If you can't take the heat, don't tickle the dragon (III)
Quelle poche parole, mormorate con quel tono roco e suadente, decretarono definitivamente la resa di Akaza. Non gli interessava più di essere un ammazzadraghi in missione, di trovarsi tra le braccia della creatura che avrebbe dovuto uccidere, di essersi eccitato velocemente e in maniera imbarazzante per delle semplici lappate: desiderava ardentemente consumare un impetuoso amplesso con quel dannato drago, appagare quella voglia che sentiva serpeggiare dentro di sé, infida e tentatrice.
Kyojuro continuò a leccare la pelle delle spalle di Akaza mentre faceva vagare le mani sul suo petto, accarezzando lentamente i muscoli che sentiva guizzare sotto i polpastrelli fino a incontrare i capezzoli turgidi. Li tirò e titillò appena, usando lievemente gli artigli per pizzicarli e godersi i gemiti che lasciavano sempre più frequentemente le labbra del Dragon Slayer. Anche se quella era la prima volta che si accoppiava con un essere umano, sentiva dentro di sé di stare facendo esattamente ciò che andava fatto. Così, seguendo l'istinto, smise di torturare quei piccoli bottoncini di carne per scendere verso il basso in una carezza languida a palmo aperto.
Portando entrambe le mani tra le cosce di Akaza, il drago fece una leggera pressione con le dita affinché dischiudesse le gambe per lui. Smise di leccare la zona che aveva preso di mira al di sotto dei corti capelli rosa e si sporse in avanti da sopra la spalla dell'ammazzadraghi, così da poterlo osservare meglio mentre si apprestava a circondargli interamente il sesso con una sola mano. Il Dragon Slayer sibilò di piacere, nel sentire quella stretta sul membro pulsante e già gocciolante dei primi umori. Reclinò appena la testa all'indietro e si abbandonò totalmente contro l'ampio petto di Kyojuro, venendo solleticato dalle bionde ciocche ribelli che gli sfioravano il viso. Allungando una mano per posarla su quella chiusa a pugno sulla propria erezione, alzò lo sguardo e trovò le iridi vermiglie dell'altro fisse sul suo viso, liquide e vive come lava incandescente. Il drago lo stava guardando con un'espressione concentrata, come a voler catturare e fare suo ogni piccolo particolare, ogni sfumatura presente sul suo volto contratto dall'appagamento che stava provando.
«Per essere un drago, sembra che tu sappia esattamente cosa fare per compiacere un uomo. Con quanti altri esseri umani lo hai già fatto?» Volle sapere Akaza, sfoggiando un ghigno mesto anche se cominciava già ad avere il fiato corto per via del piacere che gli scorreva denso nelle vene.
«Tu sei il primo. E non perdere tempo a chiedermi perché: non lo so nemmeno io. So solo che non ho mai provato così tanta curiosità nei confronti di un uomo per come la sto provando con te, e la cosa non mi dispiace per nulla.» Rispose Kyojuro, iniziando a muovere la mano sull'erezione di Akaza e strappandogli un sonoro gemito incontrollato. «Invece tu sembri abituato a questo genere di attività, dico bene?»
Il drago cominciò a scuotere il sesso del Dragon Slayer con maggiore intensità, senza dargli il tempo di rispondere a quella domanda. Akaza sospirò con forza e seguì quei movimenti frenetici con le dita arpionate attorno al polso della creatura. Il calore avvolgente della mano di Kyojuro lo stava portando velocemente verso le più alte vette del piacere, cosa che lo fece contorcere e inarcare senza sosta in preda alla goduria. Raggiunse un primo e potente orgasmo proprio in quel modo, riversandosi copiosamente sul palmo e tra le falangi del drago. Era stato intenso e appagante come non mai.
Akaza si accasciò contro il corpo della creatura, il fiato corto e il cuore che gli batteva frenetico all'interno della cassa toracica. Kyojuro lasciò andare la presa sul suo sesso e portò le dita alla bocca, ripulendole diligentemente dallo sperma che vi era finito sopra, raccogliendo con la lingua ogni singola goccia perlacea. Il Dragon Slayer venne attraversato nuovamente da una scarica di puro piacere, nel vedere il drago intento ad assaggiare il suo liquido seminale. Era una visione così erotica, che non poté evitare di eccitarsi nuovamente e sperare che Kyojuro avesse voglia di spingersi oltre alle semplici carezze. Lo stava desiderando ardentemente con ogni cellula del proprio corpo fremente.
