://capitolo 20

My grave concern is I can't ignore the past, I'll look into the future to make it last

Eile

Arrivo al St Barths quando il sole tramonta, lasciando striature rosee nei cieli e la notte gravare su Londra.
Dentro di me sento che qualcosa non va. E soprattutto spero di non dover vedere Sherlock Holmes.

Questa volta la mia entrata è un po' più gloriosa, anche se ancora nessuno mi nota. E almeno non ho più una pentola in mano.

Arrivata al piano dove eseguono le autopsie la prima persona che incontro uscendo dall'ascensore è Alex, visibilmente stanco. Qualcosa mi dice che sbarcare a casa sua alle 3 di notte non ha favorito la cosa.

"Occhi di Gatto! Cosa ti porta in questo tempio di morte e putridume?" chiede Alex, riuscendo a strapparmi una risata.

"A quanto pare Sherlock ha scoperto qualcosa."

"Aaaah giusto. Tutti ti aspettano nel laboratorio. Io devo analizzare il cadavere di Meredith Cabot, che è tornato sano e salvo questa mattina, come per magia." detto ciò, mi saluta e si dirige verso l'obitorio.

Apro la porta lentamente e mi intrufolo nel laboratorio cercando di farmi notare il meno possibile.
Ho paura di vedere Sherlock, e soprattutto ho paura che capisca che sono uscita con un ragazzo. Perchè non si può mai nascondere niente a quell'uomo?

Radunati in un angolo intorno al computer, ci sono John, Junie e una donna che non avevo mai visto, piccola e mora, con i capelli legati in una coda e il camice bianco. Deve essere la famosa Molly Hooper che mi ha prestato i vestiti. Tra di loro spicca la longilinea sagoma dell'ultima persona che vorrei vedere in questo momento.
Non sono esattamente sorpresa di vedere Sherlock Holmes qui.

"Buongiorno gente!" esclamo, mentre cerco di ignorare Sherlock il più possibile.

Lo sguardo glaciale del detective incontra il mio, micidiale e carico di rabbia.

"John perché l'hai fatta venire?" domanda, gli occhi puntati sul suo collega.

"Io non ho fatto niente." mente quest'ultimo, visibilmente colpevole

"Oh davvero. È da stamattina che sei nervoso. Se fossi innocente non saresti andato fuori a fare quella telefonata. Se fosse davvero stata una delle tue ragazze non avresti avuto vergogna a chiamarla davanti a noi, visto che non esiti mai a mostrarci le tue doti da Don Giovanni. E poi è da quando siamo arrivati che non smetti di tamburellare le dita sul bordo del tavolo. Quel gesto lo fai sempre quando qualcosa ti preoccupa."

John sbuffa e alza gli occhi al cielo, davanti alla classica attitudine di Sherlock. Insomma, chi non lo farebbe?

"Ragazzi, calmiamoci. Abbiamo cose più importanti da fare, come risolvere un omicidio per esempio." dico togliendomi la sciarpa.

"Sei stranamente di buon umore." fa notare Sherlock, sospettoso.

"Perchè è illegale essere felici adesso, Detective?" chiedo, forse in modo troppo scontroso.

Alex appare sulla soglia della porta per avvertirci che ha ispezionato il cadavere di Meredith Cabot e che ha trovato qualcosa. Tutti lo seguono fuori dalla stanza, tranne me e Molly, occupata a riordinare materiale nelle vetrine.

"Non ho ancora avuto l'occasione di ringraziarti per i vestiti, Molly. Ti devo qualcosa." mi rivolgo alla dottoressa.

"Non c'è di che... È stato un piacere aiutarti Eile." risponde, alzando lo sguardo timidamente verso di me.

Quegli occhi. Piccoli e marroni, sorridenti ma pieni di sofferenza repressa dovuta a qualcosa che non riesco ancora troppo a cogliere...

Che sbadata. Certo che so per cosa soffre, adesso che ci penso.
"Non vorrei intromettermi o costringerti a raccontarmi cosa senti, perchè so benissimo come possa essere difficile e spiacevole, ma forse dovresti lasciarlo perdere."

"Non è così facile..." dice, senza neanche provare a nascondere i suoi ovvi sentimenti per il mio ex coinquilino.

Il modo in cui lei lo guarda e in cui reagisce in sua presenza indicano facilmente cosa provi per lui.

"So benissimo che non ho esperienza e che non posso dirti cosa provare, ma Sherlock è insensibile e apatico, ti fa solo del male, Molly."

Ha il cuore a pezzi, mi dispiace vedere quella minuscola persona così profondamente sommersa nel dolore, a causa di un mostro che non sa neanche cosa le stia facendo.
Vorrei solo poterla abbracciare e dirle che andrà tutto bene, il punto è che non so come andranno le cose.

"Dai, andiamo a vedere cosa combinano gli altri!" cerco di cambiare argomento mentre usciamo dal laboratorio, dirette verso la sala autopsie.

Il cadavere di Meredith Cabot è disteso su uno dei tavoli, coperto da un telo nero. Tutto è freddo in quella sala:la morte, il bianco dei muri, il marmo del pavimento, il metallo delle attrezzature...

