CAPITOLO 26 - JULIA

  "Credo che quando qualcuno ti fa un torto si sia in due a portarne il fardello, che la sofferenza che quel torto provoca pesi su entrambi. Perdonare, allora, significa decidere di sobbarcarsi tutto il peso da solo."
( Allegiant - Veronica Roth ) 



Torno a casa, distrutta e senza una vera meta.

Torno a casa perché non saprei da chi altro tornare.
Non basto.
Voleva la mia voce ma la mia voce non è stata sufficiente per restare.
Non basto.
Mi aveva chiesto di reagire, ma reagire non è stato sufficiente per farlo restare.
Non basto.
Mi aveva detto che se lo amavo, dovevo tentare... dovevo provare, ma farlo non è bastato a farlo restare.
Io non basto.
Liam si è arreso.

"Io non basto" sussurro alla stanza vuota.
E' la consapevolezza di quanto appena detto mi attorciglia lo stomaco. Mi... mi opprime. E' la terza frase che pronuncio ed è la terza volta che rischio di soffocare.
La mia voce è ancora una scoperta. Non la ricordavo così bassa, non la ricordavo così fine, non... non la ricordavo affatto.
E' da troppo tempo che non pronunciavo di nuovo delle parole. E' da troppo tempo che le mie labbra non si muovevano per emettere dei suoni, per tradurre in parole un pensiero astratto.
Era da troppo, troppo, troppo tempo.
Eppure non è bastato.

Fisso il cassetto del mio comodino, quello in basso, che contiene un'unica cosa. L'unica che mai avrei pensato di poter mai effettivamente vedere.
L'unica cosa che, ad oggi, devo fare, per poter davvero andare avanti.
Ho sempre desiderato leggere cosa ci fosse scritto nella lettera che mi consegnarono in ospedale, da parte di Cole, scritta il giorno stesso in cui ha provato ad uccidermi e poi ucciso se stesso, ma non ne ho mai avuto davvero il coraggio.
Non ho mai osato davvero.
Non ho mai rischiato di spezzare ancora il mio cuore.

Afferro la lettera con le mani che tremano, quasi fosse un oggetto di inestimabile valore.
E' ancora sigillata nella stessa busta bianca, con su scritto "Per Julia" con la perfetta calligrafia corsiva di Cole.
Mi brucia il petto solo al pensiero di ciò che troverò scritto, dei sentimenti che riaffioreranno, ma devo farlo. Nonostante sappia che ciò che leggerò forse mi riporterà al punto di partenza, ad un punto senza parole, ad un punto nel bianco, senza contorni. Senza niente. Se non il bianco.
O forse mi renderà libera.

La guardo ancora una volta, provo ad imprimerla nella mente così com'è perché so che una volta letta non sarà più la stessa, non sarò più la stessa.
Apro lentamente la busta, con una lentezza che quasi mi uccide, e poi afferro la lettera.
E' tutta rigorosamente scritta a mano, da Cole.
E, nonostante i timori, le paure e gli orrori che la mia testa rimanda in repit, prendo coraggio, sospiro e... inizio a leggere.

"Sono sette giorni che mi hai lasciato.
Sette giorni che non mangio un pasto vero.
Sette giorni che non parlo con qualcuno.
Sette giorni che non dormo bene.
Sette giorni che a stento ritorno a casa.
Sono sette giorni in cui non vivo più.

Mi hai lasciato, Julia, mi hai lasciato solo nonostante tu sapessi quanto ti amo.

Te li ricordi quei pomeriggi estivi, quando tu eri appena arrivata dalla Polonia e non avevi nessuno oltre me e tua sorella?
"Mi sono sentita così sola senza di te" mi hai detto un pomeriggio, seduti su una panchina vicino casa, dopo che l'influenza mi aveva costretto a restare in casa qualche giorno.
Avevi nove anni, i capelli più biondi che avessi mai visto e gli occhi più veri del mondo, tutti volevano essere tuoi amici ma tu non te ne accorgevi.
Io ne avevo dieci, e avevo perfettamente capito che tu saresti stata la donna della mia vita.

