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PARTENZE E ARRIVI

Roccia del Drago si ergeva imponente, i suoi draghi,  i suoi gargoyle le due creature di fuoco ad atterrire chi vi si fosse reso prossimo. Daenerys Targaeyen era appostata ad una delle finestre una trifora retta da colonne dove bestie di carne e fiamma vi si aviluppavano, gli occhi silenti ma guardinghi su chi ambiva di fare ingresso nella reggia.

Gli immacolati erano disposti su sei file, tre per lato sulla spiaggia della Rocca, dietro di loro alcuni Dothraky erano pronti ad intervenire. Jon e Verme Grigio erano posizionati più in avanti.

Una imbarcazione di non grandi dimensioni stava attraccando sulla spiaggia dell'ancestrale residenza dei Targaryen. Il mare era leggermente mosso e le nuvole coprivano il sole, mentre un sottile nevischio cadeva a imbiancare la nera sabbia della spiaggia e i capi dei presenti. pareva una partita tra l'ombra e la luce quel miscuglio di scuro e bianco. Se fosse stato un gioco, se fosse stata la vita tessuta da Dei di cui nessuno poteva avere certezza, al momento la partita pareva in stallo.

Ser Davos Seaworth venne giù velocemente da quella barcarola e, a passo spedito, si avvicinò verso Jon. Anche lui fece qualche passo in avanti e, senza remora alcuna, abbracciò il vecchio contrabbandiere ora comandante della flotta reale di re Bran.

'Per i sette inferi, sei vivo ragazzo!' esclamò Davos. '... E ti trovo in ottima forma!' Lo guardò con un misto di gioia e serenità vedendolo sano e salvo, mentre tratteneva qualche lacrima che ambiva a venir fuori.

'Si ser, sto molto bene' gli sorrise Jon, contento di rivedere colui che lo aveva aiutato a raggiungere Meereen ed era stato anche il primo a non aver contraddetto le sue idee. Anzi, grazie a lui soprattutto, la sua vita era cambiata per sempre.

'Temevo seriamente per te dopo aver saputo di...' si interruppe. '... Ti vedevo bruciato da uno dei suoi draghi' gli disse sottovoce guardandosi con circospezione.

'Non è così ser Davos. Al contrario, questo viaggio mi ha cambiato. Sono partito che non avevo più voglia di vivere e invece adesso.' Sorrise ancora. Era chiaro che Jon Snow non fosse più il ragazzo che era stato allontanato alla Barriera per evitare una guerra tra il nuovo re e gli Immacolati della regina Daenerys, abbandonato da tutti, dagli stessi che un tempo si proclamavano la sua famiglia. Era un uomo completamente diverso.

'Lo so! qui non c'è bisogno di corvi con il re!' E lo disse con un tono che Jon non comprese, pareva preoccupato al di là della felicità che dimostrava nell'averlo rivisto. ' Dunque sei diventato padre! Sono davvero felice per te!' Si commosse per quel ragazzo che nella sua vita ne aveva passate davvero tante.

'Grazie, e... credetemi ser, vi sbagliate tutti su Daenerys' fu risoluto. 'Può aver commesso un grande errore in passato e su questo nessuno mai potrà addire il contrario, ma vi assicuro che non era lei quella. La vera Daenerys, quella che io conosco, è una donna eccezionale, ve lo posso giurare! Giudicate lei alla stregua di come avete giudicato me, è tutto quello che vi chiedo. Ho u...cciso mia zia' si sforzò di dire. 'Una mia consanguinea per crimini che forse non sarebbero mai stati commessi se le fossimo stati vicini. Io per primo l'allontanai preda delle rigide leggi del nord. Ma quando si ama, non è mai peccato. Quantomeno la nostra relazione, agli occhi di oltre trecento anni di storia, non lo è. Ci ho messo tanto ma infine la verità si è schiantata palese contro i miei occhi e il mio cuore.'

Davos non rispose, comunque non poteva ancora dimenticare il passato. Dunque cercò di cambiare argomento, lo metteva a disagio parlare della Targaryen.

