Chapter thirteen

Ebbene sì!
Ho il trailer di questa storia!
Dateci un'occhiata e fatemi sapere che ve ne pare! Ci vediamo in fondo!

"Jason mi sta rompendo le palle" dice Harry al telefono mentre io ripiego le robe sulla trapunta del letto.
"Che dice?" chiedo, sistemando finalmente le magliette nei cassetti così da essere più ordinata...per quanto mi è possibile. Ho ancora una montagna di calzini addossati sulla sedia della scrivania, maglioni appesi ai manici della finestra e i jeans piegati alla base del letto.
"Mentre non ci sei, stiamo girando le scene che riguardano solo me, sai, quelle in cui articolo il piano con i miei amici" appunta la voce roca del ragazzo dall'altra parte della linea.
Ieri sera, dopo quel messaggio che ci siamo scambiati, ho sentito il cuore battere a mille nel petto. Sebbene il messaggio fosse chiaro, non ci siamo detti apertamente quello che intendevamo. E se io avessi frainteso tutto? Quando stamattina mi ha chiamato, vedendo il suo nome lampeggiare sullo schermo ho sentito l'ansia predere il sopravvento. Cosa avrei dovuto dirgli? Sarebbe stata la nostra prima chiamata. Solitamente non sono un tipo che si trova in imbarazzo, ma parlare a telefono dopo quei messaggi, mi sembra qualcosa di...intimo. Il che è strano, dato che siamo andati a letto insieme, ma la mia mente deve avere qualche serio problema. Grazie al cielo, ha portato avanti lui la chiamata.
"Quindi?" chiedo per esortarlo a continuare. La sua voce è bassa, roca e sensuale, mi fa venire i brividi, così come le sue mani delicate che mi sfiorano il corpo nei punti che preferisco, come se li avesse sempre saputi.
"Dice che il tempo che abbiamo avanza, e che quindi ci servi perché le riprese devono andare avanti eccetera eccetera" continua Harry, sbuffando. Addosso un'altra maglietta nel cassetto, tenendo il telefono nell'incavo del collo.
"Mamma mia, a volte sa essere proprio rompipalle" dico, alzando gli occhi al cielo.
Harry mugugna dall'altra parte della linea. "Già."
"Sono solo cinque giorni e fa così tante chiacchere" ammetto, guardando il sole fuori dalla finestra. Sono le dieci del mattino, mia madre è a lavoro e fra un po' viene Lizzie per andare a fare shopping.
"Hanno tutti bisogno di te, affinchè tu li possa mettere in riga" dice lui improvvisamente.
"Tutti?" chiedo, assottigliando gli occhi e buttando i calzini a terra per selezionare quelli puliti e quelli sporchi.
"Sì, tutti" dice lui, non cambiando tono di voce, rimane sempre monocorde.
Annuisco, sebbene non possa vedermi. Poi sento il suo fiato soffiare contro il microfono del suo telefono. "Senti" inizia a bassa voce, come se non volesse farsi sentire da nessuno. Oltre alla sua voce sento un fruscio, la voce ovattata di Jason che sbraita contro qualcuno indefinito. Mi immobilizzo all'istante, lasciando cadere per terra i calzini che avevo raccolto. Ecco, sapevo che avrebbe introdotto l'argomento.
"Sì?" dico, facendo la finta tonta.
Senti Harry fare un leggero risucchio, il suo respiro è pesante. "Allora? Hai fatto chiarezza su di noi?"
Aiuto.
"Credo di sì."
"E quindi?"
Sollevo le spalle. "Harry, ci stiamo comportando come dei quindicenni, siamo adulti, ci dobbiamo prendere le nostre responsabilità" dico, cercando di smorzare la tensione che si è creata, sebbene siamo a migliaia di miglia distanti.
Harry ride, e la sua risata è così genuina che mi riscalda il cuore.
Oddio, parlo proprio come una quindicenne arrapata. Scuoto la testa.
"Hai ragione" dice lui.
"Quindi posso cambiare il mio status sociale da single ad impegnata, giusto?" gli rispondo, scherzando. Harry ride e posso benissimo immaginare le fossette che si sono create agli angoli delle labbra. Mi viene voglia di sfiorarle con l'indice, smorzare la sua risata con un bacio, assorbire i suoi respiri... Oh, fanculo. Aveva ragione Jennifer. Sono proprio andata.
