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RITORNO A GRANDE INVERNO

Era la prima volta che Daenerys faceva ritorno a Grande Inverno dopo oltre due anni. Allora Jon era al suo a fianco e il suo immane esercito non era ancora stato decimato da quel mostro glaciale, Rhaegal era ancora vivo, insieme a Drogon, ad ombreggiare la terra del Nord, mentre i visi astiosi degli uomini di quel freddo luogo guardavano inorriditi lei e i suoi selvaggi venuti ad invadere le loro terre, insieme a quelle immonde bestie che si pensavano fossero sparite dal mondo.

Aveva sacrificato tanto per quella gente che la odiava: uno dei suoi figli, il suo caro Jorah e... il peggio doveva ancora venire!
Ma questi, oramai, erano solo raccapriccianti ricordi che altro non potevano se non avvelenarle l'anima.

Adesso era diverso, lei era la regina, Jon l'amava e avevano tre splendidi figli, che tra un po' sarebbero divenuti quattro, i lord del Nord erano suoi prigionieri in attesa di sentenza e a Grande
Inverno c'era Arya, l'unica Stark che, alla fine della storia, si era dimostrata degna di quel nome, se non si consideravano le morti precoci ed ingiuste: lord Eddard, la dolce madre di Jon e quello che suo marito considerava un fratello, Robb Stark, troppo giovane per riuscire nel gioco del trono contro avversari avvezzi a ogni genere di turpitudini.

Per la prima volta guardava con aria incantata quel fenomeno a lei sconosciuto fino a poco tempo prima. La neve! Quale magnifico talento della natura, per lei che era
sempre vissuta in luoghi caldi. Guardava dalle finestre appannate delle stanze che un tempo furono del lord di Grande Inverno. All'inizio Jon era stato restio ad occupare quelle camere ma, per la comodità di Dany, aveva infine accettato. Seduta sulla rientranza sotto la finestra poteva scorgere di lontano la citta di Grande Inverno, il villaggio appena fuori dalle mura.

La neve cadeva lieve, l'inverno stata lasciando il posto a quella primavera che non era mai giunta per davvero. Ogni tanto si volgeva a guardare il suo amore che, finalmente, riposava tranquillo.

Al contrario della volta precedente ebbe modo di poter ammirare quel luogo.  Grande Inverno era molto più più piccola della Fortezza Rossa, ma per secoli era sopravvissuta ad ogni genere di calamità, austera e granitica come la gente che la abitava.  Vi erano due cinte murarie attraversate da un fossato, la Prima Fortezza ormai quasi in disuso, bassa e rotonda, la Torre Spezzata, che un tempo era stata la più alta torre di guardia, la serra di vetro, le cripte con i re d'inverno e i lord oramai andati e il Parco degli Dei. Infine c'era la roccaforte del castello, la fortezza grande, costruita sopra delle sorgenti naturali di acqua calda sotterranee, per mantenere un  tepore adeguato all'interno della struttura. Una quantità di tubi dietro le mura riscaldavano ogni ambiente; si poteva appena udire il passaggio delle acque al loro interno, una intricata rete che rendeva accogliente quel posto adagiato su un manto bianco, un agglomerato di torri, armerie, ponti, contrafforti e cortili, le statue dei lupi con zanne snudate e artigli sfoderati a sorvegliare gli ingressi e a decorare facciate, merletti brinati che ornavano le mura e stalattiti acuminate come pugnali che puntellavano i cornicioni di legno.

La loro camera era arredata con mobili grandi ma minimali, disadorna, salvo per qualche arazzo di caccia appeso alle pareti e i camini costantemente nutriti di legna e ciocchi.

Era persa ad ammirare la neve quando i mugugni di placido risveglio di Jon giunsero alle sue orecchie. Si girava e rigirava, mentre con fare lieve riapriva i suoi occhi color dell'ossidiana; un ultimo sbadiglio prima di mettersi a sedere a letto. Ancora intontito cercò Daenerys con lo sguardo e la vide lì, incorniciata nel bianco della neve, fulgida nella sua veste bianca e grigia, finemente lavorata in un orpello di ghirigori in stile ghiscariano, a celare il ventre ricurvo, i capelli che lievi le scendevano sulle spalle, mentre un diadema di oro rosso, topazi, ametiste e smeraldi la ornava rilucente.

