3• SOS bagnino


Rimini, 19 luglio 1984

Le mattine seguenti trascorsero tranquille.
La signora Mondini si godeva le chiacchiere da spiaggia con le vicine di ombrellone.
Il signor Mondini sfogliava il quotidiano, innervosendosi sulle pagine della sezione dedicata alla politica, giusto per non perdere le sane abitudini invernali.
Elsa e Giulia, soddisfatte per aver indossato lo stesso sgambatissimo costume intero, facevano lunghe passeggiate sul bagnasciuga ridendo quasi fino a togliersi il fiato per un nonnulla e facendosi fare foto con la nuova istantanea della Polaroid da Sofia Aldobrandini. La Polaroid 630 Lightmixer e Sofia erano diventate le loro mascotte.
Andrea si spaccava la schiena al lido per mettere da parte i soldi necessari per la moto.
Dante un po' gli faceva compagnia, un po' si divertiva con gli amici, un po' si dedicava allo studio di nuove lingue.

Passarono tre giorni e si svolsero tutti allo stesso modo, l'unico cambiamento fu che la spiaggia sembrava essersi riempita ancora di più. A fine luglio non ci sarebbe più stato un ombrellone non occupato.

Giulia aveva sperato che avvicinandosi a Sofia Aldobrandini avrebbe attirato l'attenzione del fratello maggiore, ma questo sembrava dedicare ogni momento che trascorreva in spiaggia al suo lavoro. Anche Dante, che lo conosceva da quando erano due poppanti, era rimasto colpito dal suo zelo. La sera non c'erano più state occasioni di parlare da soli. Il primo giorno era andato via con i ragazzi del lido e non l'aveva più visto durante la serata; il secondo aveva ispezionato la cavità orale di una ragazza; una sera non era uscito perché troppo distrutto dopo il lavoro; la sera precedente il gruppo si era diviso e mentre i ragazzi avevano deciso di fare a una serata karaoke, le ragazze si erano riunite  per una pizza.
Seguendo la sua celeberrima filosofia, che le basi dei rapporti dell'estate dovevano essere messe tutte all'inizio della vacanza così da poter avere più tempo per godere dei risultati, Giulia decise di agire subito.

Era venerdì pomeriggio, un giorno che le aveva sempre portato fortuna, a discapito dei modi di dire, quando decise di mettere in atto il suo piano.
L'unica cosa che stava per fermarla era l'assenza di Andrea quella mattina sotto al solito ombrellone rosso, ma poi pensò che poteva non averlo visto perché avevano avuto bisogno di lui al chiosco del lido, o qualcosa del genere.

Il pomeriggio i signori Mondini erano soliti ritirarsi a casa, mentre i ragazzi avevano l'abitudine di aspettare che il sole tramontasse prima di andare via. Andrea, quando era di turno, finiva di mettere in ordine l'attrezzatura, mentre Dante e altri ragazzi organizzavano dei tornei di calcetto. Le ragazze si facevano il bagno, giocavano a carte o osservano i ragazzi a torso nudo correre dietro a un pallone.
Giulia decise che quel pomeriggio avrebbe fatto il bagno. Non fu difficile convincere Sofia a non seguirla per restare a fare compagnia a Elsa, che quel giorno era indisposta. Il vento sembrava proprio soffiarle in poppa.
Si allontanò dalla riva fino ad arrivare a non toccare, nuotò un po', fece capriole, giravolte, si tuffò sotto il velo dell'acqua più volte, fino a che non accusò un dolore improvviso.
Un crampo alla gamba la fece urlare di dolore.
Non poteva nuotare in quelle condizioni, la gamba era bloccata.
E così urlò e chiese aiuto.

Il guardaspiaggia di turno, che nel fine settimana non era Andrea Aldobrnadini, la notò subito e corse in acqua mentre si toglieva la canottiera rossa.
In pochi secondi, Giulia si trovò circondata dalle braccia toniche del bel bagnino, suo salvatore. Peccato solo che questo non avesse i lineamenti delicati, né capelli chiari, né gli occhi color del mare che lei si aspettava.

Appena l'altezza dell'acqua glielo concesse, il ragazzo smise di nuotare e iniziò a camminare con la sventurata in braccio.
Giulia, in quella posizione con le braccia di lui che le circondavano le gambe, passando sotto al ginocchio e la schiena, poté finalmente guardare meglio il suo salvatore sbagliato.

Era bruno, con dei lineamenti piacevoli e marcati, gli occhi espressivi e un ghigno stampato sulle sue labbra carnose che la fece subito irritare. Non aveva assolutamente niente in comune con il suo principe, a parte il lavoro, ovviamente.

