Epilogue
Jake's Pov
Ci sono scelte che le persone devono fare nella propria vita, ognuna delle quali porta delle conseguenze che la persona ha il diritto di sopportare. Ci si fa carico di responsabilità più o meno grandi a seconda di cosa si sceglie, eppure se uno è consapevole, riesce a sostenere quasiasi cosa abbia davanti.
La mia vita è stata costellata di scelte, la maggior parte delle quali non ha avuto un esito positivo. E credo voi tutti conosciate benissimo il perché.
Giunti a questo punto, dovreste benissimo sapere cosa ne è stato della mia vita. Se ne parla in ogni angolo, in ogni bassofondo di qualsiasi città di questo mondo. Il mio caso è forse quello più conosciuto e per cui la gente prova ribrezzo. Eppure, all'interno di queste quattro mura, mi sento protetto dall'odio che la gente mi rivolge contro. In particolar modo da parte dei miei genitori, le persone che mi hanno dato vita e che mi hanno abbandonato proprio quando avrei avuto più bisogno di loro. Si sono ritrovati a ripagare tutti i danni che l'altro essere che abitava la mia mente ha prodotto, hanno dovuto estinguere tutti i debiti accumulati durante la mia breve avventura e hanno dovuto spendere tutti i loro risparmi per risolvere i problemi che ho causato.
Per sbrogliarsi da tutti i pagamenti ci hanno messo quattro mesi, quattro mesi in cui io sono rimasto da solo contro l'universo.
Contro la mia mente di cui, dopo un tempo infinito, sono riuscito a riprendere in mano le redini. La mia presa ancora non è troppo salda, potrebbero scivolarmi dalle dita in qualsiasi momento, ma grazie ad un piccolo sforzo in più, riesco a non farle sfuggire, chiudendo le mani a pugno.
La dottoressa Paltrow in questi mesi ha intensificato i dialoghi con me, pian piano sempre più profondi e contorti per mettere alla prova quanto riuscissi a resistere e quanto in fondo potessi andare. La stanchezza mi ha oppresso, eppure un peso sempre maggiore abbandonava lentamente il mio petto contratto. Ho saputo che qui, al centro, è stata assunta un nuova dottoressa, o meglio, sta studiando per diventarlo. E' molto gentile, cauta e sempre sorridente.
Mi fa piacere vedere qualche sorriso, ogni tanto, e non sempre il mio riflesso spento contro il vetro che mi circonda e mi isola. Si chiama Clare, ha un caschetto marrone ad incorniciarle il viso magro, due occhi marroni e un paio di occhiali sempre dritti e dalle lenti pulite. Le sue labbra sono sottili e, ho notato, le stringe sempre quando mi è vicino, come se avesse timore.
Anche io avrei paura di me, stando a quanto le voci in giro affermino sul mio conto.
Non voglio spaventarla. Mi da l'impressione di essere un uccellino appena uscito dal nido e si ritrova improvvisamente a sorvolare cieli inesplorati, nuovi e carichi di pericoli. D'altronde, non saprei proprio come essere un pericolo per lei, ingabbiato dietro questa parete di vetro.
Viene due volte al giorno nella mia stanza, portandomi da mangiare e controllando i miei movimenti. Mi sono abituato, ormai, ad essere sotto gli occhi di tutti, come un topolino diventato improvvisamente una cavia da sottoporre a nuovi medicinali sperimentali.
Credo che Clare sia più piccola di me, eppure data la sua altezza non si direbbe per niente. Di tanto in tanto, prende una sedia e si siede esattamente di fronte a me, incrociando le dita sotto al mento e sorridendomi, ascoltando qualsiasi cosa io le dica. Grazie a questi sprazzi di conversazioni, riesco a sentirmi normale, riesco a sentirmi Jake.
E' paziente con me, sente ogni cosa io le racconti, persino piccoli ricordi che non credevo di possedere ancora, nascosti appena dietro la mia mente.
Sono ancora in isolamento, non dovrei vedere nessuno, ma i dottori stanno riscontrando dei lievi miglioramenti e non vogliono interrompere il processo, non se questo significhi avere pieno controllo di me, finalmente.
Nicholas non ha più la forza di un tempo.
Le medicine e le sedute lo stanno riducendo, separando lentamente tutti i pezzi che lo compongono. Esattamente come un puzzle. Sta perdendo fattezza ed è press'a poco irriconoscibile.
