Chapter nineteen

Tutte le immagini che trovate in alto sopra il titolo di ogni capitolo sono opere o di kaspercoffee o di xsmiling.
Precisato ciò, ci vediamo in fondo e buona lettura!

"Perfetto." Jason fa posizionare i fotografi intorno al piccolo palcoscenico rotondo posto nel mezzo del grande salone. Le finestre sono alte e curvilenee alla sommità, spessi tendoni sono utilizzati per oscurarne i vetri trasparenti e il parquet che costituisce il pavimento è curato e tirato a lucido. Leila mi sistema la maglietta, facendomela aderire ai fianchi, poi la parrucchiera mi sposta i capelli biondi su una spalla, fissandoli con solo un po' di lacca, affinché non si rovinino. Mi guardo intorno, vedendo Elise seduta su una sedia pieghevole all'angolo, quella accanto a lei è vuota. Niall non può ancora venire in ufficio a causa del periodo di convalescenza che gli hanno dato. Ci sentiamo sempre a telefono, eppure non è la stessa cosa dell'averlo qui, pronto a prendermi in giro e a controllare ogni minimo dettaglio. Faccio un colpo di tosse e Jason mi si avvicina, scostandosi il ciuffo scuro da sopra gli occhi con un gesto femmineo. Si picchietta l'orologio che ha al polso. "Allora dov'è?"
Scuoto le spalle mentre le truccatrici mi passano ancora un po' di fard sulle guance. "Non sono la sua mamma, non ne ho idea."
"Simpatica" risponde Jason, alzando gli occhi al cielo. Mi prende per un gomito, facendomi procedere e scostando tutti i componenti dello staff che gli ostruiscono il passaggio. Mi mordo il labbro inferiore mentre mi fa salire i tre gradini per raggiungere il palcoscenico rotondo circondato dal tanto famoso schermo verde. Sono da sola in mezzo sulla scena, con tutti i fotografi posti dietro le loro attrezzature. Picchietto il piede per terra, mordendomi l'interno della guancia.
Jason sbraita al telefono, arrabbiandosi con Harry per il semplice fatto che non risponde al cellulare. Non appena lo spegne, infilandolo nella tasca del suo jeans, la porta della stanza si apre con un scatto, smuovendo le correnti d'aria all'interno dell'ambiente. Le mie braccia scoperte si ricoprono di brividi, poi Harry entra nella stanza, con la corrente che gli sposta violentemente i capelli sul capo e la giacca sulle spalle, spiegandola verso l'indietro.
"Scusatemi" dice, mentre lascia a terra il suo borsone e si sfila la giacca, facendola scivolare sulle sue braccia muscolose, fasciate solamente da una t-shirt bianca. Sorrido, accarezzandomi il braccio scoperto dove i brividi sono quasi scomparsi. Le truccatrici gli si accostano, ostruendomene la vista, le pennellate gli ricoprono il bellissimo viso e un polverone di cipria sollazza per aria, un po' come le estremizzazioni dei cartoni animati che trasmettono la sera in tv.
Non li seguo, intendiamoci, ma sono senza dubbio ben fatti. Hanno costruito la mia infanzia!
Jason si mette alle spalle di Harry e i suoi rimproveri mi giungono alle orecchie, costringendomi a sollevare gli occhi al cielo. Quando finalmente il fumo si dissipa, ecco Harry farsi spazio con entrambe le braccia nella calca, raggiungendo a rapide falcate il piccolo palco su cui sono stata fino ad ora. Jason continua a borbottare mentre i fotografi si appostano dietro i loro macchinari ed Harry si sporge verso di me.
"Che rompi palle" dice, baciandomi rapidamente sulle labbra. Un sospiro rumoroso giunge alle nostre orecchie e sorridiamo entrambi.
"Tutta questa complicità mi fa venire il voltastomaco."
"E spero che tu non rimetta sulla mia giacca che reggi nell'incavo del braccio."
"Zitto, Styles. Sei nuovamente in ritardo e non ti è concesso ribattere." Jason batte le mani un'unica volta, dopodiché ci guarda. "In posizione, adesso."
