Chapter twenty

Harry si muove su di me, oscillando a ritmi rapidi contro il mio corpo. Sentirlo parte di me è un'emozione indescrivibile, un'unione così profonda diversa dalle altre che abbia mai provato - intendiamoci, non ho una così vasta esperienza con cui paragonarlo, - ma Harry rimane comunque l'unico, per me. Ormai è dentro me, scorre insieme al sangue nelle vene, scivolando lungo tutto il mio corpo. Non riesco a pensare a come mi sia sentita prima che lui mi stesse accanto. Come ho potuto rinunciare a qualcosa di così bello? Alcune goccioline di sudore ricoprono la mia fronte, poi Harry si accascia sul mio petto, rotolando su un fianco. I sospiri che riempiono le quattro mura della mia stanza sono gli unici rumori udibili. Rimaniamo entrambi fermi con il viso sollevato contro il soffito, i petti che acquisiscono movimenti sempre più regolari e i nostri corpi nudi avvolti nelle coperte candide del mio letto. Grazie al cielo è grande da ospitarci entrambi, eppure credo non mi sarebbe dispiaciuto averne uno più piccolo, così da stare esattamente attaccata a lui. Le sue dita scorrono piano sul mio braccio, la pelle che si ricopre di brividi.
"Comunque non possiamo continuare sempre in questo modo" dico, sorridendo con un angolo delle labbra. Con l'altra mano, Harry si scosta il ciuffo umido da sopra gli occhi, i capelli lunghi che gli coprono le spalle possenti che quasi mi sfiorano la fronte appoggiata contro il suo petto.
"Cioè?" chiede lui con voce roca e sensuale. Gesticolo con le mani per approfondire meglio il concetto che sto per dirgli.
"Sì, insomma, nelle coppie solitamente si passa molto tempo a parlare. Il linguaggio è la prima base fondamentale per il buon funzionamento."
Harry abbassa di poco il capo per far incontrare i nostri occhi, poi mi lascia un bacio umido sulla fronte. "Noi comunichiamo con il linguaggio del corpo, non mi sembra chissà quale differenza."
Gli do un leggero schiaffo sul petto su cui sono appoggiata, le sue dita che mi solleticano tutta le pelle del braccio scoperto. "Dobbiamo migliorare, Harry."
"Ma io credo che le prestazioni siano ottime, sia da parte mia, sia da parte tua."
Mi stacco dal suo corpo, appoggiandomi con un gomito e mantenendomi il lenzuolo bianco sul seno. Che poi, chissà perché lo faccio, dopotutto lui ha visto letteralmente ogni parte di me.
"Sei un coglione. Intendo, non sappiamo davvero tutto l'uno dell'altro."
Harry alza gli occhi al cielo, girandondosi e mantendendosi la testa sulla mano. "Non abbiamo alcuna fretta."
"Lo so, per-"
"Senti" dice Harry, poggiando un dito sulle mie labbra per zittirmi, i suoi occhi che sottolineano ogni contorno del mio viso per niente spigoloso. "Perché ti importa tanto sapere tutto di me? Sono semplicemente io" continua, riprendendo a sbattere le palpebre. Gli passo un pollice sulla fronte per rilassare le rughe che si sono formate.
"Per esempio" dico, scostandogli di poco il dito per riprendere a parlare. Sotto il tocco del mio dito, sento le sue membra rilassarsi, come se fossi la sua cura preferita ad ogni male. "Quando è il tuo compleanno?"
Ancora con gli occhi chiusi, muove la testa per non far staccare la fronte dal mio pollice.
"Il primo di febbraio."
Mi lecco le labbra, per poi abbassarmi e baciarlo delicatamente. "E il tuo colore preferito?"
Harry apre gli occhi e mi guarda con malizia. "Vuoi che sia romantico e scontato?"
Scuoto le spalle. "Dirai il colore dei miei occhi" appunto, scherzosamente. Harry però si solleva sul gomito, sporgendosi verso di me e baciandomi le labbra gonfie. "No, il rossore delle tua guance quando siamo a letto. E' così roseo che mi viene voglia di vederlo sempre."
Sorrido così tanto che sento i muscoli delle guance tirare, poi mi guarda, sbattendo le ciglia. "E il tuo?"
"Il rosa."
"Tipico" fa lui, alzando gli occhi al cielo.
"Ehi!"
"Se ci avessi scommesso sopra, avrei vinto."
Scuoto la testa, non lasciando che il sorriso abbandoni le mie labbra. Harry si stende nuovamente contro il cuscino, il lenzuolo che gli lascia completamente scoperto il petto muscoloso. Mi sporgo verso di lui e gli lascio dei piccoli baci un po' dappertutto. Il sole ormai ha superato la linea del mezzogiorno e sento un leggero languorino alla bocca dello stomaco.
"Ti va di mangiare?"
"Cucinerai tu?"
"Ci proverò."
"Allora no."
Scoppio a ridere, poi mi alzo dal letto tenendomi stretto il lenzuolo finchè posso. Quando sono finalmente in piedi, lo lascio sul letto e corro verso il bagno, sentendo perfettamente Harry farsi beffe di me e il mio comportamento infantile.

