°•Paragrafo 39•°
Heylá!
Spero che il capitolo vi piaccia!
È un pò disordinato e in alcuni punti magari non si capisce niente, ma non è colpa mia se mi è toccato riscriverlo dato che il simpaticone di wattpad me l'aveva cancellato.
Spero che non ci siano troppi errori e se ci sono scusatemi ma dal cellulare è abbastanza difficile ricorreggerlo, poi c'è caldo... Ecc ecc ecc.
Buona lettura!
- Dove mi state portando? - chiedo curiosa e leggermente agitata.
Il generale cammina davanti a noi con passo spedito.
- Tranquilla, stiamo andando nella palestra privata dell' Alpha. -
- Sebastian ha una palestra privata? - chiedo interrogativa.
Andrea mi risponde annuendo.
- Fiiiigo! Ho sempre voluto andare in palestra! - dico battendo le mani come una bambina.
Il generale gira il capo e mi rivolge un'occhiata come per dire: "Ma ti rendi conto che non sei una bambina di 5 anni?".
Ridacchio leggermente e riprendo a camminare con lo sguardo sul terreno... Trovandolo molto interessante... così interessante che non distolgo lo sguardo per tutto il tragitto.
Arriviamo davanti alla facciata di una mini abitazione. Con lo sguardo leggermente stupito dalla semplicità del posto volgo lo sguardo al comandante. Risponde alla mia occhiata con un sorriso tetro.
Apre la porta della casa inserendo un codice su di una piccola tastiera spuntata dal nulla; un piccolo sbuffo proveniente dall'entrata ci invoglia ad entrare. Appena varchiamo tutti e tre la porta, essa si richiude dietro le nostre schiene facendomi sobbalzare.
Le luci al neon si accendono permettendomi di scrutare l'interno dell'abitazione.
È semplice, ma allo stesso tempo molto all'ultima moda.
Si apre, alla mia sinistra, in una stanza dalle pareti bianche e un parquet tendente al nero. È allestita una piccola cucina, dai ripiani sempre bianchi, e provvista di ogni oggetto possibile. Frigo, microonde, frullatore, fruste elettriche, forno, fornelli....
Porto lo sguardo alla mia destra e noto un piccolo pouf rosso adagiato su un tappeto nero, una TV a schermo piatto con registratore e play-station incorporato. Vicino ad essi una piccola libreria.
Guardo dritta, nella direzione in cui sta andando il comandante seguito dal suo braccio destro, rivolti verso ad un piccolo corridoio -sempre bianco-.
- Mado, peggio di un ospedale a momenti... - sussurro.
- Eh, adesso vedrai quanti begli attrezzi che ci sono al di la di questa porta! - dice Matthew indicando la porta davanti a se, tralasciando quella a lato.
La fisso e una voce mi giunge. - Quello è il bagno! Ti muovi a venire giù? - dice la voce ovattata di Andrea.
- Oh, arrivo! - dico spostando lo sguardo verso la fonte di voce.
Una scalinata tetra si fa strada davanti a me e man mano che scendo il soffitto diventa sempre più basso, fino a raggiungere il metro e settanta, al quale i due ragazzi davanti a me si devono abbassare.
Ridacchio beccandomi un'occhiata da entrambi.
Mi schiarisco la voce facendo finta che mi sia andato di traverso qualcosa.
-Eccoci! - dice Matthew.
Arriviamo ad una porta, rigorosamente bianca, che si apre emettendo una forte luce proveniente dal suo interno.
Mi copro gli occhi infastidita dal cambiamento di tonalità luce/ombra.
Appena li riapro, rimango a bocca aperta.
È una stanza immensa, separata in vari settori. Da un lato c'è un tavolo, su cui sono state riposte armi come: pistole, mitra e chi più ne ha, più ne metta. Con la rispettiva area di esercitazione, munita di manichini con il bersaglio mezzo bucherellato stampato sopra.
Dall'altro lato, invece, sono presenti: bastoni di ogni misure e forme, archi e...fruste.
Sorrido raggiante sul fatto che mi abbiano fatto conoscere questo posto, a parer mio, magnifico e, felice, mi avvio verso la parte centrale, quella più adatta ad una ragazza -più o meno-.
Ci sono vari attrezzi che ho visto in ogni palestra normale, spalliere, ciclette, tapir-oulant *(non so come si scrivanoooo)* e in mezzo a tutto questo, un ring con guantoni appoggiati su ogni rispettivo paletto di inizio.
- Cosa ti piacerebbe fare? - mi chiede una voce dietro di me.
Mi ero dimenticata di non essere da sola....
- Vorrei provare un po' tutto, per vedere con quale attività vado meglio.-
- Bene, allora, direi che possiamo incominciare con l'allenamento fisico. Dobbiamo rinforzare i tuoi muscoletto mia cara ragazza! -
Sbuffo. -Preferivo incominciare con qualcosa di più.... Movinentato... - sussurro.
- Ah, tranquilla. Di movimento oggi, ne farai anche troppo, ti verrà da chiedere di smetterla, altro chè. - ridacchia il secondo in comando.
- Non è vero - ribatto decisa.
- Scommettiamo? - dice lui con un sorrisino ironico.
- Ci sto. Ora ho voglia di iniziare.- dico stringendogli la mano in modo deciso.
Io mantengo sempre le mie promesse.
Ho una parte di me che ama combattere e mettersi allo stremo delle forze. Non sento il dolore, mi estraneo dal mondo. Divento una macchina. Ma questo non lo sa nessuno. Da sempre, fin da piccola, facevo delle prove di forza, magari anche inconsciamente.
A farmi emergere dai miei pensieri, è la voce di Matthew.