Chiudo gli occhi, concentrandomi per calarmi nella parte, mentre Harry traffica vicino a me. Quando sollevo le palpebre, ha in mano due pistole, porgendome una. Annuisco, rigirandomela nel palmo, per poi stringerla e puntarla in un punto indefinito di fronte a me, una gamba più avanti dell'altra e un occhio chiuso. Harry si attacca con la sua schiena alla mia, con la pistola stretta in entrambe le mani, puntata esattamente dalla parte opposta e gli occhi fissi sul punto in lontananza. Stringo la mascella, poi nel momento in cui Jason dice "Siate Stephanie e Nicholas da adesso", i fotografi iniziano a scattare. Ogni flash è una nuova posa.
Proviamo tutte quelle possibili perché Niall vuole che la mattinata venga dedicata interamente alla realizzazione del photoshoot del film, sebbene ancora manchino alcune scene che sono quelle fondamentali e che fremo affinché vengano registrate: sono le scene in cui tutto è portato alla luce del sole, in cui ogni segreto e dubbio viene svelato, lasciandoti con il fiato sospeso per tutta la fine del libro fino all'epilogo.
Dopo circa settantacinque scatti, finalmente io ed Harry abbassiamo le armi e ci giriamo a guardarci, gli occhi dell'uno in quelli dell'altra, le pistole al nostro fianco e le palpebre leggermente socchiuse. Harry cerca a tutti i costi di reprimerlo, ma il suo sorriso furbetto appena all'angolo delle sue labbra rosee non intende lasciare la postazione. Jason sbatte le mani, dopodiché ordina la fine degli scatti. Io ed Harry rilassiamo contemporaneamente le spalle, ruotandole leggermente, poi appoggia la pistola scarica ai suoi piedi mentre la mia mi viene tolta furiosamente da Jason come se potessi decidere di spararlo in un attimo. Harry mi prende per la base del collo e mi avvicina a sè. "Siamo stati grandi."
"I migliori Nicholas e Stephanie."
Harry si è sporto su di me per baciarmi, mentre gli altri discutono, ma appena finisco di dire la frase il mio ragazzo si scosta improvvisamente. Stringe gli occhi, per poi aprirli e sbattere le palpebre, esattamente come il medico che avevo da bambina. Ogni qualvolta mi guardasse negli occhi, sbatteva le palpebre come per ripararsi da attacchi esterni. Alcune volte mi facevo condizionare e sbattevo le palpebre in sincronia con il medico, ma poi mi schiaffeggiavo e ritornavo in me. Harry non ha bisogno di alcuno schiaffo, si riprende dopo nemmeno due secondi. Mi sorride stringendo le labbra.
"No, siamo noi i migliori, semplicemente Jessica e...Harry" conclude, e finalmente mi bacia.
Sorrido sulle sue labbra quando sento un flash abbagliarci. Ci stacchiamo, girando la testa. "Ma ch-"
"Non potevo non prenderla!" dice una donna con la frangetta scura a coprirle la fronte larga. "Abbiamo visto il lato battagliero di Nicholas e Stephanie, era ora che apparisse qualcosa di romantico inerente alla loro storia d'amore."
Harry si lecca il labbro inferiore, mentre io le alzo il pollice. Riprendiamo a baciarci, poi Jason tossisce esattamente dietro di me. Mi giro spaventata, notandolo sul palco insieme a me ed ad Harry.
"Volete rimanere qui sopra per procreare davanti a tutti o andarvene per cazzi vostri?"
"Se la prima parte della frase è disp-"
"Sparisci, Styles."
Harry scoppia a ridere mentre scendiamo mano nella mano dal palco. Quando lasciamo la stanza, dirigendoci verso l'uscita della Horan Industry, notiamo dietro i vetri trasparenti una grandissima quantità di gente che ci nota benissimo, iniziando a sbattere le mani contro il vetro prima che le guardie blocchino ogni loro tentativo di far precipitare l'intera struttura.
"Che facciamo?" mi chiede Harry, sorridendomi.
"Ormai ci hanno visto" dico, "non possiamo tirarci indietro."