Come se gli avesse letto nel pensiero - e dopo aver leccato lentamente l'ultimo dito sporco -, il drago sorrise sornione e lo afferrò da sotto le ascelle, portandolo ad alzarsi dal suo grembo. Una volta all'impiedi, lo fece girare nella sua direzione e se lo tirò contro. Fece sgusciare nuovamente la lingua fuori dalle labbra e la passò lentamente lungo la linea marcata degli addominali, soffermandosi sui piccoli tagli presenti e seguendo deliberatamente le linee scure del grosso tatuaggio che decorava il busto di Akaza. Il Dragon Slayer si lasciò andare ad un lungo sospiro e deglutì rumorosamente quando il drago accolse in bocca uno dei capezzoli che aveva titillato con le unghie affilate pochi attimi prima, succhiandolo avidamente come fosse la più deliziosa delle caramelle.
Kyojuro prestò la sua attenzione al petto di Akaza per lunghi ed interminabili secondi; poi, tenendolo saldamente per le natiche così che potesse guardarlo dritto negli occhi mentre si apprestava a farlo godere ancora una volta, dischiuse le labbra e accolse all'interno della propria bocca il membro nuovamente eretto e pulsante del Dragon Slayer. Akaza non riuscì a trattenere un lungo gemito di appagamento e si ritrovò a doversi aggrappare alle possenti corna della creatura per evitare di cadere giù, preso in contropiede dal piacere puro che gli aveva reso le gambe molli come gelatina.
La bocca di Kyojuro era calda come una fornace, umida e avvolgente al punto da fargli vedere letteralmente le stelle. Non aveva mai provato nulla di così intenso e intossicante, nemmeno con le migliori prostitute che ogni tanto si concedeva tra un viaggio e l'altro. Il drago sbuffò appena dal naso e fece un verso di apprezzamento nel sentirsi afferrare in quel modo dalle corna ricurve. Il gorgoglio che gli risalì dalla gola si riversò vibrante direttamente sulla punta congestionata del sesso dell'ammazzadraghi, cosa che lo fece boccheggiare e stringere maggiormente la presa attorno a quelle sporgenze ossee. Rischiava di raggiungere nuovamente l'orgasmo solo grazie al calore della bocca di Kyojuro e alle sollecitazioni della sua lingua che scorreva placidamente lungo ogni vena in rilievo, premendogli l'erezione contro il palato e facendola sprofondare fino a toccare l'ugola.
Tenendosi sempre saldamente alle corna ricurve del drago, ed ebbro del più puro e intenso dei piaceri, Akaza si concesse di muovere appena i fianchi, facendo scorrere il proprio sesso tra quelle labbra strette e accoglienti. Guardò la creatura dritta negli occhi, come a voler essere sicuro che quei gesti non lo infastidissero in alcun modo, e si perse nell'osservare la particolare sfumatura rossa circondata dall'oro fuso delle sue iridi. Il suo sguardo era ipnotico e sembrava scrutarlo fin dentro l'anima. Kyojuro lo guardò di rimando e aumentò la presa sui suoi glutei, fino a lacerargli appena la pelle con gli artigli, spronandolo a muovere più velocemente i fianchi per scopargli meglio la bocca. Il Dragon Slayer non se lo fece di certo ripetere una seconda volta: strinse maggiormente le dita attorno alle corna del drago e assestò dei poderosi colpi di reni, spingendo il proprio sesso eretto sempre più in profondità e godendo come non mai nel sentire la gola dell'altro stringergli deliziosamente il glande sensibile ogni volta che la laringe si contraeva di riflesso.
Akaza andò avanti in quel modo per dei lunghi secondi, avvertendo nuovamente l'orgasmo incendiargli l'inguine e scorrergli nelle vene insieme al sangue pompato dal cuore. Poco prima di riversarsi sulla lingua di Kyojuro, però, il Dragon Slayer diminuì l'intensità delle spinte fino a fermarsi del tutto e uscire dalla bocca della creatura. Prima che il drago potesse chiedere perché si fosse fermato, Akaza fece qualcosa di inaspettato che lo portò a sgranare gli occhi dalla sorpresa: abbassandosi sul suo viso e spostando le dita dalle corna ricurve alla folta e ribelle chioma bionda, l'ammazzadraghi poggiò le proprie labbra su quelle di Kyojuro, donandogli un bacio che divenne ben presto rude quando usò la lingua per insinuarsi nella sua bocca e stuzzicargli il palato. Era la prima volta che il drago riceveva un bacio e non sapeva esattamente come comportarsi. Tuttavia, non lo rifiutò né scostò Akaza per interromperlo e imporgli di riprendere ciò che stavano facendo. Gli piaceva quel tipo di contatto così intimo e non poté fare a meno di ricambiare simulando e seguendo i movimenti della lingua dell'altro.