Dopo che entrambi ci siamo lavati e rivestiti, ho provato a cucinare qualcosa, ma ovviamente il risultato non è stato buono come invece ho sperato fino all'ultimo secondo. Nonostante ciò, Harry ha fatto finto di mangiare la cosa più saporita del mondo.
"Sai" dice, finendo finalmente di bere, "sei la ventiquattrenne più brava del mondo in cucina."
Rido, passandomi il tavogliolo sulle labbra. "Allora non hai conosciuto moltissime ragazze della mia età."
Harry scuote la testa, pensoso, tamburellando incessantemente le dita contro il bordo del tavolo. "In effetti no."
"Adoro la tua sincerità."
Harry mi punta gli occhi addosso, e ora che ci penso non so nemmeno perché l'ho detto a voce alta. Questo ragazzo mi sta rovinando, mi ha tolto la facoltà di pensare prima di parlare. Da quando gli sono accanto, ho iniziato a perdere qualsiasi lucidità.
"Davvero?" fa lui, sporgendo leggermente le labbra in fuori. I suoi occhi sono fermi su di me, come se pendessero da qualsiasi cosa io stia per dire. Il verde è così accecante che mi sento sminuire, per una tale bellezza che passerei ore a guardare ininterrottamente, studiando tutte le sfumature che lo contraddistinguono.
"Certo, è forse una delle prime cose che mi è piaciuta di te."
Harry stringe le labbra sorridendo, e mi sento una ragazzina scema che arrossisce ad ogni complimento, sebbene sia stata io a fargliene uno.
"Io credo invece che tu mi sia piaciuta dal primo istante" inizia lui, mordendosi il labbro inferiore e poi iniziando a giocarci con il pollice e l'indice della mano. "Forse è stato anche quello che mi ha spinto a venire da te, oltre a voler impersonificare Nicholas."
"Perché non me lo hai mai detto?"
Lui scuote le spalle. "Non avrei mai creduto possibile che tu potessi degnarmi di un'attenzione tale da ritenermi importante. Ho letto molto di te, delle tue relazioni, e mi sarebbe dispiaciuto credere in qualcosa che, da parte tua, sarebbe potuto finire come un semplice rapporto tra colleghi."
Mi sento il cuore premere contro il petto e gli prendo la mano, stringendola nella mia. Siamo seduti ai due lati opposti del tavolo, e per afferrargliela mi sono quasi praticamente stesa sulla tovaglia che abbiamo sistemato. "Lo ammetto, ero di questo avviso all'inizio, ma poi sei arrivato tu e.." mi blocco, guardando la sua mascella stringersi, "...sono cambiata. Sembrerebbe il solito cliché delle storie romantiche, ma è vero."
Harry annuisce con il capo e lo vedo schiudere le labbra come a volermi dire qualcosa di così importante che ha paura anche a pronunciare. Ingoio a vuoto. Ti prego, Harry, dimmi anche tu quello che credo di volerti dire disperatamente. Ma invece richiude le labbra rosee, mollando la presa sulla mia mano e alzandosi in piedi. Si prende la testa tra due mani e mi sembra quasi che stia soffrendo, ma poi si rimette diritto come se niente fosse. Indica la tovaglia con un sorriso così genuino che per un attimo mi fa dimenticare del fatto che lui potrebbe non...amarmi.
"Sparecchiamo?"
Annuisco, portando i piatti nella lavastoviglie dopo averli passati sotto il getto dell'acqua corrente del lavandino. Mi aiuta, pulendo poi la tovaglia dalle briciole. Sistema il tavolo com'era stato fino a circa due ore fa.
Si gratta la nuca mentre con un colpo di bacino chiudo lo sportello della lavastoviglie, avviandola. Guardo l'orario, e noto siano le tre. Harry segue la traiettoria del mio sguardo e si gratta la nuca violentemente, come a voler far staccare dalla sua pelle qualcosa che gli dia fastidio. "Ora devo andare" mi dice poi, avvicinandosi a me e poggiandomi una mano su un fianco. Con un rapido colpo mi fa scontrare contro il suo petto e mi bacia, accarezzandomi la guancia. "Ci sentiamo, ok?"
"Dove vai?"
"A..casa."
Annuisco, poi però tiro fuori il telefono dalla tasca. "So che è una cosa stupida, ma ti va di fare un foto con me?"
Harry scoppia a ridere e si mette alle mie spalle, appoggiandomi le sue mani grandi sui fianchi, stringendoli leggermente sotto la presa delle sue dita affusolate. Ha le mani più belle del mondo. Infila la testa nell'incavo del collo e sorrido verso il telefono che tengo sollevato davanti a noi.
Quando scatto la foto, si gira e mi lascia un rapido bacio sulla guancia. Si mette al mio fianco e guarda la foto con me. "Condividila, se vuoi."
Lo guardo, sorridendogli. "Almeno tutti avranno una foto fatta con il nostro consenso."
Annuisce. "Quelle dei paparazzi credo abbiano stancato."
"Non hai paura di quello che potrebbero dire di noi?" gli chiedo mentre si avvia verso la porta d'ingresso. Solleva le spalle.
"Perché dovrei averne? Forse hai tu paura....di questa cosa?"
Scuoto il capo. "Bene" dice, poi mi saluta con un gesto della mano ed esce di casa, chiudendosi la porta subito dietro le spalle. Controllo dalla finestra che non ci sia nessuno nei paraggi mentre Harry entra in macchina e si allontana lungo la via. Dopodiché afferro la borsa ed esco a mia volta, diretta verso il dipartimento.

