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IL DRAGO CHE RINASCE
Daeron Targaryen nacque allo scadere del nono mese di gestazione, con un parto relativamente semplice rispetto al precedente. Il nome fu un omaggio della regina all'eroe di Jon sin da quando era un bambino e al suo fratellino morto quando aveva appena sei mesi. Capelli biondo argentei e occhi color indaco, come quelli di cui Daenerys aveva sempre sentito parlare di suo fratello Rhaegar, impreziosivano un visino piccino e grinzoso. Era un po' più gracilino rispetto ai tre precedenti nati, ma le sue urla si udivano, da mattina a sera, per tutta la Fortezza Rossa. Dany era certa che quel bimbo così mingherlino sarebbe divenuto forte come suo padre, mentre Jon ribadiva che sarebbe stato bello come la sua mamma.
Le annose questioni dei lord prigionieri e dei rapporti col clero avevano dovuto attendere il compiersi del lieto evento. Per una volta Daenerys aveva voluto essere vicino al suo bambino tutto il tempo necessario, senza considerare le attenzioni che Rhaeanne, avente da poco compiuto un anno, e Rhaenys e Rhaegar richiedevano, ma soprattutto meritavano, dopo la sofferenza patita nell'essere stati per così tanto tempo lontani dai loro genitori.
In ogni caso non sarebbe stato possibile risolvere prima tali questioni, quantomeno sino all'arrivo di tutti i lord dalle prigioni dai cui erano stati prelevati per giungere ad Approdo del Re.
Al contempo, l'alto septon Bariath di Vecchia Città e l'alto septon Rolfyn di Approdo Re erano oramai da tempo ospiti 'graditi' presso la Fortezza Rossa. Erano stati collocati nei migliori appartamenti dell'ala ovest, serviti e riveriti in ogni modo e pareva non avessero alcuna fretta di tornare alle loro abituali mansioni.
I teschi di Balerion, Vaghar e Meraxes sembravano voler risorgere per riversare fuoco e sangue su quella sfilata di lord che, pian piano, si stava accumulando nella sala del trono.
Daenerys aveva ripreso le sue aggraziate forme, quasi non avesse mai partorito; capelli raccolti in trecce avviluppate a sostenere un diadema di oro incorostato di acquamarine, rubini e tobazi, l'abito un modello che solo una donna di siffatta perfezione poteva indossare: un bustino che metteva in chiara evidenza la vita sottile della regina, di un candido binomio di bianco e oro fino ad allargarsi in una una frusciante gonna di crinoline e sete dorate, il collo impreziosito da una collana di oro e perle dono di Jon.
Lame di luce si proiettavano su quegli infami dalle finestre a voluta sistemate lungo tutta la parete ovest della sala. Erano tutti lì, che attendevano la giustizia dei nuovi sovrani di Westeros.
Seduti sul loro scranno dono del Lannister, Jon e Daenerys avevano a lungo riflettuto nei mesi passati sulla sorte dei lord e di tutti coloro che, sopravvissuti, avevano appoggiato Sansa e, come solito, non poterono che torvarsi in perfetta armonia su cosa fare.
Daenerys, con grazia, si levò dallo scranno, sistemandosi il monile che pendeva al suo collo e le pieghe dell'abito.
'Non ci saranno processi, nè torture nè tantomeno esecuzioni. Io e Re Aegon non inizieremo il nostro regno con un bagno di sangue. Alcuni si sono schierati presto sotto il nostro vessillo, che i rimanenti vengano adesso...'. Jon le fu subito vicino a ribadire quanto avesse appena detto.
L'atmosfera parve iniziare ad acquietarsi, a comiciare dai prigionieri fino a coloro che oppupavano il loggione, molti dei quali parenti dei reclusi. I detenuti si guardarono tra di loro e un mutuo assenso fu comunque possibile scorgere sui loro visi provati.
Lì, nella sala del trono, al cospetto degli uomi e degli Dei, i carcerati rinunciarono alla loro alleanza con Sansa e prestarono omaggio ai sovrani mettendosi in ginocchio. Tra questi anche Robyn Arryn, Edmure Tully, Lord Glover e gli altri lord delle maggiori famiglie del Nord, dopo l'inferno in cui la Regina Stark li aveva condotti con false lusinghe.
Jon e Daenerys, insieme, ordinarono a ciascuno di rialzarsi. Serebbe loro stato concesso il perdono reale e restituite terre e titoli. In gni caso, lord e cavalieri, sarebbero stati parimenti obbligati a mandare un proprio figlio a corte per servire i sovrani e fungere da ostaggio; coloro che non avessero avuto eredi maschi sarebbero stati tenuti ad inviare una figlia.