«Non è giusto che sia solo io a godere. Lascia che ti dia piacere in qualche modo.» Disse Akaza, scostandosi appena dalle labbra di Kyojuro e mettendosi in ginocchio tra le sue gambe.
«Noi draghi non siamo abituati a quelli che voi umani chiamate i piaceri del sesso. Ci accoppiamo solo per portare avanti la specie, per garantirci una progenie. Non serve che ti premuri a farmi godere.» Rispose il drago, sfiorando con le dita il volto di Akaza sul quale spiccava un sorriso enigmatico.
Prima che Kyojuro potesse aggiungere altro o riprendere a baciare l'ammazzadraghi - gli era piaciuto veramente tanto, quel tipo di effusione -, Akaza si accovacciò tra le sue cosce e gli circondò il sesso con le mani, così da tenerlo fermo mentre lo accoglieva all'interno della propria bocca. Il drago si ritrovò ad ansimare in preda ad un piacere intenso che mai aveva provato in vita sua. Le labbra del Dragon Slayer si strinsero deliziosamente attorno alla punta dell'intimità abbondantemente umida di umori, allargandosi subito dopo al massimo delle proprie possibilità per far sì che potesse sprofondare maggiormente in quell'antro caldo e stretto. Il sesso del drago era decisamente troppo grosso, per poter essere accolto per intero, ma questo non impedì ad Akaza di danzare sul suo inguine a ritmo serrato, usando le mani per masturbarlo e la lingua per stimolarlo quando non riusciva più a tenere la bocca aperta a causa dei muscoli che dolevano per lo sforzo.
Il Dragon Slayer si ritrovò più di una volta a mugolare estasiato, immaginando di avere dentro di sé quella prorompente erezione. Non era sicuro del fatto che sarebbe riuscito a riceverla completamente, e aveva come l'impressione che si sarebbe lacerato nel provarci, ma la voglia e il desiderio che gli avevano avviluppato l'intero essere erano più forti di ogni altra cosa. Lo voleva e lo avrebbe avuto; il resto non aveva alcuna importanza.
«Adesso sei nel corpo di un essere umano, però, e noi uomini ci accoppiamo anche per il semplice gusto di farlo, per godere e rincorrere il piacere più intenso.» Disse Akaza, allontanando la bocca dal membro eretto del drago per guardarlo negli occhi e sorridere serafico.
Kyojuro lo fissò in silenzio e non poté fare a meno di dargli ragione. Non era nella sua forma originaria, ma in quella umana; le percezioni che aveva del mondo esterno e le sensazioni che stava provando erano del tutto diverse. Avvertiva dentro di sé una voglia famelica e incontrollata che lo spingeva a desiderare di prendere l'ammazzadraghi e possederlo senza sosta, anche se quell'unione non avrebbe portato nulla all'infuori dell'appagamento personale. Akaza era un uomo, non avrebbe mai potuto sostenere una gravidanza e portare in grembo le sue uova, eppure sentiva di voler sprofondare tra le sue cosce fino a riversare l'ultima goccia del proprio piacere liquido dentro il suo corpo fragile.
Con quell'immagine ad incendiargli ulteriormente il basso ventre, Kyojuro affondò le dita nelle corte ciocche rosa di Akaza e le tirò appena, così da fargli alzare il viso e potergli catturare nuovamente la bocca in un bacio dettato dall'urgenza. Mordicchiando lievemente le sue labbra gonfie e umide di saliva, gli invase il palato con la lingua, cosa che fece mugugnare di assenso il Dragon Slayer che rispose con altrettanto ardore. Quell'uomo lo stava facendo andare letteralmente fuori di testa, con il suo odore virile e con quelle attenzioni capaci di portarlo a livelli di eccitazione mai raggiunti prima.
