta. «Dai, solo un tiro. Ti piacerà» insistette ancora quello. Louis allungò la mano, sfilando la canna dalle dita dell'amico «Ha detto di no, Calvin. Non insistere». «Ho solo chiesto, Lou, non c'è bisogno di scaldarsi». «Non mi sto scaldando, ti sto solo dicendo che non devi nemmeno chiederglielo». Harry sfiorò con le dita il dorso della mano di Louis che il ragazzo aveva adagiata a terra, giusto per fargli capire che era tutto a posto. Louis sembrò recepire subito il suo messaggio perché si rilassò istintivamente sotto quel tocco, chiudendo gli occhi prima di voltarsi e sorridergli.
Lasciarono Pliton intorno alle 20, arrivando a Londra dopo circa tre ore. Su indicazioni di Louis, Harry fu accompagnato a casa per primo. Le luci interne di casa sua erano ancora accese, segno che Anne lo stesse aspettando ancora alzata.
Louis accarezzò il suo viso, svegliando il più piccolo che era crollato a causa della stanchezza «Harry, siamo arrivati» lo avvisò. Il ragazzo voltò il viso contro il suo petto, mugugnando contrariato prima di staccarsi e stropicciarsi un occhio con la mano. Salutò tutti, prima di scendere e recuperare la valigia che Alberto gli aveva già estratto dal bagagliaio. Anche Louis scese dalla macchina, sollevando il cappuccio della felpa e percorrendo il vialetto di casa sua a capo chino. Non si era mai troppo al sicuro da occhi indiscreti.
«Grazie per questo weekend. Sono stato benissimo» lo ringraziò Harry, fuori dalla porta. «Mi mancherai stanotte» ammise piano il cantante. «Anche tu. Ci rivediamo presto?» una scintilla di speranza negli occhi. «Certo. Domani sono in studio con i ragazzi, ma poi ho qualche giorno libero. Organizzeremo qualcosa» gli assicurò, circondandogli la vita con le braccia e sollevandosi leggermente sulle punte per baciarlo. Le mani grandi di Harry si posarono di riflesso sulle sue guance. Sentiva già la mancanza di Louis e non si erano ancora realmente separati.
Udirono un fischio di apprezzamento provenire dal van alle loro spalle che li fece sorridere nel bacio, obbligandoli poi a staccarsi. «Niall» sibilò Louis, mentre Harry posava la fronte contro la sua «Adesso vado e lo uccido» promise. Harry rise piano, baciandolo un'ultima volta prima di salutarlo lasciandolo poi libero di andare.
•••
Diversamente a quanto aveva sperato, Harry non riuscì a vedere Louis nei giorni successivi. I The Rogue erano impegnati con l'incisione del nuovo album, inoltre quei pochi giorni liberi che avevano inizialmente accordato con il loro team non furono più tali dal momento che, avendo apportato modifiche alla setlist e alla scenografia del palco per le due settimane successive di concerti in Europa, le prove avevano richiesto maggior tempo a disposizione.
Naturalmente Louis aveva informato subito Harry al riguardo, scusandosi per il contrattempo e promettendogli che si sarebbero rivisti non appena terminata quella settimana di impegni. Dovendo partire alla volta di Amsterdam la domenica mattina, la squadra di lavoro concesse ai ragazzi totale riposo al sabato, in modo tale da poter salutare i rispettivi familiari, e Louis decise di organizzare un'uscita per il venerdì sera insieme agli amici, informando Harry al riguardo e proponendogli di fermarsi a casa sua per la notte.
Come sempre l'offerta doveva passare prima per Anne, perciò quel venerdì pomeriggio il ragazzo si ritrovò a dover affrontare una di quelle conversazioni tipiche fra madre e figlio.
«Harry, tesoro, io non so se questa cosa con Louis sia giusta per te» sospirò Anne, dopo aver ascoltato attentamente il figlio «Potrebbe rivelarsi qualcosa di troppo grande da riuscire a gestire». «Perché dici questo?» «Sono tanti i motivi. Già il fatto che sia più grande potrebbe esserne uno, ma non è solo questo. Louis è famoso e la sua vita è costantemente sotto i riflettori, cosa a cui tu non sei per niente abituato. Temo vi stiate imbarcando in qualcosa di non fattibile».
Da quando il figlio aveva cominciato a sentirsi con il cantante, la donna si era ritrovata spesso a pensare a tutta quella situazione. E per quanto gli dispiacesse non mostrarsi troppo entusiasta al riguardo, non poteva fare a meno di temere che Harry non fosse in grado di valutare razionalmente quel rapporto. Capiva che al momento fosse completamente infatuato dal ragazzo e il fatto che fosse la prima volta che qualcuno mostrasse interesse nei suoi confronti, non aiutava di certo. Soprattutto se quel qualcuno non era niente di meno che Louis Tomlinson e sia lei che Gemma sapevano bene quanto ad Harry fosse sempre piaciuto. Aveva sempre teso a portarlo su un piatto d'argento già prima che lo conoscesse personalmente, figuriamoci adesso.
«Mamma, voglio vivermi questa cosa giorno per giorno, così come viene. Al momento so solo che voglio stare con lui perché sono felice quando stiamo assieme. E comunque Louis cerca sempre di proteggermi. Mi ha fatto capire che ci tiene a me e io gli credo». Anne sospirò rassegnata «Lo vedo quanto ti rende felice frequentarlo e questo, ovviamente, rende felice anche me, perciò non voglio proibirti di vederlo. Però non puoi impedirmi di preoccuparmi». La donna si sporse dalla sedia per abbracciarlo. «Quindi posso rispondergli che mi permetti di dormire da lui, stasera?» domandò già eccitato al solo pensiero. «Ecco, su questo non sono ancora del tutto convinta». Harry alzò gli occhi al cielo «Mamma, ci ho già dormito assieme» commentò, tappandosi subito dopo la bocca e rendendosi conto di aver fatto uno scivolone. La donna ridacchiò «Tranquillo, tesoro, l'avevo già capito. La scusa di Niall in doccia non era molto credibile. Ma a proposito di quello, c'è qualcosa che devo sapere?» lo guardò esaustiva. Harry arrossì, scuotendo il capo «A parte che non mi va di raccontarti queste cose, sono personali. Ma comunque, no, non è successo niente. Louis mi rispetta». Anne lo liquidò con un gesto della mano perché ovviamente Louis lo rispettava, concedendogli alla fine di andare a preparare le sue cose per la notte fuori.
Louis passò a prenderlo per le 22, diretti poi al London's Project Club dove gli altri li stavano già aspettando. Anche quella volta Gemma lo aveva aiutato nella scelta dell'outfit optando per una semplice t-shirt bianca accompagnata da una camicia tartan lasciata sbottonata e, gli ormai immancabili, skinny neri.
Alla serata era presente anche la fidanzata di Liam, Nicole, che Harry ebbe finalmente l'opportunità di conoscere personalmente. Fu proprio la ragazza che, quando Louis decise di scendere in pista con gli amici, si avvicinò a lui per fare quattro chiacchiere. «Finalmente ti conosco. Liam mi ha parlato tanto di questo misterioso ragazzo di Louis». Harry abbassò lo sguardo imbarazzato; Louis parlava ai suoi amici di lui. Si sentiva come a un bambino quando gli hanno appena regalato dello zucchero filato.
Dopo le prime solite frasi di presentazione per conoscersi un po', la ragazza si permise di avvertirlo sul tipo di situazione in cui si stava cacciando e, davvero, aveva capito che Nicole avesse tutte le buone intenzioni di quel mondo, ma. «Non è perché non reputo Louis una persona seria, sia chiaro. Ormai lo conosco da un po'. È solo che tu sei così giovane e forse vedi tutto questo con la spensieratezza dei tuoi diciassette anni, non riuscendo a valutare concretamente come la realtà che hai di fronte non sarà così semplice da gestire». Harry rigirò nervosamente il bicchiere che aveva tra le mani, sembrava che quel giorno tutti volessero convincerlo a mollare tutto ancora prima che cominciasse, facendogli notare gli aspetti negativi di quella relazione e nient'altro. «Ti ringrazio per esserti preoccupata per me, ma io e Louis siamo consapevoli di tutto e vogliamo comunque provarci» le disse, sperando di porre fine a quella conversazione. «Non credo tu possa anche solo lontanamente immaginare quello che potrebbe succedere. Il loro è un mondo difficile, spesso non riescono nemmeno ad organizzare qualcosa nel privato perché poi tutto va monte a causa dei loro impegni lavorativi che li tengono occupati la maggior parte del tempo» proseguì lei «Ovviamente vi auguro il meglio, ma non posso fare a meno di restare scettica al riguardo. I media, quando ci si mettono, sanno essere veramente soffocanti ed opprimenti. Ti sembra di non aver più la tua libertà». Come poteva augurare loro il meglio se praticamente gli stava dicendo di lasciar perdere tutto? Harry, davvero, non lo capiva. Non rispose, però, perché cosa avrebbe potuto dirle? Già non era facile per lui lasciarsi andare con un ragazzo, ancora di più se si trattava di qualcuno di famoso, e tutte quelle parole lo stavano solamente affliggendo.
La vide aprire bocca per aggiungere altro, ma si bloccò quando si accorse che Louis stesse ritornando al loro tavolo, perciò sorrise un'ultima volta al ragazzo prima di prendere Liam e mettersi in disparte.
«La musica è fantastica qui stasera» il cantante si lasciò cadere sul divanetto, scostando dalla fronte i capelli leggermente sudati. Aggrottò le sopracciglia nel vedere Harry non badare nemmeno a lui, ma rimanere fisso a guardare il bicchiere che aveva tra le mani. «Hey, che c'è? Non ti senti bene?» Il più piccolo si morse il labbro inferiore, voltando il capo alla sua destra per verificare che Nicole e Liam non fossero più nei paraggi prima di incrociare gli occhi di Louis. «Sembra che oggi sia la giornata in cui tutti vogliono farmi le prediche» sorrise amaro «Prima mia madre e adesso Nicole». «Nicole?» il maggiore lo guardò interdetto. «Ne riparliamo più tardi» l'ultima cosa che voleva era dare spettacolo lì in mezzo, davanti a tutti. «No, ne parliamo adesso. Io ti ho portato fuori per divertirci e tu sei triste. Dimmi cosa ti ha detto per farti stare così» lo esortò serio. Harry aspettò qualche secondo, valutando se rivelare o meno a Louis la verità, poi prese coraggio e iniziò a dargli spiegazioni «Entrambe pensano che stiamo sbagliando. Che quello che c'è tra di noi» gesticolò nervosamente «non è fattibile. E io dovrei lasciarti perdere finché sono in tempo». Louis inarcò le sopracciglia incredulo: passi che un avvertimento del genere glielo facesse sua madre, sarebbe stato strano il contrario; ma Nicole no. L'aveva appena conosciuto e la prima cosa che era stata capace di dirgli era stata quella? «Come cazzo si è permessa di mettere bocca al riguardo?» non riuscì a non innervosirsi, scostandosi dal tocco della mano di Harry che tentava di calmarlo «Tu la pensi come loro, Harry? Ci stai ripensando?» Il più piccolo si sfregò il volto con le mani, sbuffando «Ne parliamo quando saremo a casa tua. Questo non mi sembra il luogo adatto». Ma Louis non parve accettare quella risposta. Si alzò dal divanetto, estraendo dalla tasca dei pantaloni il pacchetto di sigarette «Nessuno ti obbliga a stare con me, Harry. Se non vuoi, sei libero di andartene in qualsiasi momento» sputò risentito, voltandogli le spalle e avviandosi verso l'uscita sul retro.
Non si aspettava quel tipo di reazione, non era quello che avrebbe voluto. Doveva essere una bella serata e invece si stava rivelando l'esatto opposto. Sentiva gli occhi pizzicare perché le preoccupazioni se le poneva già da solo, senza bisogno che si aggiungessero anche gli altri a sottolineargliele. Scosse il capo, prendendo un sorso dal suo bicchiere e decidendo di raggiungerlo all'esterno.
Louis era appoggiato contro il muro di mattoni del vicolo stretto, un piede appoggiato ad esso e gli occhi chiusi mentre aspettava che il fumo lo aiutasse a rilassarsi. Harry si guardò attorno, prima di uscire dalla porta e sistemarsi di fronte a lui.
Gli occhi azzurri del ragazzo si rivelarono a lui, riconoscendolo immediatamente. «Odio quando le persone si intromettono in cose che non le riguardano» disse, facendo cadere la cenere della sigaretta «Non sanno niente. Non abbiamo due anni, sappiamo cosa stiamo iniziando e ne abbiamo già parlato. Insieme, solo noi due, perché è noi che riguarda. Noi, non loro». Harry lo ascoltava in silenzio, lasciando che esternasse tutto ciò che gli stava passando per la testa in quel momento. «Non ti sto obbligando a fare niente, anzi. Fin da subito ti ho rassicurato sul fatto che se non te la fossi sentita l'avrei capito e non è facile, lo so. Lo so da quando ho visto la mia vita cambiare tre anni fa, non ho bisogno che altra gente mi metta il bastone tra le gambe». Gettò stizzito a terra il filtro della sigaretta ormai terminata, passandosi frustrato le mani tra i capelli.
«Non ci sto ripensando» esordì Harry quando il ragazzo sembrava aver finito di parlare «Ero solamente triste perché pare che nessuno riesca a darci un po' di credito, quando invece tu sei l'unica cosa bella che mi è capitata dopo tanto». Gli occhi di Louis saettarono immediatamente nei suoi all'udire quelle ultime parole. Sollevò una mano, posandola sulla sua guancia e accarezzandogli piano lo zigomo con il pollice «Vorrei tanto baciarti in questo momento» ammise «Ma ho promesso di proteggerti e non posso permettermi di agire senza pensare». Harry gli sorrise, posando la mano sopra la sua «Rientriamo? Questo vicolo puzza di urina e non è il massimo». Scoppiarono entrambi a ridere, per poi tornare all'interno del locale.