'Il tuo amico ci sta guardando torvo' continuò.

'Si, qui nessuno si fida di me dopo quello che...' Questa volta non se la sentì di concludere quella triste cantilena di tragiche parole, ma Davos comprese appieno e preferì non infierire oltre.

'E' il caso di andare, allora, la regina aspetta.' Gli pose una mano sulla spalla e insieme si diressero verso la guarnigione.

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Il comandante della flotta, con Jon e Verme Grigio sui due lati, fu scortato dagli Immacolati nella sala del trono.

Quando fu al cospetto di Daenerys Davos non potè fare al meno di restare meravigliato. Per un attimo la sua mente si esiliò in quel pensiero inconcepibile a credersi. Sia lei che Jon avevano ricevuto lo stesso incomparabile dono: quello di tornare indietro dalla morte. C'era quasi poesia in un concetto così terribile per chi ne restava testimone dolente. Due persone, un uomo e una donna, il sangue del drago ad unirli, riportati in questa vita. "Che volesse dire qualcosa?" pensò in quel momento. Era certo che non fosse il capriccio di Dei annoiati che volevano solo palesare la loro esistenza e sovrumana potenza. No! Significa qualcosa se quei due ragazzi erano lì vivi dinanzi ai suoi occhi, nonostante gli errori, le tragedie del passato. Nessun santo dinanzi a lui, entrambi con le proprie colpe, e ancora di più sentì la necessità che la missione per cui era stato arruolato portasse i suoi dovuti frutti.

La regina era più bella che mai, i capelli biondo argentei semi raccolti e un magnifico vestito di broccato rosso per tenerla al caldo, una spilla con lo stemma Targaryen manteneva una lunga sciarpa di seta nera che giungeva quasi fino a toccare il suolo. Ser Davos dovette ammettere che, per quanto ora su fronti opposti, la regina era rimasta la splendida e carismatica donna che ricordava prima di quel tragico evento e il sole proveniente dalle trifore istoriava di riflessi di cangianti sfumature la sua regale eleganza.

'Vostra Grazia , vi porgo i miei saluti e vi esprimo la mia gratitudine per avermi ricevuto.'

'A dir la verità dovete ringraziare maggiormente Jon, è stato lui a perorare la vostra venuta' un intreccio di dita, l'anello suo prediletto all' indice e portò le mani all'altezza del grembo.

Guardò a lungo Davos, ricordava la prima volta che aveva accompagnato Jon alla Roccia del Drago. Era stato proprio lui a presentarlo in quel modo così singolare, inusuale. Ridicolo sarebbe stata la parola più appropriata, dimenticandosi persino di sottolineare che fosse colui che chiamavano il re del nord. Rammentò di aver avuto un moto di riso che le veniva su per la gola, ma doveva dimostrare di essere non una giovane fragile fanciulla, ma la futura, unica legittima sovrana di Westeros e quel piccolo sorriso fu rimandato nel fondo più profondo del suo essere. Tuttavia non aveva neppure dimenticato il fervore, al di là del suo fare scompigliato e inappropriato, con cui aveva difeso le ragioni del suo re. Fu lui il primo a fare accenno a quello che Daenerys avrebbe poi scoperto in seguito. " Si è preso un coltello nel cuore per la sua gente" e adesso comprendeva bene che quelle parole non erano solo mera esagerata stima, ma verità che lo accomunava e lo univa ancora di più a Jon.

'Vorrei iniziare porgendovi le mie più profonde e sentite scuse per quello che ho compiuto ad Approdo del Re, so quanto sia imperdonabile, ma è la verità. La casa Targaryen ed io soprattutto siamo costernati per quello che è successo' chinò leggermente il capo. Si rendeva conto che qualsiasi parola non poteva porre rimedio a quell'orrore, poteva solo dimostrarlo per il futuro che si fosse trattato di qualcosa estranea alla sua vera natura, per ora parevano solo frasi che a chiunque sarebbero sembrate di circostanza. Ciò nonostante Davos fu impressionato dal sentirla ammettere le sue colpe, deponeva a favore di quello che Jon gli aveva detto poco prima, ma non disse nulla. Si limitò ad un semplice gesto di assenso.