«Riesci a camminare o devo portarti fino a casa come se fossimo novelli sposi?» Finalmente aprì bocca il ragazzo.

«Certo che non riesco a camminare! Ho avuto un dolorosissimo crampo mentre nuotavo, se non fosse stato così non avrei certo avuto bisogno del tuo aiuto!» rispose Giulia, stizzita dal fatto che quel ragazzo le avesse fatto buttare all'aria uno dei suoi piani più geniali.

«Ah, quindi mi stai dicendo che non hai finto solo per attirare la mia attenzione?» chiese accentuando il suo ghigno.

«Assolutamente no. Io non ho bisogno di questi sotterfugi per attirare l'attenzione di un ragazzo!» Era piccata e si vedeva, ma avrebbe continuato a tenere il mento alto e lo sguardo fiero rivolto alla riva, ormai piena di curiosi accorsi, pur di non fissare gli addominali tesi e abbronzati del ragazzo bruno. Addominali che lei sfiorava inconsapevolmente con i lunghi cappelli bagnati provocando in lui piacevoli brividi. «E poi, scusami ma cosa ti fa pensare che tu possa essere degno di tutto quest'impegno da parte mia?» Non riuscì a tenere la lingua ferma, rendendosi conto che si stava per tradire con le sue stesse parole solo quando sentì il ragazzo ridere sotto i baffi.

Semplicemente perché non sarebbe la prima volta che capita, meditò il ragazzo senza però dar voce ai suoi pensieri.
«Come sta la gamba? Quale avevi detto che ti faceva male?» chiese dopo poco il ragazzo continuando ad avanzare, sforzandosi di essere più professionale.
Giulia rimase sorpresa dal fatto che il suo peso non sembrasse rallentare per nulla né il suo nuotare, né il passo, che era ritmato e lungo.

«La destra» chiuse il discorso lapidaria e serrando le labbra per evitare altri danni.
A quella risposta Pietro Torre sorrise, consapevole di aver vinto.
Non solo aveva compiuto il primo salvataggio della stagione, per il quale avrebbe avuto la gloria, ma aveva anche in tasca quella ragazza così altezzosa.

Sul bagnasciuga Sofia non faceva altro che rigirarsi nervosamente una ciocca di capelli colorati in fucsia fra le dita. Al suo fianco c'erano Elsa molto più calma, abituata ai gesti folli dell'amica, e Dante che teneva fisso lo sguardo sulla sorella.
In quel momento arrivò Andrea che subito si affiancò a Dante.

«Possibile che le cose divertenti succedano sempre quando non sono di turno io? Lo sapevo che dovevo farmi dare turno nel fine settimana» scherzò il nuovo arrivato chiedendo l'approvazione dell'amico con una spallata amichevole. Dante lo ignorò.
In quel momento Andrea si accorse che l'amico quasi tremava, apriva e chiudeva i pugni e non sembrava essere intenzionato ad aprire bocca.

«Giulia si è fatta male mentre nuotava e ha chiesto aiuto sbracciandosi in acqua. Il bagnino l'ha soccorsa immediatamente. Quando torneranno avrà solo un nuovo argomento di cui parlare per un po'» intervenne Elsa, spiegando velocemente la situazione con un'alzata di spalle, senza staccare gli occhi dalle due figure che si stavano avvicinando alla riva.

Andrea si voltò verso la ragazza che aveva parlato. Aveva intuito che doveva essere l'amica di Giulia Mondini, e doveva conoscerla davvero molto bene visto come ne aveva parlato.
La famosa ragazza off limits, si ripeté.
Eppure si soffermò a fissare il suo profilo, sporgendosi leggermente in avanti per superare il volto pietrificato di Dante.
Aveva un naso lungo e sottile, corti cappelli biondi cenere e ciglia foltissime. Avrebbe voluto che si fosse girata per guardarlo mentre gli parlava, invece era rimasta immobile con lo guardò fisso sulle onde, celandogli gli occhi. Ma vista così, di sfuggita, non gli era certo sembrata la solita ragazza che Dante avrebbe definito off limits.

Elsa, dal canto suo, aveva deciso di accantonare tutti i problemi che erano nati solo nella sua testa. Non avrebbe portato rancore a quel ragazzo che neanche conosceva, in fondo per quanto ne sapeva poteva essere il ragazzo più buono del mondo. Non era certo colpa sua se lei non sarebbe mai rientrata nei suoi canoni di bellezza, se non lo aveva incantato al primo sguardo come aveva fatto lui con lei. Non era la prima volta e non sarebbe stata l'ultima. Mai più una sciocchezza del genere le avrebbe fatto passare altre notti in bianco.