Dopo circa un quarto d'ora speso per trovare un adeguato parcheggio, lontano da occhiate indiscrete, riesco ad entrare nell'imponente edificio e la situazione che mi si presenta davanti è esattamente uguale a quella di qualche giorno fa, quando ho visto il video per la prima volta. Sorvoliamo però sulla perspicacia di Payne che mi aveva inchiodata, intimorita e spaventata, sulla sedia della stanza in cui mi ero nascosta per frugare nei documenti. Questa volta non ho bisogno di alcun tipo di nascondiglio, perché Liam Payne è appoggiato contro una delle tante scrivanie che decorano il perimetro destro della stanza. Le mie scarpe plastificate producono un cigolio tale da catturare la sua attenzione. Mi tolgo gli occhiali da sole da sopra gli occhi mentre Liam mi sorride e mi si avvicina a passi lenti. "Bentornata."
"Salve anche a lei."
Payne si toglie il cappello dal capo, appoggiandolo su un mobile alla sua sinistra. Le gente ci passa accanto e alcuni si fermano a guardarmi. Faccio finta di niente, focalizzandomi solo sul poliziotto in piedi di fronte a me. "Potremmo passare a darci del tu, se lei è concorde."
"Non me lo faccio ripetere due volte" rispondo alla sua voce bassa, dopodiché Liam si gira e mi intima a seguirlo con un gesto della mano. Ci avviamo verso la stessa stanza dell'altra volta, solo che oggi è piena di uomini che trafficano con i fogli sparsi sul bancone in mogano. La luce è accesa e i muri opachi mi fanno sentire piccola e intrappolata. Liam bussa con le nocche contro il legno della porta, catturando l'attenzione dei presenti. Quando si voltano e notano la mia figura minuta accanto a quella mastodontica di Liam, sorrido loro.
"Potreste lasciarci soli?" fa Payne dopo essersi schiarito la gola. Uno del gruppo fa per spegnere i monitor ma Liam lo ammonisce. "Non toccare niente, grazie."
L'uomo annuisce e fila via insieme a tutti gli altri. Quando siamo rimasti solo io e Liam nella stanza, si richiude la porta alle spalle. Forse dovrei parlare a qualcuno di quello che sto facendo.
Non è giusto che la mia partecipazione alle indagini rimanga segreta, dopotutto non è una cosa brutta.
"Allora" inizia Liam girando la sedia nera nella mia direzione. "Accomodati, devi essere assolutamente attenta."
"Di certo non sono qui per perdere tempo" rispondo, accogliendo il suo invito e sedendomi sulla sedia. Liam mantiene la spalliera tra le mani e mi gira, facendomi avvicinare alla scrivania. Rimane indietro alle mie spalle, sporgendosi leggermente in avanti per indicarmi scritte sui fogli e dati sugli schermi.
"Solitamente ti spiegherei come funziona tutto questo" dice, reprimendo un sorriso, "ma so benissimo che tu conosca già tutto."
Stringo le labbra. Sapevo sarebbe tornato su quanto successo pochissimo tempo fa. Beh, l'avrei rinfacciato anche io, a dir la verità.
"Esattamente" gli rispondo infatti.
Liam indica una particolare scritta posta nell'angolo destro della pagina. "Il video che ti mostrerò è stato preso dalle telecamere all'angolo della boutique di Chanel sulla Rodeo Drive" inizia a spiegare, "e, guarda un po', il caso ha voluto che scoprissimo che la macchina rubata stava per essere parcheggiata proprio lì."
Sollevo una mano per bloccarlo, sollevando il capo. "Credo che mi manchi qualche passaggio, non riesco a capire tutto questo cosa c'entri."
Liam si sposta dalle mie spalle e si siede sulla sedia accanto alla mia, ondeggiando con il bacino per avvicinarsi a me. Mi guarda negli occhi, socchiudendoli leggermente e abbassando la voce. "Mettiamo il caso che la stessa persona abbia cercato di uccidere il signor Horan e tua sorella" spiega, cercando in me un segno di comprensione. Annuisco. "I due fatti sono avvenuti nell'arco della stessa giornata, perciò si presuppone che la persona in questione abbia programmato un bel po' di cose. Ti dico questa cosa perché i vestiti della persona sono praticamente gli stessi, per cui crediamo sia la stessa in entrambi gli attentati."