•••
«Così la prossima volta ci penserà due volte prima di intromettersi» Louis stava ancora borbottando quando rincasarono nella sua villa a East Barnet. Dopo che erano rientrati nel locale non era riuscito a mordersi la lingua e aveva dovuto dire gentilmente a Nicole di restare fuori dalla sua vita privata, così come lui faceva con la sua e quella di Liam. «Sì, penso che abbia recepito il messaggio» ridacchiò Harry, seguendolo sulle scale che portavano al piano superiore.
«Dunque, questa è la mia camera. Non fare caso al disordine» lo fece accomodare. Sembrava essere passato un uragano in quella stanza: ante dell'armadio aperte, vestiti sparsi un po' ovunque, scarpe che tappezzavano il pavimento e una valigia aperta nell'angolo vicino alla finestra.
Louis si affrettò a raccogliere il tutto in un grande mucchio e spingerlo distrattamente nell'armadio sotto lo sguardo allibito di Harry, che si stava mordendo la guancia per trattenersi dal dirgli qualcosa e mettere in ordine quella camera. «So che starai pensando che, avendoti invitato qui, avrei potuto farti trovare pulito ma...ehm sono stato piuttosto impegnato» si giustificò grattandosi la nuca.
«Certo...immagino» si limitò a rispondergli il più piccolo.
Improvvisamente le ante dell'armadio si riaprirono facendo fuoriuscire delle scarpe e, per la prima volta, Louis si mostrò imbarazzato di fronte a lui «Beh è inutile che ci giri intorno. Non sono per niente un tipo ordinato. Mi dispiace» rifilò un calcio alle ante dell'armadio che si richiusero sul colpo.
Ok, quella era una cosa su cui avrebbero dovuto lavorare.
«Puoi appoggiare qui le tue cose» gli disse spostando nella metà di destra tutte le cose che occupavano il mobile. «O dove preferisci tu. Sentiti libero di sistemarti come vuoi».
Anche Louis era agitato perché era una novità per lui condividere in quel modo i suoi spazi. Nella sua stanza c'erano sempre e solo stati affetti personali propri, invece ora ci sarebbero stati anche quelli di Harry, anche se solo per quella notte.
«Però ti ho preparato il bagno che c'è dall'altra parte del corridoio. Questo» indicò la porta comunicante con la sua camera «è pieno di cose mie e...devo ancora sistemarlo».
Harry lo trovò divertente e al tempo stesso tenero per quell'imbarazzo che lo stava agitando inutilmente. «Non preoccuparti. Va benissimo così. A me interessa solamente essere qui stasera, nient'altro» lo rassicurò, ricevendo in cambio un sorriso smagliante.
Si prepararono quindi per la notte nei rispettivi bagni e poi si ritrovarono a letto.
«Stavo pensando» cominciò il maggiore prendendo una pausa per soppesare bene le parole da utilizzare «Dato che poi non ci vedremo per due settimane, forse potresti restare qui anche domani? Potresti aiutarmi a preparare le valigie e fermarti ancora a dormire». Harry gli riservò un sorriso felice, in verità aveva pensato anche lui una cosa del genere, ma aveva pensato di aspettare direttamente il giorno successivo per proporglielo. «Mi piacerebbe» annuì convinto «Dovrò avvisare a casa, ma non credo ci saranno problemi».
Louis lo abbracciò sovrastandolo e schioccandogli ripetuti baci sulle labbra. Baci che ben presto si trasformarono in qualcosa di più spinto, accompagnati dalla mano di Louis che iniziò a vagare sopra il tessuto del suo pigiama, tastandogli il petto, il braccio, la coscia, risalendo poi sull'addome e scivolando piano tra le sue gambe. Interruppe il bacio guardandolo, per ottenere il consenso a proseguire.
Harry aveva la bocca socchiusa e il respiro già affannato alla sola realizzazione di ciò che sarebbe potuto succedere di lì a pochi minuti. Non poteva negare a se stesso di essere agitato ma al tempo stesso desideroso di fare nuove esperienze con lui.
Perciò annuì piano e la mano del maggiore oltrepassò l'elastico dei pantaloni, fermandosi sopra ai boxer e cominciando a sfregare il palmo contro il suo sesso.
Vide Harry chiudere gli occhi e ansimare piano sotto i suoi tocchi. Percepiva la tensione nel suo corpo, combattuto se lasciarsi andare del tutto a quelle nuove sensazioni, o meno. «Non aver paura di sbagliare. Non trattenerti, fai tutto ciò che ti senti» gli sussurrò all'orecchio, scendendo poi a baciargli la linea della mascella.
Come se avesse avuto bisogno di quel permesso, Harry gli posò una mano sul retro del collo e l'altra sulla schiena nuda, premendoselo maggiormente contro.
Louis ritrasse la mano dai suoi pantaloni, spostandola sulla sua pancia e sfiorando con le dita la pelle calda. Gli intrappolò le labbra con le sue non esitando poi a infilarla di nuovo tra le sue gambe, questa volta oltrepassando l'elastico dei boxer e impugnando il suo membro eccitato. Lo sentì indurirsi attraverso i suoi movimenti esperti e la sua presa farsi più forte sul suo corpo.
I piccoli gemiti di Harry venivano soffocati dalla bocca del cantante che, senza mai interrompere le stoccate della sua mano, continuava a baciarlo.
Harry aveva già provato a masturbarsi, aveva diciassette anni ma non era proprio così fuori dal mondo, ma avere la mano di Louis stretta attorno a sé, gli donava un piacere che non era neanche lontanamente paragonabile.
«Ti farò stare bene, piccolo» soffiò nella sua bocca, mentre raccoglieva con il pollice le prime gocce di liquido pre-seminale utilizzandole per lubrificare il suo membro.
Il bacino di Harry si sollevò istintivamente andando incontro alla sua mano e «Loueh» piagnucolò scosso dal piacere. Sollevò il capo spingendolo all'indietro e «Lo so» gli disse subito Louis, baciando la sua bocca aperta. Si rese conto di aver cominciato a sfregare il suo bacino contro la coscia del più piccolo, anche lui bisognoso di attenzioni. Già si eccitava solamente baciandolo e ora, vedendolo sgretolarsi sotto i suoi tocchi, gli rendeva ancora più difficile mantenere il controllo del suo corpo.
Decise di azzardare una mossa, scostandosi leggermente dal suo corpo e afferrando con entrambe le mani sia l'elastico dei pantaloni che dell'intimo di Harry abbassandoglieli appena sopra le ginocchia. Si permise di abbassare lo sguardo, sorridendo soddisfatto nel constatare le dimensioni del ragazzo. Avrebbe tanto voluto scomparire fra le sue cosce, ma non era ancora il momento, perciò prese solamente i lembi della sua t-shirt, sfilandogliela, per poi lasciarla cadere sul pavimento. Automaticamente Harry si portò le braccia a coprirsi l'addome, forse vergognandosi del suo fisico. Il cantante tornò ad accarezzargli lo stomaco «Non devi vergognarti» lo rassicurò, ma «Ho quattro capezzoli» lo sentì mormorare titubante «Due sono piccolissimi, ma ci sono». Gli prese i polsi facendogli spostare le braccia e appurando la veridicità di quella confessione, mentre Harry voltava il capo imbarazzato e sfuggiva al suo sguardo.
Due piccoli bottoncini rosa, non allineati, erano presenti appena sotto i suoi capezzoli. Louis gli mise una mano sotto il mento facendogli girare il volto verso di lui «Non dovresti sentirti in imbarazzo perché la cosa mi sta solo eccitando di più» gli disse prima di abbassare il capo e passare la lingua su ciascuno di essi. Si fermò a giocarci un po' prima di sollevarsi leggermente.
Gli occhi del più piccolo erano febbricitanti mentre seguiva le sue mani imitare il gesto che poco prima aveva fatto con i suoi indumenti, liberando la sua erezione che svettava sul suo stomaco. Si spostò nuovamente sopra il suo corpo iniziando a muoversi sinuoso contro di lui. Nascose il viso nell'incavo del suo collo, ansimando rumorosamente, quando le mani di Harry si strinsero a coppa sulle sue natiche tonde e sode incentivandolo nei movimenti.
Gli affondi si fecero sempre più profondi e rapidi fino a che non diventarono troppo sconclusionati ed entrambi raggiunsero il culmine. Harry fu il primo a venire tra i loro corpi gemendo più volte il suo nome, seguito da un Louis altrettanto bisognoso di lasciarsi andare totalmente.
Restarono in quella posizione prendendosi del tempo per calmare i loro respiri, con le labbra di Harry impegnate a lasciargli morbidi baci contro la sua spalla.
Louis si sollevò appena raccogliendo con le dita i loro umori mischiati assieme e passandole sulle labbra del più piccolo, sporcandole di loro. Dopodiché si abbassò a leccarne tutto il contorno, succhiandogli con vigore il labbro inferiore prima di insinuare la lingua all'interno della sua bocca in un bacio stanco.
«Dovremmo pulirci» mormorò Louis, mentre la bocca del più piccolo proseguiva a schioccare lentamente contro la sua «Vado a prendere una salvietta». «Basta che torni subito» mugugnò distrattamente, lamentandosi nel sentire freddo non appena il corpo del maggiore abbandonò il suo.
Si coprì gli occhi con le braccia, sorridendo come un bambino. Era felice.
Fu questione di pochi istanti, poi il rumore dei piedi nudi di Louis contro il parquet riecheggiò per la stanza. Harry abbassò le braccia non appena il materasso si piegò sotto il suo peso, continuando a mantenere il sorriso sulla faccia. «Se sorridi ancora un po' rischi la paralisi» lo pungolò il maggiore, passando la salvietta umida sul suo ventre piatto e sul petto. Harry si mise a sedere «Posso pulirti io?» gli chiese, fermandogli la mano prima che appoggiasse la salvietta anche su di sé. Il maggiore annuì, passandogli la spugna bianca e sdraiandosi supino, osservando Harry eliminare con cura dal suo addome qualsiasi traccia biancastra presente.
Alzò una mano, accarezzandogli la guancia «Quindi, ho azzardato troppo o...» Il più piccolo scosse immediatamente il capo «No, mi è piaciuto» si chinò a lasciargli un bacio sulla pancia, alzandosi poi intenzionato ad andare in bagno a riportare la salvietta. «Harry, ma buttala qui in terra da qualche parte» lo bloccò, beccandosi un'occhiata di rimprovero «Prometto che domattina la metto subito a lavare» azzardò allora sfoggiando uno dei suoi finti sorrisi innocenti. Il più piccolo sospirò, allungandosi e posandola sul pavimento, prima di coricarsi sotto le coperte. Si accoccolò contro il petto del maggiore, accarezzandolo dolcemente «Lo so che con qualcun altro avresti fatto già molto di più, ma - » «Harry, no» lo interruppe subito quello «Va bene così. Quando sarai pronto». Lo sentì sospirare pesantemente, segno che la sua mente stesse pensando ancora a qualcosa. «Hai avuto molti ragazzi?» domandò infatti poco dopo. «Perché dobbiamo parlarne?» Non voleva che Harry si sentisse messo in paragone con altri o avesse la preoccupazione di non essere abbastanza per lui.
«La sera che eravamo al Libertine» lo sentì riprendere a parlare «I tuoi amici hanno detto che anche per quella sera avevi trovato compagnia, lasciando intendere che...insomma, fosse una cosa che facevi spesso». Louis si passò una mano sulla fronte, appuntandosi mentalmente di mandare al diavolo Calvin e Oli. «Harry» sospirò «A Calvin e Oli piace fare i cretini, lo hai potuto appurare tu stesso a Glastonbury. Non posso dirti di non essere mai stato con qualcuno, ma non sono mai uscito la sera con il solo scopo di portarmi a letto qualcuno. Poteva capitare, ma non è mai stata la regola» spiegò. «Non sono poi così tanti, alla fine. E mai nessuno è entrato nel mio letto» lo vide sollevare il capo e appoggiare il mento sul suo petto all'udire quelle ultime parole, osservandolo da sotto le ciglia scure «Se succedeva qualcosa era sempre in una camera di qualche hotel perché poi ognuno andava per la sua strada e perché cerco di tenere il mio indirizzo il più privato possibile».
Il primo ad entrare nel suo letto. Harry non poté fare a meno di gongolare internamente a quel pensiero. Si protese a baciarlo, sorridendo e nascondendo il volto contro il suo collo leggermente imbarazzato. Louis lo strinse più forte a sé, lasciandogli dei soffici baci tra i capelli. Aveva tra le mani un ragazzo speciale e non voleva assolutamente farselo scappare. Aveva già rischiato quasi tutto in partenza, adesso doveva fare le cose con la dovuta attenzione.
«Adesso possiamo dormire o hai ancora qualche pensiero che ti disturba?» Harry, per tutta risposta, si rigirò su un fianco, portando le sue braccia ad avvolgersi il busto «Possiamo dormire» aggiudicò, percependo subito dopo il petto del maggiore contro la sua schiena e la gamba intrecciarsi alle sue.
•••
La mattina successiva, quando Harry aprì gli occhi, un sorriso sincero si formò sulle sue labbra. Svegliarsi nel letto con Louis era la cosa più bella di sempre.