'Allora ditemi, cosa vuole il re corvo' si fece più seria la regina.

'Ecco maestà... vorrebbe incontrarvi per una breve tregua.'

'Ancora una tregua!' sorrise sardonica. 'E quale sarebbe la ragione?' Daenerys inarcò un sopracciglio, evidentemente sulla difensiva, puntando come un falco gli occhi su Davos.

'Riguarda gli sviluppi della guerra, che potrebbe prendere una piega diversa a... seconda che questa tregua ci sia o meno.' Il comandante della flotta reale si grattò il capo, sapeva che non stava dicendo praticamente nulla.

"Parole e vento" pensò Daenerys.

E il vento si porta via le parole.

Sospirò pesantemente, oramai era lì, quantomeno era il caso di capirne qualcosa di più. 'Potrei avere maggiori dettagli. Per quello che ne posso sapere potrebbe trattarsi di una trappola.' Daenerys fu molto schietta, visto le poche informazioni che Davos era stato in grado di fornire.

'Vostra grazia, è vero, voi mi conoscete assai poco...' ci tenne subito a sottolineare il vecchio contrabbandiere. '... Ma non mi sarei mai prestato ad un simile carteggio anche se sono parte del concilio di re Bran.'

'Ma voi non sapete granchè Ser, quindi...' concluse scettica la regina. '... Potreste persino essere all'oscuro delle vere intenzione del vostro re' incalzò più forte.

' Avete ragione' sollevò un poco le spalle in segno di resa. Non poteva addurre nulla all'impeccabile discernimento di Daenerys Targaryen. 'Sono solo in grado darvi la mia parola e ...' Guardò Jon che in quel momento era vicino a lei. '... fidarvi di chi mi conosce assai bene.'

Socchiuse un attimo gli occhi, i pensieri le si aggrovigliarono nella mente. Quanti avevano spergiurato di essere suoi amici, suoi alleati, per poi tradirla al primo cenno di inadeguatezza, di fronte alle verità rivelate che si erano scoperchiate come un vaso di vipere. Era quello il momento da cui non si poteva più tornare indietro. Ciò che avrebbe deciso sarebbe stato il primo filo di una ingarbugliata matassa che si tesseva momento per momento: il suo futuro destino. Un destino che non sapeva se sarebbe stata in grado di plasmare o l'avrebbe travolta ancora una volta come le onde perigliose di un mare in tempesta.

Posso solo andare avanti, se mi guardo indietro sarò perduta!

'Va bene' sentenziò infine. ' Rifletterò su questa tregua, presto riceverete un corvo con la mia risposta definitiva'. Dopo si levò dal suo scranno obliquo e si allontanò scortata dagli immacolati.

'Jon si appropinquò subito a Davos.

'Credo sia arrivata l'ora di salutarsi ragazzo' lo strinse forte a sé, gli occhi due cartocci increspati dalle rughe del tempo. Poi in un orecchio gli sussurrò "ti prego...convincila."

Jon scrutò attentamente il suo viso.' Voi sapete molto di più, ma non potete dirlo'. I due si guardarono fissi, occhi negli occhi, come potessero sentire l'uno quello che avvertiva l'altro.

Davos lo abbracciò ancora di più. 'Ti voglio bene Jon' disse solamente, trattenendo furiosamente le lacrime che ambivano a dilagare. Furono le sue ultime parole prima di congedarsi.

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Jon raggiunse Daenerys nelle loro stanze.

'Cosa ne pensi' iniziò senza preamboli.

Scosse il capo leggermente contrariata, in quel momento altri erano i suoi discernimenti, doveva sgombrare la mente dall'ombra di un futuro nebuloso, oscuro ed incerto. Voleva solo respirare... come si poteva soltanto...