Il drago interruppe il bacio solo per far cambiare nuovamente posizione ad Akaza e prepararsi a possederlo; aveva già resistito troppo e sentiva che sarebbe impazzito, se non si fosse unito subito a quell'uomo intrigante che aveva acceso la sua fiamma interiore con la forza di un candelotto di dinamite. Facendo in modo che gli desse nuovamente le spalle, Kyojuro lo spinse in avanti fino a farlo finire carponi contro il manto erboso della foresta, i fianchi in fuori e il fondoschiena esposto. Non sapeva molto sui rapporti tra esseri umani, ma immaginava non dovesse cambiare molto tra quelli a cui era abituato nella sua forma originaria.
Tuttavia, ad un primo sguardo, gli fu chiaro come la luce del sole che dovesse fare qualcosa per rendere la penetrazione facile per entrambi. Il suo sesso era troppo grosso e l'apertura rosea nascosta tra le natiche di Akaza troppo stretta. Usare le dita per allargarla era decisamente fuori questione - i suoi artigli non erano retrattili e avrebbe finito solo per lacerargli la carne e fargli male inutilmente. Mentre se ne stava lì a rimuginare su cosa potesse fare per non ferire ulteriormente l'uomo che se ne stava esposto di fronte al suo sguardo, il Dragon Slayer piegò lievemente la testa di lato per osservarlo appena da sopra la spalla. Sbuffò una risata sommessa nel vedere l'espressione concentrata dipinta sul viso di Kyojuro che lo guardava con le folte sopracciglia corrugate e le iridi vermiglie cariche di dubbi.
«Lascia fare a me.» Disse semplicemente l'ammazzadraghi, continuando a sorridere per rassicurare il drago che lo stava ancora fissando in silenzio.
Akaza portò due dita alla bocca e le inumidì con la propria saliva, leccandole diligentemente affinché fossero abbondantemente bagnate e potesse utilizzarle entrambe per prepararsi. Dopo aver compiuto quel passaggio, condusse la mano in mezzo alle proprie gambe e andò a tastare la zona in cui si trovava la piccola apertura che già si contraeva spasmodicamente all'idea di ciò che sarebbe accaduto da lì a poco, in attesa di venire penetrata. Il Dragon Slayer fece pressione con i polpastrelli e inserì sin da subito le due dita che aveva cosparso di saliva, accogliendo senza troppi problemi le falangi dentro di sé fino a raggiungere le nocche della mano. Un sospiro di appagamento lasciò le sue labbra e si ritrovò a chiudere gli occhi in estasi. Non faceva sesso da mesi, troppo impegnato nella ricerca del covo di quel dannato drago che si stava apprestando a scopare senza alcun ripensamento - forse alle conseguenze di quel gesto ci avrebbe pensato in un altro momento, a mente lucida, ma dubitava che avrebbe potuto avere dei rimorsi una volta finito -, quindi anche il solo prepararsi lo faceva vibrare di piacere ogni volta che muoveva le dita dentro e fuori lo stretto anello di muscoli.
Mentre continuava a prepararsi con veloci scatti di polso mirati ad allargare al meglio l'apertura tra i glutei sodi e a stimolare quel punto capace di farlo inarcare per le intense scariche di godimento che si irradiavano per tutto il corpo ogni volta che lo sfiorava, percepì Kyojuro farsi più vicino. Si apprestò a togliere le dita così da permettergli di spingere il sesso eretto tra le sue pareti ormai pronte e pulsanti, ma si ritrovò improvvisamente a gemere in modo osceno e a sgranare gli occhi quando sentì qualcosa di caldo e bagnato scivolare dentro di sé insieme alle falangi con cui si stava preparando. Non fu necessario girarsi a guardare per capire cosa lo stesse penetrando, accompagnando i movimenti delle sue dita: avrebbe riconosciuto la lingua di Kyojuro anche se avesse continuato a tenere gli occhi chiusi.
Avvertì il drago allargargli appena le natiche e sistemarsi meglio tra le sue gambe, così da poter affondare maggiormente quel muscolo umido dentro le pareti sempre più cedevoli e scivolose. Akaza si sentì andare a fuoco e non poté fare altro che gemere il nome della creatura, mentre si lasciava penetrare dalla sua lunga lingua calda. Nessuno gli aveva mai fatto una cosa del genere e non pensava nemmeno fosse possibile godere così tanto grazie a qualcosa di così sporco. Avrebbe potuto raggiungere l'orgasmo solo in quel modo, senza bisogno di altre stimolazioni o di farsi penetrare dal grosso sesso che se ne stava eretto tra le gambe della creatura.
