•°Paragrafo 29°•

Dopo essermi fatta anche io una bella doccia fredda per calmarmi e far scolorire le mie guance che ormai hanno preso il colore abitudinale del rosso acceso, mi vesto. Indosso delle mutandine nere a pantaloncino che fasciano perfettamente i miei fianchi e un reggiseno a fascia sempre nero.
Metto delle leggins color verde militare e sopra una maglietta abbastanza larga a maniche corte aperta dietro e sopra di essa una felpa rossa/bordò.
Mi faccio una coda alta lasciando che alcuni ciuffi mi cadano sul lato del viso e mi trucco con un po' di kajal nero, burro di cacao rosso alla cigliegia e prendo uno zainetto, mettendoci dentro: un cambio, una bottiglietta d'acqua, la mia solita barretta di cioccolato e il mio blocco da disegno che mi ero portata dietro.
Infilo le mie scarpe nere puma da ginnastica e lascio un bisgliettino attaccato alla mia porta con su scritto che me ne andavo un attimo a trovare la Bea e eafarmi un giro per il bosco.

Scendo le scale e saluto distrattamente i gemelli che stanno facendo una partita con l'X-box.
Esco dalla villetta e mi incammino fino alla casetta colorata di rosso.
Mi sono informata prima, dalla Livia, su dove alloggiassero i bambini e mi ha detto che questa è la casa vecchia di Black in cui ospita suo fratello, la Bea e pochi altri bambini che hanno perso i genitori nella guerra o per altri motivi.
La trovo e busso.
Mi viene ad aprire una donna sulla settantina con un grembiule addosso e una ciotola con mestolo nella mano occupata mentre con l'altra, quella libera, mi apriva.
Io le sorrido un po' impacciata.
- Ah, lei dovrebbe essere la signorina Withe. Sbaglio?- mi chiede con voce allegra. Da dentro la casetta spicca una musica e delle voci divertite.
- Hemm, si, sono io. Vorrei vedere come sta la mia cuginetta... Beatrice...- chiedo timidamente.
- Certo! Seguimi.- mi dice spalancando la porta.
- Ah, scusami per il disordine ma essendo sola certe volte con tutti questi marmocchi in giro mi è difficile mettere sempre tutto in ordine.-
-Si figuri! Non sono la tipica ragazza che mette tutte le cose in ordine, quindi non sarà un problema!- dico entrando e chiudendomi la porta alle spalle.
- Oh, cara. Appoggia lì sul mobiletto la tua borsa se vuoi!- mi dice riiniziando a mescolare l'impasto che aveva dentro la ciotola.
Io faccio come mi ha detto e mi guardo attorno.
È una casetta molto accogliente, dipinta con colori caldi, camino, fiori, fogli da disegno sparsi per terra, pennarelli, matite...
Bambini che si divertono....
Quanto amo i bambini. Quando tutta questa situazione si sarà stabilizzata, verrò a fare da babysitter qui anche io. Dato che per me è ancora troppo presto per.....fare dei figli e avere una famiglia propria? Bhe, si. È decisamente troppo presto. Non viglio apparire in quelle puntate televisive di "16 anni e incinta". No grazie. Rifiuto l'offerta e vado avanti.
A distogliermi dai miei pensieri è il mio nome che viene urlato da una vocina felice.
Non faccio in tempo a guardarmi attorno per vedere da dove proviene che, un piccolo corpicino mi salta addosso finendomi in braccio.
- Fifì!!!! Sei venuta a trovarmi! Mi sei mancata tantissimissimo!- mi dice la mia cuginetta affondando il viso sul mio seno.
Io le accarezzò dolcemente i capelli con fare materno - Hey cucciolotta... Mi sei mancata tantissimo anche tu.-
Lei alza lo sguardo con gli occhioni da cucciolo lucidi per la felicita.
Quant'è bella la felicità di un bambino. Così pura, non devi avere paura che ti facciano un sorriso finto.
Anche se la Bea ha 7 anni quasi 8 pesa come una piuma per me.
Sento una forte stretta sulle gambe che per poco non mi fa perdere l'equilibrio, così abbasso lo sguardo notando una massa di capelli tendenti al nero.
- Zac! Ti trovo in gran forma! Come sta andando qui? Stai trattando bene la mia sorellina?- gli chiedo divertita passando le mani anche tra i suoi capelli che sono leggermente più lunghi e ricci di quelli del suo fratellone.
Cosa vado a pensare... Ritorna in te!
- Si Fifì! La sto trattando come una principessa!- mi dice sorridente indicando la coroncina sulla testa della Bea che prima non avevo notato.
Vedo anche che le è caduto il dente davanti, lasciandole una finestrella che fischietta mentre parla.
- È arrivata la fatina dei dentini?- le chiedo.
- Si! Guarda!- mi dice infilando una manina nella tasca davanti della felpetta rosa che indossa. Ne tira fuori tre monete di cioccolato. Sorrido.
- Che avete fatto di bello in questi ultimi giorni?- chiedo spezzando il silenzio.
- Ci siamo divertiti un sacco a giocare alla caccia al tesoro! E abbiamo giocato al principe e la principessa!- mi dice Zac.
- Si? E chi faceva il ruolo del principe e della principessa?- chiedo curiosa.
- Noi due- dice la Bea scendendo dalle mie braccia e andando ad abbracciare Zac e lasciandogli tanti bacini su tutta la faccia mentre lui fa una faccia da finto disgustato, per poi sorridere e dare un tenero bacio sulla guancia della mia cuginetta che diventa tutta rossa.
- Dai su bambini! È pronta la merenda! Venite che oggi ho cucinato la torta al cioccolato!- dice la signora che mi ha aperto prima, sbucando fuori da una porta con le dita sporche di farina e cioccolato.
- E tu, cara? Rimani a mangiare con noi?- mi chiede gentilmente.
- Ah, no signora....- mi sento un po' in imbarazzo perché non conosco il suo nome.
- Lucy, chiamami solo Lucy.- dice lei in fretta ricordandosi che non si era presentata.
- Non resto per la merenda. Vado a farmi un giro nel bosco e rilassarmi un attimo. Grazie lo stesso... Lucy.- dico sorridendo.
- Nessun problema! Aspetta qui un attimo però, mi sai di una ragazzina a cui piacciono i dolci!- mi dice sparendo in cucina per poi ritornare pochi minuti dopo con un sacchettino e dei tovaglioli.
- Tieni Sophia, questo è per te! Così mangerai un pochino e metterai su un po di kiletti... Sembri così magrolina.-
Mi dice porgendomelo.
Fa la parte della nonna, che tenera...
Do' un'occhiata al contenuto e noto con piacere che è una fetta della torta al cioccolato a cui aveva accennato prima.
- Grazie mille! Non rifiuto mai una bella torta al cioccolato con questo bel profumino!- dico tutta sorridente e andando verso l'entrata mettendo il sacchetto dentro il mio zaino stando attenta a non schiacciarla troppo.
- Dovere figliola, dovere! Spero di rivederti presto!-
- Certo! Verrò a farle visita e aiutarla con i marmocchi!-
- Grazie!-
- Di niente!-