Non era la prima volta che accadeva, ma questa volta era più importante perché si trovava nel suo letto. Non poté impedire al suo cuore di accelerare i battiti ripensando che fosse il primo ragazzo, al di fuori dei suoi amici, a dormire in quella casa e realizzando che quella fosse una dimostrazione importante, da parte di Louis, nel manifestargli quanto tenesse a lui.
Notò che il corpo del ragazzo non fosse più attaccato al suo, segno che durante la notte si fosse mosso e scostato, forse anche per il caldo. Il braccio sinistro era però rimasto ad avvolgerlo, con la mano intrecciata alla sua, nonostante il corpo di Harry posato sopra. Sicuramente l'avrebbe ritrovato intorpidito una volta sveglio, ma evidentemente non gli era importato più di tanto. Era come se avesse voluto proteggerlo anche durante la notte perché ''Ora sei il mio piccolo'' gli aveva detto.
Harry sentì il bisogno di vederlo perciò si sollevò leggermente, si portò la sua mano alla bocca lasciandogli un bacio leggero come una piuma e poi si voltò verso di lui, cercando di essere il più silenzioso possibile. Non voleva svegliarlo, non ancora. Aveva bisogno di prendersi del tempo per guardarlo.
Louis dormiva supino, con il volto rivolto verso il suo e l'altro braccio posato sul suo stomaco. Il lenzuolo gli era scivolato fino al basso ventre, rivelando una sottile striscia dell'elastico dei boxer neri che aveva re-indossato dopo la loro attività notturna.
Si sentì le guance scottare quando la sua mente volò alla sera precedente, ricordandogli il corpo semi-nudo di Louis che strofinava contro il suo, i loro ansimi eccitati, le labbra che non smettevano un attimo di cercarsi e il piacere che invadeva tutto il suo corpo.
Scacciò quei pensieri soffermandosi a guardare con più attenzione la figura del cantante: il petto nudo si alzava e abbassava ad un ritmo lento e costante e il suo viso era rilassato. I capelli che gli coprivano disordinati una parte del volto, le lunghe ciglia creavano delle ombre appena accennate sugli zigomi marcati e la bocca era schiusa.
Mancavano i suoi bellissimi occhi azzurri, ora coperti dalle palpebre abbassate, per completare quel quadro e renderlo il solito capolavoro, ma anche così Louis era per Harry una visione che mozzava il fiato.
Sollevò una mano e con l'indice gli scostò la frangia per poi iniziare ad accarezzare la sua pelle. Il polpastrello passò gentile sulla sua fronte, soffermandosi sulle sopracciglia e scendendo lungo la linea del naso. Fu poi la volta della guancia, della mascella e del mento. Louis nel frattempo si era svegliato, Harry lo aveva capito dal suo respiro ora non più così profondo, ma non accennava ancora ad aprire gli occhi. Si stava godendo i tocchi leggeri del più piccolo che non cessava di venerarlo.
Dopo aver passato il contorno delle labbra fini e rosee, Harry si sollevò quel tanto che bastava, reggendosi con il gomito del braccio destro e si sporse per baciarlo. Non appena la sua bocca si posò su quella del maggiore, Louis lo intrappolò tra le sue braccia premendoselo contro e approfondendo il bacio, per nulla interessato al tipico alito mattutino, non proprio fresco.
Harry si abbandonò in quell'abbraccio e quando si staccarono per riprendere fiato, Louis aprì finalmente gli occhi «Hai finito di rimirarmi mentre dormo? Non sono poi un così bel vedere di primo mattino». Harry si trattenne dal dirgli che per lui sarebbe stato meraviglioso anche con un sacchetto in testa, limitandosi a fargli un piccola linguaccia prima di premere nuovamente le labbra sulle sue.
La loro quiete mattutina venne interrotta dal suono acuto del citofono di casa. Harry, ancora stretto tra le braccia del maggiore, lo guardò accigliato «Aspettavi qualcuno?» Louis mugugnò in dissenso, proseguendo a lambire la pelle diafana del collo del più piccolo. «Dovresti controllare» lo esortò Harry, gli occhi chiusi abbandonato a lui. «Sarà qualche scocciatore» tagliò il discorso Louis, invertendo le posizioni con un colpo di reni e sovrastandolo.
Finalmente il citofono cesso di suonare e Louis ammiccò con le sopracciglia, pregustando già la visione ancora distrutta di un Harry sotto di lui. «Vogliamo regalarci un bel buongiorno?» domandò, sfregando insieme i loro bacini. Harry non fece in tempo ad annuire e catturare le sue labbra, che il cellulare del cantante cominciò a squillare.
Continuarono a baciarsi, cercando di estraniarsi da quel suono fastidioso ma, notando che non accennava a smettere, Louis si staccò con malavoglia «Potrei uccidere qualcuno oggi» grugnì, rotolando via dal corpo del più piccolo che ridacchiava divertito.
Vide il nome di sua madre lampeggiare sullo schermo dell'Iphone e subito il suo volto si rilassò. «Hey, mamma» rispose, con un sorriso sulla bocca. Sorriso che sparì non appena lei «Hai intenzione di lasciarmi fuori, o ti degni di aprirmi?» lo ammonì severa, alzando il tono di voce e costringendolo ad allontanare l'apparecchio dal suo orecchio. «Ti apro subito» le promise, scostando le lenzuola e balzando in piedi recuperando i pantaloni e una maglietta dall'armadio.
«Stai per conoscere mia madre» avvisò distrattamente Harry che lo guardò dalla sua posizione leggermente preoccupato «Ti aspetto di sotto». Si abbassò sul materasso a schioccargli un rapido bacio a stampo, dopodiché si catapultò giù dalle scale.
La madre di Louis. Merda.
Non era pronto. E se non le fosse piaciuto? Se lo avrebbe ritenuto troppo piccolo ed immaturo per suo figlio? Oddio.
Si coprì il volto con le mani, sentendo la porta d'ingresso aprirsi e richiudersi subito dopo, seguita dal brusio delle loro voci.
Poteva farcela.
Prese un respiro profondo, recuperò da terra la maglietta del pigiama che Louis gli aveva tolto, e poi scese al piano inferiore.
«E quindi mi sono detta: perché non andare a salutare mio figlio che parte e - » la donna si bloccò quando Harry fece il suo ingresso in cucina. Si sentì andare a fuoco per l'imbarazzo scrutato da capo a piedi dagli occhi indagatori della donna.
Louis si schiarì la voce, allungando la mano e attirando a sé il più piccolo, incastrandolo tra le sue gambe mentre sedeva comodamente su uno degli sgabelli del bancone. «Mamma, lui è Harry» lo presentò.
Il ragazzo porse gentilmente la mano alla donna «Piacere di conoscerla - » «Johannah» gli andò in aiuto, ricambiando la stretta e spostando lo sguardo sul figlio «È per questo che oggi non saresti riuscito a venirmi a salutare a Doncaster?» sorrise sorniona. Louis si strinse nelle spalle «Non lo vedrò per due settimane» rispose semplicemente come se quella risposta fosse più che esaustiva. «Capisco. È un piacere anche per me conoscerti, Harry» gli disse riservandogli un dolce sorriso.
Poi la donna tornò a rivolgersi al proprio figlio «Sentiamo, dov'è che avresti trovato questo bel ragazzo, Louis?» Il cantante si passò una mano tra i capelli sorridendo piano «È una storia lunga mamma, te la spiegherò in un altro momento, quando avremo più tempo. Per ora ti basti sapere che mi ha trovato lui e che ne sono molto felice». Sollevò lo sguardo cercando gli occhi di Harry che già erano fissi su di lui e lo guardavano luminosi.
«Allora qualcuno disposto a sopportare il tuo carattere esiste» scherzò lei, facendo alzare gli occhi al cielo a Louis che sbuffò contrariato. «Non è poi una così gran fatica la mia. Louis è sempre gentile e mi riempie di attenzioni» le rivelò Harry mentre lo accarezzava su una guancia.
Johannah sorrideva intenerita dal modo in cui Harry guardava e parlava di suo figlio. Forse Louis aveva finalmente trovato la persona giusta.
«Si vede che preferisce decisamente te a sua madre perché, a meno che non stiamo parlando di un'altra persona, io conosco un Louis un po' diverso» proseguì la donna. «Mamma, mi spiace dirtelo ma non credo che i tuoi tentativi di screditarmi funzionino con Harry. Lui è troppo buono e difficilmente lo sentirai parlar male di qualcuno». «Bene, allora permettimi di conoscerlo meglio. Di dove sei, Harry?» Il più piccolo si staccò dalla presa di Louis sedendosi anche lui su uno sgabello «Sono originario di Holmes Chapel, nel Cheshire ma vivo a Londra praticamente da sempre, con mia madre e mia sorella». Johannah annuì, poi «E studi? Vai all'università?» A quella domanda Harry non poté fare a meno di agitarsi leggermente, muovendosi a disagio sullo sgabello «Ehm...sì, studio, ma non vado all'università. A settembre comincerò l'ultimo anno alla Kingdom High School». Johannah aggrottò la fronte e, facendo un rapido calcolo, capì che Harry avesse solo diciassette anni. «Oh...capisco. Ti pensavo più grande» ammise sincera spostando poi lo sguardo lievemente preoccupato sul figlio.
«Già, anche io lo credevo e invece mi ha fregato» le rivelò Louis, sollevando di poco le spalle. Harry aveva il capo chinò e gli occhi fissi sul bancone della penisola della cucina. «Spero che tua madre sia a conoscenza della vostra frequentazione, perché é di questo che stiamo parlando, giusto?» «Sì. Sì, certo che lo sa. Louis l'ha già conosciuta» si premunì di rassicurarla subito il più piccolo. «E a lei sta bene che tu frequenti Louis?» Harry guardò per un attimo il ragazzo prima di risponderle «Beh, diciamo che non fa proprio i salti di gioia. Ma non perché non approvi Louis, solo che è preoccupata per me dato che suo figlio è un cantante famoso e quindi la nostra relazione non sarà propriamente normale, ecco». La donna spostò gli occhi più volte tra i due mostrandosi evidentemente pensierosa «Credo sia una preoccupazione legittima la sua, dopotutto sei ancora molto giovane e quella di mio figlio in effetti non è una vita molto privata. Anzi».
Restarono ancora per un po' a parlare tutti insieme, poi a Harry squillò il cellulare e, scusandosi con Johannah, salì al piano superiore per rispondere.
Non appena furono soli, la madre si affrettò a chiedere alcune spiegazioni al figlio «Mi è sembrato di capire che, dato che me l'hai anche presentato, Harry non sia un semplice passatempo per te, ma che stai facendo sul serio». «È così» le confermò lui, notando comunque la sua espressione preoccupata. Non si aspettava di certo che sua madre organizzasse per loro una festa, ma non era certo quella la reazione che si era augurato di ricevere «Perché non mi sembri contenta di questo però?» Johannah scosse il capo «Saperti felice e vederti finalmente impegnato in una vera relazione è il mio desiderio da sempre, ma non posso ignorare la sua età». Ed ecco che di nuovo si tornava a quel punto, nemmeno stesse con un bambino. «Ok, è minorenne ma non è un bambino. E poi è molto maturo per la sua età, fidati». «Non lo metto in dubbio, Louis, ma devo per caso ricordarti le tue crisi quando la vostra popolarità è esplosa a questi livelli?» lo incalzò «Ti sentivi come un leone in gabbia e non vedevi l'ora di tornare a casa da noi per tornare a respirare quella libertà che ti sembrava ti fosse stata, da un momento all'altro, per sempre negata. E tu avevi già ventun anni». Louis annuì: ricordava molto bene quel periodo, forse il peggiore da quando era diventato Louis Tomlinson dei The Rogue; e se non ci fosse stata la sua famiglia a sostenerlo era sicuro non sarebbe riuscito a superarlo. «Hai ragione, ma per me, Liam e Niall era tutto nuovo. Non avevamo nessuna persona amica al nostro fianco che poteva prepararci a ciò che la fama avrebbe comportato. Mentre Harry ha me» si portò una mano sul petto «E l'attenzione sarebbe comunque rivolta maggiormente a me perché tra i due non sarebbe lui quello famoso. In ogni caso, penso di sapere come poterlo proteggere al meglio». Quelli sembravano essere veramente i giorni in cui tutti tentavano di mandare all'aria le cose tra lui e Harry e lui iniziava ad essere un po' stanco. «Vogliamo darci una possibilità. Pensiamo che quello che sta nascendo tra noi ne valga la pena. Quindi non cambieremo idea» le disse risoluto. «Non ho intenzione di farti cambiare idea caro, ne sto solamente parlando con te perché sono tua madre e penso di avere il diritto di essere informata su ciò che succede nella vita di mio figlio. Sono preoccupata, non lo nego...preoccupata che la tua popolarità possa farvi soffrire».
Louis puntò gli occhi dritti nei suoi «Non ho diritto di provare ad essere felice anche io, mamma, e provare ad avere una storia normale come qualsiasi persona a questo mondo?» Le iridi azzurre si erano fatte acquose e il labbro inferiore tremava leggermente tanto che dovette intrappolarlo tra i denti.
Quel gesto gli fece ripensare subito ad Harry, che erano solito farlo molto spesso, e a quanto gli piacesse vederglielo fare. Quel pensiero gli scaldò un po' cuore.
Johannah gli posò una mano sulla guancia accarezzandogliela piano «Certo, tesoro. Ne hai tutto il diritto» poi si alzò e girando attorno al bancone gli arrivò di fianco «Non sarò di certo io quella ti impedirà di frequentarlo se è ciò che vuoi, tesoro. Sappi che io sarò dalla tua parte e che puoi contare su di me sempre e per qualsiasi cosa».
