capitolo 12
So shut your eyes, kiss me goodbye and sleep. Just sleep. The hardest part is letting go of your dreams.
Eile
Sono abbastanza esperta in ospedali, dopotutto ci sono stata residente un bel po' di tempo. Ma il St Barth's è diverso, è più silenzioso e tranquillo e Sherlock mi ha detto che è qui che lavora la sua collega Molly come medico legale.
Quando io e lui entriamo nell'ospedale non posso impedirmi di pensare:" Wow Eile! Avete proprio fatto un'entrata da film!". Sherlock davanti a me, avvolto nel suo cappotto che svolazza dietro di lui mentre cammina (mi sto immaginando la scena al rallentatore) con un sacchetto di plastica ermetico contente una pentola, e io dietro in modalità "assistente tosta". Peccato che la scena si interrompa quando inciampo in un gradino e cado a terra
.
"Tutto a posto! Sono viva!" annuncio rialzandomi. Ma nessuno mi nota, forse perchè ho appena annunciato ad un corridoio vuoto che sto bene.
Infatti Sherlock è partito senza neanche aspettarmi, che persona altruista, allora mi guardo intorno e lo raggiungo nell'ascensore.
Le porte si chiudono lasciandoci in silenzio, l'uomo con la pentola e l'assistente, con come unico sottofondo una musichetta orecchiabile da ascensore.
Le porte si riaprono qualche attimo dopo sul piano dedicato alla medicina legale, alle autopsie e alle analisi.
Sherlock apre la porta del laboratorio analisi richiudendosela dietro e senza neanche rendersi conto della mia presenza.
"Molly?! Sei qui? Ho bisogno di te."
"Ehm, no. Ci sono ancora io, Alex."
Dal fondo della stanza appare un ragazzo alto sulla trentina, con i capelli dello stesso castano dei miei e un accenno di barba.
Sherlock guarda prima me poi lui, con uno sguardo pieno di sorpresa.
"Alexander, ti presento Winch- Eile. Alexander è l'assistente di Molly. Winch-Eile è una mia cliente. E ho bisogno di te Alex per esaminare delle tracce di sangue sull'arma del crimine. "
Alex si fa avanti e mi stringe la mano.
"È un piacere aiutare Sherlock in uno dei suoi casi. Quale sarebbe l'arma del crimine?"
Sherlock estrae la busta da dietro la schiena e la da ad Alex.
"Una pentola, come puoi constatare."
Mi scappa una risata vedendo l'espressione sbigottita di Alex.
"Bene, allora diamoci da fare."
Alex
L'ho già vista da qualche parte, non ricordo dove ne come ma so di per certo che non è la prima volta che la vedo.
C'è qualcosa di familiare nel suo aspetto e nel suo tono di voce, ma non riesco a capire. È come se avessi un blocco mentale, come se non riuscissi a riflettere. Come quando si sa una canzone a memoria ma non si riescono a ricordare determinate strofe o come quando si ha una parola sulla punta della lingua.
Che sia lei?
Eile
Il nostro carissimo Sherlock Holmes aveva evidentemente parecchio bisogno di vedere Molly, perchè mi ha lasciata con Alex in questo laboratorio che puzza di prodotti chimici e di putrefazione. Dovrei proprio tornare all'appartamento di Meredith Cabot per trovare delle informazioni su di me, dovrei tornarci senza Sherlock Holmes. So proprio con chi.
"Posso chiamarti Alex, vero?" chiedo al ragazzo intento ad esaminare una pentola.
"Mh, certo, perchè?"
"Volevo sapere, Alex, se avevi qualche minuto per accompagnarmi da qualche parte."
"In teoria potrei, tanto non finirò mai di analizzare il campione di sangue su questa pentola entro domani. Dove dovrei accompagnarti?"
"130 Sussex Gardens."
Alex alza lo sguardo e quasi si strozza con la sua propria saliva.
"Sei fuori?! Vuoi tornare sulla scena del crimine senza autorizzazione?! Sai vero che se ti trova Scotland Yard finirai in gattabuia?"
"Saremo molto discreti prometto." dichiaro io, anche se Alex non sembra molto convinto.
"Ti prometto che se ci trovano dirò che ti ho costretto a seguirmi con una pistola puntata alla testa." aggiungo mostrando la mia migliore imitazione del Gatto con gli Stivali quando fa gli occhioni teneri.
"E va bene. Ti conosco da neanche un'ora e ci stiamo già cacciando nei guai." dice Alex infilandosi la giacca.
"Alex ti prometto che se invece riusciamo a uscircene vivi e vegeti ti pagherò la colazione da Starbucks per un mese intero."
"Affare fatto." Alex sorride e ci avviamo verso l'uscita.
Nella quiete della sera 130 Sussex Gardens è esattamente come l'ho vista stamattina, solamente che nessuno si troverà nell'appartamento quella sera, nessuno spegnerà le luci prima di andare a letto perchè nessuno vive pìù lì. Io e Alex passiamo sotto il nastro rosso e bianco e ci intrufoliamo nel giardinetto della casa dove questa mattina la scientifica era in fibrillazione.
