capitolo 7

Give me a remedy cause my head wasn't wired for this world

Eile
Sbatto le palpebre piano per abituarmi alla luce che filtra dalla finestra e apro gli occhi.
Sono in una stanza dalle pareti e dal pavimento di legno chiaro, il soffitto a travi e c'è una finestra abbastanza grande che da su una strada affollata. Evidentemente è la mansarda di un qualche appartamento londinese.
E poi mi ricordo di tutto quello che è successo la notte prima, di Sherlock Holmes, la fuga e il sedile della macchina.
Scosto le coperte blu e scendo dal letto, dove sul comodino trovo una camicia verde a quadri, dei jeans neri, delle calze a motivi natalizi e degli stivaletti. Indosso i vestiti e scendo le scale, sopraffatta dall'odore di prodotti chimici, chiuso, legno e tè Earl Grey.

"C'è qualcuno?" chiedo.

"Finalmente ti sei svegliata Winchester! Hai dormito 26 ore di fila."

Entro nel salotto di Sherlock Holmes, dove lui è assorto a scrivere qualcosa sul computer, in pigiama e vestaglia.

"Dove mi trovo?"

"Benvenuta al 221B Baker Street, la mia umile dimora. Si insomma, mia e di John. A proposito, la mia collega Molly è passata a portarti dei vestiti."

Adoro già questa Molly, chiunque lei sia.
Mi siedo sul divano verde e mi guardo intorno, devo dire che l'appartamento è molto caloroso.

"Ho fame. Vado a prendere qualcosa giù. Vuoi qualcosa anche tu?" chiedo.

"Non ho fame. Mangiare è inutile."

"Allora, respiriano dei miei stivali, non mi stai simpatico ma mi preoccupo della tua nutrizione! Soprattutto visto che non mangi approssimativamente da..." faccio una pausa per pensare, "48 ore!".

Holmes mi guarda stupito.

"Come hai fatto a capirlo?"

"Guarda che non sei l'unico intelligente qui." gli faccio l'occhiolino. "L'ho dedotto Holmes."

Scendo le scale ed infilo il suo cappotto e nella tasca trovo, come avevo pensato, il portafoglio di Sherlock.
Esco in strada, ma solo dopo aver camminato a caso per un po' mi rendo conto che non conosco la città.

"Se ho un po' di fortuna, troverò uno Starbucks, un Costa o un Pret a Manger al prossimo incrocio." dico tra me e me.

E infatti, poco dopo, mi ritrovo davanti a un Pret A Manger, allora entro, faccio la fila e compro un caffè per Sherlock, una cioccolata calda per me e due cinnamon rolls poi mi incammino da dove sono partita.
Cammino per le vie piene di vita, addentando un cinnamon roll mentre iniziano a scendere gocce di pioggia.
Lascio la pioggia lavare via dal mio viso la sensazione di sporco che non è sparita da quando sono uscita dall'ospedale psichiatrico.
Quando finalmente apro la porta del 221B, sulla soglia vedo una vecchia signora dall'aria dolce e premurosa, il tipo di signora che ti prepara il tè e i biscotti.
La signora mi vede a sua volta e sorride.

"Ciao! Tu devi essere Eile Winchester, piacere io sono la signora Martha Hudson, la proprietaria del palazzo. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere."

"La ringrazio di tutto e mi dica se la metto in difficoltà stando qui perché-"

"Sta tranquilla tesoro. Se è per un caso di Sherlock posso fare di tutto. Sai quando siete tornati dormivi talmente profondamente che Sherlock ti ha dovuta portare sulla sua spalla come un sacco di patate?"

La signora Hudson ride ma io un po' meno. La mia dignità si sta sgretolando. Quell'arrogante di Sherlock Holmes mi ha portata in braccio come un sacco di patate! Credo che andrò a farmi una doccia al più presto possibile. La signora Hudson mi saluta ed esce dalla porta mentre salgo le scale. Ad accogliermi sul pianerottolo c'è Sherlock, piuttosto arrabbiato.

"Hai usato i miei soldi?"

"Mi hai davvero trasportata come un sacco di patate?"

"Rispondi alla mia domanda Winchester."

"Sì perché? Vorrei farti notare che non ne ho."

"Scroccona."

"Psicopatico."

Lui prende un cinnamon roll e il caffè e mi dice:" Non sono uno psicopatico sono un sociopatico iperattivo. Informati." Torniamo in salotto dove lui si risiede davanti al computer di John e mi dice:
"Sto facendo delle ricerche sulla tua famiglia. Tuo padre si chiamava Thomas Winchester ed era banchiere giusto?"

Wow. Google è davvero stupefacente.

"Esatto."

"E tua madre Aisling O'Dea era farmacista?"

"Esatto. Lavorava nella farmacia di Euston Street."

Sherlock va a prendere un pacco di documenti che stava sul camino e me lo sbatte davanti sul tavolo. I miei documenti,la mia cartella clinica e il cellulare. Come ha fatto a prenderli?

"Hey ma questi sono i miei documenti personali! Come hai fatto a prenderli all'ospedale?"

Posso sentire la soddisfazione nella sua voce irritarmi.

"Prima di venire a prenderti ho fatto passare John nella sala dei documenti. So che ci sarebbe stato utile."

Sulla pila è stato messo un foglio con la scritta 'Eredità'.

"Holmes, questo cos'è?"

"Leggilo. Fai funzionare il tuo cervello."

Su quel foglio è scritto che i miei genitori quando sono nata hanno compilato un documento in cui dicevano che dopo la loro morte, tutto sarebbe andato a me. Ma di solito il testamento si compila quando si è più vecchi e in punto di morte quindi...

"Loro sapevano che sarebbe successo."

Sherlock annuisce.

"Esatto. Sono felice di constatare che il tuo cervello funziona correttamente."

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