Era ora, cazzo, dice il mio subcoscio e mi schiaffeggio la fronte per zittirlo.
"Esattamente" mi risponde lui, poi sento la voce di Jason farsi più vicina ad Harry.
"Smettila, Styles, dobbiamo andare avanti!"
Harry sbuffa. "Devo andare" mi dice.
"Vai, tranquillo, prima che Jason inizi ad urlare come una checca isterica." Rido.
Harry soffia contro il microfono.
"Ah, Jess" mi dice.
"Sì, Harry?"
Ci sono minuti di silenzio prima che io possa sentire nuovamente la sua voce. "Io...sono sincero su questa cosa" ammette, a tono bassissimo, tanto che mi è difficile persino sentirlo.
"Perché non dovresti-"
"Davvero. E' importante che tu lo sappia. Un bacio" dice, e poi chiude la chiamata quando ormai la voce di Jason era diventata insofferente. Guardo il telefono, staccandolo dall'orecchio. Cosa voleva dire?
Prima che possa riporlo nella borsa, lo sento vibrare nella mia mano e rispondo subito. "Sì?" dico, afferrando la giacca dall'attaccapanni e lasciando la mia stanza nel mio solito disordine.
"Scendi" dice la voce acuta di Lizzie nell'orecchio. Chiudo la chiamata al volo e mi infilo il cellulare nella tasca del pantalone di tuta che ho deciso di indossare. Tanto che devo fare shopping, avere qualcosa addosso facilmente removibile per provare diversi abiti è meglio. Lascio un post it sul frigorifero, così che la mamma possa sapere dove vado e a che ora torno, poi esco di casa, chiudendo la porta con il doppione delle chiavi che mi ha dato mia madre. Lizzie è al volante della sua decappottabile bianca con le cornici nere. Le sorrido, inforcando gli occhiali da sole. Ho la giacca nell'incavo del braccio e appena mi avvicino all'automobile la lancio, insieme alla borsa, sul sedile posteriore. Apro la portiera di quello anteriore e mi posiziono accanto alla mia migliore amica. "Buongiorno" la saluto, dandole un bacio sulla guancia, sporgendomi sul cambio. Lei abbassa i suoi occhiali sugli occhi scuri e guarda a destra prima di mettere la marcia e partire. "Come i vecchi tempi?" dico, guardandola di sottecchi mentre il vento inizia già a scompigliarci i capelli.
Sorride a denti scoperti, nonostante il suo sguardo sia rivolto alla strada. Pigia il pulsante della radio.
"Come i vecchi tempi" ammette, facendo partire la musica ad alto volume. Si immette sulla strada che costeggia il mare, le palme che ne delimitano il contorno e il sole che viene filtrato dalle foglie enormi, riflettendosi sulla nostra pelle. Aumenta la velocità e iniziamo a cantare a squarciagola, con il vento che ci scompiglia i capelli riempendoli di nodi e le braccia che si muovono contro il cielo. Adesso non siamo un'insegnante di inglese e un'attrice nella stessa macchina, ma Lizzie e Jessica, due migliori amiche che si divertono e fanno pazzie come qualsiasi ragazza alla loro età. Le nostre voci si trasformano in delle vere e proprie urla nel sovrastare la musica e il rumore del vento che ci fischia nelle orecchie. Scoppiamo a ridere, mentre la radio continua a far girare tutte le musiche della playlist. Il mare è calmo, fa caldo e il sole riscalda la nostra pelle colpita violentemente dal vento fresco che soffia contro di noi. I capelli mi si riversano sul viso, ma non li scosto, piuttosto lascio che siano liberi di muoversi insieme all'aria, guardando la strada alla mia destra e le macchine che superiamo, così come tutte le villette accostate le une alle altre, sebbene la macchina vada così velocemente da non permettermi di vederne i dettagli. La musica continua a procedere e cantiamo di tanto in tanto. Lizzie stringe il volante con entrambe le mani e si avvicina ad esso per cantare, come se si stesse esibendo in un concerto live. Inizio a smuovere nuovamente le braccia, puntando le dita contro il cielo sereno sopra di noi. Poi mi viene un lampo di genio.
Mi avvicino al cruscotto della macchina e schiaccio il pulsante. Se ha mantenuto le stesse abitudine di minimo cinque anni fa...
