CAPITOLO 21 - JULIA
"Quando non hai niente da fare non puoi fare a meno di ricordare."
( S.E. Hinton )
Sono sveglia da quattro ore dopo averne dormite solamente tre e tra circa dieci minuti ho la prima lezione della giornata.
Ormai dormire è diventato impossibile.
I ricordi mi invadono la mente. Non mi lasciano sola neanche nei sogni. Mi ricordano che sono viva. Che sono sopravvissuta senza avere giustizia. Senza aver combattuto. Senza aver fatto qualcosa.
I ricordi mi uccidono.
A volte penso che Cole non abbia portato via solo la mia voce, ma anche parte della mia mente. Anche se non c'è più, ha ancora tanto potere nella mia vita, continua a manovrarmi in base ai miei timori, alle mie paure, ai miei ricordi. Continua ad essere presente anche se ha preferito uccidersi.
Ma quella davvero morta, a volte, credo di essere io.
Me ne sono resa conto la prima volta che ho capito che non sarei più tornata a parlare.
Quel pomeriggio al parco, circa due mesi dopo "l'incidente", due bambini litigavano per chi dovesse salire prima sullo scivolo rosso e dato che era quasi Natale, lo scivolo rosso era quello più importante.
Ricordo perfettamente il bambino con i capelli più biondi dei miei che, con la fermezza di un adulto, gli urlò che aveva la precedenza perché era più grande e senza rifletterci due secondi, spinse giù per la scaletta l'altro bambino. Inutile dire che iniziò a piangere e a tenersi il braccio destro, chiedendo aiuto.
Nonostante la paura che mi sopprimeva, non riuscivo a fare niente se non guardare e guardare. Speravo che arrivasse qualcuno in grado di parlare e cercare i suoi genitori ma non arrivava nessuno. C'ero solo io.
Provai ad indicare gli scivoli ad una coppia di genitori, con la speranza che capissero e andassero in soccorso di quel povero bambino ma nessuno mi capiva. Nessuno riusciva a capire il motivo per cui indicavo e non parlavo e nessuno più di me, ha mai odiato me stessa in quel momento.
Decisi che, se proprio non riuscivo a parlare, potevo quantomeno aiutarlo. Ma non appena arrivai agli scivoli c'era già qualcuno più bravo di me, più gentile di me, più forte di me, qualcuno che riusciva a parlare e non aveva paura di usare la propria voce per cercare i genitori del povero bambino.
Me ne andai con la coda tra le gambe con la consapevolezza che Cole non aveva ucciso solo se stesso, ma anche parte del mio cuore. E che non aveva portato via solo la mia voce, ma la restante parte di cuore.
Questo l'ho creduto fino a quando Liam non è entrato nella mia vita e ha stravolto tutto. Fino a quando le sue risate non hanno rimpiazzato parte del dolore, fin quando le sue mani non hanno sconfitto la paura dell'essere toccata. Fino a quando la paura di perderlo, ha rimpiazzato la paura di baciare ancora qualcuno.
Fino a quando non ho capito che lo amo con tutta me stessa.
Fino a quando non ho capito che posso ancora essere felice, anche senza voce.
Accarezzo la collanina che mi ha regalato per il mio compleanno, mi fa sorridere il modo in cui è stata scelta. Dato che quel giorno ci siamo svegliati assieme, del tutto imbarazzati dallo stato pietoso in cui eravamo, abbiamo (ha) deciso che il regalo era una delle priorità di quella mattina. E siccome la prima cosa vista appena usciti dal dormitorio era un gatto, allora ha deciso che il mio regalo sarebbe stata una collanina d'oro con un gatto, per i miei riccioli – d'oro e perché, secondo i suoi attenti studi, il gatto, almeno nei tatuaggi, significa la voglia di rinnovarsi e godersi a pieno la propria vita.
"Hey, sveglia" Leila sventola la sua mano laccata di rosso, come i suoi capelli, davanti al mio viso. Il mio sguardo cambia totalmente quando mi piazza davanti uno scatolo pieno di ciambelle nonostante siamo già in aula.
Ora sì che può essere un buon giorno.