Louis le riservò un piccolo sorriso, prima di alzarsi e farsi stringere dal suo abbraccio che riusciva sempre a confortarlo. «Grazie, mamma. Ti voglio bene». «Te ne voglio anche io, Boo». Louis si lasciò sfuggire una piccola risata a sentire quel nomignolo che usava da quando era piccolo.
Harry li raggiunse di nuovo proprio in quel momento «Mia madre mi permette di fermarmi anche oggi» urlò contento, bloccandosi subito quando vide madre e figlio staccarsi dall'abbraccio e Louis sfregarsi velocemente gli occhi con le mani. «Va tutto bene? Ho interrotto qualcosa?» chiese con una leggera preoccupazione nella voce.
«No, piccolo tranquillo. Ma lo sai, la mamma è sempre la mamma e anche se ormai sono abituato a non vedere costantemente la mia famiglia, doverli salutare è sempre difficile». Louis preferì mentire o meglio, anche ciò che aveva detto era vero, ma in quel caso il suo stato d'animo era dovuto ad altro e non voleva far preoccupare di nuovo Harry che già la sera precedente si era rattristato abbastanza a causa della madre e di Nicole.
«È il momento che vada, ora. Così vi lascio fare colazione e poi preparare le cose per la tua partenza. Ti avviso Harry che mio figlio è un vero casinista, se non te ne fossi già accorto. Sarà un'impresa fargli fare le valigie» lo avvisò, riservandogli un abbracciando materno, prima di indirizzarsi verso l'ingresso accompagnata dal figlio.
Harry si permise di curiosare tra i vari armadietti della cucina ultra moderna e super accessoriata di Louis in cerca del necessario per la colazione. A Glastonbury aveva notato come il ragazzo fosse solito bere del the, rigorosamente senza zucchero e con solo un po' di latte. Trovò il bollitore nel grande cassetto contenente anche altre pentole, vi aggiunse l'acqua e lo posizionò sul piano cottura ad induzione; dopodiché riempì due bicchieri con il succo d'arancia che trovò nello sportello del frigorifero.
Accese invece la macchina del caffè per sé perché lui, per affrontare la giornata al meglio, necessitava sempre di una buona dose di caffeina. Ancora di più se quella prevedeva mettere in ordine il disastro di Louis.
Sorrise nel percepire due braccia avvolgergli la vita «Quindi abbiamo tutto il giorno solo per noi?» domandò Louis, appoggiando la fronte contro la sua scapola, riferendosi al consenso che Anne aveva dato al figlio riguardo al passare ancora la notte insieme. Il più piccolo annuì, poi «Sei consapevole del fatto che passeremo tutto il tempo a sistemare quel disastro che hai in camera, vero?»
Louis rilasciò un lamento contro la sua schiena «È solamente un ordine diverso dal solito» borbottò, sentendo il busto di Harry vibrare a causa di una leggera risata roca. Lo rigirò fra le braccia, imbronciandosi «Non possiamo passare queste ultime ore insieme sistemando casa mia». «Lou, quando tornerai non avrai nemmeno voglia di disfare la valigia e sistemare di nuovo tutto come si deve, creando così ancora più casino. Perciò prima il dovere e poi il piacere» asserì serio e in quel momento sembrava davvero lui il più grande e responsabile tra i due.
Ma la mente del maggiore si era praticamente fermata a quel nomignolo. Lou. Fino ad allora solo i suoi amici lo chiamavano così, ma Harry...lui non l'aveva ancora fatto. Si rivolgeva a lui sempre con il suo nome completo, adesso invece gli era venuto spontaneo chiamarlo in quel modo. Così come erano più spontanei i suoi tocchi. Perché se prima era sempre Louis a osare un contatto, adesso anche le sue mani si allungavano a toccarlo senza troppa esitazione. Come in quel momento, che si stavano muovendo lascive sulla sua schiena nuda e calda. Perciò non ribatté nulla. Si limitò a sorridergli, baciandogli il collo e incastrandolo contro il piano d'acciaio alle loro spalle.
Probabilmente il suo azzardo della notte precedente aveva portato entrambi ad un livello di intimità maggiore che aveva cominciato a far sentire il più piccolo a suo agio.
«Lou, dovremmo fare colazione» mugugnò, piegando però il capo di lato per lasciargli maggiore accesso. Naturalmente il maggiore non lo ascoltò, leccando una piccola porzione di pelle diafana e cominciando poi a succhiarla avidamente.
Un verso gutturale rilasciò la bocca di Harry, la cui mano destra risalì a stringere tra le dita le ciocche morbide dei capelli dell'altro, mentre quella sinistra accarezzava le fossette di venere alla base della sua schiena. Le adorava particolarmente. Anche se, a dirla tutta, adorava qualsiasi parte del corpo di Louis.
«Spegni il bollitore» gli suggerì invece il maggiore, non appena quello cominciò a fischiare e ovviamente Harry lo ascoltò, staccando la mano dalla sua schiena e spostandola dietro la propria alla cieca ricerca del pulsante.
Era così difficile staccarsi da Harry. Davvero, Louis stesso non riusciva a capacitarsene. Non gli era mai capitato con nessuno prima d'allora.
Infilò le mani al di sotto della sua maglietta, sfiorandone la pelle e percependolo rabbrividire sotto il suo tocco. Risalì, sfregando i pollici contro i suoi capezzoli e sorridendo contro il suo collo nel sentirlo incapace di trattenere i gemiti.
Spostò la bocca sulla sua all'avida ricerca della sua lingua, mentre premeva il bacino contro il suo per creare frizione fra i loro membri.
Sembrò una presa in giro, quando il cellulare di Louis cominciò a squillare nuovamente, abbandonato sul bancone della cucina. Ma no, quella volta non avrebbe interrotto la dose di coccole mattutine con Harry. Cercò di non farsi distrarre dalla suoneria fastidiosa, provando con tutte le sue forze a concentrarsi solamente su di loro. Peccato che chiunque fosse non aveva alcuna intenzione di lasciar perdere: non appena la chiamata terminava, subito la suoneria riprendeva da capo. «Ma allora ditelo, cazzo» sbottò, staccandosi dal più piccolo e guardandosi chi fosse a cercarlo.
Liam.
«Cosa vuole adesso quello? Ci vediamo domani» sbuffò «Se ne stia a scopare con Nicole almeno lascia in pace anche noi». Harry arrossì violentemente all'immagine di loro due nudi e incastrati l'uno all'altro. Prima o poi sarebbe arrivato anche quel momento.
Louis accettò la chiamata e, senza dar tempo all'amico di parlare, «Non rompere» gli intimò, chiudendo subito dopo la telefonata. A quanto pareva però Liam era duro a comprendere e, non appena Louis si voltò verso Harry, l'Iphone riprese a squillare. Guardò esasperato il più piccolo che «Se insiste così tanto forse è importante» suggerì. Perciò «Liam, spero tu abbia un valido motivo per aver chiamato. Perché ero decisamente occupato» riaccettò la chiamata. «È solo colpa tua se ti sto chiamando. É successo un casino» la voce era decisamente agitata «Non hai ancora guardato i social stamattina?» «No, non ci ho proprio pensato. Ma di cosa stai parlando?» Sentì l'amico sospirare dall'altro capo del telefono «Vai a prendere il pc. Subito!»
Louis non ci stava seriamente capendo niente, ma voleva concludere al più presto quella chiamata e riprendere da dove era stato interrotto, perciò si spostò in soggiorno accendendo il pc che aveva lasciato abbandonato sul tavolo. «Ok, ora?» «Entra su Twitter e digita il tuo nome».
Seguì le sue istruzioni, mettendo il cellulare in vivavoce così da poter premere liberamente le dita sulla tastiera. Nel frattempo Harry era arrivato alle sue spalle, curioso di capire anche lui cosa stesse succedendo.
Non appena la pagina web si caricò, una miriade di foto comparirono davanti ai loro occhi. Foto di loro due, ritratti insieme mentre Louis accarezzava dolcemente la guancia del più piccolo. Erano state scattate la sera precedente al club, quando Harry lo aveva raggiunto nel vicolo sul retro del locale. Ovviamente le foto erano anche accompagnate da migliaia di tweet che si interrogavano circa l'identità del ragazzo in sua compagnia e la motivazione di quel gesto.
La voce di Liam richiamò la sua attenzione «Lou, ci sei?» «Come è potuto succedere? Non c'era nessuno là fuori oltre a noi» ribatté visibilmente nervoso. «A quanto pare qualcuno c'era. Bruce andrà su tutte le furie, Lou. Sai che vuole essere informato per tempo di tutto ciò che ci riguarda». Il castano chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie «Lo so. Dannazione, non me ne va bene una». «Vedrai che non è niente di irreparabile. Bruce saprà come intervenire al riguardo». «Sarà meglio che lo contatti subito. Grazie per avermi avvisato, Lì» lo ringraziò prima di salutarlo e riagganciare la chiamata.
Chiuse immediatamente il social network, abbassando lo schermo del pc e posandovi contro la fronte. Avrebbe di nuovo sorbirsi i rimproveri dell'uomo e ne aveva le palle piene. Non poteva essere come Niall che non creava mai problemi?
Sentì la mano di Harry posarsi fra le sue scapole «Lou...». Drizzò la schiena, prendendogli la mano e spostandosela contro la bocca per lasciarvi sul dorso un piccolo bacio «Perché non cominci a fare colazione?» propose, sforzando un sorriso «Io sistemo questa cosa e ti raggiungo subito. Promesso». Gli occhi verdi del più piccolo lo guardarono dispiaciuti. «Forza, vai. Non è successo niente, dovrò solo sorbirmi l'ennesimo rimprovero. Ma ormai Bruce sa con chi ha a che fare, s'è rassegnato» lo incoraggiò ancora, lasciandogli andare la mano e prendendo il cellulare alla ricerca del contatto del suo manager nella rubrica.
Harry ridacchiò, voltandosi e tornando in cucina per preparare la colazione.
Louis fece partire la chiamata, ben conscio di cosa gli sarebbe spettato. Passarono circa dieci secondi prima che la voce di Bruce lo assalisse senza lasciarlo parlare «Io non so davvero più cosa fare con te, Louis. Sei peggio di una calamità naturale, non c'è alcuna possibilità di fermarti». Il suo tono di voce era davvero esasperato ma Louis poteva nitidamente immaginare il sorriso nascergli sul volto. «Stavo giusto pensando di chiamarti più tardi» «Sì, non ho dubbi al riguardo» Louis lo sentì sospirare «Bruce, non volevo crearti casini». «Lo so, Louis, lo so che non volevi. Come tutte le altre volte. E ti dispiace anche, però devi metterti in testa che il mio compito è quello di aiutarvi a mantenere la vostra vita il più privata possibile, per quanto lo possa essere quella di una popstar. E tu, con i tuoi colpi di testa, non fai altro che rendere il mio compito dieci volte più difficile».
Ok, se lo meritava. «Cosa farai adesso?» domandò mesto. «Sicuramente a breve scopriranno il nome di questo ragazzo che, a proposito, vuoi degnarti di dirmi qualcosa al riguardo? Chi è, cosa fa, quanti anni ha e soprattutto cosa c'è tra di voi?» abbaiò, per niente comprensivo. Louis alzò gli occhi al cielo «L'hai già conosciuto, a dire il vero. É...è Harry, quel ragazzo che pensavamo volesse incastrarmi insieme a Grimshaw». Ci fu silenzio per alcuni secondi, prima che una risata poderosa risuonasse attraverso l'altoparlante del telefono «Mi prendi per il culo? Circa un mese fa mi contatti chiedendomi di mettere a tacere questo ragazzo che ti voleva sputtanare e poi ti ci metti insieme?» Detta così sembrava veramente una presa in giro, ma «Strana la vita, vero?» azzardò, ironico. «Louis...chi me l'ha fatto fare di essere il vostro manager. Comunque...» sospirò e Louis poteva immaginarselo mentre si massaggiava il ponte del naso per mantenere la calma «Non ho tempo adesso di cercare di capire la tua mente contorta. Le cose stanno così: cercherò di spostare l'attenzione sui vostri prossimi concerti, in modo che Harry non venga assalito dai media».
Louis cominciò a tranquillizzarsi un po' nel sentire l'uomo mostrarsi abbastanza positivo circa la possibilità di mantenere la calma attorno ad Harry. «Però questo è l'ultimo avvertimento che ti do, Louis, veramente. Se dovessi fare ancora un passo falso, sappi che ti chiuderò personalmente in casa e ti verrò a prendere per portarti ai vari impegni di lavoro. Sarò la tua ombra». Louis deglutì a vuoto «Non ce ne sarà bisogno, anche se so che ci tieni a prenderti cura di me» ironizzò. Dopo tre anni Bruce era per loro uno di famiglia, quindi si divertiva ad istigarlo. «Certo, è la mia ambizione più alta. Ora devo andare - ». «Quindi posso continuare a frequentarlo? Perché non ho nessuna intenzione di smettere di vederlo» cercò di essere risoluto il cantante. «Ho mai messo bocca nelle vostre faccende amorose? Non mi risulta e non inizierò certo a farlo ora. Frequenta chi vuoi, solo fammelo sapere. Sono certo che la famiglia di Harry desideri per lui la maggior tutela possibile e io non voglio denunce» lo liquidò «Ora devo davvero andare. Pensaci tu ad informare il ragazzo che potrebbe comunque trovarsi dei fotografi alla calcagna già dai prossimi giorni. Buona giornata» lo congedò, riagganciando la chiamata.
