8.
MEEREEN
Si era svegliata all'alba come oramai faceva da quando era giunta a Meereen, erano trascorsi sette giorni. cìCercava di restare il più possibile nelle sue stanze, presa dai resoconti che, inchiostro su pergamena, erano stati raccolti da Daario in sua assenza, affinchè potesse avere un quadro chiaro dei principali accadimenti che avevano avuto luogo nella città durante la sua assenza. Più di tutto la colpì il numero di persone arrestate o messe a morte per aver tentato di ristabilire la schiavitù. Daario aveva fatto un buon lavoro, non poteva che dargliene atto.
In quei giorni aveva anche cercato di mettere a punto, quantomeno mentalmente, un piano circa la sua vita, la sua idea di tornare a Westeros per riprenderla soprattutto per i suoi figli. Ma era ancora troppo presto. La testa le scoppiava ogni volta che a quella prospettiva pensava. Forse la cosa più giusta sarebbe stata restare a Meereen per un po' come quando, appena quattordicenne, si fermò nella sua conquista per imparare a dominare e ad essere una vera regina.
Stava finendo le uova d'anatra e le salsicce di cane mentre terminava di leggere le ultime pergamene, un sorso di vino addolcito, mescolato con spremuta di cedro, a solleticarle le papille.
Dopo il suo mattutino bagno aiutata dalla sua nuova ancella Samira, aveva indossato l'abito blu e bianco, uno di quelli che aveva lasciato a Meereen prima di partire per Westeros; quegli abiti non erano adatti al clima più freddo del continente occidentale.
Si guardò nello specchio, il vestito, i capelli pettinati con un intrico di trecce e per un attimo vide un riflesso diverso: una donna di nera pelle vestita che sopraggiungeva mentre le ali di Drogon si aprivano dietro di lei.
Pareva un essere venuto fuori da sette inferi e i sette inferi aveva portato proprio lei su quella terra. Cercò di cancellare quell'immagine orribile dalla sua mente. Ora era a Meereen e aveva una seconda occasione per cambiare le cose, per tornare la donna che era sempre stata prima di quella tragica svolta.
Lasciò le sue stanze e percorse lentamente la scalinata che conduceva alla sala delle udienze. Si guardò intorno, Daario era seduto sugli scalini dove un tempo vi era un semplice scranno in legno scuro. Il comandante lo aveva fatto sostituire con una seduta di pietra lavorata, dall'alto schienale arrotondato intarsiato di ghirigori.
Si levò subito e a passo spedito andò incontro a Daenerys.
'Buongiono mia regina, sempre più bella ogni giorno', le prese le mani nelle sue, baciandole con ardore. Dany sentì un lieve disagio, ma cercò di mascherarlo. Ora non poteva badare alle esuberanze di Daario Naharys.
La regina si sedette sul suo nuovo scranno, il secondo dopo quello commissionato da lei per distruggere il trono raffigurante l'arpia.
Sospirò profondamente. 'Ho letto i tuoi resoconti, Daario, ora tuttavia dobbiamo decidere come muoverci...' proferì risoluta.
'Beh ! credo che quasi tutta Meereen sospetti del tuo ritorno, non si vedono spesso draghi aggirarsi sulla città o appollaiati sulla sommità della piramide.'
Daenerys se ne rendeva conto, anche se ciò era una facile via affinchè i suoi nemici, all'altro capo del Mare Stretto, sapessero la verità. Ma sicuramente, da quando aveva abbandonato il tempio di Volantis, Bran Stark probabilmente sapeva che lei era di nuovo in vita. Dunque non era il caso di procrastinare ancora. 'Facciamo sapere che sono tornata, apponete gli stendardi Targaryen fuori dalla piramide...'.
'Dovremo aumentare le guardie, qui sono tutti molto impauriti: c'è chi pensa che tua sia una divinità risorta dalla morte e chi pensa che tu sia l' incarnazione stessa della morte, in ogni caso sono molto intimoriti'.