Jon fu abbagliato da tale visione di sua moglie; lei gli sorrise e lo guardò con aria serena. Era la prima volta ad essere lui quello che anelava con ardore un bagno caldo, visto che, oltre la Barriera, era un lusso da non potersi permettere.

Nella stanza adiacente una vasca di rame era già stata riempita di acqua calda.  Dany si avvicinò a Jon e cominciò a liberarlo di quegli abiti sporchi e purtroppo maleodoranti. Lo prese per mano e, nudo come quando era nato, lo condusse verso la vasca.

Profumi di vaniglia, bergamotto e lavanda penetrarono l'aria calda della camera. Senza proteste si immerse nella vasca e si lasciò andare, la testa finalmente lieve di pensieri, posata su bordo di rame.

Socchiuse gli occhi mentre il suo ritmico respiro tranquillo alzava e abbassava il suo torso. Dany lavò con oli profumati quei riccioli che ormai parevano un nido di vespe, strofinò e creò invisibili cerchi di schiuma sulle chiome bagnate di lui, pettinò e districò ogni singolo nodo, godendo nel vedere il viso di suo marito finalmente sereno e disteso.

Con una spugna di mare lavò ogni singola stilla del suo corpo, lieve sulle cicatrici, che sarebbero per sempre rimaste un marchio indelebile dei suoi trascorsi.

Si rialzò lentamente, mentre Dany  gli porgeva una vestaglia; con le mani strofinò sulla setata stoffa, asciugando ogni singola parte di lui.

Lasciò che Dany lo svestisse da quell'ingombro; si sedette tranquillo e, come un bimbo, attese le moine di una madre. Daenerys lo rivestì di biancheria pulita, scelse i suoi abiti: una camicia bianca sormontata da un farsetto marrone e rame con bottoni di argento e una giaccia di pelle conciata rivestita di seta a motivi orizzontali.

Pettinò ancora i suoi capelli fino a che non furono lucidi ed asciutti. Per tutto il tempo Jon non proferì parola, lasciò che le dolci mani di sua moglie lo plasmassero come creta.

Al giungere della sera, raggiusero Arya e Gendry Baratheon per un intimo banchetto, che per Jon non si prospettava per nulla tranquillo.

Appena entrato al braccio di sua moglie squadrò con occhi astiosi il volto di quell'uomo per carpirne le intenzioni; in quel momento avrebbe voluto trafiggerlo con la sua spada, se avesse potuto, lui che si era permesso di porre gravida sua sorella senza esserne il marito.

Si! Anche lui e Dany avevano procreato prima del matrimonio ma per loro era diverso, Jon aveva sempre saputo cosa avrebbe fatto appena Daenerys lo avesse perdonato, ma non era altrettanto edotto sulle reali intenzioni di Lord Baratheon.

Presero i loro posti sullo scranno vicino a quello di Arya, mentre cominciavano a  venire servite le pietanze: cinghiale arrosto, agghindato da una corona di carote cipolle e tuberi.

Per un momento Jon dimenticò tutto, gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo; quegli odori così famigliari lo riportarono a quando era ancora un ragazzino; rivide il banchetto in onore del re, Lord Eddard insieme all'algida lady Catelyn e Bran e Rickon, Arya che lanciava palle di cibo ad una irriconoscibile Sansa; quasi furono dolci quei ricordi rispetto ai tanti dolori che lo avrebbero accompagnato per sempre, per tutta la vita. Gustò con molto piacere quella carne che quasi si scioglieva in bocca, un tripudio di essenze esaltate dalla pelle croccante e speziata, crepata dalla cottura, il tutto condito da un corposo idromele distillato nelle cantine.

Seguirono dolci di mele e cannella, accompagnati da un vino speziato delle cantine di Arbor.