Saluto la Bea e Zac con un bacio sulla guancia e una carezza per poi andare direzione bosco uscendo da quella casetta tanto confortevole.
Guardo l'orologio e vedo che sono le 17:30 circa.
Bene! Ho ancora due orette prima che faccia buio e che io debba ritornare a casa.
Penso calcolando il tempo che mi rimane per stare fuori.
Aumento il passo finendo per correre inoltrandomi nella foresta sempre più oscura cercando un albero su cui arrampicarmi.
Dopo un po' di ricerche ne trovo uno perffetto, i rami nei punti giusti e leggermente più folto al centro così che io posso sedermici sopra.
Mi arrampico agilmente e cerco un ramo comodo.
Lo trovo e mi ci poso sopra prendendo sulle ginocchia il quaderno da disegno, una matita e la gomma.
Cerco qualche ispirazione nei dintorni ma non trovandola chiudo gli occhi e mi concentro.
Vedo se c'è qualcosa che mi possa servire ma non trovo niente.
Tengo gli occhi chiusi e mi appoggio con la schiena al tronco beandomi della leggera brezza e del profumo dei fiori appena sbocciati. Il sole filtra a spicchi tra le fronde dell'albero illuminandomi solo in parte.
L'unica cosa che mi si crea distintamente in testa è l'azzurro ghiaccio degli occhi di Sebastian.
Di solito odio disegnare i volti delle persone, ma... L'ispirazione è giunta.
La mano mi scivola velocemente sul foglio di carta bianco formando tratti e linee continue che si incontrano.
Disegno i suoi zigomi pronunciati, i capelli neri sempre ribelli, le labbra carnose con il peracing, gli occhi che tanto amo, aperti che fissano un punto non ben indefinito davanti a sé. Faccio ogni ombra, ogni minima cicatrice che ricopre la sua pelle candida e morbida al tatto.
Lo ritraggo che tiene le mani daventi a se con un ghigno divertito mentre da esse (le mani) spuntano piccole fiammelle.
Il suo fisico sembra risaltare da sotto il tessuto della maglietta e i pantaloni che lo fasciano perfettamente gli confidandogli un'aria elegante anche nel disegno.

