Victor Nikiforov
Ad ogni movimento leggiadro i suoi pattini lasciavano segni evidenti sul ghiaccio del suo passaggio. Una pirouette, seguita subito da ancora una e poi un altra ancora, eseguendo così quella che era una triple pirouette. Incrociò le mani al petto e i piedi uno davanti all'altro. Le goccioline di sudore e dura prova solcavano la sua pelle lattea e quei capelli argentati sinuosi come quelli di un angelo si muovevano ad ogni passo. E poi di nuovo giú. Troppo stanco e con il respiro affannato sedette sul ghiaccio per niente soddisfatto di ciò che aveva appena fatto. Eppure sentiva che qualcosa non andasse. Era stato un allenamento diverso del solito. Qualcosa che non riusciva a dargli quel pizzico magico. Ma continuava a chiedersi che diavolo fosse.
Le note di History Maker penetrava attraverso le casse, rimbombando nella stanza. Victor alzò la testa oltre la vetrata di cristallo impreziosito da dei dipinti di diversi angeli che sopra la sua testa alleggiavano e si fece baciare dai tiepidi raggi solari tipici di un marzo. Sospirò e si alzò pattinando verso gli spalti vuoti - i soliti dove la gente durante le gare sedeva e applaudiva - sí, c'era ancora tempo per il prossimo evento, ma a dire la verità gli mancava sentire udire il suo nome a gran voce. Arrivato lí chiuse lo stereo e prese un asciugamano con cui tamponò il sudore, posizionandolo poi al collo e si armò di una bottiglietta d'acqua mezza fresca. Stappò il tappo e con nervosismo se la portò alla bocca, traccannando il liquido che aveva anche preso a scendergli oltre il mento.
« Victor? »
Chiese Yuri Plisetsky, un ragazzino biondo con il codino e vestito di nero. In un orecchio una cuffietta. Le mani come al solito erano in tasca.
Victor chiuse la bottiglietta e la riappoggiò sulla banchina. Si voltò a guardare quella figura ancora ferma e gli sorrise gentilmente come era il solito a fare.
«Ti serve qualcosa ?»
Gli chiese cordiale.
« Hm. In realtà ero venuto a chiederti se volevi venire a pranzo con noi. Sai, hanno aperto un nuovo fast food e ci tenevamo ad andarlo a provare» gli rispose, prendendo a divorare quel poco di distanza che li separava.
Victor prima di rispondere sembrò pensarci sú. Una mano sotto al mento e l'altra mano sotto al gomito. Yuri lo guardò confuso.
«E dimmi verrà anche Yuri Katsuki ? »
Chiese senza mostrare alcun tipo di emozione. Impenetrabile ecco.
«No. Non gliel'ho chiesto. Sai già come la penso » gli rispose secco il biondo, voltandogli le spalle e mettendo le braccia a conserte.
«Fate come volete ».
Mormorò l'argentato, riprendendo poi a pattinare sotto lo sguardo a sottecchi di Yuri Plisetsky e con un alzata di spalle presto se ne andò.
Ora rimasto solo Victor cercò di concentrarsi sul suo lavoro, riprendendo nuovamente da dove aveva interrotto. Questa volta c'è l'avrebbe fatta, anche a costo di rimanere sino a tardi. Non si sarebbe smosso di lí sino a quando la soddisfazione non si sarebbe fatta sentire.
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