' Jon, ora non mi va di parlarne.' Fu perentoria ma dolce, non voleva in alcun modo indispettirlo, troppi erano i segreti che albergavano tra loro e questo non si sarebbe aggiunto a quella gravidanza ancora inespressa. 'C'è una cosa più importante che dobbiamo fare' gli sorrise decisa. Indossò un cappotto di broccato rosso come il suo abito e invitò Jon a coprirsi altrettanto bene.

Si incamminarono giù per le lunghe viuzze che conducevano alla spiaggia, poi continuarono sino dove i draghi avevano ormai trovato il loro luogo ideale in cui stare, la grotta sotto Monte del Drago, dove l'ossidiana estratta aveva aiutato a sconfiggere i non morti.

Discesero piano, Jon che le teneva salda la mano per timore potesse farsi male, lei che di rimando sorrideva non vista. Non erano certo pochi massi quello che aveva dovuto affrontare da quando aveva memoria di sé, ma le sembrò un gesto così premuroso che non si inerpicò nemmeno su di una possibile diatriba sulla sua capacità di camminare anche da sola.

I draghi manifestarono subitamente la loro presenza. Lampi di luce, fuoco incarnato si espanse in quella grotta sotto l'ancestrale rocca.

'E' ora che tu scelga un drago' disse risoluta e certa. 'Sei un Targaryen, il sangue di drago scorre in te e ogni membro della nostra casata cavalca il suo drago.'

Jon la guardò un tanto perplesso e un pò preoccupato: cavalcare per necessità era un conto, ma avere un drago proprio significava qualcosa di diverso. Ne era felice e timoroso al tempo stesso. Era la sua ufficiale entrata nella casa Targaryen. Un drago suo era segno indistinguibile della loro stirpe e Daenerys era certa che non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad averne uno che solamente lui avrebbe potuto cavalcare. Era qualcosa che sentiva nello stomaco, nel viscere, nel sangue che scorreva in entrambi.

Una torcia a foggia di drago accesa celermente e, con Daenerys, discese nei cunicoli dove Drogon e gli altri due draghi notarono subito la loro presenza.

Dany si avvicinò per prima, elargendo carezze a tutti i suoi figli.

'Veraxes e Luxes sono ormai grandi abbastanza da poter essere montati. Concentrati... cerca di sentire i draghi, avvertirai un legame più forte con uno di loro.'

Da quando i suoi tre figli erano nati, Dany aveva sempre sentito un rapporto viscerale con Drogon; ancora non le era chiaro allora, ma inconsciamente avvertiva che sarebbe stato il suo cavaliere per tutta la vita.

Lui la guardò interdetto e confuso, non era certo di quello che gli stava dicendo, ma un suo gentile cenno del capo fu un chiaro messaggio ad incoraggiarlo.

Socchiuse lentamente gli occhi,, il respiro un tanto accelerato. Da principio fu solo il buio, poi sentì un forte sibilo nelle orecchie e quando li riaprì la prima immagine che gli si parò contro furono le argentee iridi di Luxes che lo fissavano da vicino.

Allungò cautamente la mano e la posò sul suo muso. Il drago bianco sembrò gradire, i suoi versi pacati, i suoi rantoli sommessi ne erano un chiaro segnale. Era evidente: c'era un forte legame tra loro.

'Bene' sorrise Dany. 'Come vedi ora hai un drago. Ricordi ancora come si fa a volarci su! ' sorrise un tantino divertita ricordando la goffaggine del suo primo volo sul suo compianto e mai dimenticato Rhaegal.

'Se non provo non lo saprò' fece eco alla sua regina.

I due draghi marchiarono la pietra diretti verso l'esterno della caverna. Jon e Dany li seguirono a passo celere.

L'abilità di Dany nel montare Drogon era indiscussa, ma se si escludeva il volo sul drago nero per cercare Daenerys durante il rapimento, erano passati quasi due anni dal suo battesimo di volo ed anche questa volta la sua salita non fu così elegante e abile come quella di lei.