Infine, le terre dei defunti Frey, così come i possedimenti restanti sprovvisti di un lord, sarebbero rientrati a far parte delle Terre della Corona.
Nei giorni seguenti le segrete vennero dunque svuotate e la notizia della clemenza dei sovrani si diffuse in tutto il reame, con grande gioia sopratuttto del popolino, che di guerre e faide tra i regni e di giochi di potere tra le alte sfere dei lord non ne poteva davvero più. Tutto ciò non interessava coloro che vivevano di stenti, che anelavano solo pace e cibo per sfamare le loro famiglie. Chi ci fosse riuscito poco importava: le loro esigenze erano davvero esigue.
Solo di una faccenda Jon non volle saperne nulla: le sorti di Sansa. Era al corrente del fatto che Daenerys se ne fosse occupata ed era certo che qualsiasi cosa avesse deciso sarebbe stata più che giusta. Non voleva risentire mai piu il suo nome. 'E' viva...' fu l'unica cosa che Daenerys riuscì a proferire prima che Jon la fermasse.
L'altra questione di cruciale importanza perche la dinastia Targaryen potesse tornare a risorgere era il rapporto con il Credo. Già in passato molte erano state le situazioni in cui il clero si era schierato contro la casata del Drago, soprattutto per la spinosa questione dei matrimoni tra consanguinei. Il culmine dell'intolleranza vi era stata durante il regno di Maegor il Crudele e solo grazie a Jaehaerys I la situazione si era fortunatamente dipanata.
Ma prima di affrontare i Septon, Dany doveva interloquire con Jon. Si! Jon: ancora ricordava quanto avesse sofferto nello scoprire che lei fosse sua zia e i problemi che ciò aveva creato tra loro. Aveva vissuto quasi tutta una vita secondo le rigide regole del Nord; ora lei era certa si sentisse un Targaryen a tutti gli effetti, ma non avevano mai affrontato la questione riguardo il futuro dei loro figli. Solo se entrambi avessero fatto fronte comune sarebero riusciti a venirne fuori vittoriosi.
Il fulcro della questione era indottrinare Jon sugli usi e costumi Targaryen, più che altro far si che per lui non fossero causa di altre angustie e malesseri.
Si era permessa una coppa di vino dopo mesi, si sistemò su di una savonarola in bella mostra di fronte il tavolino di ebano finenemente intarsiato, le rientraze di oro dipinte, su cui aveva poggiato la bottiglia dalle forme tondeggianti e bordi dorati contenente il nettare rubino che stavo sorsegggiando. Sistemò il pomolo in cristallo sulla bottiglia e cercò di spiegare molto chiaramente a Jon che i Targaryen, a prescindere da questioni dinastiche, erano maggiormente attratti dai propri consanguinei, come era accaduto per loro. Dunque doveva prepararsi all'idea che i loro figli potessero nutrire, tra loro, sentimenti che andassaro al di là del semplice amore fraterno.
Dany vide impallidire Jon man man che il suo discorso scorreva. Si portò una mano alla fronte mentre si dirigeva verso il tavolino del loro solarium per riempirsi una corposa coppa di rosso di Arbor. La buttò giù in un sol colpo e si mise a sedere sul triclinio posizionato vicino.
Ci furono lunghi attimi di silenzio: Dany non sapeva cosa Jon stesse elucubrando.
'I nostri figli saranno liberi di fare quello che il loro cuore comanda, non causerò altro dolore come è capitato a noi in passato. Potranno fare quello che sentono, sposare un fratello o sorella o qualsivoglia altri se vi è l'amore, non sarò mai fonte di sofferenza per loro, ne morirei...'.
Dany non potè che essere più che d'accordo, la felicità dei loro figli veniva prima di tutto.
Pensava sarebbe stato più annosa la questione ma Jon si era dimostrato essere molto diverso da quando l'aveva conosciuto, un vero Targaryen.
Dunque, uniti negli intenti, poterono affrontare i septon per risolvere il medesimo problema, forti come non mai.
La sala del Concilio Ristretto era stata ammantata per l'occasione, copie della Stella a Sette Punte erano distribuite sul nuovo tavolo commissionato da Danerys con due posti, uno di fianco all'altro, per i sovrani: legno d'ebano rivestito di ghirigori d'oro che raffiguravano draghi con occhi incrostati di rubini, ametiste, diamanti, smeraldi e tormanline.
Il tavolo era stato ammansito di ogni prelibatezza: tortine ai mirtilli, al limone, prugne cosparse di noci tritate, mele cotte alla vaniglia, porridge dolci e salati.