Kyojuro mosse la lingua insieme alle dita di Akaza, cercando di andare sempre più in profondità per prepararlo al meglio a ciò che avrebbe dovuto accogliere dentro di sé. Si sarebbe voluto spingere sin da subito all'interno di quel piccolo orifizio invitante, ma anche se fremeva dalla voglia di possedere il Dragon Slayer e di sentirlo gridare il suo nome, non voleva lasciarsi sopraffare dagli istinti animali che albergavano in lui. Avrebbe finito solo per fargli del male e non era quello il suo intento - non lo era stato sin dall'inizio. Gli piaceva quella sensazione di frenesia che gli faceva girare le testa e battere il cuore furiosamente nel petto, l'eccitazione che gli aveva acceso ogni cellula del corpo, il desiderio che gli incendiava le vene; per un momento si ritrovò a pensare di non voler smettere di provare tutte quelle sensazioni così stupendamente umane.
«Kyojuro... basta così. Sono al limite...»
Akaza attirò l'attenzione del drago, pronunciando quelle poche parole tra un gemito e l'altro, sentendo l'orgasmo salire e scendere come se fosse su una grossa altalena. Voleva venire, riversare ancora una volta tutto il proprio piacere liquido e sentirsi svuotato anche dell'ultimo briciolo di energia, ma voleva farlo con il sesso di Kyojuro premuto affondo dentro di sé. Non aveva desiderato altro sin da quando aveva posato lo sguardo sui grossi genitali della creatura; esattamente dal momento in cui, pochi minuti prima, se li era ritrovati premuti contro lo stomaco.
Kyojuro sfilò la lingua dalla fessura che appariva decisamente più larga e rilassata, dando un'ultima lappata lungo la linea sinuosa delle natiche, fino all'osso sacro dell'ammazzadraghi. Sfiorò lentamente i fianchi di Akaza con le dita, glieli strinse appena e si avvicinò maggiormente, cosicché potesse percepire quanto fosse eccitato e pronto a farlo suo. Il Dragon Slayer venne attraversato da una scarica di piacere puro e intenso, quando sentì la punta umida del sesso di Kyojuro sfregare con insistenza contro la sua apertura, e si lasciò andare ad una serie di ansiti sconnessi nel sentirlo spingere in avanti il bacino e cominciare a sprofondare dentro di sé un centimetro alla volta.
Sorprendentemente, e contro ogni aspettativa, quella penetrazione non fu così dolorosa per come aveva immaginato Akaza. Era sì fastidiosa e doveva ricordare di mantenere i muscoli rilassati per non creare eccessivo attrito tra i loro corpi, ma non al punto da costringere il drago a fermarsi per dargli la possibilità di riprendere fiato mentre lo sentiva entrare sempre di più. Che la saliva curativa di Kyojuro avesse fatto come da anestetico, mentre usava la lingua per prepararlo diligentemente? Avrebbe voluto chiederglielo, ma tutte le parole gli morirono in gola quando finalmente lo sentì entrare totalmente dentro di sé, riuscendo solo ad ansimare pesantemente nel sentirsi così pieno.
Una volta superata del tutto la resistenza di quel piccolo anello di muscoli, il drago sibilò di piacere nello sprofondare completamente nel corpo di Akaza. Era così stretto e caldo, così deliziosamente pulsante e avvolgente. Dovette fermarsi un momento per inspirare dal naso ed imporsi di non muovere furiosamente il bacino, cercando di mantenere la calma per evitare di lasciarsi andare con il rischio di lacerarlo. Lo aveva preparato con la lingua proprio per quel motivo, inserendo all'interno della piccola fessura quanta più saliva possibile per rendere la penetrazione meno dolorosa; non poteva mandare tutto all'aria solo perché sentiva che sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro, se non lo avesse posseduto quanto prima.
Sistemandosi meglio tra le gambe del Dragon Slayer, Kyojuro si protese in avanti fino a sovrastare del tutto il suo corpo muscoloso. Gli passò un braccio attorno alla vita e puntellò l'altra mano contro il terreno, gli artigli ben piantati nella terra e il petto premuto contro la schiena tatuata dell'uomo che se ne stava sotto di sé. Si concesse di uscire lievemente dal corpo dell'ammazzadraghi e di rientrare subito dopo con una lenta oscillazione del bacino, cosa che fece inarcare Akaza con un gemito strozzato e che gli mandò una scarica di puro piacere dritta nei lombi. Un ringhio basso e gutturale lasciò involontariamente le proprie labbra, mentre un fremito lo portò di riflesso a schiudere le possenti ali.