Trovò Harry seduto al bancone della cucina impegnato a bere il suo caffè e mangiucchiare qualche biscotto, proprio come gli aveva suggerito. Non appena lo vide, si premurò di chiedergli come fosse rimasto d'accordo con il suo manager per gestire la situazione. «Mi ha detto che farà in modo di spostare l'attenzione sui nostri prossimi concerti. Però il tuo nome verrà sicuramente scoperto, perciò fotografi e giornalisti potrebbero venire a disturbarvi nei prossimi giorni. Ovviamente non date loro retta, ma se dovessero essere troppo fastidiosi fammelo sapere che vedremo di sistemare anche quello» spiegò, prendendo la sua tazza di the e sedendosi accanto a lui. Dover partire per due settimane e lasciare Harry in pasto a quegli squali non lo entusiasmava, ma non aveva alternative.
«Non preoccuparti, Lou. E poi sai bene quanto mia madre sappia essere intimidatoria...ci penserà lei a tenerli a bada» lo rassicurò, sporgendosi poi nella sua direzione e premendo le labbra contro le sue.
•••
I primi giorni di quelle due settimane si rivelarono leggermente stressanti: come gli era stato detto, il suo nome cominciò a girare senza difficoltà nel web e fotografi e giornalisti si appostarono fuori casa sua per cercare di scoprire di più sul misterioso nuovo amico di Louis Tomlinson.
Tuttavia il fatto che il cantante fosse impegnato nella tournée, rendendo impossibile la loro frequentazione in quei giorni, e che la famiglia Styles non proferisse parola a riguardo, li fece ben presto desistere e allontanare. Ovviamente Anne non era entusiasta della cosa, non riusciva a vedere nient'altro che nero in quel rapporto e più volte aveva cercato di convincere il figlio a lasciar perdere prima che fosse troppo tardi. Ma Harry sembrava irremovibile e, come se non bastasse, Louis non le rendeva il lavoro facile: ogni sera calcava il palcoscenico con legata attorno al collo una bandana che Harry gli aveva lasciato il giorno prima della sua partenza, rendendo il figlio orgoglioso del suo ragazzo e, subito dopo il concerto, lo chiamava per sapere com'era trascorsa la sua giornata e raccontargli invece cosa accadeva di divertente a loro.
Se da una parte le persone avevano smesso di parlare delle foto uscite nei giorni prima, dall'altra vi era sempre una parte del fandom fermamente convinta che tra i due ci fosse qualcosa.
Iniziarono ad interrogarsi sulla presenza fissa attorno al collo del cantante di quella bandana blu: non era un accessorio che Louis era solito utilizzare e, guarda caso, non solo era comparsa da quando Harry era entrato a far parte della sua cerchia di amici ma, lo stesso Harry a Glastonbury era stato fotografato mentre ne indossava una. E, sempre quel giorno, aveva indossato quella che era chiaramente la canotta di Louis.
Il termine di quelle due settimane stava anche ad indicare la fine del tour e i due ragazzi poterono così ritornare a vedersi. Harry si ritrovò a passare sempre più tempo a casa del cantante, dal momento che Louis voleva evitare di farsi vedere troppo in giro, e le basi del loro rapporto si erano di conseguenza rafforzate.
Anche l'intimità si era decisamente evoluta. Sembrava che entrambi non riuscissero a fare a meno di toccarsi, accarezzarsi e darsi piacere. Ancora di più da quando Louis fece scoprire a Harry quante cose si potessero fare con la lingua. Gli aveva fatto scoprire sensazioni che non aveva mai provato prima e, soprattutto, lo faceva sentire bene con il suo corpo. Non aveva mai pensato di avere un bel fisico, eppure Louis sembrava pensare il contrario dal modo in cui lo vezzeggiava e desiderava.
Per questi motivi aveva deciso che fosse arrivato ormai il momento per fare il grande passo: era pronto per fare l'amore con Louis.
Amore.
Sì perché era quello ciò che provava nei confronti del maggiore. Probabilmente era stato così fin dall'inizio, ma da quando lo aveva conosciuto e frequentato, Louis non aveva fatto altro che soddisfare ogni sua aspettativa e fatto crescere sempre di più quel sentimento che già sentiva di provare da tempo.
Si era ovviamente confidato con Gemma, sia perché lei era la sua unica confidente da sempre, pronta ad ascoltare ogni suo sfogo positivo o negativo che fosse, sia perché voleva rendere quel momento il più perfetto possibile e, per realizzare ciò che aveva in mente, necessitava per forza di un aiuto. Lei, dopo avergli fatto tutte le raccomandazioni a riguardo, si era dimostrata subito ben disposta a dargli una mano.
Aveva organizzato tutto per il giorno in cui sapeva Louis sarebbe stato impegnato in sala d'incisione. Harry si trovava già a casa del cantante dalla sera prima e gli aveva detto che sarebbe rimasto lì, anche se da solo, per ripulirla e metterla in ordine. Alberto poi, dopo aver accompagnato Louis negli studi della Capitol, si era allontanato con la scusa di dover svolgere delle commissioni e aveva portato lì Gemma, con la quale iniziò a dar vita alla sua idea: avrebbero costruito una tenda sul retro del giardino della villa.
Forse fare l'amore sotto le stelle era un'idea sdolcinata e romantica, ma Harry, dopotutto, lo era. Presero dall'armadio della camera da letto di Louis delle coperte che adagiarono sul prato, posizionandovi sopra tutti i cuscini presenti sul divano del salotto: forse erano un po' troppi ma era sempre meglio abbondare. Dalla soffitta della loro casa, invece, avevano recuperato delle vecchie coperte, ormai inutilizzate, che avevano cucito assieme e che servirono per creare una sorta di tenda che ricoprisse i tre lati, mentre per la parte superiore, si erano procurati un telo di tulle. In questo modo il ''tetto'' improvvisato avrebbe permesso loro di ammirare il vasto cielo sopra le loro teste.
In ultimo, contornarono il tutto con un filo di luci per esterni, che avrebbe reso la sistemazione ancora più romantica.
Una volta terminato, Gemma gli diede una mano a cucinare la cena prima di rientrare a Londra con un taxi. Alberto non avrebbe potuto allontanarsi di nuovo senza suscitare dei dubbi in Louis.
Era tutto pronto, aveva apparecchiato la tavola in soggiorno e si era cambiato gli abiti. Niente di troppo ricercato: ad accompagnare i suoi skinny quella volta c'era un semplice maglioncino di cotone leggero lilla e fra i ricci si era legato la famosa bandana blu.
Ricevette un messaggio da Louis che lo avvisava che sarebbe arrivato a breve e gli restava solo un'ultimissima cosa da fare: sgattaiolò di nuovo in giardino, facendo un'ultima prova per sincerarsi che le luci funzionassero e poi si avvicinò alla tenda. Rilesse ancora una volta il biglietto che aveva tra le mani convincendosi che sì, quei versi erano perfetti per quel momento, poi lo posizionò sotto il primo cuscino e rientrò in casa.
Come promesso, Louis rientrò pochi minuti più tardi ed Harry corse ad accoglierlo gettandogli le braccia attorno al collo e baciandolo forte sulle labbra.
«Hey. A cosa devo questa accoglienza, piccolo?» Harry gli schioccò ancora un paio di baci prima di rispondergli «Ho organizzato una serata speciale. Vai pure a farti una doccia se ne hai bisogno e poi raggiungimi, la cena è già pronta». Louis lo guardò piacevolmente sorpreso, la serata si prospettava interessante.
Quando raggiunse Harry al piano inferiore dopo essersi lavato e cambiato, il ragazzo stava giusto servendo la cena nei piatti. Harry era un ottimo cuoco, non che ci volesse molto per essere migliori di lui che non era in grado di cucinare nemmeno un piatto di pasta decente, ma non si poteva negare che in cucina ci sapesse proprio fare.
Aggrottò la fronte quando, prima di sedersi a tavola, notò che dal divano fossero scomparsi tutti i cuscini «Che fine hanno fatto i cuscini del divano?» Harry fu subito pronto a rispondergli «Ho messo a lavare le federe e non mi piaceva lasciarli lì senza quelle a rivestirli, perciò li ho spostati nella camera degli ospiti». Pensò che evidentemente anche quello facesse parte del riordinargli casa, cosa alla quale lui non avrebbe mai nemmeno minimamente pensato.
La cena si rivelò squisita, come ogni volta, ma era il ragazzo ad essere diverso. Louis aveva notato come i suoi bellissimi occhi verdi fossero più luminosi e felici. Harry era felice e lui non vedeva l'ora di scoprire cos'altro gli aveva preparato.
Per la prima volta, da quando cenavano o pranzavano insieme a casa sua, Harry non si era preoccupato di sistemare piatti e pentole nella lavastoviglie. Si era fatto ovviamente aiutare a sparecchiare la tavola, poi lo aveva preso per mano «Ora arriva la parte migliore, vieni con me». «Mi devo preoccupare, piccolo?» Harry ridacchiò piano scuotendo il capo «No, assolutamente». Si fece scortare nel giardino passando dalla porta che dava sul retro della casa, poi lo vide avvicinarsi ad una prolunga ed azionare un interruttore. Una luce apparì sul lato sinistro del giardino ed Harry gli sorrise quando ritornò al suo fianco, riallacciando la mano alla sua.
Lo scortò fino alla tenda creata da lui, notando gli occhi di Louis spalancarsi sempre di più per l'incredulità mano a mano che si avvicinavano. «Wow» mormorò, quando si fermarono di fronte ad essa «Ti lascio da solo per un giorno e mi stravolgi casa». Harry ridacchiò, sedendosi sul piumone a terra e invitandolo a fare lo stesso. «Ti piace?» domandò il più piccolo, guardandolo con aspettativa «Grazie a questo telo possiamo comunque vedere le stelle». «È bellissimo» assicurò, non potendo evitare di pensare che la stella più luminosa ce l'avesse accanto «Grazie, mai nessuno ha fatto qualcosa di così dolce per me. Ti avrà richiesto parecchio impegno». «L'ho fatto con piacere. Ma» si protese, sollevando i cuscini e recuperando il pezzo di carta che vi aveva sistemato sotto «C'è anche questo».
Louis sfilò dalle sue mani il foglio, rivolgendogli un'occhiata interrogativa che lo fece sorridere. Harry era sicuramente agitato, riusciva a vederlo e ancora non capiva perché avesse organizzato tutto quello. Spiegò il foglietto, riconoscendo la sua calligrafia.
Se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.
Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme siamo gioia...
Allora sarà amore.
Gli tremarono le mani «Harry...» «È un pezzo di una poesia di Pablo Neruda. Sai che le adoro. Ho pensato fosse perfetta per questo momento» mormorò imbarazzato il più piccolo, stringendosi le ginocchia al petto. «Lo è» Louis si protese a lasciargli un piccolo bacio sulla bocca, ma «Non sai nemmeno qual è il motivo per il quale te l'ho scritta» sorrise quello, accettando comunque quel gesto d'affetto. «Questo perché tu sei super misterioso questa sera e ora ti vedo anche un po' agitato» il maggiore gli accarezzò la guancia con le dita «C'è qualcosa d'importante che vuoi dirmi?» Harry annuì, mordendosi il labbro inferiore e picchiettando le mani sulle gambe «Vorrei che fossimo davvero un noi» mormorò, ricollegandosi alle parole della poesia. Louis lo guardò interdetto «Lo siamo già, H». Il più piccolo scosse il capo ripetutamente «Vorrei fossimo un noi in tutto e per tutto, Lou» specificò allora, sperando capisse.
Il maggiore restò a guardarlo perplesso per qualche istante poi, improvvisamente, spalancò gli occhi alla realizzazione di ciò che Harry gli voleva far capire. Infilò il foglietto di carta nella tasca posteriore dei jeans, agitandosi leggermente «Stai cercando di dirmi quello che penso?» «Sì. Voglio fare l'amore con te, Lou» gli confessò finalmente, un lieve rossore sulle guance. «S-sei sicuro?» Louis aveva pensato spesso a quel momento, ma non aveva mai voluto farlo sentire sotto pressione, anche se a volte era stato difficile doversi accontentare dei semplici preliminari. Adesso Harry gli stava dicendo di volerlo e lui non era certo sarebbe riuscito a fermarsi se dopo aver cominciato il ragazzo avesse cambiato idea.
«Non sono mai stato più sicuro di una cosa in vita mia. Sei stato il mio primo tutto Louis e voglio che tu lo sia soprattutto in questo» confermò sicuro. Louis gli gattonò di fronte, avvolgendogli il volto con le mani «E io non potrei essere più felice che tu abbia scelto me per la tua prima volta» gli sorrise incoraggiante, cominciando a farlo distendere sotto di sé.
Gli sciolse la bandana dalla testa, appoggiandola sui cuscini, per poi scostargli i ricci che subito gli erano ricaduti sulla fronte. Adesso stava a lui fare in modo che quella serata diventasse indimenticabile per Harry.
Lasciò scivolare la mano sul suo maglione, scostandone il lembo finale e insinuando le dita sotto di esso, accarezzandogli il ventre prima di chinarsi a lasciarvi sopra piccoli baci. Sfregò il naso contro la rada peluria che da sotto l'ombelico scendeva a scomparire oltre i jeans neri. Succhiò, lasciandovi un piccolo marchio, arrotolando poi il maglione di Harry fino sotto le ascelle e proseguendo nella scia di baci. «Sei così bello» soffiò contro il suo petto che si alzava ed abbassava già freneticamente. Harry allungò le braccia sopra la testa in un chiaro invito a sfilargli l'indumento di dosso; cosa che il maggiore non perse tempo a fare, sfilando anche la sua t-shirt.
