Capitolo 19
Capitolo 19
<< Perché non mi ha fermato, allora? >> chiese Draco con una punta di disperazione.
Accidenti a Silente! Perché non gli ha mai detto niente, perché? Se Silente avesse fatto qualcosa, se lo avesse fermato, smascherato... forse in quel momento non si sarebbe trovato in quella situazione!
Non avrebbe perso tante ore nella Stanza delle Necessità per riparare quel Maledetto Armadio, facendone soffrire alquanto il suo andamento a scuola, avrebbe potuto vivere il suo sesto anno a Hogwarts come sempre, con Tiger e Goyle che erano al suo fianco, senza schierarsi contro di lui, prendendo in giro Harry Potter e la sua compagnia come aveva sempre fatto...
Ma se quell'anno fosse davvero andato in quel modo... Hermione per lui non ci sarebbe mai stata.
Lei non avrebbe mai scoperto il suo Marchio Nero, non sarebbero stati legati da quella specie di patto che li aveva accomunati per nove mesi...
Ma sarebbe stato meglio non innamorarsi proprio di lei? Forse sì, pensò Draco...
Perché se in quel momento stava esitando era tutta colpa di Hermione. Tutta colpa di quel turbinio di buoni sentimenti che lo invadevano, e sicuramente provenivano tutti da lei, la sua Grifondoro. Dio... era riuscita a cambiarlo.
<< Ho provato, Draco- rispose Silente- il professor Piton ti tiene d'occhio per mio ordine... >>
<< Non esegue i suoi ordini, ha promesso a mia madre... >>
<< Naturalmente è quello che ha detto a te, Draco, ma... >>
<< Fa il doppio gioco, stupido vecchio, non lavora per lei! >> sbottò Draco infuriato, chiedendosi come potesse qualcuno essere così ingenuo.
<< Dobbiamo rassegnarci a dissentire su questo punto, Draco. Si da il caso che io mi fidi del professor Piton... >>
Draco si sentì irritato all'improvviso, e sogghignò per prendere un po' di coraggio.
<< Bè, allora sta perdendo colpi! Piton mi ha offerto aiuto perché vuole partecipare... 'Che cosa stai combinando? Sei stato tu con la collana, è stato stupido, avrebbe potuto far saltare tutto quanto... ' Ma io non gli ho detto cosa facevo nella Stanza delle Necessità: domani si sveglierà e sarà tutto finito e sarà troppo tardi, non sarà più il prediletto nel Signore Oscuro, non sarà nulla in confronto a me, nulla! >>
Si bloccò, ansimando. Quella era la sua strada, tracciata a Settembre. Ma adesso... non sapeva se se la sentiva di seguirla. Non sapeva più niente.
<< Una vera gratificazione- rispose Silente- a tutti noi piace essere elogiati per il nostro duro lavoro... ma tu devi aver avuto un complice... qualcuno a Hogsmeade, che ha passato a Katie La... La... aaaah... ma è ovvio... Rosmerta. Da quanto tempo si trova sotto la Maledizione Imperius? >>
Draco rise.
<< Ci è arrivato, finalmente, eh? >>
Ma poi si bloccò un'altra volta: qualcun altro aveva urlato nella battaglia. Si voltò appena, nervoso, per poi sentire Silente dire:
<< E così la povera Rosmerta è stata costretta ad appostarsi nel suo stesso bagno per passare la collana alla prima studentessa che fosse entrata da sola? E l'idromele avvelenato... bè, naturalmente Rosmerta è riuscita ad avvelenarlo prima di mandare la bottiglia a Lumacorno, convinta che dovesse essere il mio regalo di Natale... Sì, perfetto, perfetto... il povero Gazza non ha pensato di controllare una bottiglia di Rosmerta... Dimmi, come facevi a comunicare con lei? Credevo che avessimo sotto controllo tutti i canali da e per la scuola >>.
<< Monete stregate. Io ne avevo una e lei l'altra, e potevo mandarle dei messaggi >> rispose, ricordandosi di avere la sua moneta ancora nella tasca della sua divisa.
<< Non è il sistema usato l'anno scorso dal gruppo che si faceva chiamare Esercito di Silente? >> chiese l'altro, con lo stesso tono amabile che un po' infastidiva Draco.
<< Sì, ho preso l'idea da loro. Ho preso anche l'idea di avvelenare l'idromele dalla sporca Mezzosangue Granger, l'ho sentita dire in biblioteca che Gazza non sa riconoscere le pozioni... >>
Si interruppe. Aveva usato quella parola per chiamare Hermione, la parole che usava da cinque anni e che le aveva promesso di non ripetere mai più.
Glielo aveva promesso.
Si sentì gelare dentro, e avvampare di vergogna.
<< Ti prego di non usare quel linguaggio davanti a me >> disse Silente.