Infatti, trovo la sua immancabile polaroid bianca. Mi guarda con la coda dell'occhio, annuendo e sorridendo contro la strada. Controllo che ci siano le cartucce, poi regolo le impostazioni.
"Quando dico via" inizio, girandomi verso di lei nonostante la vista mi sia oscurata a causa dei capelli addossati agli occhiali da sole, "voltati da questa parte" dico, appoggiando il retro della polaroid sul cruscotto tra noi, puntando l'obiettivo esattamente sulle nostre figure illuminate dal sole, i cui raggi si riflettono sulla superficie del mare alla nostra sinistra. Lei annuisce e impugna saldamente il volante, leccandosi le labbra. Mi sposto i capelli da sopra gli occhi e inizio a contare. "Mi raccomando" le dico. "Al mio tre, girati verso la Polaroid. Uno, due e tre!"
Lizzie si sporge verso la polaroid sorridendo a denti scoperti, io spalanco la bocca in un sorriso eccessivo mentre il familiare rumorio imprime il momento. Ritorna con lo sguardo sulla strada mentre io prendo la foto appena sfornata. La appoggio sul sedile, in mezzo alle mie gambe per farla raffreddare. Un tempo avevamo entrambe una collezione di Polaroid. Lei dovrebbe averle ancora tutte appese su una parete di sughero, io messe in ordine in un cofanetto dentro il mio comodino.
Finalmente raggiungiamo il centro commerciale, infilando la macchina nel parcheggio antistante. Il vento sembra essersi calmato. Lizzie sfila la chiave dal comando e la infila nella borsa che recupera subito dal sedile posteriore con un gesto felino. "Wow" dice, spostandosi i capelli scuri dalla fronte. Il suo sorriso è accecante, tanto è bianco. "E' stato fantastico."
"Pensa a quante volte l'abbiamo fatto" dico, sporgendomi per recuperare le mie cose. Lizzie annuisce, poi schiaccia un altro pulsante sul cruscotto mentre io ripongo la Polaroid. Il tettuccio della macchina si rialza, inglobandoci dal resto del mondo. Sulla superficie, però, c'è sempre un finestrino trasparente che permette di vedere il cielo. Quando giravamo di notte, spesso guardavamo le stelle. E' bello aver condiviso tali esperienze con lei, anche perché se così non fosse stato, e anzi le avessi condivise con un mio ex, ricordarle non sarebbe stato poi così tanto piacevole.
Prendo con due dita la fotografia tra le mie gambe, sventolandola solo un'altra volta prima di girarla. Lizzie solleva gli occhiali sulla fronte, avvicinandosi a me per guardarle.
"La aggiungerò alla collezione" dice nel vedere la nostra spensieratezza.
Ah, se solo si potesse vivere di certi attimi.
Annuisco, mettendola poi nel cruscotto per evitare di portarla con noi. L'avvicino alla macchina fotografica e poi chiudo lo sportello definitivamente. Usciamo finalmente dall'automobile e ci avviamo spedite verso l'ingresso. Ho ancora gli occhiali sul naso così da potermi nascondere ancora un po'.
Infilo la giacca e sollevo il cappuccio sul capo, camminando a testa bassa. "Mi spiace che tu debba fare shopping con me in queste condizioni" dico, amareggiata. E le dico la verità.
Lei scuote le spalle mentre varchiamo le porte in vetro. Solleva a sua volta il cappuccio della sua giacca. "Così non sei l'unica" dice e le sorrido, riconoscente.

Per le prime due ore è andato tutto bene, siamo riuscite a fare compere indisturbate e siamo uscite dai negozi cariche di borse incastrate tra le braccia. Ci siamo scattate tantissimi selfie e ne ho approfittato per inviarne uno ad Harry.
Lui mi ha risposto con un'altra foto, in cui ha la testa appoggiata contro un bancone e Jason è dietro di lui, con la bocca aperta e la mano aperta spiegata verso Harry come a volerlo ammonire su qualcosa.