Fu un attimo. Drogon dispiegò possente le ali e in pochi movimenti si librò in volo, seguito da Luxes. Sorvolarono rapidi la spiaggia di Roccia del Drago per poi dirigersi al largo del mare Stretto. Volute incredibili si susseguirono, salivano verso l'alto del cielo per poi discendere in picchiata, rasentando con la coda le acque cristalline del mare, la scia a parere aprire in due quella enorme distesa azzurra.

Veloci, immensi, imponenti sfrecciarono verso la terra ferma, dove solo alberi e neve la facevano da padroni. Percorsero sperduti, stretti sentieri, caverne a cielo aperto sino a quando planarono in una radura deserta, imbiancata dalla neve. Tutto il paesaggio richiamava quell'unico etereo, niveo colore.

Restarono lì ad ammirare qualche attimo quegli esseri divini fatti di carne e fuoco, poi si allontanarono, Jon che un tanto imbranato - non era avvezzo ad esternare manifestazioni di affetto - imbrigliò la sua mano con quella guantata rossa di Dany. Lo guardò, un sorriso lieve, e si incamminarono in quella splendida bianca foresta, maestosi alberi si susseguivano al loro passaggio quasi a sembrare eteree figure che custodivano silenti il loro cammino.

Daenerys scrutò tutt'intorno, lasciò di colpo la mano di Jon.

'Tutto bene.' Era evidente che Daenerys non era a proprio agio.

'Sai...' proseguì un po' triste. '... Questo luogo mi ricorda tanto dove ci fermammo circa due anni fa, sogno ancora, a volte, quelle splendide cascate e la neve. Rammento anche che, come una ragazzina stupida, pensai che nessuno ci avrebbe mai trovati lì, nemmeno tra mille anni e avremmo potuto invecchiare insieme in quel posto magnifico.'

Abbassò lievemente il capo e questa volta Jon fu solerte nell'abbracciarla stretta. ' Avevi ragione, forse saremmo dovuti restare lì invece di...'

'

'... No Jon! Per quanto ci piaccia pensare che le favole possano avverarsi la vita è diversa e ci si è schiantata contro nella maniera più disumana. Ma... io non mi arrendo! Dovrà pur esserci un po' di buono per me e... per te.

' Se... se restiamo insieme sono certo di sì. E stavolta sarà diverso, credimi.'

'Lo so, ti credo... lo penso anch'io.'

Le stampo senza preavviso un bacio: intenso, caldo sentito, senza alcuna remora o timore. Oramai sapeva che l'uno apparteneva all'altro e questo, forse, avrebbe cambiato le sorti della storia.

**********************

Quando rientrarono a Roccia del Drago un'altra sorpresa attendeva Jon. Correndo veloce di lontano un essere bianco con gli occhi colore del fuoco gli saltò addosso facendolo ricadere al suolo.

'Spettro, amico mio, come sei arrivato qui!' Jon non riuscì a trattenere qualche lacrima mentre il suo adorato metalupo gli balzava addosso leccandogli la faccia. Lui lo riempì di carezze e arruffate tra le orecchie. Quando lo aveva lasciato con Tormund aveva messo in conto la possibilità di non rivederlo mai più. Non era certo che sarebbe restato con "veleno dei giganti" e gli uomini del popolo libero, lui una creatura selvaggia, abituata a rispondere solo al suo padrone. Invero era lì dinanzi i suoi occhi. Sentì qualche battito in più nel vederlo e diversamente non sarebbe potuto essere. Era suo fedele amico da quando lo aveva adottato cucciolo ed si sentiva oltremodo felice nel poterlo riabbracciare. Anche Spettro sembrò molto felice di rivedere Jon e si comprendeva con assoluta risolutezza, dalle sue quasi infantili effusioni, assonanti a quelle di un bimbo. Fu allora che vide avvicinarsi a passo lento, cadenzato, un uomo alto e fulvo che lui conosceva assai bene: Tormund veleno di giganti.

NOTA: dedicato a mio padre 😌😌😌

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