Posò la mano contro la sua guancia, sfregando insieme i loro nasi e catturando le labbra morbide di Harry in un bacio mentre quello ancora sorrideva e gli allacciava le braccia dietro al collo per trattenerlo a sé. Era bello baciare Harry, Louis se ne rendeva conto ogni volta che le loro bocche si incontravano. L'avrebbe baciato per il resto della sua vita, fino a quando i polmoni avrebbero cominciato a bruciare perché a corto di ossigeno.
Mentre teneva la sua concentrazione incentrata sulle loro lingue che si assaggiavano fameliche, lasciò scivolare una mano lungo il suo busto, fermandosi all'inizio dei jeans e sbottonandoli alla cieca. Vi insinuò una mano all'interno, mugugnando frustrato nella bocca del più piccolo quando, invece di percepire il tessuto dei boxer, la sua mano accarezzò direttamente la pelle calda del sesso di Harry. «Sei un piccolo tentatore» lo canzonò, mordendogli il labbro inferiore.
Il bacino di Harry si sollevò istintivamente, spingendosi all'interno del pugno del maggiore che pompava con estenuante lentezza la sua erezione. Allungò una mano, toccando il membro di Louis da sopra il tessuto dei jeans che ancora lo costringevano. «Lou...» lo richiamò, staccandolo dal suo collo «Voglio...voglio fare qualcosa per te». Il ragazzo lo guardò interdetto, mentre la consapevolezza di ciò che Harry intendesse lo coglieva come un fulmine a ciel sereno nel vederlo drizzare la schiena e scivolare tra le sue gambe.
Harry non gli aveva mai fatto un pompino e lui non lo aveva mai chiesto. Non voleva che il ragazzo si sentisse in qualche modo obbligato a ricambiare il favore quando lui lo portava al culmine del piacere in quel modo.
Lasciò che si sfilasse gli skinny neri, rivelando il suo corpo nudo, e facesse lo stesso con i suoi; poi allungò una mano ad accarezzargli la guancia, il capo comodamente posato sui cuscini a terra. «Non sei obbligato, se non te la senti. Lo sai» lo rassicurò, ma Harry scosse la testa «Lo voglio. Solo...guidami, per favore». E Louis sorrise di fronte alla sua ingenuità ed inesperienza. Pensare di essere il primo con cui Harry provava determinate cose gli faceva sempre stringere un po' il cuore. Gli scostò i ricci, sorridendogli incoraggiante «Comincia col masturbarmi. Prenditi il tuo tempo e poi, quanto te la senti, avvicinalo alla tua bocca». Harry annuì, accarezzando con la mano sinistra la coscia di Louis e avvolgendo la destra attorno al suo membro, cominciando a pompare su e giù.
Louis si morse le labbra per trattenere i gemiti, sforzandosi di mantenere i fianchi ancorati a terra e lasciando una mano tra i capelli di Harry, massaggiandogli lo scalpo per infondergli sicurezza e tranquillità. Trattenne il respiro nel notare il capo del più piccolo abbassarsi sul suo inguine, rilasciando un profondo sospiro non appena vide le sue labbra adagiarsi sulla punta rossa del suo sesso, schioccandovi piccoli baci per tutta la lunghezza. Girò il volto, premendolo contro i cuscini mentre la bocca di Harry ripercorreva al contrario la scia di baci, puntellandosi sui gomiti per guardarlo meglio quando alla fine lo vide indugiare appena. Sentiva il suo respiro stagliarsi contro la sua pelle sensibile, mentre quei pozzi verdi lo osservavano dal basso in attesa di qualche suo incentivo. «Ora prova con la lingua, mmh?» mormorò, cercando di mantenere il controllo della propria voce «Per capire se ti piace. Poi il resto verrà da sé, qualsiasi cosa farai andrà bene» gli assicurò.
Sibilò a denti stretti quando la lingua di Harry accarezzò la sua cappella già bagnata, stringendo la coperta tra le mani per impedirsi di incastrarle tra i suoi capelli e dettare un ritmo più veloce.
Il più piccolo ruotò la lingua alcune volte prima di leccare la vena sporgente del suo membro e avviluppare poi le labbra attorno alla punta. Cercò di imitare i movimenti che aveva visto fare più volte al maggiore su di lui, incavando le guance e succhiando più forte che riusciva.
Louis si lasciò ricadere contro i cuscini, gemendo senza vergogna e dimostrando ad Harry quanto piacere gli stesse facendo provare. Lo sentì tentare di prendere più a fondo nella gola la sua erezione, dovendo poi staccarsi e tossire un paio di volte. Allungò immediatamente una mano ad accarezzargli la guancia «Va tutto bene?» domandò, ricevendo subito in risposta un cenno d'assenso. Gli passò il pollice lungo il contorno della sua bocca; quella bocca che lo stava assaggiando e avvolgendo col suo calore. «Aiutati con la mano, ok? Non...non importa se non arrivi fino in fondo. Concentrati sulla punta» gli suggerì.
Senza proferire parola Harry riprese da dove si era fermato, continuando a muovere la mano alla base dell'erezione e dedicandosi al resto con la sua bocca. Mosse freneticamente la lingua contro il frenulo, consapevole che quel sottile lembo di pelle che univa il glande al prepuzio fosse la parte più sensibile del pene. E «Cazzo» disse il maggiore completamente frustrato, sfregandosi il viso con le mani e risollevando appena il busto per poterlo vedere «Stai andando benissimo...la tua bocca...Dio, H». Sollevò istintivamente il bacino, incapace di trattenersi a causa dei suoi occhi liquidi che lo fissavano mentre succhiava avidamente il suo membro e con una mano dava piacere a se stesso. Non si scusò, non quando Harry, dopo aver leggermente sussultato colto alla sprovvista, mugugnò di piacere attorno a lui.
Lo lasciò libero di stuzzicarlo ancora qualche istante, poi lo richiamò a sé. Non voleva venire in quel modo, ma solamente insieme a lui.
Il più piccolo si protese sopra di lui, avvolgendo le sue labbra in un bacio sporco mentre le gambe di Louis circondarono le sue cosce per spingerselo maggiormente addosso e far scontrare le loro erezioni.
«Come sono stato?» gli domandò Harry pieno di aspettativa e decisamente eccitato per la costante frizione tra le loro intimità. «Perfetto» soffiò a bocca aperta sulla sua «Ora tocca a me, ma devo rientrare in casa a prendere ciò che ci serve». Harry scosse il capo, staccandosi da lui e attirando a sé i suoi jeans «Non ce n'è bisogno. Ho già tutto io» spiegò, recuperando dalla tasca posteriore due bustine, quella del lubrificante ed il preservativo. Ovviamente. Harry aveva pensato a qualsiasi cosa.
Louis lo fece sdraiare ancora supino, aprendogli e sollevandogli le gambe, inginocchiandosi poi tra esse. Si lubrificò le dita, spargendone un leggero strato anche tra le sue natiche e cominciando poi ad accarezzarlo lentamente, facendo di tanto in tanto una leggera pressione per sciogliere la tensione dei suoi muscoli.
Posò la mano libera accanto alla testa di Harry, potendo così sovrastarlo e baciarlo, cercando di distrarlo mentre cominciava ad insinuare un dito dentro di lui.
Il più piccolo gemette di dolore, voltando di poco il capo e arpionando le spalle del maggiore che «Shh» sfregò il viso contro la sua guancia, ruotando appena il polso «Rilassati, piccolo» lo rassicurò. Gli diede qualche istante per abituarsi a quell'intrusione, prima di aggiungerne un secondo.
Le mosse avanti e indietro, sforbiciando per bene e percependo i suoi muscoli allentarsi poco a poco. Notò il viso di Harry non essere più corrucciato in una smorfia di dolore, ma più rilassato e abbandonato al piacere che gli stava donando e che cominciava a prendere il posto del fastidio causato dalla sua intrusione. Aggiunse quindi un terzo dito perché, essendo vergine, aveva bisogno di allargarlo al meglio. Non per pavoneggiarsi, ma non era affatto piccolo là sotto e tre dita non sarebbero bastate lo stesso a prepararlo a ciò che lo avrebbe aspettato, ma erano comunque meglio di niente.
Le estrasse quando sentì il bacino di Harry muoversi di riflesso e andare incontro alla sua mano, segno che necessitasse di avere di più. Ruppe la bustina argentata con i denti e srotolò il profilattico sul suo membro, poi si prese qualche istante per rimirare il ragazzo sotto di sé: le labbra erano gonfie e lucide di saliva a causa dei baci e del precedente lavoro di bocca che gli aveva riservato; gli occhi liquidi e le guance paonazze; i suoi ricci erano una massa informe sparpagliati sui cuscini. Era una visione, ma ciò che lo mandava maggiormente fuori di testa era che Harry riusciva a rimanere sempre avvolto da un velo di purezza anche in quelle situazioni e Louis voleva davvero, davvero sporcarlo.
Si avvicinò maggiormente a lui, mentre le mani di Harry accarezzavano le sue cosce, guardandolo in totale attesa. «Pronto a diventare un noi in tutti i sensi?» chiese, riferendosi al desiderio che gli aveva espresso inizialmente. Un ampio sorriso comparve sul suo volto «Sì» annuì, vigorosamente «Sì, ti prego».
Il maggiore si allineò con la sua apertura, sorreggendosi sempre con una mano, mentre con l'altra lo reggeva per un fianco, e spingendosi il più lentamente possibile in lui. Un urlo strozzato, seguito da una serie infinita di lamenti accompagnarono quel momento. Le dita di Harry stringevano forte la carne delle cosce di Louis; sicuramente gli avrebbe lasciato dei segni ma capiva perfettamente il dolore che stava provando.
Arrivò fino in fondo, prima di fermarsi e permettergli di respirare. Si abbassò a catturare con le labbra le lacrime salate che erano sfuggite dai suoi occhi, indugiando contro la sua guancia e schioccandovi numerosi, soffici baci. «Fa m-male» piagnucolò il più piccolo, tremando. «Lo so, lo so» gli baciò una tempia «Ma devo muovermi, altrimenti il dolore non passa» gli spiegò, sperando di ricevere al più presto un consenso da parte sua.
Passò ancora qualche altro istante poi, dopo che Harry prese un respiro profondo, strizzando gli occhi e dandogli il via libera con il capo, Louis ritrasse il bacino, lasciando all'interno solamente la cappella, per poi affondare nuovamente fra le sue carni, cominciando a muovere la mano su e giù per la sua lunghezza a ritmo con le sue spinte.
Gli occhi verdi del più piccolo si spalancarono, così come la sua bocca, quando il maggiore riuscì a trovare la sua prostata, facendo finalmente fuoriuscire dalle sue labbra gemiti di puro piacere. Louis cominciò a dare stoccate profonde secondo quell'angolazione, aumentando sempre più il ritmo delle sue spinte e abbassandosi a lambire il collo di Harry. Ansimò affannato contro la sua pelle «Sei così stretto. E così bello, H. Solo per me» sussurrò, sentendo le sue braccia allacciarsi al suo collo e una mano incastrarsi fra i suoi capelli lisci, stringendoli con forza. Gemette, mordendogli la spalla in risposta mentre la bocca di Harry si posava stavolta contro il suo collo per succhiarlo avidamente e marchiarlo. Per far sapere a tutti che Louis era suo. Suo e di nessun altro. E lui...beh, lui era stato suo dal primo momento in cui i loro occhi si erano incrociati.
Allacciò le caviglie alla base della schiena di Louis, gemendo una serie di di più, di più, di più che accompagnavano le stoccate sempre più profonde e precise del ragazzo sopra di lui. Quel ragazzo così bello che lo stava guardando con gli occhi azzurri febbricitanti e le labbra più rosse del solito, leggermente martoriate a causa di tutti i baci che si erano dati fino ad allora.
«Lou...» soffiò piano, percependo immediatamente gli occhi pizzicare. C'era qualcosa dentro di lui che stava scoppiando all'altezza del petto; qualcosa che non sapeva e non riusciva a definire. Ma era qualcosa di grande, di quello ne era certo. «Ti tengo, Harry» gli assicurò. Fronte contro fronte, le bocche spalancate a sospirare pesantemente l'una nell'altra, le lingue che di tanto in tanto sgusciavano al di fuori di esse per incontrarsi in un bacio disordinato fatto di denti e saliva. «Vieni per me, piccolo. Ti tengo» gli ripeté, come a volergli assicurare che non doveva preoccuparsi di lasciarsi andare e frantumarsi in mille pezzi perché lui era lì a tenerlo saldamente e a non permettere che quei pezzi andassero sparsi ovunque. Era pronto a vederlo distruggersi e rimetterlo subito insieme con le sue mani. E allora Harry lo ascoltò, si fidò di lui e, quando il pollice del maggiore passò sulla sua punta rossa e pulsante e le sue labbra gli circondarono un capezzolo stuzzicandolo con i denti, inarcò la schiena, urlando il suo nome a gran voce e venendo nella sua mano. Mano che lo accompagnò lungo tutta la durata del suo orgasmo, mentre le sue ciglia sfarfallavano e la sua bocca annaspava in cerca di ossigeno.
A Louis, già stimolato dal pompino precedente, bastò vedere il corpo di Harry scosso dal piacere che lui stesso gli stava donando per mormorare il suo nome fra le sue labbra e svuotarsi in lui all'interno del preservativo.
Il maggiore restò appoggiato sopra di lui, con il volto nascosto nell'incavo del suo collo, respirando contro la sua pelle. Quando percepì i loro battiti rallentare e i respiri ritornare regolari, uscì lentamente da lui, sfilandosi il preservativo e gettandolo sull'erba oltre la tenda, per poi distendersi al suo fianco.
Recuperò una coperta tra quelle che Harry aveva disteso a terra per coprire i loro corpi, leggermente sudati, dall'aria fresca della sera, mentre il più piccolo si voltava nella sua direzione. Sul viso l'espressione appagata di chi si sentiva al settimo cielo.