Annuisco di nuovo, sentendo la bocca dello stomaco chiudersi improvvisamente.
"Dopo aver visto i video girati nello studio della Horan Industry, abbiamo chiesto un po' nei paraggi per controllare i video delle telecamere, e abbiamo notato una macchina rubata sulla via detta poco fa esattamente dieci minuti prima che sua sorella venisse investita."
Stringo la mascella. "Quindi?"
"La macchina appartiene ad un dipendente della Horan Industry che era andato da Chanel per prendere il vestito della moglie, lasciando la macchina in doppia fila. Per cui si presuppone che l'auto sia stata presa da qualcuno che conosceva quest'uomo a tal punto da pedinarlo fino alla Rodeo Drive. Sapeva esattamente cosa fare, e credo che qui si tratti di un piano completamente meschino e subdolo."
Annuisco, schifata. Non posso credere che esista davvero qualcuno che progetti queste. "E le macchina coincide con quella ritrovata sul luogo dell'incidente?"
Liam annuisce. "La targa è quella, e poi il dipendente l'ha rivendicata. Il problema è che non siamo riusciti a trovare impronte digitali sullo sterzo, per cui l'uomo in questione ha usato dei guanti durante la guida."
Annuisco, d'altronde non posso fare altro da circa cinque minuti a questa parte.
"Intelligente."
"Altroché. Ci sono così tanti dettagli da considerare che solo una mente malata ha potuto anche solo pensarli."
"Posso vedere il video?"
"Subito" fa Liam, cliccando sul monitor. "Te ne mostrerò due, in ordine sparso."
Mi mostra prima di tutto quello che ha ripreso l'incidente.
La macchina parte spedita per la strada stranamente poco trafficata proprio mentre la sagoma di mia sorella attraversa la carreggiata. Non fa in tempo a scostarsi che la macchina la prende proprio in pieno, facendola piegare sul cofano per l'impatto violento e scaraventandola lontano. Mi viene da vomitare.
La portiera del lato del guidatore si apre e il tizio coperto si allontana ancora prima che qualche macchina possa accostarsi per prestare soccorso. Sparisce sulla destra come un'ombra, e la telecamera non fa altro che riprendere il corpo riverso a terra di mia sorella mentre le prime macchine accostano e le prestano soccorso.
Distolgo lo sguardo. Non posso guardare. Non oso nemmeno immaginare la paura e il dolore di Jennifer in quei momenti di incoscienza. Quel tizio dannato ha calcolato ogni secondo con subdola precisione. Liam stringe le labbra e apre un'altra finestra che si proietta sul monitor, nel centro esatto. La fa partire immediatamente.
La macchina ha le quattro frecce attivate ed è accostata alla fila delle macchina percheggiate. Una figura nera si avvicina, illuminata da un lato dalle luci dell'insegna di Chanel, si scorge un breve profilo, prima che apra la portiera, si infili nella macchina e parta via prima ancora che l'uomo possa uscire dalla boutique. Liam blocca il video, picchiettando l'indice sullo schermo, in corrispondenza dell'orario. "Vedi? Esattamente dieci minuti prima dello scontro con tua sorella."
Riapre il video precedente, lo blocca al momento dell'impatto e mi fa notare l'orario. Ha ragione, ovviamente, e la macchina è la stessa rubata nell'altro video. Prendo possesso del mouse e inizio a controllare un dettaglio che non mi è sfuggito. Liam mi guarda sollevando le sopracciglia. "Cosa credi di fare?"