L'ultima mezz'ora, invece, è stata abbastanza problematica. Siamo nel negozio di borse griffate da circa dieci minuti per trovarne una che si possa abbinare all'armadio che reggiamo tra le braccia - Lizzie, non essendo sposata, non deve preoccuparsi se spende tutto il suo stipendio per sè, - ma la quiete in cui siamo immerse inizia a sgretolarsi pian piano. Alcune ragazzine all'interno del negozio si girano verso noi due, aggrottando le sopracciglia. Faccio finta di non vederle, continuando ad ammirare la borsa che Lizzie continua ad analizzare in ogni dettaglio, ma le loro occhiate sembrano perforarmi la schiena. Dei sussurri concitati iniziano a sollevarsi in aria e faccio un grosso sospiro. Lizzie se ne accorge e si gira a guardarmi, abbozzando un sorriso. "Traquilla" mi dice, "non stai facendo niente di male."
Alzo gli occhi al cielo. "Non capisci" dico, abbastanza sottovoce. "Anche se sono in un negozio da donna, sono capaci di pensare che io stia comprando un regalo ad Harry."
"A meno che lui non voglia cambiare sesso-"
"Lizzie!"
Solleva le mani per quanto le è possibile. "Scherzo. Sai che fai?" dice, guardandosi le spalle e capisco chiaramente che le ragazzine hanno uscito i loro telefoni.
"Cosa?"
"Fai le foto con loro, renditi disponibile e parla tranquillamente. Se ti fai vedere così, le critiche continueranno. Dai loro un motivo per smettere di farlo."
Ingoio a vuoto, mentre Lizzie ripone la borsa e si gira prima di me. Alzo la testa e mi volto. Le ragazzine sono addossate ad un angolo.
Iniziano ad attirare la mia attenzione sventolando le mani, persino alcune da fuori il negozio, facendomi notare i loro movimenti attraverso le vetrine. Sorrido loro e lo percepisco come un segnale d'avvio. Non faccio in tempo a respirare che mi si fiondono contro, non solo ragazzine, ma ci sono anche dei ragazzi. Lizzie cerca di rimanere accanto a me, stringendo le labbra in un sorriso abbastanza tirato. Io cerco invece di apparire quanto più tranquilla e serena possibile.
Il mio nome viene urlato da tutti, così mi fermo e appoggio le borse per terra. Sollevo le braccia. "Okay, stiamo tutti calmi." Le urla si smorzano, ma alcuni gridolini cercano ancora di accaparrarsi qualche momento di gloria. "Posso stare con voi, sì, ma non c'è bisogno di urlare. Possiamo parlare tutti più tranquillamente, non credete?" dico.
Le ragazze della prima fila annuiscono, poi ne vedo una che da il suo telefono ad un ragazza accanto a lei. La ragazza protende le braccia verso di me. "Jessica" dice con un voce delicata. "Posso abbracciarti?"
"Ma certo!" dico, aprendo la braccia a mia volta, stringendola a me. Sento stringere le sue mani alla schiena, aggrapparsi come se fossi un'ancora di salvezza. Sorrido genuinamente. Alla fine, è anche merito loro se sono quello che ho sempre voluto essere, il loro appoggio è fondamentale e motivante. Lizzie lascia a sua volta le borse per terra, tirando fuori il suo cellulare.
"Facciamo una cosa" dice, uscendo dalla calca intorno a noi. Io e la ragazzina ci stacchiamo dall'abbraccio e ci giriamo tutti verso la mia migliore amica. "Adesso Jessica si mette in mezzo e scatto un foto con tutti voi."
I ragazzi esplodono in un boato, ma mi lasciano passare tanto da potermi mettere in prima fila. Mi inginocchio per terra e si accumulano tutti alla mia schiena, alcune ragazze si siedono per terra accanto a me, stringendosi alle mie braccia protese per terra per reggermi.
"Pronti?" dice Lizzie controllando lo schermo del suo telefono. "Scatto!" urla, e il flash ci abbaglia. Controlla la foto appena fatta. "Perfetto, appena posso la metto su Twitter."
Ci risistemiamo tutti, mentre la mia migliore amica viene circondata da alcune ragazzine con cui intavola una conversazione.
Lascio alcuni autografi, sorridendo sempre a ciascuno di loro. "Come mai sei a Miami?" mi chiede una ragazza. La guardo, mentre firmo il suo foglietto.
"Sono venuta a trovare mia madre" rispondo con un sorriso.
"Ed è vero che Harry non è con te?" chiede un ragazzo dagli occhi verdi.
Annuisco.
Una ragazza dai capelli ricci si mette accanto a me. "E' vero che state insieme?"