Eppure sento che al minimo cedimento, i pezzi possano tornare a combaciare perfettamente, annientandomi di nuovo. Ma non devo permetterlo. Non posso lasciare che accada.
Mesi fa, solo stando accanto a Jessica Lawrence ero in me, mentre ora sto riuscendo ad essere me stesso a prescindere dalle persone o altro. E' un grandissimo traguardo, e spero il primo di tanti.
Ah, Jessica.
Beh, lei...
Lei credo stia alla grande. Ho un massimo rispetto nei suoi confronti e nonostante nei meandri del mio cuore siano celati resti di quello che ho provato per lei, sono felice che stia andando avanti con la sua vita. Se lo merita dopo tutta la sofferenza che le ho inferto.
Mi manca, ovviamente, ma è giusto così.
A chi non mancherebbe una come lei? Auguro a tutti di avere almeno una Jessica Lawrence nella propria vita, con la sua vitalità, allegria e fermezza. Sono davvero curioso di sapere cosa stia facendo adesso, come stia, se stia frequentando qualcuno, se stia bene, soprattutto.
Oggi è venerdì, c'è un sole fortissimo che investe il giardino appena dietro la porta alla mia destra, ma io non sono là fuori. Sono seduto sul mio letto, con la luce accesa sopra la testa e il libro chiuso appoggiato sulle mie cosce.
La Paltrow ha ritenuto giusto che io testassi le mie capacità intellettive, dopo le varie sedute che abbiamo condiviso.
Non ho visto un libro per quasi nove mesi.
Non ho letto niente per quasi nove, lunghissimi mesi.
Vi chiedereste come ci sia riuscito, vivendo io solo di lettura per gran parte della mia vita.
Non lo so nemmeno io, come ho fatto. Quando la Paltrow mi ha dato un libro, l'ho guardata con tanto di occhi, con le mani che mi tremavano e gli occhi sgranati. Ho temuto davvero che potessi tornare come prima solo sfogliando le pagine bianche e nuove.
Ma la dottoressa me lo ha lasciato lo stesso. "Sono sicura che ce la farai" mi ha detto, lasciando il libro vicino allo sportello. Dopodiché è uscita e sono rimasto a fissarlo da lontano.
Ora che lo tengo appoggiato sulle cosce, terminato, accarezzo la copertina levigata, tracciando con l'indice il titolo. Quando sento la porta aprirsi, sollevo lo sguardo e incontro quella della dottoressa. Entra nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle e appoggiandosi contro con le braccia incrociate sul camice bianco. Mi sorride.
"Dunque?"
Avevo paura che qualsiasi fosse stato il personaggio del libro potesse prendere possesso di me, potesse ridurmi nuovamente in brandelli e usarmi come un burattino. Ma non c'è riuscito.
Ho vinto io.
Sollevo il libro con una mano, sorridendo alla dottoressa. "Aveva ragione lei. Ce l'ho fatta."
Jessica's Pov
"Un ultimo applauso per questo fantastico cast" urla il presentatore con il suo accento italiano marcato, venendomi vicino e interponendosi tra me e Dylan O'brien. La folla è esplosa in un boato, mentre il resto degli attori si aggrappa l'un l'altro, sorridendo alla stampa e inchinandoci di fronte al pubblico di fan e giornalisti.
Il presentatore ci stringe amorevolmente la mano, invitandoci con un gesto elegante ad abbandonare il red carpet. Vanessa Hudgens mi viene accanto, prendendomi a braccetto.
"Certo che questa è stata la folla forse più accogliente!" mi dice, mentre scendiamo piano le scale mantenendoci un lembo dell'abito.
Annuisco. "Ho sempre amato l'Italia. Sapevo sarebbero stati più calorosi di qualsiasi altra première fatta in questi tre mesi" rispondo, sorridendole.
Quando varchiamo la porta dell'uscita, un'onda di fan è appostata lungo il recinto, svettando le braccia in aria per cogliere la nostra attenzione. Niall è più avanti, attraversa il tappetto e si rintana dall'altra parte. Si tocca l'auricolare mentre si gira verso di me.
Appoggio un dito su quello che mi hanno infilato nell'orecchio per carpire la sua voce. "Non perdere troppo tempo, fatti conto che tra quarantacinque minuti abbiamo l'aereo."