Era successo, finalmente anche lui aveva capito cosa volesse dire concedersi totalmente ad un'altra persona e non aveva parole per descrivere come ci si potesse sentire in quel momento. Tutto sembrava banale ed era solamente grato a chiunque gli avesse fatto capitare Louis tra le sue braccia.
Louis, non Louis Tomlinson, il cantante famoso dei The Rogue, idolo di milioni di persone in tutto il mondo, ma il ragazzo disordinato, che non rispettava mai le regole che gli venivano imposte, che come tutti i ventiquattrenni si divertiva con gli amici e che era capace di prendersi cura di lui come solo la sua famiglia era stata in grado di fare in quegli anni.
Prese la sua mano che gli stava accarezzando dolcemente il viso, portandosela alle labbra e baciandola piano. «Come ti senti?» gli domandò Louis, seguendo con gli occhi le labbra carnose del più piccolo che si posavano contro la sua pelle. «Bene» assicurò, gli occhi brillanti «Decisamente bene». Louis ridacchiò, premendogli una mano contro la schiena ed attirandolo maggiormente a sé «Sì, modestamente... da bravo poeta contemporaneo quale sono, creo magie anche con il mio corpo» schioccò la lingua, beccandosi uno schiaffo leggero sul bicipite dal più piccolo che nascose immediatamente il volto contro il suo petto, imbarazzato. Louis lo cullò, premendo il naso tra i suoi ricci e inspirando il suo profumo «Eri bellissimo, H» mormorò appena «Non sei mai stato così bello come stasera, completamente abbandonato tra le mie braccia». Harry sfilò con qualche difficoltà le braccia tra i loro corpi, circondandogli il collo e guardandolo negli occhi. «Sono così felice che ho quasi paura a dirlo ad alta voce» ammise flebile. «Anche tu mi rendi felice. E sai...credo che dovremmo ritagliarci più spesso momenti del genere» incominciò Louis, sotto lo sguardo interrogativo del più piccolo. «Fino a metà Agosto avrò degli impegni con la scrittura dei brani e la registrazione del nuovo album. Vogliamo completarlo in modo da poterlo lanciare prima della fine dell'anno» spiegò, accarezzandogli il mento «Ma so che Liam e Nicole hanno già prenotato le due settimane successive per una vacanza insieme, quindi dovrei essere libero anche io per quel periodo e mi piacerebbe andare da qualche parte solo noi due». Harry si tirò a sedere preso dall'eccitazione all'idea di uscire dalla città da solo con lui «Dici sul serio? Pensi ce lo lasceranno fare?» «Certo che sono serio» asserì, prendendolo per un braccio e riportandolo disteso tra le sue braccia «Tu devi solo parlarne con tua madre e io...beh, io penserò a tutto il resto». Il più piccolo gli gettò nuovamente le braccia al collo, stringendolo forte «È un'idea fantastica, Lou! Non vedo l'ora di passare del tempo da qualche parte solo io e te».
Entrambi sapevano bene che la meta sarebbe dovuta essere un posto non troppo frequentato perché non potevano rischiare di trovarsi paparazzi in giro e fans che riconoscessero Louis, scattandogli foto a sua insaputa; ma allo stesso tempo avevano bisogno di un luogo in cui sarebbero stati comunque liberi di comportarsi come volevano.
Harry era certo che Anne lo avrebbe lasciato andare senza troppi problemi dal momento che ormai gli permetteva di passare tutto quel tempo a casa del cantante; e quest'ultimo era sicuro che anche quella volta sarebbe riuscito ad ottenere quello che voleva.
•••
Purtroppo le cose non andarono esattamente come avevano sperato e l'osso duro, al contrario di quanto pensavano entrambi non si rivelò essere tanto Bruce quanto Anne.
Dopo un'ora, Louis era finalmente riuscito a convincere Bruce a lasciarli andare a Bali, scendendo però ad alcune condizioni: Alberto sarebbe andato con loro; sarebbero partiti nel cuore della notte per evitare di trovare gente indesiderata all'aeroporto; Johannah avrebbe dovuto diffondere tramite Twitter la falsa notizia che lui avrebbe trascorso quei giorni di riposo a Doncaster con la sua famiglia.
Da quando Louis gliel'aveva proposto, Harry aveva iniziato a parlare alla madre della loro vacanza, ma la donna sembrava essere irremovibile sulla sua decisione di non lasciarlo partire e, proprio per quello, dopo aver concluso con Bruce, Louis raggiunse casa Styles.
«È inutile che ci provi, Louis. Non lascerò venire Harry in vacanza da solo con te. Fino a Bali poi. Se gli dovesse capitare qualcosa sareste troppo lontani». Da quando aveva messo piede in casa, Anne non gli aveva nemmeno permesso di aprire bocca, cominciando fin da subito a far valere le proprie ragioni e negando fermamente quel permesso al figlio.
Louis si massaggiò le tempie «Se solo mi lasciassi parlare» tentò nuovamente ma Anne sollevò prontamente una mano per zittirlo «Non ne voglio più parlare, ragazzi» e così dicendo si alzò dal divano e si diresse in cucina. Sotto lo sguardo minaccioso di Harry, Louis la seguì immediatamente, non demordendo e facendosi coraggio.
«Anne, per favore, ascoltami almeno un minuto» la supplicò, sedendosi al tavolo e aspettando che la donna smettesse di pulire il piano cottura già privo di macchie. La sentì sospirare esausta, poi gettò lo strofinaccio nel lavello e si voltò, passandosi una mano fra i lunghi capelli neri «Un solo minuto. Comincia a parlare» lo intimò, incrociando le braccia al petto. «Io e Harry teniamo molto a questa vacanza» cominciò, muovendosi nervosamente sulla sedia «E lo so che Bali non è proprio dietro l'angolo ma andare in vacanza qui vicino vorrebbe dire essere certamente paparazzati, la nostra storia finirebbe su tutti i giornali e non ci sarebbe alcun modo per smentirla. Come ti ho promesso, e come è mio compito fare, Harry va preservato da tutto questo: voglio che la nostra storia venga allo scoperto poco per volta, in maniera graduale». Fece un attimo di pausa per sincerarsi che la donna non avesse nulla da ribattere in merito, poi riprese a parlare «Bali è la nostra opportunità. Ne ho già parlato con Bruce: è la meta perfetta per riuscire a trascorrere una settimana nella pace più totale, lontani da occhi indiscreti; non saremo soli, comunque, il mio bodyguard verrà con noi e la situazione sarà monitorata così da non avere cattive sorprese. Te lo chiedo per favore, Anne. È davvero, davvero importante per me e Harry» snocciolò il più in fretta possibile, temendo che la donna gli concedesse davvero solamente un minuto di parola.
Gli occhi azzurri della donna restarono fissi su di lui per minuti interi, un'espressione indecifrabile sul viso, poi scrollò le spalle «È difficile, Louis. Io devo pensare a proteggere mio figlio». «Ed è la stessa cosa che voglio fare io, credimi. Lo so che saremo dall'altra parte del mondo, praticamente, ma le altre mete sono troppo rischiose» spiegò, tenendole testa «Tutto quello che vogliamo fare è goderci per una sola settimana la compagnia l'uno dell'altro senza avere il timore di compiere mosse false. Una sola settimana, Anne. Non possiamo rimanere chiusi in casa mia 24 ore su 24 ogni singolo giorno». La vide tentennare, sfregandosi la fronte con una mano e sbuffando pesantemente, perciò rincarò la dose «Laggiù non dovremo trattenerci. Potrò prendere Harry per mano ogni volta che vorrò, abbracciarlo e lasciarmi abbracciare senza occhi indiscreti attorno e, fidati, abbiamo davvero bisogno di staccare un attimo la spina da qui, da Londra, e chiuderci in una momentanea bolla di sapone tutta nostra». «Ci penserò, ok?» esordì lei a quel punto allargando le braccia, ma lui scosse subito il capo «Abbiamo bisogno di una risposta immediata perché partiremmo tra meno di una settimana e Bruce deve cominciare ad organizzare le cose».
Anne lo guardò incredula, aprendo la bocca per dire qualcosa ma richiudendola subito dopo. Camminò avanti e indietro per la stanza, mangiucchiandosi nervosamente qualche pellicina del pollice prima di chiamare a gran voce il figlio e ordinargli di raggiungerli. Lo fece sedere accanto a Louis, si riempì un bicchiere d'acqua e cercò di mantenere la calma, poi si schiarì la voce «Voglio che mi mandiate almeno un messaggio al giorno perché non sarò tranquilla nel sapere mio figlio in un'isola lontana chilometri da qui; niente alcol, fumo e nuotate troppo al largo nell'oceano. Harry ha la pelle chiara, si scotta facilmente, quindi assicurati che si metta sempre la crema protettiva prima di esporsi al sole. E sappi che contatterò te nel caso il cellulare di Harry non prendesse, o si scaricasse, o qualsiasi cosa potrebbe succedere a un cellulare, perché io ho bisogno di mettermi in contatto con voi» disse senza fiato.
Louis cercava di appuntarsi mentalmente tutte le raccomandazioni che la donna gli stava dando, e che si univano alla lunga lista formata da quelli di Bruce, mentre Harry al suo fianco già sorrideva smagliante. «Oh, quasi dimenticavo. Harry è allergico - » «Ai crostacei. Sì, lo so» la interruppe Louis «Non riesce a dormire se il cuscino è alto perché per lui deve essere il più basso possibile, si ostina a portare con sé sempre la maglietta dei Rolling Stones nonostante sia quasi del tutto sbiadita perché è la sua preferita e la mattina ha sempre bisogno di un po' di caffè». Anne lo guardò impassibile, ma dentro di sé piacevolmente colpita dal fatto che Louis dimostrasse di essere attento anche ai più piccoli bisogni di suo figlio. Alla fine posò le mani sui fianchi e sospirò sconfitta «Ok, avete il mio permesso» acconsentì, barcollando leggermente all'indietro colta di sorpresa dall'abbraccio travolgente di Harry che «Grazie, mamma. Grazie, grazie, grazie» ripeté eccitato. La donna gli rivolse uno sguardo amorevole, accarezzandogli la guancia e stampandogli un bacio in fronte prima di volgere i suoi occhi sul maggiore e «Mi raccomando, Louis, non farmene pentire» raccomandargli seria. «Non succederà» gli assicurò il ragazzo e Anne lo sperava vivamente.
•••
Harry era ben conscio che Louis fosse solito frequentare posti esclusivi, ma mai si sarebbe aspettato di trascorrere quella settimana di vacanza in un posto del genere. Non che avesse molti termini di paragone con cui confrontarsi dal momento che non aveva viaggiato molto in quegli anni e, essendo la sua una famiglia modesta, certe località non potevano nemmeno sognarsele, ma un resort del genere non se l'era immaginato nemmeno nei suoi sogni più fantasiosi.
Il St. Regis Resort era uno dei più rinomati hotel a cinque stelle dell'isola ed era in grado di fornire ogni tipo di comfort che servisse per rendere la vacanza un sogno.
Louis, d'accordo con i suoi manager, si era fatto assegnare una dependance staccata dal corpo centrale della struttura e l'hotel era stato ovviamente informato della sua presenza in modo che gli fosse garantita la maggior privacy possibile.
La villa assegnata loro era dotata di un ampio soggiorno, una camera matrimoniale con un soffice tendaggio bianco che avvolgeva il letto king size e che dava direttamente sul patio e un bagno dalle grandi dimensioni, con un'immensa vasca da bagno. Enormi vetrate erano poste attorno il perimetro per dare la possibilità di godere, in ogni angolo della villa, del panorama mozzafiato.
Il patio esterno, arredato con due lettini da spiaggia, ombrellone e da un gazebo, conduceva direttamente al giardino privato, ricco di una folta vegetazione e alla piscina, corredata da piccole cascate d'acqua. Harry adorava l'intera struttura ma la parte esterna era la sua preferita: gli piaceva particolarmente stendersi al di sotto del gazebo, tra i cuscini di un rosa salmone e le soffici tende color panna, mosse dal vento leggero, e godersi la pace e tranquillità di quel posto. Ancora meglio se con Louis al suo fianco.
Le giornate le trascorrevano nell'immensa spiaggia di sabbia bianca ed ogni sera provavano uno dei diversi ristoranti di cui era fornita la struttura. Il loro rituale serale, dopo una passeggiata romantica sulla spiaggia al chiaro di luna, era diventato fare un bagno nella piscina privata, al sicuro da occhi indiscreti.
Il più piccolo aveva amato molto anche la serata a tema, durante la quale era gradito che gli ospiti indossassero semplici parei come abito e partecipassero ai balli tipici del luogo. Aveva comprato due parei dai colori vivaci per sé e per Louis, anche se quest'ultimo fino all'ultimo aveva tentato di farlo desistere dal suo intento, che avevano indossato con delle semplici camicie bianche e non aveva esitato a sistemare tra i suoi ricci una coroncina di fiori che il personale distribuiva agli ospiti.
Non avevano invece orari prestabiliti per fare l'amore: ogni momento era buono per decidere di stringersi l'uno tra le braccia dell'altro.
Proprio come avevano sognato, quella era stata la vacanza perfetta, finalmente liberi di godere l'uno della compagnia dell'altro ma, come ogni cosa, anche quella era destinata a finire e purtroppo la loro settimana di pace e tranquillità terminò nel peggiore dei modi.