Sul suo addome è inciso il simbolo del Betathron, un marchio rosso che spicca sul pallore cadaverico della vittima.
Intorno a lei ritroviamo il detective, il suo assistente, la mia coinquilina e Alex, che sembrano alquanto interessati da quello che vedono.

Chiunque stia cercando di incolpare il Betathron ha commesso un errore recuperando il cadavere. Possiamo ritenerci fortunati.

Da quello che hanno spiegato Molly e Alex, Meredith è stata ritrovata in un sacco nel locale tecnico questa mattina dalla donna delle pulizie, che sentendo l'odore di putrefazione pensava ci fosse un topo morto nel condotto dell'aria. Era tutt'altro che un topo morto...

Alex ha trovato della terra sul sacco che conteneva il cadavere, oltre che dei lievi strappi che indicano che il cadavere è stato trascinato nella terra.

"Posso vedere il campione di terra?" chiede improvvisamente Sherlock. Sento dalla sua voce la lampadina accendersi nella sua mente.

Sherlock chiede il permesso per aprire la bustina contenente la terra, poi infila un dito dentro di essa e se lo porta al naso. Il suo viso impassibile si illumina.

"Zolfo?" chiede.

"Esatto. La cosa interessante" fa notare Alex, fiero di sé "è che dall'analisi del campione di terra, è risultato che,oltre allo Zolfo, contiene un alto tasso di Calcio, Cobalto e Afnio."

"Maidstone!" esclama Sherlock, guadagnando delle occhiate perplesse da tutti noi.

"Maidstone," ripete lui, come se quel nome dovesse ricordarci qualcosa "sud est di Londra. Il terreno lì contiene un'alta concentrazione di quei quattro metalli."

"Farò finta di non voler sapere come tu faccia a conoscere a memoria la composizione chimica del terreno dell'intera Inghilterra..." dico sotto voce, ma non abbastanza da non farmi sentire dal diretto interessato.

"Mi annoiavo" risponde impassibile.

}●{

Le nostre strade si separano davanti all'ospedale, dove io e Junie ci fermiamo per salutare John. Ma non Sherlock.
Junie chiede al dottore quali siano i piani suoi e di Sherlock quella sera.


"Credo proprio che cercherò di riposarmi questa sera. Poi Sherlock deve ancora analizzare i registri per il cappotto. Voi?"

"Una buona notte di riposo non farà male neanche a noi. Vero Eile?"

Uno scampanellio coglie la mia attenzione, segno che ho ricevuto un messaggio sul telefono.

numero sconosciuto
grazie per oggi pomeriggio

tu
Graham?

numero sconosciuto
chi altri se non io?

tu
come hai fatto ad avere il mio numero?

numero sconosciuto
me lo hai dato te, non ricordi?

tu
a dir la verità no...

numero sconosciuto
in ogni caso, volevo chiederti
se ti sarebbe interessato fare qualcosa domani...

tu
lasciami un po' di tempo per pensare e ti so dire ;)

"Eile?" la voce di Junie mi riporta alla realtà.

"Scusami, ehm, certo! Hai ragione." le dico, cercando di sembrare il più naturale possibile.

Non posso far altro che notare Sherlock, che solo pochi minuti prima era in disparte ma adesso avanzava verso di me, scrutandomi con il suo sguardo glaciale.

"Un ragazzo?"

La mia testa scatta verso l'alto, mentre cerco di non fargli capire che è davvero a causa di un ragazzo che non rispondevo. Se dovesse scoprirlo sarei davvero spacciata...
Peccato che non si possa nascondere mai niente a Sherlock Holmes.

"No, era solo..." provo a inventarmi una scusa valida "...Alex che si era dimenticato di dirmi che ha cena avrebbe ordinato take away dal giapponese."

"Quindi è un ragazzo."

"No. Cioè si." disperata nel tentativo di cambiare argomento, vedo un Golden Retriever dall'altra parte della strada e mi giro a guardarlo con finto entusiasmo:"Ooooh guarda che bel caneeee!"

La padrona del Golden Retriever mi sente e mi squadra sospettosa. Di sicuro pensa che abbia una qualche rotella fuori posto.

"Imbarazzo, aumento del battito cardiaco. Giocherellavi con i tuoi capelli. Non era Alex, ma un altro ragazzo."

"La tua è gelosia Holmes?" ribatto, sperando che colpire il suo punto debole possa dissuaderlo dal farmi altre domande.

"Sentimento inutile, come tutti gli altri. La gente potrebbe uccidersi a causa della gelosia: è un'arma pericolosa."

Sono stanca di sentirlo parlare. Stanca di dovermi giustificare, di non poter pensare perché pur senza telepatia quell'uomo è capace di leggermi.
Se solo potessi capire ciò che succede nella sua testa... Purtroppo mi risulta impossibile riuscirci.

"Winchester... Stai attenta. Questo è un periodo in cui non ti puoi fidare di nessuno." aggiunge. Non so se volesse sembrare educato, ma l'unica reazione che provoca in me il suo avvertimento è rabbia. Ormai la rabbia è l'unico sentimento che riesco provare...