"L'aeroporto è qui accanto, posso fermarmi da loro" rispondo, togliendomi l'auricolare dall'orecchio, lasciandolo penzoloni sul mio petto. Mi avvicino ai fans, lasciando che mi abbraccino. Tantissime mani mi si appoggiano addosso, cercando di tenermi vicino.
Sorrido a ciascuno, mentre poco più in là Dylan viene accolto da un'onda di ragazzine che gli si gettano addosso, urlando. Dietro di me, Austin e Vanessa si scattano selfie con un'altra porzione di gente.
"Ti amo" mi urlano le ragazze nelle orecchie, spingendomi contro il libro che vogliono io firmi.
Non avrei mai creduto che Tell me something acquisisse un tale successo, non dopo tutto quello che è accaduto.
Nonostante Harry Styles fosse stato propenso ad interpretare Nicholas, io non ci sono riuscita. Non sarei mai potuta ritornare a filmare Fearless con un'altra persona, nè tantomeno dopo tutto quello che la ripresa del film ha determinato nella mia vita.
Non credo sarei mai riuscita ad interpretare Stephanie di nuovo.
La Horan Industry ha acquistato fin da subito i diritti per fare un film su Tell me something, il primo romanzo di Elise Brown, e hanno scelto me per fare Johanna.
Dylan è stato scelto molto più tardi, non si era riusciti per niente a trovarne uno decente e che potesse fare il personaggio principale. O'brien è stato il miglior attore che abbiano potuto far entrare nel cast. Anche questa storia non ha una trama semplice, eppure è sempre diversa da quella di Fearless, e mi è andata benissimo così.
Firmo alcune copie del libro, altri mi gettano addirittura addosso le locandine del film che uscirà fra tre giorni in tutte le sale del mondo.
Come la gente ha preso la notizia?
Beh, non è stato semplice, per niente.
Sapere che Fearless fosse stato cancellato ha mandato il mondo sottosopra, un mondo che chiedeva il perché, voleva spiegazioni. Sono stata costretta a lasciare delle dichiarazioni, spiegando finalmente quello che tutti avrebbero voluto sapere senza scendere nei dettagli.
Hanno saputo di Jake, di quello che ha fatto ma non di quello che ha subìto, nè tantomeno provato. Sono cose troppo personali. Sono venuti a conoscenza di cosa sia successo a Niall, a mia sorella, di ogni cosa, ma solo dopo due mesi. Due mesi in cui sono rimasta da sola con me stessa senza fare qualcosa che mi mettesse in mostra più del dovuto. Già dovevo fare i conti con i giornalisti appostati fuori casa mia dal mattino fino a notte fonda in attesa di avere delle interviste in mano, non potevo fare altro che mi gettasse addosso un occhio di bue fisso.
Niall abbandona la sua postazione, prendendomi per un braccio e tirandomi via. La gente continua a chiedermi di Harry, però.
Continuano a chiedermi cosa siamo adesso.
Io sorrido loro, senza dare una risposta, facendo credere di non avere tempo a disposizione per rispondere.
Niall mi trascina via, mentre le ragazze italiane invocano il mio nome. Mi fa salire su un'auto nera parcheggiata dietro l'angolo, con i flash dei paparazzi che colgono ogni mio movimento. Quando la portiera mi viene richiusa alle spalle, mi lascio cadere piano contro il sedile, chiudendo gli occhi. Niall è seduto sul sedile del passeggero e Jennifer accanto a me, guardando attraverso il finestrino oscurato, sebbene il paesaggio sia scuro a causa della notte.
"Incredibile" dice mia sorella, tastando la sua borsetta. "Non mi stancherò mai di venire in Italia."
"Io invece sì" dice Niall, sbuffando. Da un cenno all'autista che parte subito, diretto all'aeroporto. "Ma non parlo solo dell'Italia. Sono stanco di essere in continuo viaggio, ho bisogno del mio letto e del mio bagno."
Scoppiamo a ridere, mentre io guardo fuori del finestrino sebbene non si veda niente. Anche io non vedo l'ora di tornare a casa. Sono stata a New York, a Mexico City, Buenos Aires, Mosca, Londra, Barcellona, Parigi, Berlino, Firenze...ho necessità di tornare a casa mia.
In questi quattro mesi ho girato praticamente il mondo, ho conosciuto gente splendida e un rispetto incredibile, sebbene tutti gli eventi che mi hanno vista come protagonista indiscussa.