Te lo ricordi il nostro primo bacio? Tu avevi quattordici anni, io quel giorno ne compievo quindici. Era il nostro primo bacio in assoluto.
Eravamo al ballo di fine anno, tu indossavi un vestito bianco, io la camicia che mi avevi regalato per i miei quattordici anni, anche se mi andava un po' stretta, ma era un tuo regalo e a me piaceva.
Dopo quel bacio hai avuto paura, temevi che la nostra amicizia si rovinasse e allora lasciai perdere.
Provammo ad essere ancora amici ma ormai la gelosia era troppa, per entrambi.
Così, dopo l'inizio della scuola, e i numerosi ragazzi che iniziavano ad accorgersi di te, decisi che non avrei potuto perderti.
Eri mia.
Venni a casa tua, un pomeriggio di settembre, ero lì solo per farti capire quanto ci amassimo.
"Proviamoci" mi avevi detto, ancor prima che iniziassi a parlare.
Non dimenticherò mai quel bacio.
Non dimenticherò mai le tue mani sul mio cuore.
Non dimenticherò mai quando i miei occhi hanno visto per la prima volta il tuo corpo perfetto, quando le mie mani hanno accarezzato le tue curve e le mie labbra hanno assaporato ogni centimetro della tua pelle.
Non dimenticherò mai quando ho capito che ti amavo e che ti avrei sempre amato alla follia.


Ti scrivo e piango. E non mi vergogno, non posso rinnegare l'amore che provo per te.

Ma è questo il problema.
Io ti amo, ma tu riesci a vivere senza me mentre io mi sto uccidendo.
Eppure non ho paura di morire, non ho paura della morte perché non sarebbe niente di peggio del vivere senza di te, perché non vivrei, perché se morissi non perderei nulla... ho già perso tutto, perdendo te.

Io mi sento esattamente come te in quel pomeriggio caldo, al parco. Sono solo senza di te.

Non vivo più, non vivo senza di te.
Niente ha senso senza di te.
Non c'è luce.
Non c'è aria.
Non c'è vita.
Non c'è amore.
Solo buio.

E allora dovrò trascinarti con me.
E' l'unico modo che ho per poterti avere ancora vicina.
In vita, in morte... noi due assieme.

Se puoi, perdonami.
Ma mi rifiuto di vivere una vita senza di te.

Con troppo amore, Cole."


La lettera mi scivola dalle mani e cade sul pavimento.
Asciugo una lacrima che solca la guancia sinistra e solo quando mi volto verso lo specchio mi rendo conto che non ce n'è solo una.

Avevo cercato di abolire qualsiasi ricordi mi legasse a Cole, con quelli belli c'ero riuscita.
Avevo rimosso dalla mia mente i nostri primi momenti assieme, il nostro primo incontro, il nostro primo bacio.
Avevo rimosso qualsiasi cosa bella potesse collegarmi a lui. Avevo reso inutile il nostro rapporto.
Avevo dimenticato quanto gioia aveva saputo darmi.
Cole non è stato sempre così folle.
Ci siamo voluti bene, ci siamo amati. Mi ha dato tutto di se.
Ma mi ha anche tolto tanto.
Col tempo la sua gelosia era diventata asfissiante, ma in passato ha saputo regalarmi il mondo.
Era il mio migliore amico. Era il mio confidente. Era il mio mondo.

Vorrei poterlo odiare davvero, ma dopo questa lettera mi rendo conto che l'ostilità che ho avuto fino ad oggi nei suoi confronti era solamente un'ostilità che mi imponevo. Perché dovevo punirlo per quello che mi aveva fatto. Perché se non era la legge ad isolarlo, allora dovevo farlo io nella mia mente.
Ma la verità è che io non ho smesso di volergli bene. Una parte di me l'odierà per sempre per quello che mi ha fatto, ma il mio cuore non può dimenticare tutto il bene fatto in passato.
Ma il mio cuore non può dimenticare quando stava quasi cessando di battere.

Le lacrime mi soffocano. Ho bisogno di urlare, ho bisogno di sfogarmi. Mi sento opprimere da tutto questo dolore trattenuto per mesi e mesi.
Sono stanca.

"BASTA!" urlo alla stanza vuota. Ma più che alla stanza vuoto lo urlo a me stessa. Urlo basta al silenzio che mi ha accompagnato per tutto questo tempo. Dico basta alla tristezza, basta al dolore, basta ai ricordi.

"BASTA. BASTA. BASTA!" urlo mantenendomi la testa tra le mani. Il suono della mia voce mi fa piangere. Avevo dimenticato che sensazione avesse urlare. Avevo dimenticato che sensazione avesse liberarsi. Avevo dimenticato che sensazione avesse combattere contro le mie emozioni. Ma al momento stanno vincendo loro, al momento mi stanno uccidendo.