«Akaza...» Kyojuro sussurrò il nome del Dragon Slayer a pochi centimetri di distanza dal suo orecchio, pronunciandolo come fosse una supplica.
Akaza rabbrividì nel sentire quel fiato bollente e i capelli ribelli stuzzicargli la pelle accaldata, nel percepire le piccole squame sfregare appena contro le sue spalle. Non ce la faceva più e immaginava che per Kyojuro dovesse essere anche peggio, non essendo abituato a quel tipo di piacere umano.
«Non trattenerti, Kyojuro. Fammi vedere come si accoppia un drago.»
Con quelle poche parole, Akaza fu in grado di far sussultare il cuore nel petto del drago, facendogli provare ancora una volta qualcosa di inspiegabile. Senza farselo ripetere una seconda volta, Kyojuro tirò indietro i fianchi fino a quasi uscire del tutto dal corpo dell'altro. Tenendo il braccio ben saldo attorno alla vita stretta del Dragon Slayer, diede un primo poderoso colpo di reni, spingendosi in profondità e premendo con insistenza la punta del proprio membro fino a che non sentì la resistenza delle pareti interne avvolgerlo spasmodicamente. Il grido estatico che lasciò le labbra dell'ammazzadraghi si riversò nel silenzio della foresta e nelle orecchie della creatura come il più melodioso dei canti, cosa che la spronò a muovere sin da subito i fianchi mantenendo un ritmo incalzante.
Akaza non riuscì a fare altro se non gemere e urlare ad ogni affondo, le dita affondate nel terreno e il corpo che sobbalzava per l'irruenza di quelle spinte. Sentiva le ginocchia bruciare per via delle pietre e dei rami che si erano incastrati nella sua pelle e che sfregavano ad ogni movimento, ma non ci fece poi troppo caso. Il piacere immenso e totalizzante che stava provando in quel momento fu in grado di annullare completamente ogni altra percezione. Kyojuro lo stava letteralmente montando, facendogli sentire perfettamente quanto fosse dotato, e la cosa lo stava facendo godere come non mai.
«Kyojuro, sto per-»
Un sonoro gemito spezzò a metà la frase di Akaza, portandolo ad inarcarsi e tendersi per gli spasmi che lo percossero da capo a piedi mentre il drago si raddrizzava sulle ginocchia e se lo tirava dietro. Il Dragon Slayer si ritrovò spalmato contro il petto di Kyojuro, le gambe che non toccavano più il terreno e le mani serrate sulla pelle del braccio che continuava a tenerlo stretto per i fianchi. La creatura continuò a possederlo in quella posizione, facendo scattare il bacino verso l'alto mentre accompagnava il corpo di Akaza verso il basso. In quel modo, il grosso sesso eretto del drago riuscì a scivolare ancora più in profondità, cosa che fece urlare a pieni polmoni l'ammazzadraghi - poteva quasi giurare di sentire il glande di Kyojuro premere contro il suo stomaco e in uno sprazzo di lucidità si chiese se, abbassando lo sguardo, fosse stato in grado di scorgere la protuberanza che indicava esattamente il punto in cui lo stava colpendo ripetutamente.
Quell'ulteriore stimolazione segnò il punto di non ritorno, per Akaza: tendendosi all'inverosimile, proprio come la corda di un arco pronto a scoccare la freccia, raggiunse il più potente degli orgasmi, schizzando il proprio piacere liquido contro l'erba e gemendo il nome del drago con tutta l'aria che aveva nei polmoni. Per un momento, perse la cognizione dello spazio e del tempo, i sensi annichiliti dal piacere più intenso e la vista offuscata dalle lacrime che nemmeno si era accorto di stare versando.
Kyojuro continuò a spingersi dentro il corpo del Dragon Slayer con un ritmo sempre più sostenuto, producendo dei sonori schiocchi lì dove il proprio bacino andava a collidere con le natiche sode dell'altro. Sentiva l'orgasmo imminente e gli spasmi delle pareti interne di Akaza, che gli comprimevano il membro ad intermittenza, gli stavano letteralmente facendo vedere le stelle. Diede un altro paio di colpi di reni, prima di percepire i nervi del proprio corpo vibrare incontrollati, segno che il culmine era ormai prossimo.
