Capitolo 15

Capitolo 15

Era l'ora. Potevano davvero... agire. Era arrivato il momento.
Uscì dalla Stanza delle Necessità, un po' agitato. L'Armadio era aggiustato, alla fine ce l'aveva fatta, grazie ad alcuni libri proibiti che sua madre era riuscita a farsi prestare da qualche collega Mangiamorte.
Inviò in fretta un messaggio con la moneta stregata, mentre scendeva le scale, che diceva di procedere non appena avesse inviato il segnale, solo il tempo di radunare gli altri Serpeverde...
Si mise a correre, con il cuore che gli tamburellava nel petto.
Avrebbe ucciso Silente. Avrebbe ucciso.
Non poteva farcela. No... non era quel tipo di persona. Però doveva provare. Per i suoi genitori, e per la sua stessa vita.
Corse a perdifiato, sperando di fare in fretta, quando una voce familiare lo costrinse a fermarsi.
<< Esattamente. E il primo posto dove andrò a guardare sono i registri dei vecchi premi di Pozioni >>.
Cazzo... era finito davanti al ritratto dei Grifondoro. Si era scordato che quello era l'accesso alla loro Sala Comune...
La vide uscire, e immobilizzarsi nell'accorgersi di lui.
Draco le scoccò solo un'occhiata carica di significati prima di riprendere a camminare, con un espressione senza sentimento.
<< Dove stai andando? >> gli chiese Hermione.
Sapeva che non avrebbe dovuto parlargli, ma... era strano. Era tutto sudato, e sembrava anche agitato, e un po'... impaurito.
<< Fatti gli affari tuoi >> replicò lui secco, senza neanche voltarsi. Ecco come avrebbe dovuto risponderle tutte le volte che lei si era interessata al suo piano.
Sentì dei passi dietro di sé, poi si accorse che lo stava seguendo. Si fermò, irritato.
<< Piantala di immischiarti, va bene? Vattene, sparisci dalla mia vista, è così difficile? >>
Anche Hermione si immobilizzò, con espressione addolorata, e fu quella a far vergognare Draco di quello che aveva appena detto.
<< Te ne andrai, non è così? Stai... per... .>>
Lei esitò, fissandolo confusa. Draco sentì svanire tutta la rabbia.
Fu come essere tornati indietro nel tempo, ad una settimana prima, quando tutto era ancora a posto. Quando ancora non si facevano problemi. Quando erano ancora complici, e... amici.
Perché lei era stata la sua prima vera amica. Sul serio. Si era sentito meravigliosamente bene a condividere la sua presenza, tutte le volte.
Però... adesso era finita. Stava già abbastanza male per la loro rottura, senza il contributo delle domande preoccupate di lei.
Ma non ebbe il tempo di decidere di fare nulla, neanche di scappare. Hermione l'aveva raggiunto.
No... perché proprio adesso? Proprio in quel momento?
<< Non farlo >>.
Draco la guardò stupito. La voce di Hermione era innaturalmente seria, e tremava.
Lo stava guardando un po' implorante, con gli occhi dorati pieni di angoscia. Non gli lasciò neanche il tempo di rispondere, che continuò:
<< Tu non sei quel tipo di persona. Tu sei diverso. Sei cambiato. E lo sai anche tu >>.
Il suo cuore prese a battere un po' più veloce. Avrebbe solo voluto urlarle di non immischiarsi, e di andarsene proprio a quel paese.
Ma come, prima gli diceva di dimenticarla e poi si faceva avanti con parole del genere? Viva la coerenza.
<< E io ti ripeto che non sono affari tuoi. Lasciami stare, sporca Mezzosangue >>.
E rimase a bocca socchiusa, fissandola. Dio... da quanto non glielo diceva? E chissà se le aveva fatto del male?
Evidentemente sì.
Hermione lo guardò per qualche secondo senza espressione, poi si voltò lentamente diretta verso la parte opposta.
Draco si sentì tremendamente colpevole.
<< No, io... non volevo dirlo >> bofonchiò, facendola fermare.
La vide voltarsi, e continuò:
<< Non ho tempo. Ho da fare, ho una missione. Non ho tempo per te, davvero, non mi importa più. Io... hai ragione, me ne andrò stasera. Addio >>.
Aveva appena finito di pronunciare l'ultima parola che Hermione, con gli occhi lucidi, gli arrivò a pochi centimetri dal viso. Draco non osò indietreggiare, sapendo perfettamente che avrebbe già dovuto andarsene da un bel pezzo.
La vide deglutire, e sospirare, prima di alzare gli occhi su di lui.
<< E'... l'ultima volta che ci vediamo? >>
Draco non poté credere alle sue orecchie. Dio... perché era tutto così difficile? E perché lei continuava a parlare? E soprattutto, perché lui si sentiva in dovere di dirle...
<< No. Puoi... venire fuori, più tardi. Al di là del cancello. Io uscirò di lì >>.
La vide esitare, poi annuire. Draco la guardò un ultimo momento, dandosi dell'idiota, prima di riprendere a correre, mettendo tra sé e lei più distanza possibile.

Hermione lo guardò sparire nel corridoio, immobile.
Draco.
Il ragazzo che voleva. Che, in qualche modo, era riuscito ad entrare dentro di lei.
Il ragazzo che l'amava. Perché era così. Lo sentiva.
Non era come Ron. Draco gliel'aveva dimostrato. Draco l'aveva amata, a modo suo, con le sue attenzioni, e i suoi sguardi. E quei baci in biblioteca.
Nel ricordarli, sentì una tremenda fitta al cuore. Sembravano passati anni da quel momento. Sembravano attimi lontanissimi, mai più evocabili.
E... aveva fatto bene a stroncare la cosa prima che le fosse sfuggita di mano. Se solo quel giorno l'avesse baciato... Dio solo sa cosa sarebbe potuto succedere.
Ma era stato tutto completamente inutile. Lui le aveva chiesto di incontrarsi di nuovo.
Per l'ultima volta. E non faceva più differenza, ormai.
Entrambi sapevano che era uno sbaglio. Un terribile sbaglio.
Ma lui non era riuscito a fare a meno di chiederle di incontrarsi un'ultima volta. E non accettare per lei sarebbe stata una sofferenza, un'atroce sofferenza.
Senza neanche accorgersene si mise a sedere sul pavimento, mollando tutti i libri al suo fianco, rendendosi conto solo in quel momento di averli con sé.
Si portò le mani sugli occhi, che bruciavano. Non sarebbe andata in biblioteca per indagare sul Principe Mezzosangue. Non era dell'umore. Non era la cosa giusta.
Sentiva ancora dentro di sé il peso di ciò che Draco le aveva appena detto, un peso grande come un macigno, e si chiese se fosse mai riuscita ad alzarsi di lì. Si chiese se tutto avesse avuto più senso, una volta che... se ne fosse andato.
Vide Jack Sloper passarle davanti, ma non si curò di salutarlo. Non si sentiva la forza.
Lo sentì entrare nella sala Comune, e nello stesso momento una lacrima le rigò la guancia. Se la asciugò all'istante, dandosi della stupida.
Passarono alcuni istanti, lunghi un'eternità, che il buco del ritratto si aprì di nuovo e stavolta uscì Harry, con una pergamena stretta in mano.
Non notò Hermione, perché corse da tutt'altra parte, proprio dove si era diretto Draco poco prima.
La Grifondoro si alzò di scatto.
<< Harry! >>
Ma lui non la sentì.

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