Anzi, mi correggo, è ancora un miglior buon giorno quando vedo arrivare Liam con una felpa aderente... bianca.
"Buon giorno riccioli d'oro" mi bacia con la sua solita dolcezza e con la solita delicatezza, mi passa una mano tra i suoi ricci preferiti.
"Mi fate vomitare" Leila scuote il capo divertita mentre addenta la sua ciambella con glassa al cioccolato.
Alla fine Leila ha deciso di seguire anche lei chimica, per ottenere dei crediti extra, ed io non ne potrei essere più felice perché avevo bisogno di compagnia almeno in qualche lezione. Ammetto che la presenza di Liam aiuta, ma un'amica è pur sempre un'amica.
"Buon giorno ragazzi. Ho constatato che lavorate meglio assieme che da soli, dato il test di venerdì scorso andato..." prende una pausa "benino. Quindi, ho deciso che per il prossimo lavoro tornerete a lavorare insieme. Le coppie della scorsa volta. Ora aprite il libro a pagina 120."
Non mi sento minimamente toccata dalle parole del professore perché all'ultimo test ho preso una A – così come Liam. Quello che mi preoccupa, in realtà, è lui. Non per i lavori da fare, sono certa che andrà benissimo come ogni volta. Il problema, per lui, siamo Mike ed io. Quei pochissimi giorni trascorsi assieme per fare una relazione che in realtà avrei dovuto realizzare con lui, sono stati per Liam un tormento. Il solo pensiero di Mike accanto a me lo ossessiona e la sua espressione pensierosa me lo dimostra chiaramente.
"Tu sei in coppia con me." Mormora, più a se stesso che a me.
Lo guardo picchiettare nervosamente la sua matita sul tavolo e questo lo fa solamente quando si sta per incazzare.
Afferro il mio solito blocchetto che gli passo non appena finisco di scrivere.
"No, sono in coppia con Mike. Ricordi?"
Credo che legga appena il "no" e in un secondo strappa la pagina e l'appallottola.
"No. Sono io in coppia con te. Ero io quello con cui ti ha messo in coppia il professore. Non si discute. Sono io!" sospira innervosito mentre continua a stringere la carta da un lato e a picchiettare la matita sul banco dall'altro.
Leila se la ride mentre butto gli occhi al cielo, anche se non mi sta guardando, e scelgo di non rispondere perché in questo momento sarebbe inutile ma dovrà convivere con l'idea che Mike ed io ci rivedremo presto.
E infatti non mi sbaglio.
A fine lezione Mike mi si avvicina per niente in imbarazzo o intimorito dalla presenza di Liam, come accade con chiunque in quest'aula. Anzi, college. Anzi, mondo.
E questa è una cosa che mi piace tanto, da amica ovviamente.
Si sistema il ciuffo rossastro leggermente scompigliato per fare una finta corsetta dalla porta dell'aula al muro di fronte.
"Ciao Julia. Sono felice che lavoreremo ancora insieme e data la A presa la volta scorsa sono certo che faremo un ottimo lavoro." Sembra estremamente entusiasta ignorando completamente Liam al mio fianco che ispira ed espira rumorosamente, come se stesse contando fino a....
"Julia è in coppia con me!"
"La signorina Cieslak è in coppia con il signor Carter, Liam. Buona giornata." Il professore non si scomoda a dare spiegazioni, ci passa accanto indifferente e ignaro di aver appena innescato una bomba che dovrò essere io a spegnere.
Liam si passa una mano sul mento e sospira mentre Mike mi sorride soddisfatto, ignorando ancora una volta il mio fidanzato.
"Bene, ci organizziamo alla fine della prossima lezione?" chiede sorridente, annuisco anche se avverto lo sguardo di Liam su di me.
"A dopo allora. Ciao Liam." Mike imbocca il corridoio a destra e se ne infischia altamente del mio fidanzato e di quanto adesso sia incazzato. Ottimo.
"Ok. Va bene. Lo accetto, ok?" sospira "No. Non dirmi nulla, lo accetto, davvero. Però se prova anche solo a sfiorarti per prendere una cazzo di penna io..." si trattiene e non continua la frase, ma capisco perfettamente dove vuole andare a parare. Non credo ci siano rischi. Certo, so che Mike ci sa fare e so di essere una bella ragazza, ma è sempre stato al suo posto senza mai sbilanciarsi e dubito che sia intenzionato a farlo adesso.