"BASTA!" urlo ancora, stesa sul pavimento. Con le gambe al petto, in posizione fetale, cerco di tenere insieme i pezzi di me. I piccoli pezzi restanti, quelli che Cole non è riuscito a spezzare. Quelli che Liam è riuscito a modellare, ad apprezzare, ad amare. Quelli che io stessa sto rovinando.
Cerco di tenere insieme quel che resta del mio cuore.
"Basta" sussurro e questo mi fa piangere ancor di più. "Basta!" urlo ai ricordi, basta a tutti.
La mia voce continua ad essere una scoperta, continua a farmi piangere e a ricordarmi che ce l'ho fatta comunque. Che sono sopravvissuta.
"BASTA!" urlo ancora, tentando di tenere insieme quel che resta della Julia di un anno fa. Urlo basta alla sensazione di vuoto che mi accompagna da quando Liam mi ha lasciata. Basta al dolore che provo a ricordare quanto io l'abbia reso insensibile a tutto, persino al dolore. Urlo basta alla sensazione di sconforto che mi accompagna ogniqualvolta mi ritorna in mente le mie prime parole, pronunciata a Liam, mentre a lui non fanno alcun effetto.

"Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta" urlo.

"Hey, hey, Julia" Leila piomba nella camera gettando le sue cose sul pavimento e prendendomi tra le sue braccia.
"Hey, cosa succede?" Mi abbraccia, mi abbraccia solo come una vera amica può fare. Mi abbraccia nonostante io stia continuando a sussurrare basta. Mi abbraccia nonostante io continui a sussurrare di dover smettere. Ma, ancora una volta, lo sussurro a me stessa.
Leila prova a tenermi stretta, mi accarezza i capelli mentre io sto perdendo gli unici pezzi restanti del mio cuore.
Sono persa senza Liam, sono persa senza quei pezzi che si completavano unicamente con i suoi, di pezzi.
I miei pezzi si uniscono ai suoi.
Il mio cuore si incastra perfettamente col suo, come un bellissimo puzzle da mille pezzi.
Dio aveva un piano, un progetto per me: Liam. Il mio progetto è sempre stato lui. Ho dovuto attraversare tutto quello che ho attraversato solo per poter decidere di iniziare il college a Seattle e incontrare Liam Martin.
Dio aveva un progetto ben definito per me, io l'ho rovinato.
Ho rovinato il mio stesso destino.
Come Cole ha rovinato parte dei nostri ricordi.
Mi sento spezzata.
Mi sento in due.
Mi sento vuota.

"Sono una brutta persona" sussurro, fissando un punto indefinito alle spalle di Leila, mentre lei continua a tenermi stretta e ad accarezzarmi, come se così facendo parte del dolore si alleviasse.

"Non sei una brutta persona" risponde a voce bassa, un po' commossa. "Non lo sei assolutamente. Commetti degli errori, come ogni essere umano." Le sue mani mi tengono la testa, mi accarezzano mentre i suoi occhi scuri provano a rassicurarmi. "Non puoi essere perfetta in tutto, Julia, consentiti di sbagliare e abbi il coraggio di rimediare." Sussurra. La sua voce è dolce, molto più fluida della mia e non perché il mio accento non è propriamente americano, piuttosto perché faccio fatica a pronunciare nel modo giusto le parole. La mia voce è troppo lenta rispetto alla potenza che impiego per pronunciarle, la mia voce è troppo bassa rispetto alla forza impiegata per urlare, la mia voce è troppo meccanica per essere una persona di diciannove anni. Perché dopo un anno in silenzio, mi rendo conto che è un po' come riprendere ad andare in bici dopo anni ed anni. Ti ci vuole un po' di tempo e qualche caduta, ma poi ce la fai.
Ciò che dice Leila è giusto. Dovrei avere il coraggio di reagire. Di combattere per ottenere ciò che voglio.
Non importa se la mia voce non è bastata. Basterò io. Basterò io per me stessa. Basterò io per poter dimostrare a Liam che noi ne valiamo la pena, che adesso ci sono davvero, con tutta me stessa.

"Devo combattere" rispondo ancora meccanicamente, devo combattere. Devo vincere!

"Devi combattere, stronza" mi stringe ancora forte, tra le sue braccia e, immersa nei suoi capelli rossi, riesco a sentirmi più calma. Riesco ad avvertire la serenità che mi serve, l'affetto di cui ho bisogno. "Aspetta..." si interrompe per poi guardarmi sconvolta. "Tu parli! Cazzo Julia, tu stai parlando" in meno di un secondo, il suo perfetto viso tondo si inonda di lacrime. Totalmente.

"Sì... io parlo" sussurro in un mezzo sorriso. Leila si fionda tra le mie braccia e continua a commuoversi, come se questa fosse una delle notizie più belle che potesse avere.
E adesso penso solo a quando finalmente chiamerò i miei genitori, mia sorella, quando proverò a Liam che non c'è niente e nessuno che può fermarmi e che noi... che noi insieme valiamo.
Che Cole ha portati via gran parte di me, ma io sono sopravvissuta e adesso ho intenzione di vivere davvero.
Con la mia voce.
Con amore.
Con Liam.

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