Faccio ripartire il video del furto, bloccandolo esattamente a quando la figura dell'uomo è illuminata dall'insegna. Liam si avvicina. "Hai notato qualcosa? Perché io vedo solo un uomo incappucciato, con un cappello grigio in testa e dei guanti neri ben saldi alle mani."
"C'è la possibilità di zoomare?" chiedo, aggrottando lo sguardo.
Liam annuisce. "Schiaccia due volte sul tasto sinistro del mouse."
Faccio come mi ha detto e zoommo sul profilo dell'uomo. Ingoio a vuoto.
Si nota benissimo un ciuffo uscire appena sulla fronte leggermente scoperta, un naso dritto e scolpito e delle labbra sporte in avanti. Mi sento il respiro accorciarsi e farsi più pesante. Ho un bruttissimo presentimento.
Provo a zoommare ancora, ma non mi è concesso, sono arrivata al massimo. Rimango fissa a controllare il profilo dell'uomo ritratto e l'immagine che si presenta nella mia mente è così assurda da volerla scartare immediatamente, ma non ce la faccio. E' impossibile.
"Capito qualcosa? Sai chi è?" fa Liam.
Ingoio a vuoto, togliendo lo zoom dal video sebbene il cuore mi martelli nel petto.
Guardo il poliziotto al mio fianco. "Avete dei sospettati?"
"In base alla fisionomia che ci viene presentata, cerchiamo di fare un identikit, ma è più diffile del previsto. Se hai qualche sospetto" dice, guardandomi negli occhi azzurri, "non esitare a dirmelo. Dobbiamo avere tutte le piste a portata di mano, altrimenti questo caso giungerà davvero ad una fine inevitabile se non si fanno ulteriori passi avanti in questa faccenda."
Annuisco, sbattendo le palpebre. Non posso dire l'impressione dell'uomo che mi è apparsa in mente, non posso farlo, né credo sia persino giusto. Liam continua a guardarmi ma, davvero, non ho nulla da dirgli per ora. Sposto un attimo lo sguardo sulla figura dell'uomo sul monitor, le spalle larghe, il corpo slanciato e il cappello grigio a coprirgli la testa, poi mi metto in piedi, stendendo la mano in direzione di Liam.
"Spero riusciate nell'intento" dico, ingoiando a vuoto. Mi stupisco che Liam non si sia schifato a stringere la mia mano, sudaticcia com'è.
Si lecca il labbro inferiore, abbassando di poco il capo. "Ti farò sapere." Esce dal taschino della sua giacca un biglietto. "Anche se é lo stesso con cui ti ho chiamato ieri, questo è il mio numero, e non esitare a comporlo." Mi guarda con i suoi occhi color cioccolato. "Per favore."
Annuisco. "A presto, Liam." E mi dirigo verso la porta, uscendo rapidamente sull'immenso corridoio e poi in strada, prendendo una grossa boccata d'aria. Mi sembra di aver smesso di respirare, mentre sono stata con Liam. Con il capo chino e gli occhi abbassati sui miei piedi, mi avvio verso la macchina e, inconsciamente, mi guardo intorno per assicurarmi che non ci sia nessuno. Salgo in macchina con la mente sopraffatta dai mille pensieri che non fanno altro che far prestare la mia attenzione altrove. Credo che ormai la mia vita stia diventando un agglomerato di problemi che, per farsi spazio, si arrampicano gli uni sugli altri, iniziando ad togliermi il fiato.

N/A

Tadaaaaan!
Spero davvero che il capitolo vi piaccia.
A partire da questo momento in poi devo dire di averci trovato gusto nel trattare le indagini di Jessica e Liam :)

Come vi ho precedentemente chiesto, lasciatemi un commento.

Mi sento una stupida a scrivere da sola senza poter instaurare un minimo rapporto con voi!
Potete parlarmi di qualsiasi cosa voi vogliate!

Detto questo, ci vediamo!
Civil War mi attende (😍).
Un bacio🌻

P.s ringrazio tutti voi lettori per le 2k visualizzazioni a storia ancora incompleta! Vi voglio bene.

Twitter: @_windowsgirls

Se volete una copertina o un particolare fotomontaggio, contattemi su "El graphics"!

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