Afferro il cellulare e gli invio un messaggio.
"Sta tranquillo, non c'è alcun rischio." Questo lo fa sorridere e non perché sia divertito ma perché lo innervosisce ancora di più.
"Sì che c'è pericolo. Tu sei esattamente il suo tipo di ragazza. La vedi quella?" mi indica una ragazza bassina, molto bassina, con i capelli biondi e la pelle chiara, vestita come se si trovasse in una casa delle bambole e con un trucco che ricorda Barbie stessa "Ecco, lei è la sua ex. Se fossi dieci centimetri più bassa e ti vestissi una merda saresti uguale. Ed io non permetterò che Mike ti porti via da me" mi attira al suo petto piazzandomi le mani giù alla schiena "E neanche che tu inizi a vestirti di merda, è chiaro." Ridacchia della sua stessa battuta che fa sorridere anche me, nel frattempo io do ancora un'occhiata a quella ragazza che sì, in effetti mi somiglia parecchio ma dubito fortemente che io possa rimpiazzare qualcuno che riesca a parlare senza timore di perdere se stessa.
"Devo andare, ti scrivo alla fine delle lezioni." Liam mi bacia veloce sulle labbra e poi si avvia verso l'uscita.
Vederlo geloso non mi spaventa, anche se questo mi porta inevitabilmente indietro di mesi e mesi ma c'è un'enorme differenza: Cole non avrebbe mai detto "L'accetto", piuttosto avrebbe preso a pugni Mike ed anche il professore.
Mi sto dirigendo alla mia ultima lezione, con il vento che a momenti mi strappa i capelli, il freddo che a momento mi intorpidisce anche le unghie dei pedi e i tuoni in lontananza che farebbero paura anche ad It, quando mi rendo conto che in realtà l'aula si trova nella direzione opposta a dove mi sto dirigendo, e ora capisco perché Mike abbia svoltato a destra nei corridoi. Sono qui da quasi due mesi e continui a dimenticare le aule, continuo a pensare che se si chiami "aula A" allora sia nel primo campus, ma questa ovviamente è una grande cazzata.
Corro facendo un dietro fronte e cercando di evitare a tutti i costi l'imminente temporale.
Ma mi fermo quando nella mia ottica visiva vedo una sagoma a me conosciuta.
Vedo le mani che in queste settimane hanno accarezzato la mia pelle, accarezzare la pelle di qualcuno che non sono io, pelle che non è mia.
Vedo gli occhi che in questi mesi hanno guardato me, guardare occhi che non sono i miei.
Vedo il petto che in questi giorni ho stretto a me, essere stretto da qualcuno che non sono io.
Vedo Liam abbracciare qualcuno che non sono io.
Vedo Liam abbracciare Meredith.
Vedo Liam sussurrarle qualcosa all'orecchio mentre lei si asciuga una lacrima.
Vedo Liam darle un bacio sulla guancia, una guancia che non mi appartiene!
Vedo Liam tenere Meredith stretta a sé, e toccarle i capelli.
Vedo Liam con Meredith e questo mi spezza il cuore.
So che dovrei essere razionale, so che dovrei riflettere, so che dovrei prima parlargli e poi ad arrivare a delle conclusioni. Ma cosa c'è da riflettere? Cosa c'è da parlare? Ciò che vedo è chiaro. Gli amici non si sussurrano all'orecchio, non si baciano le guance, non si abbracciano sotto i tuoni e i lampi di Seattle.
Gli amici... Non sono ex.
Alcune gocce di pioggia iniziano a scendere piano e poi, d'improvviso, inizia a diluviare. Piove così come piove nel mio cuore. Un diluvio di emozioni che mi atterranno e vorrei tanto non aver iniziato nulla.
Non averci messo il cuore.
Non avergli dato il mio cuore.
Vorrei avere la forza di gridare, ma resto in silenzio ascoltando il rumore della pioggia e del mio cuore che cade in mille pezzi.
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