- Ti muovi? - ribatte seccamente avvicinandosi al tapir-oulant.
- Ai suoi ordini comandante - dicosorridendo malignamente.
Da li, iniziò il mio allenamento.
5 ore continue. Tra: prove di resistenza, di forza, di velocità e astuzia.
Quando presi l'arma in mano, per la prima volta, si adeguava perfettamente col mio palmo, sembrava creata apposta per me.
Senza spiegazioni, presa da una forza dentro di me, mi misi a sparare. Solo un colpo su 10 mancai.
Stessa cosa con l'arco e i bastoni da combattimento. Sembravo un'altra persona.
Andrea ci aveva già lasciati da qualche minuto perché doveva svolgere non so quale mansione.
Avevo vinto la scommessa.
A fine allenamento, quando il cielo fuori dallo stabilimento probabilmente era già calato in buona parte, avevo solo un accenno di fiatone e un sorriso da poco di buono stampato sulla faccia.
- Bene, gli allenamenti, per oggi, sono finiti. Domani riprenderemo dal corpo a corpo. -
- Magnifico - anche la mia voce era cambiata, non più quella di una sedicenne, ma di una donna. I miei occhi erano rosso fuoco, i miei canini mi premevano contro le gengive.
- Non vedo l'ora... Mi piace il corpo a corpo. L'adrenalina del momento che ti scorre nelle vene, il sudore che impregna la stoffa, ogni colpo che arriva nella carne e... Dolore. Tanto dolore - le mie gambe si muovono verso Matthew, senza controllo. Gli passo accanto come se fosse una preda e annuso l'aria impregnata di odori forti e pungenti.
Lui mi guarda impassibile, cercando di capire che situazione si sia creata.
Povero...
Passo un dito sotto al suo collo, il duo cuore prende a battere più velocemente. Ridacchio.
- Paura Comandante? -
- In realtà no. Forse dovrei, ma non ti trovi nelle condizioni per far paura. -
- Ah no? A me sembra tanto che il tuo cuoricino abbia sussultato leggermente - sussurro con voce rauca.
- Il mio cuore mi tradisce allora, ma non è paura. Devi sapere che anche io una volta ero come te... Occhi rossi iniettati di sangue, voglia di combattere e mettersi allo stremo. Non fu facile calmarmi quando trovai la mia compagna... Pensa che dovettero incatenarmi esattamente in quello stanzino. - indica una porta che prima non avevo notato. - Avrei rivendicato la mia compagna, avrei ammazzato chiunque la guardasse o la toccasse. Avrei preso il suo essere ragazza, facendola diventare una donna, anche se lei avesse detto di no al morso e a me. Aveva paura di me. E io non me ne rendevo conto, l'ho spaventata... Non fare il mio stesso errore, credimi, non ci otterresti nulla-
- Il dolore... - sussurro.
- E preferiresti i dolore, ad una vita felice insieme a Bkack? -
- La mia vita non sarà mai felice, io sono la prescelta... Nocturna ha scelto me, le ombre mi richiamano, bramo il sangue... Anche il tuo... E dovresti avere paura. -
- Non ne ho... Com'è che ti chiami? -
- Allison - dico. Cerco di ribellarmi dall'oscurità che mi avvolge. Sono in un pozzo oscuro, da cui non riesco a tirarmi fuori.
- Allora... Allison... Perché ti vuoi ribellare alla tua padrona? Anche con Cindy è successo, non è vero? -
- Non nominare il nome di quella cagna! - urlo.
- Cosa ti spinge a fare questo... - mi dice indicandomi.
- Lei è debole...-
- Lei non è debole, sei tu che in questo mondo sei troppo forte. -
- Per distruggere le ombre servo io, non lei... -
- Tu sei una di loro... - dice lui socchiudendo gli occhi.
- Non è vero. Io non mi mischio con delle semplici ombre. Io sono meglio di loro. -
- Tu sei uguale a loro, ti stai comportando come loro. -
- No! - mi avvicino al comandante e lo immobilizzo con il dono spingendolo contro un muro.
- Smettetela! - Un ruggito mi distrae facendomi perdere il controllo su Matthew che mi prende dalle spalle bloccandomi le mani dietro la schiena.
- Lasciami brutto - vengo interrotta da un altro ruggito.
- Allison, lascia Sophia. Sai che non puoi durare più di tanto tempo nel suo corpo in prima persona, o almeno, non in questo mondo. -
So che ha ragione...
- Vedi? Lo sai anche tu, quindi, risparmiaci la fatica di rimettersi al tuo posto con la forza.
Una risata si leva dalle mie corde vocali. - Solo per questa volta. Io voglio il marchio! -
- Sophia e Alexa lo sanno? - chiede l'Alpha.
- Alexa lo vuole... Sophia non sa nemmeno cosa sia... -
- Vorrà dire che glielo spiegherò. Ora lasciala in pace, la stai soltanto stancando di più. -
- Come desideri....-
BLACK.POV:
Una luce rossa e intensa avvolge il corpo di Sophia.
Chiude gli occhi ed emette un verso strozzato di dolore.
Dopo un po' di silenzio li riapre di scatto prendendo una grossa boccata d'aria, come se l'avesse trattenuta fino a quel momento.
Faccio segno a Matthew di lasciarla dato che i suoi occhi sono ritornati del loro colore naturale, ovvero l'oro che tanto amo.
Mi piego verso di lei e l'abbraccio.
Dei tremolii la perquotono e so che sta facendo una gran fatica per non piangere.
- Shhh, tranquilla, è tutto finito. Andiamo a casa dai. - e senza aspettare una sua risposta la prendo in braccio.
- Non è tutto finito - mi sussurra addormentandosi all'istante.
Lo so che non è tutto finito....
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