"Adesso come entriamo?" chiede Alex sottovoce.
"Mai sottovalutare una ragazza con una spilla per capelli e delle abilità da scassinatrice." rispondo mentre mi faccio avanti verso la porta con in mano la solita spilla che mi ha salvata all'ospedale. Infatti in quattro e quattr'otto riesco a spalancare la porta, che si apre producendo un rumore abbastanza fastidioso.
"Complimenti Occhi Di Gatto, ma cosa esattamente siamo venuti a fare qui?"
Alex domanda finalmente, certo che ce ne voleva poco per chiederselo. Stai andando contro la legge e non ti fai neanche una domanda? Certa gente proprio...
"E' una storia lunga... Te la racconterò quando sarai più grande."
"Ehm, ho 30 anni."
"Si ma ti conosco da un'ora e mezza."
Entriamo nell'appartamento richiudendo la porta dietro di noi e saliamo al primo piano sulla scena del crimine. Non si vede niente al buio, mi piacerebbe proprio accendere una torcia ma sarebbe proprio stupido perchè attirerebbe i ficcanaso di tutto il quartiere.
"Sicura che non vuoi che accenda la torcia del mio telefono?" chiede stupidamente il mio assistente ladro.
"La tua domanda non merita una risposta. Vado a cercare l'ufficio, tu sta qui e dammi un fischio se arriva qualcuno." rispondo mentre apro la porta davanti a me ed esco dal salotto.
L'ufficio è una stanza con due finestre, scaffali alti fino al soffitto, una scrivania e ovunque fogli,carpette e cuscini a fiori. Dietro alla scrivania si trova una cassettiera contenente vari documenti ma soprattutto articoli di giornale. Dopo averla esaminata interamente ma invano, decido di accendere il computer portatile nel cassetto della scrivania, che fortunatamente non ha password. Strano ma comodo per me. Nei documenti trovo una cartella chiamata semplicemente WINCHESTER, grande la bellezza di 5 GB. Allora inserisco la chiavetta USB rubata a Sherlock nel computer a aspetto che tutta la cartella venga copiata, pregando tutti gli dei della terra che la chiavetta sia vuota e che riesca a contenere 5 GB di roba. Dei passi si avvicinano e la faccia di Alex si affaccia dal vano della porta.
"Non vorrei allarmarti Eile ma ho visto una figura entrare dal cancello e sparire magicamente."
"Cosa intendi per sparire magicamente?"
"Intendo dire che non è entrata nell'appartamento."
Un fiume di imprecazioni inonda la mia mente mentre incrocio le dita talmente forte da quasi staccarle e spero che il trasferimento di file finisca in fretta. Ma proprio in quel momento la finestra sulla mia sinistra esplode in mille frammenti di vetro e faccio appena in tempo a nascondermi sotto la scrivania che una figura si staglia davanti a me.
"Stranamente non sono per niente sorpreso di vederti qui Winchester." fa notare Sherlock Holmes con il solito tono di voce sprezzante.
"Reciproco Holmes, reciproco."
Lo sguardo di Sherlock Holmes va da me ad Alex, poi di nuovo a me.
"Vedo che ti sei fatta accompagnare dal mio collega Alexander."
"Di sicuro non mi sarei fatta accompagnare da te."
"Hai trovato ciò che cercavi?" mi chiede Holmes, lo sguardo intento ad esaminare il disastro appena causato. Stacco la chiavetta usb dal computer di Meredith Cabot e lo infilo nella tasca del cappotto.
"Non ti chiederò neanche se sai cosa sto cercando perché tanto lo sai già. Comunque si grazie."
Ci avviamo verso l'entrata dell'appartamento, perfettamente coscienti di aver sfondato una finestra, messo sottosopra l'appartamento di una sconosciuta e di esserci intrufolati su una scena del crimine. Ma immagino che per il nostro caro Sherlock Holmes sia una normalità.
Ci ritroviamo tutti e tre in mezzo alla strada vuota, sotto le luci dei lampioni, il medico legale, il detective e una violinista poco socievole.
"Ora Winchester torniamo a Baker Street, io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata." mi ammonisce Sherlock, come una madre arrabbiata, mentre mi accontento di sbuffare.
"Va bene..."
Allora seguo Sherlock Holmes verso casa.
"Hey Eile!"
Mi giro al suono della voce di Alex.
"Mi devi un caffè ti ricordo."
"Domani mattina, al bar in fondo a Baker Street?"
"Ci sto. A domani."
Il ragazzo sorride, mi saluta e inizia a camminare nella direzione opposta.
C'è qualcosa che mi piace in lui, qualcosa di fraterno, non so...
È diverso dalla gente normale...
Non so perché ho l'impressione di conoscerlo da sempre...
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