Jon attese solenne la fine dell'adorabile banchetto per affrontare la questione più spinosa. Non si fece attendere la sua domanda a Lord Baratheon sulle intenzioni che aveva verso sua sorella.
Fu Arya ad intervenire per placare il suo ritrovato fumantino fratello, che su questioni come queste diveniva un vero drago.
Ci tenne a spiegare che era lei a non volersi sposare, nonostante le mille e mille richieste da parte di Gendry. Non voleva essere una lady e questo fece sorridere Jon: ricordava quella sua frase, sin da quando era una bambinetta e ancora oggi non era cambiata.

Daenerys si sentì stranamente di intervenire in una questione che le pareva più Stark che sua. Cercò di convincere Arya che il matrimonio non avrebbe cambiato il suo essere, la sua essenza, avrebbe solo evitato che suo figlio soffrisse come era stato per Jon. Lei lo aveva considerato sempre il suo fratello più caro e non poteva capire i patemi che invero, la sua condizione, gli aveva procurato.

Quelle parole colpirono molto la bruna Stark che, infine, si convinse: dunque sarebbe rimasta se stessa, non certo una lady, ma... moglie di Gendry!

Quando si ritirarono nelle loro stanze Dany ebbe appena il tempo di entrare: un bacio focoso ed appassionato di Jon la sospinse contro la calda parete della camera. Era felice che proprio lei fosse riuscita a convincere Arya! La liberò velocemente dall'ingombro delle vesti mentre si svestiva a sua volta. Baci e morsi e segni si instillarono sui loro corpi nudi;  si ritrovarono appassionati l'uno sull'altra, la virilità di lui che riempiva la calda intimità di lei tra gemiti ed urla.

Ancora ansimante dal piacere la guardò negli occhi:

'Domani ti sposo ... ti sposo secondo il culto dei mie Dei, mia dolce regina...'.

Lei annuì solamente, ancora sovrastata dagli spasmi e dalla presenza di lui dentro lei.

Sposarsi secondo il culto degli antichi Dei non era complicato; si trattava in ogni caso di un'intima cerimonia che vedeva solo la presenza degli sposi e di Arya e Gerndry..

La mattina vide un tiepido sole farsi breccia tra le nubi non più così grigie; una soffice leggera neve cadeva a rendere magica quell'atmosfera.

Anche se la cerimonia non lo prevedeva Daenerys preferì avanzare nel Parco degli Dei sola, senza la scorta di nessuno: di bianco vestita, un abito completamente in pizzo Myr, le maniche a losanga che lievi giungevano a toccare appena la neve e le coprivano il grembo, i magnifici argentei capelli intrecciati finemente, mentre lunghissimi boccoli delicati ricadevano fluenti sulle spalle.

Jon era completamente rapito dalla bellezza eterea di Daenerys, gli pareva una manifestazione onirica creata dalla fulgida neve del nord.
Lui indossava un mantello nero con una pelliccia sulle cangianti tinte tra il nero e il bianco.
Dany fu al suo fianco e Jon per qualche attimo sentì il respiro mancargli.

Arya celebrò la cerimonia. Come da rito chiese chi venisse al cospetto degli Dei e in questo caso fu Daenerys stessa a rispondere...
'Io, Daenerys della Casa Targaryen, vengo qui per il mio sposalizio, una donna cresciuta, in salute, di sangue puro e nobile lignaggio, vengo a domandare la benedizione degli Dei...'.

E ancora, come da rito, Arya chiese chi venisse a chiederla in sposa.

'Io, Aegon di casa Targaryen, la chiedo in sposa. Chi viene a consegnarmela...'.

Allontanandosi un tanto dalla tradizione fu Daenerys stessa a rispondere...
'Io, Daenerys Targaryen, io stessa mi consegno con tutto il mio cuore...'.

'Daenerys, vuoi tu prendere quest'uomo come sposo...' dichiarò  Arya alla presenza silente del suo futuro consorte Gendry.

'Prendo quest'uomo...' fu la risposta sicura e dolcissima di lei.

Le mani di Jon e Dany si intrecciarono al cospetto dell'albero del cuore, il capo chino in segno di rispetto e sottomissione.
Poi Jon slacciò il suo mantello e la coprì, ponendola sotto la sua protezione, mentre un dolce bacio suggellò quel fatidico momento.

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