La guardo, cercando di mantenere il sorriso sulle labbra. Sollevo le spalle.
"Cosa vuoi che ti dica?"
"Ci sono così tante voci che-"
"Come ti chiami?" le chiedo prima che possa continuare. Lei mi guarda con gli occhi luminosi.
"Christie" dice la ragazza.
Le appoggio una mano sulla spalla, essendo leggermente più bassa di me. "Senti, Christie. Anzi, sentitemi tutti. Non dovete credere a quello che c'è su Internet, perché sul web circolano cose che non sono vere."
"E su cosa dobbiamo basarci se non su quelle cose che dicono i diversi siti?"
Sollevo le spalle, spostando lo sguardo sui ragazzi che continuano a filmarmi. "Dovete attenervi alle informazioni ufficiali."
La ragazza annuisce, stregata dalle mie parole neanche fossi una maga. "Ma allora-"
Le faccio l'occhiolino. "Jarry è carino, no?"
Delle urla concitate mi circondano, esclamazioni che mi si riversano addosso.
"Io vi ho sempre shippato!"
"Io vi amo!"
"Siete bellissimi."
Le espressioni si accavallano le une sulle altre, mentre continuo a posare con loro. Finalmente, dopo un tempo infinito, mi lasciano andare.
"Grazie di tutto, Jessica!" urlano, mentre mi allontano carica di borse e affiancata da Lizzie. Quando superiamo le porte in vetro e usciamo sulla strada, tiriamo entrambe un sospiro di sollievo.
"Finalmente" diciamo in sincrono, per poi scoppiare a ridere.
"Non posso credere che quelle ragazze mi credano importante" dice Lizzie mentre apre la macchina. Lasciamo le borse sul sedile posteriore, prima di sederci entrambe ai rispettivi posti e partire, lasciando il tettuccio sopra le nostre teste.
"Sai com'è" dico, passandomi le mani tra i capelli. "Sei la mia migliore amica e, nella loro mentalità, controllando te, controllano me ed è un mezzo in più a loro disposizione."
"I miei followers" dice Lizzie aumentando la velocità, "stanno salendo notevolmente!" esulta.
Scoppio a ridere, aprendo il cruscotto e afferrando la fotografia piccola. "Questa me la prendo io!" dico scherzosamente, infilandomela nella borsa posta ai miei piedi. Esco il cellulare e lo sento vibrare. Incredibile, sembra che tutti sappiano quando ho il telefono in mano. Rispondo al volo.
"Ehilà."
"Belle foto" mi dice Niall, "vedo che ti stai divertendo.."
"Molto" ammetto, spostandomi una ciocca di capelli e mettendola dietro l'orecchio. "Come va in ufficio?" chiedo, spostando lo sguardo fuori dal finestrino sollevato.
Sento un leggero sbuffo. "Un casino" ammette. Il suo tono mi sembra abbastanza stanco e annoiato.
"Come sarebbe a dire?"
Un soffio contro il microfono. "Ci sono un po' di scartoffie che devo controllare, non mi tornano i conti."
"E non è una cosa che può fare qualcun altro?" chiedo.
"No" risponde, "sono io il capo qui, è mio dovere sistemare tutte la carte. Il curriculum di Harry è stato stampato male, ci sono delle scritte su quello online che sono errate su quello cartaceo."
"Mhh" mugugno, controllando l'orario sul display del cruscotto. "Non hai ancora pranzato?"
"No, mi protraggo fino alle due, dopodiché vedo come fare."
"Se vuoi, mia sorella credo sia disponibile. Sai che puoi contare su di lei."
"Sì, ma lei dovrebbe stare con Josh, non vorrei rovinare i suoi piani. Ma tu non preoccuparti, rimani a Miami e goditi questa vacanza, per quanto te ne rimane."
Alzo gli occhi al cielo. "E' appena mercoledì, Niall" dico, sorridendo verso Lizzie che è entrata finalmente nella zona urbana. Noto di nuovo le ville scorrerci accanto.
E' il suo turno di mugugnare. "Adesso vado, non posso perdere tempo a telefono."
"No, ma figurati, anche io sono felice di sentire la tua voce."
Ride, finalmente, anche se in maniera contenuta. "Ciao, Jess."
"Ciao biondo." E attacchiamo.
Quando Lizzie accosta sotto casa, si gira verso di me. "Niall è single?"