I due septon guardavano i sovrani in attesa di ciò che avrebbero enunciato. In ogni caso erano più che soddisfatti circa le decisioni prese riguardo i prigionieri e sapevano bene quale era la ragione della loro lunga permanenza presso la corte: i matrimoni tra consanguinei dei Targaryen.
Daenerys fu molto diretta... ' Il regno è in pace, non ci sono stati spargimenti di sangue se non tra gli eserciti. Manca che voi riconosciate nuovamente ciò che il mio illuminato avo, Jaehaerys I, aveva elaborato per poter ottenere il benestare del credo al matrimonio con sua sorella Alysanne.
Septon Bariath e septon Rolfyn ascoltarono mentre si rimpinzavano di tartine, il mento a volte insozzato dal porridge che colava. Per quanto l'uno mingherlino, con viso a punta e occhi piccoli, e l'altro di corporatura sostenuta, nessuno dei due disdegnava, tra una parola e l'altra della regina, di abboffarsi delle prelibatezze servite.
Jon e Daenerys si strinsero la mano... ' Vorremmo che dichiaraste nuovamente valida la dottrina della santa eccezione'.
I due alto septon smisero di ruminare e aguzzarono le orecchie sulla domanda.
In effetti, si rendevano conto che il regno era in pace e bastava il loro benestare perchè ciò si perpetrasse. Di certo non volevano fosse proprio il clero a determinare nuovi attriti e a dover avere a fare con i draghi, fossero persone o creature imponenti tornate a solcare i cieli di Westeros.
Fu l'alto septon Bariath di Vecchia Città a parlare per primo.
'Il credo dei Sette è nato sulle colline degli Andalos e ha attraversato il mare Stretto. Esige che il fratello non possa giacere con la sorella, né il padre con la figlia , né la madre con il figlio. Tuttavia voi Targaryen siete una eccezione...', ammise Bariath mentre si ripuliva il mento e riceveva un muto assenso dall'alto septon Rolfyn. 'Le vostre radici non risalgono agli Andalos, ma all'antica Valyria, dov'erano radicate differenti leggi e tradizioni. Del resto basta guardarvi... Occhi, capelli: tutto proclama la vostra diversità e avete, tra tutti gli uomini del mondo, il potere di domare i draghi...' anche se il suo sguardo, in quel momento, non potè che posarsi su Jon.
Daenerys, per un battitto di ciglia, li guardò torvi; aveva inteso cosa quello sguardo rivolto a Jon significasse e potava mettere in discussione tutto quanto proclamato sinora.
'Mio marito è un Targaryen, figlio di mio fratello Rhaegar, principe di Roccia del Drago, e lady Lyanna Stark, legittimamente uniti in matrimonio...', i suoi occhi due fessure a far intendere che Jon era un membro della casa del Drago a tutti gli effetti, nonostante non presentasse i caratteri tipici valyriani.
'E cavalca draghi...' e lo disse con un sottinteso tutt'altro che rassicurante. Jon preferì non intervenire, Daenerys era stata più che eloquente e non volevano di sicuro indispettire i loro ospiti.
'Certo, certo...' cercò di placare gli animi l'alto septon Rolfyn, mentre si tamponava la fronte con un fazzoletto di morbida seta viola. 'Un'unica divinità ci ha creati tutti: Andali, Valyriani e Primi Uomini, ma non ci ha creati tutti uguali. Ha creato il leone e l'uro, entrambi nobili bestie, tuttavia conferendo a ciascuno ruoli diversi. Per loro giacere con una sorella o un fratello costituirebbe un grave peccato, ma loro non sono del sangue del Drago, non più di quanto lo sia io! Ciò che voi fate è semplicemente ciò che avete sempre fatto, e non spetta a noi giudicare...'.
I due alto septon concordarono: i Sette Regni non avrebbero sanguinato ulteriormente, tantomeno per motivi risalenti al credo. I Targaryen erano, come stabilito già al tempo di Jaehaerys I, una stirpe divina, non rispondente alle leggi degli uomini.
Uniti, dunque, nel perpetrare quanto il loro avo aveva decretato in passato, l'alto septon Rolfyn di Approdo del Re avrebbe celebrato il matrimonio tra Jon e Daenerys e l'alto septon Bariath di Vecchia Città avrebbe proclamato loro sovrani dei Sette Regni sulle vestigia del tempio di Baelor in ricostruzione.
La presenza e la considerazione di ambedue gli alti prelati aveva, in ogni caso, inorgoglito entrambi ed entrambi volevano ingraziarsi i nuovi sovrani poichè, una volta ricostruito il grande tempio di Baelor, l'alto septon sarebbe tornato ad essere uno solo. Chi dei due sarebbe stata una gara a meglio adulare i nuovi sovrani.
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