Daenerys socchiuse gli occhi, massaggiandosi delicatamente la fronte. 'Molto rassicurante direi' commentò tra il sarcastico e il preoccupato.
'Aumentate le guardie allora e... Daario... bisogna radunare l'esercito...'
'Gli immacolati sono Naath, vedrò di far giungere loro un messaggio'.
'Naath! davvero!...' Il viso della regina si rattristò '... Dove è nata la mia Missandei... ' La cosa non la meravigliò, Verme Grigio l'aveva amata profondamente e capiva il perchè di quella scelta. Ricordava ancora quando, ancora a Meereen, le aveva promesso che, un giorno, l'avrebbe riportata sulla sua isola di pace. Invece la morte aveva trovato al suo fianco, decapitata senza scrupoli da una donna senza cuore. Lei era innocente, l'unica colpa che aveva era stata scegliere lei come sua regina. E per questo aveva pagato.
I suoi occhi socchiusi e arrossati non sfuggirono allo sguardo attento di Daario.
'Mi dispiace per lei, so quanto le fossi affezionata'.
Non rispose, non riusciva a parlare, cercando di trattenere le lacrime. Chissà cosa avrebbe pensato ora di lei dopo quello che aveva fatto ad Approdo del Re. Quel suo 'Dracarys', pronunciata come ultima parola in questa vita, voleva essere un monito a fare quello che aveva fatto? No! La sua Missandei non avrebbe mai voluto lo sterminio di innocenti, proprio da lei che tanti innocenti, schivi vituperati, sfruttati e distrutti nel corpo e nell'anima aveva salvato. Avrebbe dovuto attaccare la Fortezza Rossa e uccidere Cersei.
'Perchè non l'ho fatto? Perchè?' si chiese ancora una volta, ma la rabbia, il furore, avere perso per sempre Jon... No! Nulla di tutto questo bastava a giustificarla. Lei non era mai stata così. Ma doveva purtroppo accettare quel gesto inconsulto, nulla avrebbe potuto riportarla indietro. Ora poteva solo rimediare per il futuro. Era tutto quello che le era concesso di fare.
'Daenerys', la voce del comandante la riportò alla verità della sua vita.
'Come ti stavo dicendo, comunicare con i Dothraki sarà più complesso, ma so come fare, non devi preoccuparti. Ci vorrà un po' ma riavrai di nuovo il tuo esercito'.
'Forse potremo contare su altri alleati, ma di questo devo occuparmi io personalmente', pensò, in quel momento, a Yara Greyjoy e a Dorne che le furono per prime alleate.
'C'è solo una cosa che ancora non mi hai detto... CHI TI HA UCCISO' proferì con tono serio il comandante.
Daenerys sbiancò a quella domanda, non voleva dirlo, anche se non sapeva darsi un perchè.
'Non ha importanza ora. Se mai nella mia vita rincontrerò quella persona sarò io stessa ad ammazzarla, quindi non c'è bisogno che tu lo sappia'
'Ma... Daenerys!' ...
'Non mi piace ripetere i miei ordini e questi sono i miei ordini', il suo tono fu deciso e perentorio.
Daario non riusciva a capacitarsi che una verità così importante gli fosse preclusa e non riusciva a comprenderne il perchè. Sicuramente c'era qualcosa, dietro la sua morte, che lei continuava a nascondergli e questo non faceva altro che alimentare la sua voglia di conoscenza. Si ripromise che, in qualunque modo, avrebbe saputo la verità. Fremeva alla voglia di potere ammazzare come un cane chiunque fosse stato, ma di tutto questo nulla disse alla sua regina.
'Come vuoi tu, ma io sarò sempre al tuo fianco, stai tranquilla... Nessuno oserà o si potrà avvcinare tanto a te da poterti fare del male'
Daenerys sorrise a stento, l'ultima persona che le aveva detto qualcosa di simile non le aveva fatto del male, l'aveva letteralmente uccisa.
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