È un capolavoro! Ovunque ci sia lui, che sia nella realtà, in foto i semplicemente in un disegno è perfetto. Sembra quasi una maledizione... Una bella maledizione.

Sfoglio le pagine precedenti del mio amato quaderno e noto che la maggiore parte dei disegni sono ritratti di pantere, tigri, Black e ombre...
Non me ne ero neanche accorta.

Metto via tutto dentro lo zaino e tiro fuori la fetta di torta e la bottiglietta d'acqua.
Me la gusto aggiungendo certe volte qualche pezzettino in più di cioccolata, presa dalla casa branco.
Mmmm... Che delizia!
È semplicemente buonissima.
Prendo un sorso d'acqua e chiudo la bottiglietta mettendola nuovamente nello zaino.
Mi stiracchio un po' gli arti e la schiena per poi socchiudere leggermente gli occhi per godermi un altro po' del venticello fresco tra i capelli.

Ho ancora fame. Ma non fame di cibo umano...
Sento un improvviso odore di sangue e la voglia irrefrenabile di andare a cercare la fonte di tutta questa delizia.
Apro così gli occhi di scatto che mi diventano rossi con la pupilla allungata.
Annuso l'aria per trovare la direzione del profumo e mi butto giù dall'albero. Poco prima di spiaccicarmi contro il terreno, apro le mie possenti ali nere e riinizio a prendere quota. Schivo parecchi alberi prima di arrivare vicino alla fonte del mio obbiettivo.
Sangue, sangue, sangue.
La mia testa non mi ripete altro.
Aguzzo lo sguardo e mi fiondo sulla mia povera preda che cerca in tutti i modi di dimenarsi e staccarsi da me ottenenendo soltanto una stretta maggiore sul suo povero collo.
Allungo i canini d'istinto e li affondo sulla ferita dell'animale che mi accorgo sia una lepre ben grassottella.
Assaggio avidamente ogni singola goccia di quel sangue, tanto prelibato per me in questo momento, dalla ferita, sul fianco destro, che si era procurato in qualche modo.

Dopo aver saziato il mio istinto da demone, calmo l'altro mio istinto animalesco. Ritraggo quindi le ali e mi trasformo nella tigre dal manto bianco che tanto adoro, prendo il leprotto tra le fauci e mi dirigo verso un ruscello accucciandomi sotto un albero basso lì vicino.
Finisco di mangiare il povero animaletto e ripuliscono le ossa mordicchiandole.
Dopo aver fatto ciò mi butto dentro l'acqua ripulendomi dal rosso scarlatto che ricopre buona parte della mia testa. Il sangue si toglie dal mio pelo per inquinare l'azzurro puro del liquido trasparente.
Mi guardo sullo specchio dell'acqua e sbuffo infastidita.
Non voglio essere un mostro, ma a quanto pare, questa sembra essere la mia natura e devo rassegnarmi....
Esco dal ruscello e mi asciugo scuotendomi e schizzando dappertutto.
Ritorno all'albero di prima dove ho lasciato lo zainetto su un ramo con il cambio e mi trasformo in forma umana... rendendomi conto di essere nuda scalo velocemente l'albero e arrivata infilo maglia e pantaloni della tuta.
Scendo con un leggiadro salto atterrando elegantemente sul morbido strato d'erba e m'incammino verso la casa del branco dato che il sole sta per tramontare.










Scusate veramente tanto se tarderò a mettere i capitoli, non più uno ogni giorno, ma il liceo da parecchio da fare e non riesco a trovare abbastanza tempo e immaginazione.
Quando posso io li pubblico ma non posso promettervi niente di veloce.
Scusate ancora, spero che la storia vi piaccia.
Un bacio, Sophy😘💋

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