Poi si informò di come Draco sapesse che lui aveva lasciato la scuola, del suo piano per far entrare i Mangiamorte, e infine se fosse morto qualcuno, ma si levarono altre urla che fecero rizzare i capelli sulla nuca di Draco.
Sarebbe dovuto scendere laggiù già da un bel pezzo... annunciare che era tutto finito, che aveva portato a termine il suo compito... essere accolto dai Mangiamorte in festa, e da sua madre che era orgogliosa di lui...
Invece era rimasto lassù con Silente a parlare del suo piano, senza aver risolto nulla. Quel pensiero lo fece sentire ancora più angosciato.
<< Resta poco tempo, a ogni modo- disse Silente all'improvviso- quindi consideriamo le tue alternative, Draco >>.
Magari ce ne fossero state.
<< Le mie alternative! Sono qui con una bacchetta... sto per ucciderla... >>
A Draco venne quasi da ridere per il fatto che Silente si sentisse in condizioni di trattare.
<< Mio caro ragazzo, smettiamola di prenderci in giro. Se fossi in grado di uccidermi, l'avresti fatto subito dopo avermi Disarmato, non ti saresti fermato a fare questa piacevole chiacchierata >>.
Draco si sentì arrossire per l'umiliazione e la vergogna. Il vecchio aveva ragione su tutta la linea. Improvvisamente si sentì disperato.
<< Io non ho alternative! Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia! >>
La verità sembrò invadergli il corpo e sottrargli forza e volontà; si sentì tutt'un tratto una vittima, in quella penosa situazione.
<< Mi rendo conto della gravità della tua posizione- continuò Silente in tono grave- perché credi che non ti abbia affrontato prima d'ora se no? Perché sapevo che saresti stato ucciso se Lord Voldemort avesse compreso che sospettavo di te. Sapevo della tua missione, ma non ho osato parlartene nel caso che usasse la Legilmanzia contro di te. Ma ora possiamo parlare chiaro... non è stato fatto alcun male, non hai ferito nessuno, anche se devi solo alla fortuna che le tue vittime sono sopravvissute... io posso aiutarti, Draco... >>
Quelle parole lo rincuorarono enormemente, anche se non lo diede a vedere, e il fatto che ci fosse qualcuno a volerlo aiutare gli accese un piccolo barlume di speranza... ma cosa avrebbe potuto fare, Silente, ad aiutare Draco Malfoy a salvarsi?
L'idea era ridicola...
<< Non può, invece. Nessuno può aiutarmi. Mi ha detto che se non lo faccio mi ucciderà. Non ho scelta >> disse con voce sorda.
<< Passa dalla parte giusta, Draco- continuò Silente- possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare. E, cosa più importante, manderò dei membri dell'Ordine della Fenice da tua madre, stanotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban... quando verrà il momento potremo proteggere anche lui... passa dalla parte giusta, Draco... tu non sei un assassino... >>
Draco fissò Silente, stupefatto. Non seppe se credere o no alle sue orecchie.
"Tu non sei quel tipo di persona. Tu sei diverso. Sei cambiato. E lo sai anche tu".
Anche Hermione glielo aveva detto. E alla fine se ne era reso conto.
Ma era davvero... tutto così semplice come diceva Silente?
<< Ma sono arrivato fin qui, no? Credevano che sarei morto, e invece sono qui... e lei è in mio potere... ho la bacchetta in pugno... lei è qui, a chiedermi pietà... >>
<< No, Draco. E' la mia pietà, non la tua, che conta adesso >>.
Draco non rispose, ancora con la bocca aperta e la bacchetta puntata su Silente.
Era una possibilità, quella che il preside gli stava offrendo. Una possibilità di vivere una vita... diversa.
Silente lo stava fissando, in attesa. Draco ricambiò il suo sguardo, e seppe, per un attimo, che poteva fidarsi...
In un istante fece per abbassare la bacchetta, ma sentì la porta dietro di lui aprirsi e fu spinto rudemente da parte.
Avery, Greyback, Alecto e Amycus erano arrivati, dopo aver vinto la battaglia di sotto.
Il barlume di speranza che si era acceso nel cuore di Draco fu come spento da una secchiata d'acqua gelata. Nel vederli, il mondo gli crollò addosso.
Era tutto finito. Non si sarebbe salvato.
<< Silente in trappola! Silente disarmato, Silente solo! Ben fatto, Draco, ben fatto! >> esclamò Amycus.
<< Buonasera, Amycus- rispose Silente cordiale- e hai portato anche Alecto... incantevole... >>
Alecto ridacchiò con rabbia.
<< Credi che le tue battutine ti aiuteranno sul letto di morte? >>
<< Battutine? No, no, queste sono buone maniere >> ribatté Silente.