«Quindi sei tu la famosa Elsa, finalmente facciamo conoscenza!» Esclamò Andrea, ignorando tutto ciò che aveva detto Elsa  e sporgendosi un altro po' più  in avanti per guardarla.

Elsa girò il volto e incontrò gli occhi di Andrea Aldobrandini che la scrutavano amichevoli. Da vicino erano ancora più incredibili, il mare che aveva guardato fino a quel momento le parve di un colore insignificante.
Giulia nella sua situazione, avrebbe fatto cadere il discorso nel gelido silenzio perché non era certo colpa sua se non si erano parlati fino a quel momento. E poi le aveva gentilmente fatto notare, di nuovo, che non l'aveva assolutamente notata fino a quel momento. Ma Elsa era molto più oggettiva e si rendeva conto che non era colpa sua se non avevano parlato fino a quel momento. E poi il ragazzo le sorrideva così gioviale che sarebbe stato contro natura non rispondergli: «Sì, sono io. Ma famosa, non direi proprio».

«Oh, certo che lo sei. Questo testone del mio amico mi ha parlato un sacco di te» Andrea cercò di risvegliare Dante dalla trance in cui sembrava essere caduto con una gomitata, ma questo continuò a non reagire. «Io sono Andrea. Solo Andrea, nessun aggettivo da vip per me» continuò scherzando.

«Piacere, ragazzo che sceglie i turni sbagliati. Se oggi era il tuo giorno libero, cosa ci fai qui?» Chiese incuriosita Elsa riferendosi alla sua frase di esordio e iniziando a corrispondere il sorriso che le continuava a rivolgere il ragazzo.

«Mi sembra ovvio, sono qui per la partita di calcetto al tramonto. L'unico motivo per il quale avevo scelto lo stupido turno infrasettimanale» disse con voce quasi disperata. Elsa non riuscì a capire fino a che punto stesse scherzando.

«E io che pensavo che lo avessi preferito per poter fare follie durante il fine settimana, senza doverti preoccupare delle condizioni nelle quali ti saresti svegliato la mattina». Anche Elsa si era sporta in avanti per poterlo guardare meglio.

«Ah, quindi anch'io ho una fama. Però essere già considerato un cattivo ragazzo senza averti neanche mai parlato, direi che supera ogni record» scherzò Andrea.

«Sì, non so perché non te lo abbiano mai detto, ma hai davvero l'aria da galeotto» ironizzò Elsa, riferendosi ai lineamenti delicati del ragazzo, che tanto l'avevano incantata.

Andrea mimò il gesto del silenzio posando il dito indice sul labbro, «Però, ora che mi hai scoperto, non lo dire a nessuno. Ci tengo a tenermi stretto il lavoro».

Elsa rise.
Era contenta.
Contenta di essersi sbagliata sul conto di Andrea Aldobrandini.

Pietro Torre avanzò gli ultimi metri, fino ad arrivare sul bagnasciuga facendosi spazio tra la folla di persone. Posò con delicatezza Giulia sulla sabbia e subito si avvicinò a lei un ragazzo alto e bruno. Per un attimo perse quella sicurezza che aveva appena acquistato: poteva essere il suo fidanzato. Il suo piano di conquista sarebbe fallito in modo misero se così fosse stato. Si fermò a osservare con attenzione la scena.

«Ti sei scordata all'improvviso come si nuota o cosa?» le chiese indispettito Dante, a due centimetri dal volto della sorella, cercando di trattenersi dall'urlare come un pazzo in mezzo alla folla.

«Mi è venuto un crampo. Ora sono qui, sana e salva e sto bene. Non c'è bisogno di mettere in atto questa tragedia greca!» Quasi lo derise Giulia.
In realtà non voleva prendersela con lui, sapeva che era solo preoccupato per lei e che era nell'indole stessa di Dante Mondini essere melodrammatico, ma era nell'indole di Giulia Mondini  scaricare i suoi nervosismi su persone che sapeva le sarebbero state sempre accanto.

«Certo, ti è venuto un crampo! Proprio a te, che non stai mai ferma un secondo e che con tutti gli allenamenti che fai a scherma sei più informata di un fisioterapista su come evitare strappi e dolori muscolari!» continuò a inveire Dante, che però stava iniziando a calmarsi. Ciò però non significava che non gliela avrebbe fatta pagare.

«Sai, può capitare a tutti di avere un crampo!» esplose Giulia oltraggiata dai sospetti del fratello e massaggiando la gamba per rendere credibile la farsa.

«Quale gamba ti fa male?» le chiese il fratello, indagando ancora sospettoso.