"No" dice lui, stringendo di più la presa intorno alla mia mano, "intendo, cosa facciamo dopo?"
Apro la bocca sorpresa, per poi stringere le labbra scherzosamente. "Quello che vuoi tu."
"Sai benissimo quello che voglio io."
"Ninfomane."
"Porco" dice una terza voce, e noto Jason passargli accanto per raggiungere il suo ufficio. Scoppiamo entrambi a ridere, mentre apriamo le porte e veniamo accerchiati dai fan.
Alcuni ci lanciano contro dei cartelloni, facendomi male alla testa. Ne raccolgo qualcuno da terra, notando ci siano dei disegni ritratti sopra. Sorrido, salutandoli e fermandomi a fare qualche foto. La mano di Harry è ancora stretta alla mia, prima che la lasci e si avvicini ad un gruppo di fan che urlano il suo nome. Sono tutte ragazzine arrapate che lo guardano con gli occhi a cuoricino. Mi sforzo di sorridere a quelle che mi implorano di fare una foto con loro, ma il mio pensiero è concentrato su un'altra cosa. Socchiudo gli occhi, faccio le ultime foto e autografi, facendo finta di non ascoltare alcune domande che mi riguardano, per poi girarmi a recuperare Harry le cui mani sono mantenute e contese da quelle delle fan. Mi appoggio alla sua spalla, rivendicando la mia proprietà.
"Siete bellissimi". "Harry da quando stai con lei?". "Perché hai deciso di essere Nicholas?"
Harry è fin troppo disponibile a rispondere a qualsiasi domanda gli venga posta, ma non abbiamo tutta la giornata. Alcune guardie allontanano i fan, mentre io con un tasto rapido del cellulare chiamo Peter. So che è nei paraggi perché sarebbe dovuto andare a trovare mia sorella in ospedale. A proposito di Jennifer, non ho mai visto i social andare in tilt per tutti gli hashtag che le sono dedicati. E' una bella cosa sapere che sia amata da tutti, nonostante le minchiate che talvolta possa fare.
"...bello essere per la prima volta il protagonista di un film, affiancato da Jessica?"
Vedo la fan che gli ha posto la domanda sbattere le ciglia finte, il volto tirato in un sorriso fin troppo pronunciato e il petto ben in vista. Ce l'ha persino più prorompente del mio, e se solo Harry si azzardasse a-
Ecco, ha abbassato per un attimo gli occhi sullo scollo della maglietta. Non può continuare così.
Lo tiro delicatamente indietro, mentre continua a rispondere alla ragazza. "...più bella che mi potesse capitare."
La macchina di Peter - amo il suo tempismo perfetto - accosta all'altro marciapiede, così salutiamo le fan con un gesto della mano e veniamo scortati fino alle portiere aperte. Quando ci vengono richiuse alle spalle, Peter parte, cercando di non investire nessuno.
Mi accascio lungo il sedile, poggiando al mio fianco i cartelloni che ho raccolto. Harry mi accarezza con un indice il dorso della mano, rilassandomi, poi mi ricordo e lo guardo con gli occhi socchiusi. "Non ti permettere a guardare le tette degli altri."
Harry scoppia a ridere, mentre Peter fa sollevare indifferentemente il separè per farci isolare. Crede davvero che possiamo pensare di fare sesso in macchina?
Quando il mio ragazzo si calma, respirando e sbattendo ripetutamente le palpebre, fa: "Perchè dovrei anche solamente pensarlo se posso vedere le tue ogni volta?" dice, abbassando il tono di voce verso la fine della frase. Si sporge verso di me e quando vedo il suo indice allargare la scollatura della maglietta, cercando di vederci appena più in basso, lo spingo via, incrociando le braccia al petto.
"Concordo con Jason. Sei un porco."
"Dove vi porto?" lo interrompe Peter oltre il separè. Rispondo prima di Harry.
"Ti dispiacerebbe portarmi all'ospedale?" poi mi giro verso il mio ragazzo. "Vieni con me?"
Lui scuote il capo, e un po' mi dispiace. "Devo andare a fare una commisione urgente."