Draco non poté fare a meno di chiedersi, abbattuto e sconcertato, come diavolo facesse quell'uomo a rimanere così ostentatamente calmo, nonostante avesse dvanti a sé quattro Mangiamorte armati di bacchetta.
Sembrava che niente lo avesse sconvolto, quella sera, neanche la provvisa apparizione di Draco sulla torre, quasi come se... se lo fosse aspettato.
<< Fallo >> gli ringhiò Greyback, ridestandolo dai suoi pensieri.
<< Tu, Fenrir? >> chiese Silente con una punta di timore.
<< Proprio così. Contento di vedermi, Silente? >>
<< No, non posso dire di esserlo... >> fece Silente quasi senza parole.
E Draco si trovò a concordare intimamente in pieno con lui. Quel mannaro metteva i brividi, non era mai riuscito a non sentirsi in soggezione in sua presenza.
Continuarono a conversare, e il cuore di Draco continuava a farsi di piombo.
Il momento si avvicinava. Sì, inesorabile verso di lui. E non avrebbe potuto... tirarsene indietro.
<< Abbiamo ricevuto degli ordini. Deve farlo Draco. Ora, Draco, sbrigati >>.
Draco tese di nuovo la bacchetta su Silente, con il braccio che tremava in modo quasi incontrollabile. Scrutò il volto di Silente, che aveva assunto, ai suoi occhi, un aspetto molto diverso dal solito. In qualche modo, adesso era come se il vecchio fosse una persona diversa.
E sentì di non avere niente contro di lui. Silente non gli aveva fatto assolutamente niente, anzi, gli aveva offerto il suo aiuto per tirarlo fuori dai guai. E Draco, questo, non l'avrebbe dimenticato.
Quindi non poteva ucciderlo, no, neanche se non si fosse dimostrato gentile nei suoi confronti. Non poteva e basta, non era una cosa adatta a lui. Finché si parlava di ucciderlo andava bene, ma trovarsi lì davanti con quell'intento... cambiava tutto.
Era innocente, si rese conto all'improvviso. Era un ragazzo innocente che non aveva mai chiesto ciò che adesso si trovava di fronte. Hermione aveva ragione.
Era stato usato solo come un burattino per tentare di ripagare gli errori di suo padre. E perché avrebbe dovuto pagare lui, Draco, che non c'entrava assolutamente niente?
<< Hanno bloccato le scale! REDUCTO! REDUCTO! >>
Le urla stavano provenendo dalle scale. Draco si voltò nervosamente, immaginando che gli Auror stessero in qualche modo riuscendo a salire.
E, con sua grande sorpresa, sperò che davvero ci riuscissero. Voleva solo che arrivassero fin lassù, e avessero arrestato tutti i Mangiamorte coinvolti nel piano. Sentiva di poter patire persino Azkaban, piuttosto dell'inferno che stava subendo in quel momento.
<< Draco, fallo o spostati- disse Alecto- uno di noi... >>
Sì, uccidetelo voi allora, pensò Draco ringhiando dentro di sé. Se era davvero così facile...
Poi fu spinto di nuovo di lato, inaspettatamente, e sussultò appena nel vedere Piton.
Stava osservando la scena con durezza, ma per fortuna non gli rivolse nessuna occhiata di severità o rimprovero.
<< Severus... ti prego... >>
Draco volse la testa di scatto, e in un istante, capì. Piton lo stava per uccidere, avanzando verso di lui estraendo la bacchetta, stava eseguendo la missione di Draco. Sentì un brivido scorrergli per tutta la schiena, e si girò dall'altra parte, per evitare quello spettacolo.
<< Avada Kedavra >>.
Draco si sentì addosso il bagliore verde dell'incantesimo, mentre tentò di non immaginarsi cosa stesse accadendo dietro di lui, perché non aveva il coraggio di voltarsi e scoprirlo.
Seguì un attimo di sielzio.
<< Fuori di qui, sbrigatevi >>.
Draco fu afferrato per il colletto e mandato avanti per le scale.
<< Adesso dobbiamo correre- sentì la voce di Piton- dobbiamo raggiungere il cancello e poi ci Smaterializzeremo... tutto chiaro? >>
Draco annuì impercettibilmente, con gli occhi fissi sui piedi e un groppo in gola che gli impediva di emettere qualsiasi suono.
Poi alzò gli occhi davanti a sé, stralunato. Hermione. Come avrebbe fatto a rivederla?
Si ritrovò sul pianerottolo, dove regnava il caos: parte del soffitto era crollato, lasciando enormi pezzi di muro sparsi per il pavimento polveroso e pieno di gente ferita. La battaglia infuriava ancora, comandata dagli Auror che tenevano a bada i Mangiamorte con gli Schiantesimi, che minacciavano di colpire qualsiasi cosa.
Draco li guardò per un attimo, mentre Piton urlava:
<< E' finita, andiamo! >>
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