Non appena atterrarono ad Heathrow, a notte fonda, Alberto li informò che l'intero aeroporto fosse invaso dai paparazzi «Probabilmente c'è stata una soffiata perché sono decine» gli spiegò. «Dio, ma com'è stato possibile? Non c'è un modo per uscire da qui senza passare attraverso di loro?» Il bodyguard scosse dispiaciuto il capo «Mi dispiace, Louis, ma me ne sono già accertato. Sono ovunque e non è possibile raggiungere l'auto senza incontrarli. Sono appostati fuori ogni possibile via d'uscita».
Il cantante imprecò frustrato, mettendosi le mani nei capelli: non ci voleva assolutamente. Quelle foto avrebbero fatto il giro del web e le insinuazioni su di loro si sarebbero moltiplicate, portando gravi conseguenze. Sapeva ci sarebbero state, Bruce lo aveva avvisato che non voleva più scandali e invece.
Si riprese però non appena i suoi occhi si posarono su Harry che lo guardava preoccupato e dispiaciuto, anche lui ben conscio di cosa tutto quello avrebbe comportato. Capì che doveva mettere da parte la preoccupazione per se stesso e pensare a lui. Harry non era abituato a quello che li avrebbe aspettati non appena avrebbero messo piede fuori dall'aeroporto, doveva proteggerlo e cercare di tutelarlo più che poteva.
«Accertati che la sicurezza dell'aeroporto ci dia una mano. Immagino ci sarà già qualcuno là fuori a cercare di tenerli a bada» Louis diede istruzioni ad Alberto mentre si sfilava la felpa e la porgeva al ragazzo «Mettiti questa Harry e solleva il cappuccio. Recupera anche i tuoi occhiali da sole». Gli fece indossare l'indumento poi tolse dallo zaino il suo snapback e i suoi Ray-Ban scuri.
«Ok, copriti bene e mantieni la testa bassa» lo istruì prendendolo poi per mano. Fece per incamminarsi verso l'uscita ma il ragazzo lo obbligò a fermarsi «Non - io non c'entro Lou, non ho detto nulla a nessuno. Solo mamma e Gemma sapevano dove saremmo andati ma sono certo che nemmeno loro abbiano detto nulla, te lo ass - » «H, tranquillo. Non mi è nemmeno passato un attimo per la mente che potesse essere colpa tua» interruppe il suo fiume di parole circondandogli il volto con le mani «Non ho idea di come abbiano fatto a scoprirlo, ma tu e la tua famiglia non c'entrate nulla e non permetterò che qualcuno del mio staff possa pensarlo, okay?» Harry annuì piano con la testa lasciandosi coccolare dalle sue carezze.
Alberto li raggiunse nuovamente «È tutto pronto, Louis. Possiamo uscire» poi gli si affiancò pronto a fargli da scudo come il suo ruolo richiedeva. «No, Alberto. Tu occupati di Harry, fai in modo che non gli si avvicinino e lo possano fotografare il meno possibile. Io uscirò davanti a voi e mi farò aiutare dalla sicurezza». Il Bodyguard fece come Louis gli aveva chiesto, spostandosi al fianco di Harry e cingendogli le spalle. «Sei pronto, piccolo?» «Sì» soffiò piano il ragazzo, inforcando gli occhiali da sole. Louis gli diede un bacio a fior di labbra, per infondergli maggior tranquillità, poi si voltò raggiungendo l'uscita.
Come le porte si aprirono, una quantità numerosa di flash e grida dei fotografi li investirono in pieno. Sembrava fosse giorno da quanto i flash delle macchine fotografiche illuminavano il buio della notte.
Louis abbassò la visiera del suo cappellino e puntò lo sguardo verso i suoi piedi. Si voltò un attimo per guardare Harry e, dopo essersi assicurato che Alberto lo stesse proteggendo nella sua stretta sicura e forte, si fece scortare dagli uomini della sicurezza fino all'auto. Era un susseguirsi di persone che chiedevano a gran voce È il tuo ragazzo, Louis?, E' stata una fuga romantica?, Da quanto state insieme? Non rilasciò ovviamente alcuna dichiarazione e con il braccio destro cercò di schermarsi il volto dai continui lampi di luce.
Come se non bastasse, la massa di fotografi era così numerosa che aveva costretto il loro autista a parcheggiare poco più avanti rispetto alle porte scorrevoli dalle quali erano usciti, perciò furono obbligati a percorrere il resto del marciapiede con loro appresso.
Avrebbe voluto urlare, la testa gli stava scoppiando, ma non prima di aver insultato pesantemente chiunque fosse dietro a quella maledetta soffiata.
Non appena arrivarono al suv nero, l'autista recuperò i loro borsoni e li sistemò nel bagagliaio, mentre Alberto tentava di fare mantenere distanti i paparazzi dalla portiera posteriore cosicché loro potessero scivolare all'interno del mezzo.
Louis lasciò che per primo salisse Harry e poi lo raggiunse prendendo posto al suo fianco. Nonostante fossero ormai chiusi nel suv con i vetri oscurati, i clic delle macchine fotografiche non cessavano, così come le urla. Sussultò quando dei colpi rimbombarono all'interno del veicolo: i fotografi si erano avvicinati all'auto e avevano iniziato a picchiare contro di essa, probabilmente nella speranza che abbassasse il finestrino e si decidesse a dire loro qualcosa.
«Lasciateci in pace, cazzo!» Louis imprecò nella loro direzione picchiando una mano contro il vetro «Questi sono pazzi!» All'improvviso udì un singhiozzo che lo fece voltare immediatamente verso sinistra: Harry era premuto contro il sedile, con le gambe rannicchiate e il corpo girato verso di lui; il cappuccio della felpa era ancora calato sulla sua testa ma aveva sfilato gli occhiali da sole. I suoi occhi erano rossi e spaventati, mentre calde lacrime gli rigavano il viso. Il suo corpo scosso da continui singhiozzi.
Louis gli si avvicinò preoccupato «Harry. Hey, guardami» lo esortò, non riuscendo però a farsi ascoltare. Il petto del ragazzo si gonfiava e sgonfiava ritmicamente, mentre continuava a respirare pesantemente a bocca aperta. Gli occhi verdi fissi su un punto non definito.
Merda. Come ci si comportava quando qualcuno era nel bel mezzo di un attacco di panico?
Fece scivolare il cappuccio dalla sua testa, sistemandosi meglio contro lo schienale e guidandolo a cavalcioni sulle proprie gambe. Harry si lasciò manipolare come un automa. Ok, doveva trovare una soluzione al più presto. «Possiamo uscire da questo cazzo di parcheggio?» sibilò, facendo voltare Alberto che «La macchina è circondata, Louis, non possiamo fare mosse brusche o rischiamo di mettere sotto qualcuno. Abbi pazienza» gli spiegò pacatamente.
Pazienza. Come poteva essere paziente quando Harry si stava sentendo male?
Gli prese un polso, mentre posava l'altra mano sulla sua guancia liscia «H, guardami. Adesso siamo al sicuro, stiamo andando via» tentò di rassicurarlo. Boccheggiò quando le iridi verdi incontrarono le sue, completamente annacquate e terrorizzate. Portò una mano dietro la sua nuca, spingendolo contro il suo petto e accarezzandogli dolcemente lo scalpo «Shh, respira. Con calma, ci sono io. Respiriamo assieme» lo istruì, iniziando anche lui a prendere respiri profondi affinché Harry, posato contro il suo petto, potesse percepirli e imitare il suo ritmo respiratorio.
La sua vita era un disastro. Un minuto sei così in alto da sentirti invincibile e quello dopo sei sottoterra.
Avevano trascorso una settimana da dio, letteralmente, ma non avevano fatto a tempo a mettere piede in territorio inglese che la realtà li aveva assaliti senza pietà.
La sua vita era un disastro e adesso stava rovinando anche quella di Harry.
Continuò a massaggiare la cute sotto i ricci ribelli di Harry, schioccando morbidi e rassicuranti baci fra essi, fino a quando non lo percepì rilassarsi sopra di lui. Lasciò che il ragazzo gli allacciasse le braccia dietro la testa, la guancia premuta contro la sua spalla e il volto nascosto nel suo collo solleticato dal suo respiro, finalmente calmo.
Erano riusciti a lasciarsi alle spalle quell'aeroporto infernale dopo ben venti minuti da quando erano saliti in macchina, ma anche adesso che stavano percorrendo la carreggiata quasi deserta a quell'ora di notte, non sembravano poter trovare pace: alcuni fotografi erano saliti sulle loro auto e avevano deciso di non demordere, continuando a inseguirli.
Louis li odiava. Li odiava, davvero.
Estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans quando udì l'arrivo di un messaggio.
Da: Niall
Lou, ho visto le foto. Che cazzo è successo? Come state?
Digitò velocemente una risposta, guardando lo schermo dell'Iphone oltre la schiena di Harry.
Stiamo tornando a casa. Harry ha avuto un attacco di panico.
Da: Niall
Merda.
Già, esattamente quello che aveva pensato lui. Gettò il telefono sul sedile accanto a sé, riprendendo ad accarezzare la schiena del più piccolo che si manteneva stretto a lui con gli occhi chiusi. Piccoli sbuffi, talvolta ancora tremanti, uscivano dalle sue labbra schiuse.
«Louis, andiamo a casa tua?» la voce di Alberto lo riscosse dai suoi pensieri. «Cosa credi sia meglio fare?» Era esausto, non aveva più voglia di pensare. Tanto ogni decisione che prendeva a quanto pare si rivelava essere sbagliata. «Penso non sia il caso di portare i paparazzi fin fuori casa di Harry. Andando a casa tua possiamo seminarli, lo sai. Conosciamo delle scorciatoie fuori Londra che loro non sanno». Annuì «Andiamo a casa allora».
Senza farlo apposta il suo telefono squillò. Rispose immediatamente non appena lesse il nome della persona che lo stava cercando «Anne - » «Riportamelo a casa, subito!» Non lo lasciò nemmeno parlare, riattaccando immediatamente la chiamata. Lo odiava, non c'erano più dubbi. Si era giocato anche quell'ultima carta.
Non farmene pentire.
Non succederà. Le aveva assicurato e invece.
Era successo.
«Cambio di programma. Portiamolo a casa sua» si limitò a dire sconfitto, stringendo maggiormente la presa attorno al più piccolo e cullandolo dolcemente. Sorrise flebilmente nel percepire le labbra carnose di Harry premere impercettibilmente contro la sua pelle per lasciargli dei soffici baci. «Torniamo indietro. Torniamo a Bali» mugugnò contro il suo collo. Louis chiuse gli occhi, sospirando tristemente. Non era quello il trattamento che Harry si meritava. «Mi dispiace così tanto» si limitò a dire, la voce leggermente spezzata.
Non dissero nient'altro. Calò il silenzio nell'autovettura, in sottofondo solo il rumore del motore e quello delle altre macchine che sfrecciavano lungo la strada insieme a loro.
Il capo di Louis era abbandonato contro lo schienale, gli occhi vitrei a osservare in silenzio le luci della città al di fuori. E per la prima volta dopo tanto tempo, Louis voleva piangere. Harry aveva appena avuto un attacco di panico a causa del suo stile di vita e incominciava a pensare che, forse, gli avvertimenti delle persone attorno a loro non erano poi così sbagliati.
Arrivarono fuori casa Styles intorno alle 4:30 del mattino. Un paio di macchine con i paparazzi dietro di loro. Incredibile come non si arrendessero con tanta facilità. Alberto scese per primo, recuperando il borsone di Harry e portandolo direttamente fuori dall'uscio di casa sua. Anne probabilmente stava aspettando il loro arrivo tenendo sotto controllo la strada dalla finestra perché aprì immediatamente la porta, spostando in casa il borsone di Harry e aspettandolo con le braccia incrociate e lo sguardo severo. Uno sguardo omicida che Louis riuscì a notare nonostante la distanza e i vetri ad oscurare leggermente la sua figura.
«Tua mamma ti sta aspettando» ruppe il silenzio il maggiore, staccando Harry dal suo petto. Aveva ancora addosso la sua felpa, gli occhi decisamente spenti. «Ti chiamo appena arrivo a casa, mmh?» gli sorrise confortante, sollevandogli di nuovo il cappuccio sul capo. Harry si sporse a baciarlo «È stata una settimana bellissima» soffiò sulle sue labbra. E davvero, Louis adesso stava realmente per piangere perché come faceva Harry, in quella situazione, a concentrarsi su quello? Era stupendo. «Non doveva finire così. Volevo...» si fermò, tradito dalla sua stessa voce «Volevo solo farti stare bene e invece tutto è rovinato. Dio, mi dispiace così tanto». Le mani del più piccolo gli avvolsero immediatamente il volto «Lou, non è colpa tua. Non - ok, questo non era previsto, ma non cambia il fatto che questi giorni assieme siano stati stupendi» gli scostò la frangia dalla fronte, mordicchiandogli poi la punta del naso e riuscendo così a strappargli un sorriso. Uno di quelli che comprendeva anche gli occhi e faceva formare alla fine di essi quelle rughette d'espressione che Harry gli diceva sempre lo facevano sembrare più giovane e tenero. «Ora vado, così anche tu puoi andare a casa» avvicinò il volto al suo, avvolgendo le labbra attorno alle sue e schiudendole immediatamente per permettere alla lingua di Louis di raggiungere la sua.
Si baciarono lentamente, ritornando per pochi istanti nella loro bolla privata. Poi Harry si staccò, guardandolo sorridente. Ti amo. «Ti voglio bene» gli sussurrò invece, come fosse un segreto e non volesse farsi sentire dall'autista. Louis sfiorò con i polpastrelli la sua bocca, premendovi sopra in risposta un casto bacio, prima di vederselo scivolare via dalle mani e percorrere a testa bassa e passo rapido il vialetto di casa.
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