Annuisco, mentre si sporge per parlare con Peter, dandogli le indicazioni precise. Quando la macchina si ferma, Peter riabbassa il separè e ci guarda attraverso lo specchietto retrovisore. "Eccoci qua" dice.
Harry annuisce, avvicinandosi a me e baciandomi. "Ci sentiamo più tardi, ok?"
Annuisco, poi scende dalla macchina e inforca gli occhiali da sole che aveva nella tasca della giacca. Lo vedo attraverso il finestrino scuotersi i capelli e tirare su con il naso, smuovendo la mascella come se stesse masticando. Il vento glieli scompiglia, ma sembra non importagli niente. Appena approda al marciapiede, Peter prende un'altra strada e mi scorta all'ospedale. "Scusami se ti ho fatto venire così bruscamente" dico, lanciando un'occhiata fuori dal finestrino.
"Si figuri, Jessica" dice, sorridendomi calorosamente attraverso un rapido sguardo dello specchietto retrovisore.
Quando mi lascia fuori l'ospedale, lo saluto e mi infilo subito oltre il cancello. Appena varco le soglie dell'ingresso, noto i dottori parlottare oltre il bancone, pazienti che aspettano di essere ricevuti e ospiti che attendono seduti sulle sedie in plastica che non so per quanto tempo ho riscaldato. Quando mi spingo oltre per immettermi nel corridoio di Jennifer, sento delle voci alle mie spalle e mi volto. "Signorina Lawrence numero due!" dice il dottor Tomlinson, avvicinandosi a me, stringendo al petto una cartellina plastificata. Gli sorrido, smuovendo delicatamente le dita della mano mentre accanto a me passa una signora che si muove lentamente, mantenendosi ad un'asta a cui è collegata una flebo infilata nel suo braccio. Il dottore mi guarda con il suo solito sorriso vispo, gli occhi azzurri persino più luminosi dei miei.
"E' venuta qui per Jennifer?"
"No, veda, sono venuta qui per il pranzo, la cucina è così buona!"
Louis scoppia a ridere, riacquisendo la sua compostezza con un semplice colpo di tosse. I capelli sono tenuti leggermente indietro sulla fronte scolpita. "Sua sorella ha avuto tantissime visite" dice, stringendo le labbra. "Persino il suo compagno si è palesato qui, qualche volta."
Mi muore il sorriso che avevo ad incresparmi le labbra. Cosa?
"Intende Harry?"
"No, veramente l'altro con cui si fa vedere in giro."
Alzo gli occhi al cielo. "Davvero, dottore?" dico, ignorando il suo sarcasmo in risposta al mio di qualche secondo fa.
Annuisce. "Perché dovrei mentirle? Viene e poi se ne va dopo un po'. Diciamo che è abbastanza sfortunato perché ogni volta che viene, c'è sempre qualcuno con cui sua sorella è impegnata a parlare, per questo parecchie volte viene e se ne va subito."
Adesso tocca a me ad annuire. E così Harry viene senza che me ne parli.
Da una parte mi rattrista il fatto che lui non mi dica tutto quello che faccia e perché matenga queste cose segrete, dall'altra però mi rincuora, perché so che almeno tiene a mia sorella ed è rispettoso a tal punto da venirle a fare visita. "Bene" dico, indicando poi con il pollice la porta di mia sorella appena più avanti. "E' occupata? O posso entrare?"
Il dottore scuote le spalle. "Fino a mezz'ora fa è stata con un suo amico che ho avuto modo di conoscere, Josh, però adesso sta riposando. Più tardi le faremo la medicazione" mi risponde, stringendo le labbra.
Mi lecco le mie. "Allora tornerò in un altro momento" dico, sorridendo. Louis mi appoggia una mano sulla spalla.
"Ora devo andare a controllare una signora, a presto, signorina" dice, superandomi con un sorriso.
"Salve!" saluto, per poi tornare indietro verso l'ingresso dell'ospedale. Noto mia madre appoggiata al muro con una tazza fumante in mano. "Ehi" le dico, dandole un bacio sulla guancia.
"Ciao, tesoro."