"Quando è che accetterai il fatto che sto provando a farmi una vita fuori da tutta questa faccenda? Dopotutto ho il diritto di vivere!"

Questa volta nessuna parola esce dalla sua bocca. Al contrario, si gira ed inizia a camminare in direzione di Baker Street, lasciando John da solo davanti all'ospedale.

"John, aspetta un attimo." gli afferro il gomito prima che si giri per andarsene "Qual è la cosa che ha scoperto Sherlock, quella che non voleva dirmi?"

"Lestrade ha detto che nell'appartamento dei due fratelli non ha trovato neanche una foto che ritraeva Fabianna."

"Secondo Sherlock" prosegue, "quella che avete visto ad Hawley Crescent non è la vera Fabianna, ma una controfigura o qualcuno del Betathron."

Ma certo, è ovvio. Fabianna McDonnel ha detto di essere stata al Midnight Canal, la discoteca. Deve essere successo qualcosa di losco in quel posto, e adesso che ci penso, credo che Sherlock ne sappia qualcosa, vista la sua espressione quando siamo tornati da Hawley Crescent.

Io e Junie ringraziamo John, ma quando lei sta per andare verso casa di Alex, io sto ferma sul marciapiede. La ragazza si gira verso di me e sospira, proprio perchè ha capito che ho un'altra delle mie idee malsane.

"Non mi dire che vuoi andare al Midnight Canal..."

"Potrebbe darsi..."

}●{

Dopo un interminabile viaggio attraverso mezza Londra e un'ora gironzolando tra le bancarelle di Camden aspettando che la discoteca apra, finalmente riusciamo ad intrufolarci nel locale che puzza di sudore e alcol. La musica è assordante, a tal punto che Junie si deve tappare le orecchie.

"Se stiamo cercando prove che la vera Fabianna non è mai tornata a casa da questo posto, consiglierei di controllare il bagno e il retro."

Amo questa ragazza. Cosa farei senza di lei?

"Ti ho mai detto che ti adoravo Juniper?!"

"No, ma apprezzo il complimento."

Ci separiamo: a me tocca controllare il bagno puzzolente e sporco.
Brutti ricordi relativi al Rabid Cow si fanno spazio nella mia mente mentre apro una dopo l'altra le porte dei bagni. Quando trovo quello in cui la porta è chiusa a chiave, mi arrampico mettendo un piede sulla maniglia e riesco ad affacciarmi dallo spazio tra il soffitto e la porta. Eppure, non trovo un cadavere in putrefazione, ma una ragazza troppo occupata a rimettere tutto il contenuto del suo stomaco nel water per notarmi.

Mossa dalla disperazione, decido di controllare anche il bagno dei maschi, ma tutto ciò che ottengo sono degli sguardi sconcertati e una proposta sconcia da parte di un tipo vagamente ubriaco. Tutto ciò che ottiene lui invece è un pugno nei denti e un braccio dislocato.

Improvvisamente, sento il mio cellulare vibrare in tasca: segno che devo raggiungere Junie al retro.

Il retro è un vicolo maleodorante, pieno di gente sospetta che parla sottovoce. Trovo la mia amica appoggiata al cassonetto, un'aria soddisfatta stampata sulla faccia.

"Siccome mi sembrava troppo banale per una banda di criminali gettare un cadavere in un bidone della spazzatura, mi sono chiesta in che altro posto avrebbero potuto nasconderlo. Poi ho mi sono ricordata che siamo a Camden e che la discoteca si trova in prossimità delle chiuse."

Quella ragazza è un genio.
Presa da un impeto di affetto, la stritolo in un abbraccio talmente forte che mi deve ricordare che le manca il respiro.


"Ricordami che quando torniamo a casa ti devo comprare una quantità fuori dal normale di biscotti." le dico.

Ci mettiamo a correre verso le chiuse, dove l'odore di acqua sporca e stagnante mi fa rimpiangere quello dei bagni del Midnight Canal. Tuttavia, man mano che avanziamo lungo il canale, un altro odore si fa più intenso nell'aria.
Odore di putrefazione.

Ed è lì che poco più avanti, tra i rifiuti troviamo ciò che rimane di una ragazza dai capelli ambra che non può che essere Fabianna McDonnel.

"Junie, chiama Lestrade."

spazio autrice

E dopo 6 mesi si torna all'attacco!!! Non proverò neanche a nasconderlo, ho avuto un periodo di crisi mistica (come direbbe la mia prof di italiano) in cui davvero non avevo voglia di aggiornare perché non avevo idee. Forse è blocco dello scrittore? Chissà...
Ciò nonostante, sto provando a fare del mio meglio con questa storia, perchè sono arrivata al punto in cui è sempre più difficile collegare tutti gli avvenimenti e gli indizi.
Mi dispiace tantissimo se non rende ma sto davvero facendo una fatica fuori dal normale.
Fortunatamente, succederanno mooooolte cose nei prossimi capitoli e cercherò di aggiornare più rapidamente.
Nel frattempo ditemi cosa ne pensate (se vorreste migliorare qualcosa, se avete accorgimenti o se la storia non è realistica...) e ci vediamo presto!

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