Quando veniamo fatti salire sull'aereo, mi siedo al mio posto, crollando pesantemente contro il sedile imbottito. Una hostess si avvicina portandomi dello champagne ma lo rifiuto. Adesso voglio solo riposare. Il fuso orario mi sta distruggendo e ho così tante ore di sonno arretrate che potrei dormire per quattro giorni di fila. Non avete idea di quanti caffè abbia preso per tenermi in piedi - soprattutto in Italia, unendo persino il piacere di un caffè intenso inimitabile.
Prima che l'aereo possa decollare, controllo nella mia borsa se ho tutto, poi tiro fuori il telefono. Ho una chiamata persa da parte di Liam.
Sorrido contro lo schermo e digito frettolosamente un messaggio.
- Sto per decollare.
La risposta mi arriva subito, anche perché a Los Angeles è mattina.
- Io sono appena andato a lavoro. Non hai idea di che montagna di roba da fare abbia. Ti invidio. L
Stringo le labbra mentre sento Jennifer parlottare a telefono con mia madre.
- Se ci fossi io, ti aiuterei a smaltire tutti i casi haha
Liam mi risponde subito.
- Oh, non credo proprio. Mi getteresti addosso altri problemi, posso starne certo
Dopodiché spengo il telefono e mi addormento subito.
***
La pioggia cade scrosciante sopra la mia testa, gettandosi a capofitto sull'ombrello aperto che sembra essersi piegato per la pesantezza dell'acqua che lo colpisce. I miei piedi stanno bene attenti a non calpestare le pozzanghere, mentre mi avvio verso l'ingresso. Le porte si aprono subito e richiudo l'ombrello, scuotendolo per liberarlo dalle gocce di pioggia.
Lo infilo nel porta ombrelli stracolmo dell'ingresso e sono davvero convita che non lo ritroverò mai più. Saluto la gente che mi viene incontro, mentre stringo la borsa al fianco e mi avvio verso uno studio che non avrei mai pensato di attraversare più di una volta sola.
Vengo lasciata passare e procedo lentamente lungo il corridoio illuminato, con le luci al neon che scoppiettano sopra la mia testa.
Busso piano alla porta con le nocche, stringendo appena le labbra. Poi la apro, infilando piano la testa all'interno della stanza. Sorrido.
Le luci sono spente, c'è solo l'altoparlante attivato che fa risuonare la pioggia per tutto l'ambiente.
Jake è in piedi nel giardino, il capo rivolto verso il cielo e gli occhi stretti. Le braccia sono abbandonate lungo i fianchi e la pioggia gli colpisce ogni parte visibile, le gocce che scendono lungo il suo viso, tra i suoi capelli, inzuppandoli fino alle punte. Il giardino è sommerso dall'acqua, le foglie delle piante sono spostate a causa della pesantezza delle gocce che si schiantano contro di esse. Entro nella stanza, chiudendo piano la porta alle mie spalle. Jake non sembra essersi accorto di me.
Mi avvicino al microfono, senza distogliere lo sguardo dalla sua figura. Mi schiarisco la gola.
"Ehi?" dico, facendo risuonare la mia voce. Jake sposta violentemente lo sguardo su di me, aggrottando gli occhi. Quando mi vede, lo sguardo gli si illumina ed entra immediatamente nella zona adibita a vera e propria stanza. Chiude di scatto la porta dietro di sè e si avventa sull'asciugamano posato sul bordo del letto. "Jess!" urla, sorridendo con tanto di fossette.
Sorrido di rimando e il mio cuore salta un battito.
Non ho proprio idea di cosa abbiate pensato, ma non posso dirgli addio.
Sto andando avanti nella mia vita, questo è sicuro, sto facendo dei passi immensi, ma non me la sento di abbandonarlo totalmente. Quando posso, vengo a trovarlo.
"Come va?" chiedo, avvicinandomi allo sportello. Jake si arrotola i capelli lunghi nell'asciugamano, sollevandoli sulla testa come faccio io. Mi prende la mano passando il braccio attraverso lo sportello e me ne bacia delicamente il dorso.
"Vuoi sapere una cosa?" dice con tanto di occhi.
Lo guardo come si guarda un bambino che vuole raccontarti qualcosa di bello che gli sia successo. "Cosa?"
"Ho letto" mi dice con voce roca.
Schiudo le labbra. "Davvero?" chiedo, incredula.
"Sì."
"Eh..?"