Giulia si fissò le gambe, vide che stava massaggiando la sinistra e così gli rispose: «Non vedi? La sinistra. Ora potresti perdonare il mio muscolo e non dire niente a mamma e papà?» implorò sbattendo le lunga ciglia sugli occhi nocciola.

«Vedremo» fu la risposta secca di Dante che si allontanò seguito dai ragazzi pronti a giocare la loro partita.

Andrea stranamente faceva da coda al gruppo. Si era fermato per chiedere a Elsa se voleva venire a guardarlo giocare, anche se non assicurava uno spettacolo calcistico degno di Maradona. La ragazza acconsentì e dopo aver visto che Giulia ancora parlava con il bagnino bruno, lo seguì chiacchierando con Sofia.

Pietro Torre, che aveva assistito a tutto il battibecco senza emettere un fiato, tirò un sospiro di sollievo dopo aver compreso il significato dell'ultima frase. Effettivamente avrebbe potuto capire prima che fossero parenti, anche se avevano carnagioni diverse: il ragazzo aveva un leggero colorito dorato, mente lei sembrava più un biscottino abbrustolito al sole, c'era un'evidente somiglianza nei loro lineamenti simmetrici, nelle labbra carnose, nei capelli neri che li accomunavano e nelle espressioni facciali. Si avvicinò nuovamente alla ragazza rimasta sola.

«Si vede che siete fratelli: a nessuno dei due hanno ancora insegnato a dire grazie» ironizzò con il solo scopo d'irritare Giulia.

«Pensavo che ti pagassero per salvare le persone in difficoltà, ma se è indispensabile per il tuo ego: grazie» rispose guardandolo fisso negli occhi per osservare la reazione del ragazzo alla sua indifferenza.
Una parte di lei sapeva che stava esagerando riversando su quel ragazzo tutto il suo rancore, ma il modo di fare di lui sembrava essere un'ottima giustificazione.

«Prego» rispose lui con un sorriso irriverente. Poi allungò una mano verso di lei per aiutarla ad alzarsi dalla sabbia dorata sulla quale era ancora seduta. La ragazza la accettò e si issò in piedi. Mentre Giulia si dava la spinta, con la mano stretta in quella di Pietro, lui fece forza per tirarla a sé. Così Giulia finì catapultata contro il petto di Pietro.
I ragazzi si ritrovarono a pochissima distanza tra di loro. Il respiro di Giulia solleticava il mento di Pietro leggermente brunito per la barba. Gli occhi nocciola di lei incastonati in quelli castani di lui si promettevano sfide.
«Io sono Pietro» si presentò tenendo sempre la mano di Giulia stretta nella sua.
Continuavano a fissarsi, senza abbassare di un millimetro lo sguardo, violentandosi per non vagare con gli occhi sul corpo dell'altro.
Pietro aveva già avuto la sua visuale dell'abbondante décolleté di Giulia.
La ragazza, dal suo canto, aveva avuto la prova tangibile di quanto fossero possenti le sue spalle, sodi i suoi bicipiti, i tricipiti, i pettorali e scolpiti gli addominali. Per distrarsi da quei pensieri, Giulia si chiese se avesse così poca capacità di rapportarsi alle donne per colpa del troppo tempo che trascorreva in palestra.

La ragazza non si mosse di un millimetro, ma gli rispose, alzando il mento: «Cosa ti fa pensare che mi interessi il tuo nome?».

«Cosa ti fa pensare che io non dica a tuo fratello che prima, in acqua, dicevi che ti faceva male la gamba destra?» rispose velocemente Pietro Torre con un tono di voce molto basso e profondo che la colpì.

Giulia sentì il cuore fermarsi. Aveva scoperto la sua bugia. Quel bagnino la stava minacciando. Perché voleva smascherarla? Cosa mai poteva volere da lei? Forse aveva un conto in sospeso con il fratello. In ogni caso era sicura che nessun bravo ragazzo, o anche solo uno sano di mente, minacciasse una sconosciuta.
La ragazza staccò immediatamente la mano da quella del suo salvatore, si girò di scatto e fece per andare il più lontano possibile.

Mentre camminava verso la lingua di spiaggia dove i ragazzi iniziavano a dividersi in squadre, sentì gli occhi di Pietro fissi sulla nuca. Si girò e ne ebbe la conferma. Il ragazzo non mosse lo sguardo, incrociando quello di lei.
«Io sono Giulia» gli disse allora la ragazza con un'alzata di spalle per poi girarsi e continuare il suo avanzare.




Vi lascio con una classica espressione alla Pietro Torre.

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