Faccio per aprire la portiera, poi mi blocco. Mi giro sorridente verso di lei. "Capisco a cosa miri" dico.
Sorride con un ghigno.
"Magari" dico, aprendo la portiera e uscendo un piede fuori, "se vieni a Los Angeles, possiamo fare qualcosa."
Lei batte le mani. "Quando vai, dimmi i tuoi impegni e giuro che mi organizzo."
Scoppio a ridere e recupero tutte le mie borse. La saluto e salgo le scale di casa. Citofono e mamma mi apre con il telefono nell'incavo del collo. Mi lascia passare, poi richiude la porta.
"Ti ho detto che devi assolutamente dire di non essere stato lì a quell'ora!" dice a voce alterata mentre mi avvio verso la mia stanza a lasciare le buste. Vado in bagno e mi lavo le mani. Poi scendo di nuovo al piano di sotto e preparo un lato della tavola per pranzare, mentre mia madre ha coperto l'altra metà con i fogli del suo lavoro, scritti accuratamente a penna.
Noto l'acqua della pasta bollire nella pentola e mi metto ai fornelli.
Quando la separo dall'acqua, riverso la pasta nei piatti, mettendoli più o meno accanto. Prendo il condimento appoggiato sul piano cottura e finisco di preparare i piatti, mentre la mamma si accinge a chiudere la chiamata.
"Rimani su questa linea e non staccarti da quello che ti ho dato. Se rimani aderente a ciò, la causa la vinciamo sicuramente. Ti va bene?"
Mi siedo al tavolo e inizio a pranzare, poi finalmente mia madre chiude la chiamata.
"Dio mio" sbuffa, sedendosi accanto a me.
"Qualcosa non va?" dico con la bocca piena. Lei afferra la forchetta, infilanzando la pasta. Quando la assaggia fa un smorfia. "E' al dente."
"Accontentati" dico, inforcando un altro boccone. Sorride, masticando.
"Questo cliente vuole assolutamente vincere la causa. Dice che il marito esige di avere l'appartamento per sè, quando hanno fatto chiaramente la divisione dei beni. Sono separati da anni, e ora lui lo vuole rivendicare. Ovviamente non può vincere, in quanto altrimenti la donna con i figli sono costretti allo sfratto."
Faccio una smorfia. "Questi maschi" dico, "sono fin troppo stronzi ed egoisti."
Mia madre annuisce.
"Tanto vincerai" le dico, facendole l'occhiolino.
Mi sorride, poi mentre prende in bocca un'altra boccone, sento il telefono vibrare contro la coscia. Lo tiro fuori, appoggiandolo sul tavolo.
Aggrotto le sopracciglia. "E' Jennifer" dico, notando il suo nome lampeggiare. Mi pulisco le mani contro il tovagliolo, e poi me lo porto all'orecchio.
"Pronto?"
Sta piangendo.
Jennifer sta piangendo.
"Jess!" urla con la voce rotta.
"Ehi, che c'è? Perché piangi?" dico, e mia madre si gira preoccupata.
"Niall!" urla contro il mio orecchio.
"Cosa? Che c'entra lui?" dico, prendendo il bicchiere di acqua e bevendone il contenuto.
Singhiozza dall'altra parte della linea. "Ero venuta a prenderlo ma...non rispondeva..." parla a tratti. Stacco il bicchiere dalla bocca.
"Jen, parla! Cosa è successo!?" urlo, prendendo un altro sorso d'acqua per calmare l'agitazione che sta prendendo il sopravvento su di me.
"Io l'ho solo trovato, non riesco a capire. Ho chiamato l'ambulanza, sta arrivando!" Sputo l'acqua che avevo in bocca, bagnando la tovaglia. La mamma si alza in piedi di scatto. "Che sta succendo, Jessica?" mi urla da un orecchio, ma presto attenzione solo all'altro.
"Ambulanza!?" chiedo, e sento il sangue ghiacciarsi nelle vene.
"Sì" singhiozza. "Non si muove, Jessica."

N/A
Bene.
Avete visto il trailer?
So che non è niente di che, ma è il primo che faccio e devo dire di esserne abbastanza soddisfatta :)
Passando al capitolo......TADAAAAAAN
Cosa sarà mai successo?
Al via le scommesse!

Buon weekend a tutti!
Un bacio🌻

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top