Harry sorride con i denti, lasciando la presa sulla mia mano. "Sono rimasto me stesso."
Spalanco la bocca, facendo un piccolo saltello e battendo le mani. "Non posso crederci!"
"Nemmeno io!" mi risponde lui.
Prendo la sedia e mi metto esattamente seduta di fronte a lui. "Jake, davvero, è una notizia splendida."
Si siede per terra, incrociando le gambe mentre il rumore della pioggia sovrasta il silenzio.
"Te l'avevo detto" mi dice. "Ci avrei provato, e ci sto riuscendo."
"Non avevo dubbi" gli dico, continuando a fissarlo. E' sempre strano chiamarlo Jake, per me, eppure è questo il suo vero nome. Vedendo i suoi occhi verdi, penso ai sentimenti che ho provato per lui. Abbiamo condiviso qualcosa di unico, noi due, non potrei mai rinnegarlo.
Eppure è andata così.
Mi manca, ovviamente.
Come non potrebbe, del resto?
Ma ci siamo fatti forza entrambi.
Deve andare così.
"Ah" dico, prendendo la borsa e appoggiandomela sulle cosce. Faccio scivolare la cerniera e tiro fuori il pacchetto che ho preparato per lui. "Questo è per te" dico, passandoglielo attraverso lo sportello. Jake si morde un lato della labbra.
"Non c'era bisogno che tu mi prendessi qualcosa."
"Sono sicura che ti piacerà" dico, mentre lo vedo scartare. Quando sposta un lato della carta e scorge lo scatolo, mi guarda con occhi increduli.
"Non.posso.crederci" scandisce, strappando la carta. Mantiene la confezione dei biscotti sulle cosce, sfiorandola con le dita. "Sono i miei preferiti, ripieni di cioccolato!" esulta, guardandomi negli occhi. L'asciugamano gli è caduto di fianco, liberando la sua chioma informe. "Li hai presi davvero a Londra?"
Annuisco. "Assolutamente. Sono persino andata nella pasticceria di cui mi hai parlato più volte."
"Io, davvero, non so come ringraziarti."
"E' solo un pensiero" rispondo, sorridendogli. Credo che Londra gli manchi più di quanto faccia vedere. E' sempre casa sua, alla fine. Strappato malamente per essere curato qui.
Apre la scatola e ne addenta uno, porgendomi la confezione. "Mangiane almeno uno!" mi sprona e non posso rifiutare. Il cioccolato è un richiamo troppo forte per me.
Mentre mastichiamo, mi lascio trasportare dalla dolcezza che ho in bocca, gongolando leggermente. "Dimmi un po'" mi dice Jake con la bocca piena. "Com'è andata la promozione del film?"
"Chi te ne ha fatto parola?"
Lui ride. "Non potendo leggere i giornali, la dottoressa Clare mi ha riferito qualcosa....ma non dirlo a nessuno."
"Ti pare?!" dico, ridendo a mia volta ingoiando poi il boccone. Ho ancora metà biscotto in mano, con il cioccolato che mi sporca l'indice. "Comunque benissimo. Il film è meraviglioso e anche i miei colleghi." Sono felice di poterne parlare così apertamente con lui, nonostante tutto. "Ho girato letteralmente il mondo, andando a finire a Firenze!"
"Wow!"
"L'ho amata" dico, entusiasta. "Ho amato ogni posto. Sai, quando sono andata a Londra-"
"-sei andata di fronte Buckingham Palace e hai fatto un selfie con la statua dorata della regina Vittoria al centro della piazza, vero?"
Rimango con la bocca aperta. "Ma come..?"
"Liam" mi dice lui, e il cuore manca un battito. "Mi ha mostrato la foto che gli hai mandato."
"Liam?" chiedo, come se non avessi sentito bene.
"Sì, lui."
"E'...venuto qui?"
Jake annuisce. "Sì, circa tre, quattro volte. Strano, vero?"
"Assolutamente sì. Non me lo sarei mai aspettato."
"Nemmeno io" dice lui con bocca piena. "Puoi benissimo immaginare la mia faccia appena la Paltrow l'ha fatto entrare qui dentro."
Ridiamo insieme.
"Cosa voleva?" chiedo.
"Sapere come stessi. Strano che il poliziotto che si è occupato del mio caso sia il primo a trovarmi qui dentro."
"E' una brava persona, lui."