Poco prima di riversarsi all'interno dell'orifizio accogliente di Akaza, Kyojuro gli fece alzare il viso per catturargli le labbra in un bacio famelico e lo avvolse completamente con le proprie ali. Si spinse un'ultima volta in profondità e raggiunse l'orgasmo in quel modo, avvertendo i brividi di piacere percorrerlo dalla punta delle corna ricurve fino a quella della coda squamosa e rilasciando il proprio seme abbondante fino all'ultima goccia. Un lungo sospiro abbandonò la sua bocca quando si separò dal Dragon Slayer e si ritrovò a doversi sedere contro il terreno per via delle gambe che avevano deciso di non reggerlo più. Così facendo, trascinò insieme a sé anche Akaza - che continuava ad avere il suo sesso ben piantato tra i glutei -, concedendosi di tenerlo stretto in quel modo ancora per qualche minuto.
Quando il respiro dell'ammazzadraghi tornò regolare e riuscì a stare in piedi senza alcun sostegno, Kyojuro sciolse l'abbraccio in cui lo aveva coinvolto e lo fece alzare dal proprio bacino. Akaza ebbe un sussulto, quando sentì il membro della creatura scivolare fuori dal suo corpo. Un senso di vuoto lo attanagliò con insistenza e avvertì subito lo sperma del drago colare dal suo orifizio in rivoli caldi e viscosi. Era stato il sesso più appagante di sempre, il più intenso e travolgente di tutti i tempi. Non rimpiangeva nulla di ciò che aveva fatto con quella creatura; anzi, era pronto a rivivere l'esperienza ancora una volta, anche se significava tornare indietro a mani vuote e lasciare in vita il drago - cosa che andava in netto contrasto con i suoi obblighi e doveri in quanto Dragon Slayer.
«Quindi sono questi i piaceri del sesso umano? Potrei quasi farci l'abitudine.» Disse Kyojuro, incrociando le braccia al petto e ridendo sommessamente.
«Se è così che vi accoppiate, potrei pure prendere in considerazione l'idea di non ucciderti e di concedermi a te quando ho voglia di fare del vero sesso.» Rispose di rimando Akaza, lasciandosi andare contro il terreno così da sedersi di fianco al drago. «Sono tutto sporco e coperto di terra, oltre al fatto che ho dei nuovi tagli addosso.» Disse poi con un sorriso sghembo sulle labbra, guardando lo stato in cui versava il suo corpo su cui erano ben evidenti le impronte degli artigli di Kyojuro lì dove erano entrati involontariamente nella sua pelle nella foga del momento.
Il drago lo osservò di sottecchi, in silenzio; poi, improvvisamente, allungò una mano e gli afferrò il braccio su cui spiccavano le ferite che gli aveva provocato quando lo aveva minacciato di spezzargli il polso. Lo portò davanti al viso e vi passò sopra la propria lingua, leccando lentamente quella zona per poi seguire il disegno del tatuaggio che risaliva lungo tutto l'avambraccio.
«Abbiamo un intero lago a disposizione e alle tue ferite posso sempre pensarci io.» Propose Kyojuro, fissando le iridi vermiglie in quelle azzurre di Akaza.
Il desiderio si riaccese in entrambi con la forza di un incendio divampante, cosa che fece fremere di aspettativa il Dragon Slayer. Dopo un primo attimo di esitazione, Akaza sorrise mellifluo e mise su l'espressione più provocante del repertorio. Ormai aveva deciso che non avrebbe ucciso Kyojuro, quindi perché trattenersi dal godere ancora una volta della sua compagnia? Non era necessario riportare quel particolare al Master, quando sarebbe rientrato. Avrebbe semplicemente riferito di non aver trovato la creatura, cercando di convincerlo che fosse già morta da qualche parte, tenendosi per sé quella piccola quanto rilevante scoperta riguardante la sua capacità di trasformarsi in un essere umano. In fondo, Kyojuro si era rivelato innocuo, anomalo nel suo genere, e gli piaceva.
«Cosa stiamo aspettando?» Chiese ad un tratto, alzandosi e dirigendosi verso il cristallino specchio d'acqua, voltandosi appena solo per invitare l'altro a raggiungerlo.
Non gli importava di ciò che sarebbe accaduto una volta ritornato al villaggio, né di come le cose sarebbero andate avanti da quel momento in poi; desiderava solamente godere egoisticamente di quell'attimo finché ne avesse avuto la possibilità.
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