"Hai prenotato il volo?" le chiedo, guardando il suo viso sciupato.
Annuisce, soffiando sulla tazza piena di caffè. "Torno a casa domani sera."
Mi lecco le labbra. "Grazie per essere venuta."
"Ti pare che vi avrei lasciato da sole?"
Le sorrido, appoggiandomi al muro accanto a lei. "Papà?" chiedo.
"Francis ha detto che verrà a trovare Jennifer stasera. Tornerà a San Francisco fra tre giorni per ricongiungersi ad Irene e alle bambine che stanno iniziando a fare fin troppe domande. Ha rimandato la partenza giusto per non lasciarvi da sole da un momento all'altro."
"Siamo grandi, mamma."
"Non c'entra niente, in queste situazioni siete le nostre bambine."
Annuisco, poi sento improvvisamente il telefono vibrare nella tasca del jeans. Lo tiro fuori e vedo un numero sconosciuto illuminare lo schermo ad intermittenza. "Scusa un attimo" dico alla mamma, prima di uscire dall'ospedale, all'aria aperta.
"Pronto?" dico dopo aver fatto scorrere il dito sullo schermo.
"Jessica Lawrence?" La voce è bassa, tonante ma chiara allo stesso tempo.
"Chi è?"
"Lei è Jessica?" mi chiede di nuovo la voce e ingoio a vuoto.
"Sì."
"Sono Payne."
Rilasso le spalle che non sapevo di star tenendo ferme, come paralizzata al muro. Ho avuto per un attimo paura che fosse successo qualcosa. "Come fa ad avere il mio numero?"
"Abbiamo trovato qualcosa" dice, invece di rispondermi alla mia domanda più che lecita.
Apro leggermente la bocca, incapace di rispondergli subito. "E perché me ne sta facendo parola? Sbaglio, o ha detto che non devo più avere a che fare con qualsiasi cos-"
"Abbiamo trovato altri video agli angoli degli edifici."
"Ah."
"Gliene sto parlando semplicemente perché lei è la sorella di Jennifer."
Stringo le labbra. "Fino a qualche giorno fa non le importava" dico, socchiudendo gli occhi.
Lo sento sbuffare dall'altra parte della linea. "Mi scusi se l'ho disturbata, allora."
"No!" urlo, prendendo il telefono anche con l'altra mano. "Non chiuda."
"Non si può parlare per telefono."
Alzo gli occhi al cielo. "Lei fa parte della polizia, chi altro potrebbe intercettare la telefonata?"
Un attimo di silenzio, poi la voce di Liam si fa più chiara contro il microfono. "Senta, lei non sa niente su come tutto questo funzioni, e di certo non posso parlarle telefonicamente. Vediamoci domani pomeriggio al dipartimento, farò in modo che nessuno sospetti niente sul fatto che lei sia a conoscenza di queste informazioni private."
"Perché lo sta facendo?" chiedo, ingoiando a vuoto. "Non è stato molto gentile e disponibile con me fino ad ora."
"Perché so che, a prescindere dalle pratiche poliziesche, lei farebbe tutto da sola, testarda com'è."
"Ehi!"
"A domani, signorina." E chiude la chiamata, lasciandomi interdetta fuori dall'ospedale e con il telefono ancora attaccato all'orecchio.


N/A
Oggi è 30 Aprile e la maturità si fa sempre più vicinAAA.
Ok, a parte questa piccola e inutile parentesi, ecco a voi un nuovo capitolooo.

Cosa ve ne pare?

Vi prego di scrivermi un commento, un insulto ai personaggi, un complimento, una supposizione, qualsiasi cosa, ma fatemi sapere cosa pensate della storia e di come credete la fan fiction si evolva!

Non mettetemi nella condizione in cui solo ad un certo numero di voti e commenti arriverà un nuovo aggiornamento. Ve ne prego, non fatemi fare l'antipatica.

Detto ciò, datemi un consiglio: cambio la copertina della storia? O lascio questa?
Sono indecisa ahahah

Se mi conviene lasciare questa già presente okay, ma se è meglio cambiarla commentate in linea dicendo quale delle due sia la migliore!
(Tutti i diritti a me.)

A presto🌻

Angolo contatti
Twitter: @_windowsgirls

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