"Lo so, altrimenti non avrebbe resistito a starti accanto."
"Ehi!" dico, e ridiamo di nuovo.
Che bello essere solo noi due, da soli, a ridere delle cose più semplici. Sarebbe stato bello se fosse stato così fin dall'inizio.
All'improvviso un bussare martellante ci interrompe e ci giriamo piano verso la porta che si sta aprendo. La dottoressa Paltrow sporge il capo, sorridendo. "Scusate l'interruzione, qualsiasi cosa vi stiate dicendo, ma... Jake, è l'ora della seduta."
Veniamo catapultati nuovamente nella realtà, divenendo seri di colpo. Mi alzo in piedi, finendo con un morso il biscotto e leccandomi l'indice. Jake riprende l'asciugamano caduto scompostamente per terra. "E devi cambiarti" aggiunge la Paltrow.
Jake annuisce e si mette in piedi anche lui, lasciando la confezione dei biscotti sul letto. Chiudo la borsa ed inizio ad indietreggiare mentre la dottoressa entra, lasciando la porta aperta affinché io esca. "Bene" dico, sorridendo a Jake. "Vi lascio alla vostra discussione."
Jake mi guarda, sorridendo, mentre io afferro la maniglia della porta, iniziando a chiudermela davanti. La Paltrow mi saluta con un gesto del capo.
Io e Jake continuiamo a guardarci a fondo. "Ciao, Jess" dice, mostrandomi le sue fossette. I capelli bagnati gli accarezzano le guance.
Gli sorrido.
Verrò a trovarlo di nuovo.
E' un dovere morale per me.
"Ciao, Jake" dico, annuendo ai miei stessi pensieri, e chiudo la porta.
N/A - Ringraziamenti (leggete fino alla fine :))
Davvero, non posso credere di aver appena pubblicato l'epilogo di questa storia.
Sono sicura che Jessica ed Harry/Jake mi mancheranno incredibilmente. È sempre così quando termino qualcosa, soprattutto una storia che abbia occupato gran parte del mio tempo.
Nonostante io abbia impiegato tre mesi nello scriverla e archiviarla in attesa di pubblicare ogni sabato, gli aggiornamenti settimanali si sono protratti per più di quattro mesi, accompagnandomi lungo il corso del mio ultimo anno di liceo.
Grazie a tutti voi per aver letto questa avventura, grazie per aver votato, per aver commentato e messo la storia nei vostri elenchi di lettura. (Sì, vi ho visto.)
Voglio bene a ciascuno di voi, ed è solo per la vostra dedizione che la storia ha raggiunto e oltrepassato le 5k visualizzazioni nel mentre continuavo a pubblicarla. Grazie di cuore.
Inoltre, voglio ringraziare Kaspercoffee perché...beh, per essere una delle mie migliori amiche e anche la mia musa (😊😊). Senza di lei, gli scleri ad ogni capitolo non ci sarebbero stati e, molto probabilmente, anche i colpi di scena. Entrambe, siamo le colonne portanti delle fan fiction.
Anche se sono personaggi inventati, un grazie va ad Harry, a Liam, a chiunque sia anche solo apparso in questa storia....ma soprattutto a Jessica (non solo perché è stato il primo personaggio di cui abbia parlato usando la prima persona), ma anche perché è stata portatrice di alcune mie caratteristiche, abitudini e atteggiamenti che mi sono propri. Diciamo quindi che in lei alcuni tratti sono autobiografici.
E non solo in Jessica.
Ho disseminato parte di me in ogni personaggio.
Per non parlare dell'autrice dei romanzi che rende reali i miei sogni.
Se vi state chiedendo se ci sarà un sequel a causa della fine "amara", la risposta è no.
È un finale aperto, lasciato così di proposito affinchè ognuno di voi possa immaginare come le cose siano andate e andranno.
Ah, e comunque il nuovo film che ha prodotto la Horan Industry (ne parlo come se esistesse per davvero, aiut) si basa davvero su una mia fan fiction: Tell me something. La trovate sul mio profilo se vi va di conoscere quale sia la Johanna interpretata da Jessica :)
Okay, questo spazio sta diventando troppo lungo, devo darci un taglio.
È stato bello condividere questa fan fiction con voi.
Spero possiamo rivederci in qualche altra mia storia!
(Il mio profilo ne è pieno!)
Se siete arrivati fin qui, ciao.
Un bacio,
Elisa.🌻
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