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VENTI DI GUERRA
Drogon Veraxex e Luxes solcavano il placido cielo di Pentos. Ormai anche gli altri due draghi della regina erano divenuti sufficientemente grandi, Luxes in particolare. Certo! Sarebbero ancora cresciuti, ma erano i degni figli di Drogon e si vedeva!
Erano trascorsi più di quattro mesi da quando Immacolati e Dothraki comandati da Daenerys Targaryen, con l'aiuto di Jon Snow, Daario Naharys e Verme Grigio avevano percorso il lungo tragitto che da Meereen li aveva condotti a Pentos. Carri con scorte alimentari, acqua vino e cavalli avevano accompagnato quel lungo incedere. Dany e Jon, insieme a Rhaenys e Rhaegar avevano invero utilizzato una carrozza su ruote. A Jon era parso strano che Daenerys non avesse voluto compiere quel percorso a dorso della sua nuova purosangue argentata, rimando alla prima, dono di Drogo; aveva tentennato qualche attimo quando lui le aveva chiesto la ragione, visto che una khaleesi doveva sempre essere in sella col suo popolo e lui, dal canto suo, sarebbe stato più che felice di esserle accanto.
"Rhaenys e Rhaegar sono troppo piccoli e io devo essere con loro" era stata la motivazione ufficiale, ma in verità Daenerys doveva assolutamente riposare il più possibile per il bene di quella minuscola creaturina che albergava nel suo grembo.
Presto Jon saprà e non ci sarà più bisogno di mentire.
Il viaggio era stato piuttosto tranquillo, tre draghi pronti a sputar fuoco su chiunque potesse creare problemi erano un deterrente che eguali non potevano avere. Si erano fermati poco, per far riposare i cavalli e una settimana tra Vaes khadokh e le Golden field a causa di un temporale estivo. Erano i peggiori, si sapeva, giungevano quasi senza fare rumore, senza darne avvisaglie, ma le tende avevano permesso un pronto riparo e nel giro di circa dieci giorni avevano ripreso la marcia.
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Quattro torri quadrate contornavano la Porta del Tramonto, l'entrata est della città di Pentos. Non si prospettarono problemi all'attraversamento della città, il principe regnante e il concilio dei Magistri in particolare non ebbero nulla da ridire. Si trattava solo di un semplice passaggio verso il porto, le intenzioni di Daenerys Targaryen erano chiare a tutti. Voleva riprendere il trono di spade, lo scranno che per più di trecento anni era stato della sua casata e visto ciò che era accaduto a quella che un tempo veniva chiamata Baia degli Schiavisti, ora Baia dei Draghi, furono oltremodo condiscendenti.
Le navi erano già ormeggiate nel porto o un poco più lontano nella Baia di Pentos. Ottanta tra dromoni e galee lunghe, rese più capienti rispetto alle loro originarie tipiche fattezze, erano pronte ad imbarcare l'esercito. Ancora una volta i Dothraki avrebbero attraversato il mare solo per lei. Nota era l'avversità di quel popolo per ciò che non poteva essere percorso a dorso di un cavallo. Quanto agli Immacolati erano pronti a tutti, Verme Grigio in prima linea. Era più deciso, più rigoroso che mai, pareva quasi un essere non umano, senza sentimenti o, almeno, era quello che Daenerys e Jon avevano potuto divisare. Forse dietro quella corazza vi era ancora un cuore che soffriva, che sanguinava per la dolce, mai dimenticata Missandei ma, pur anche così fosse stato, mai lo avrebbe dato a vedere, la suo implacabile determinazione metteva quasi soggezione. Certamente quel ritorno a Westeros rappresentava un qualche modo di riscatto. Avrebbe vendicato, in una maniera contorta che solo lui poteva intendere, la memoria della scriba dagli dorati e avrebbe finalmente donato quello che aveva promesso alla sua amata regina: il trono dei suoi antenati.
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Le navi Greyjoi troneggiavano sul Mare Stretto che quella mattina era particolarmente calmo, seta azzurra imbellettata dai fiocchi di spuma che si rifrangevano sugli scogli.
Le maestose vele nere portavano il simbolo del drago rosso a tre teste dei Targaryen e sullo scafo il kraken, emblema della famiglia delle Isole di Ferro. I Dothraki coi loro cavalli e gli Immacolati salirono ordinatamente a bordo, anche se ordinato si confaceva più ai soldati eunuchi, gli uomini del grande mare d'erba aveva creato maggiori tensioni. Daenerys, Jon, Daario, Verme Grigio e Kinvara, insieme a maestro Saylas, che aveva curato Jon, erano ancora sul molo. A Daenerys sembrava di rivivere qualcosa che era ancora molto vivido nella sua mente. Allora insieme a lei c'erano Tyrion Lannister, Missandei, Varys e Verme Grigio: di loro era vivo solo il soldato immacolato e Tyrion... ora serviva un altro re.
Questa volta però la regina aveva con sé Daario e soprattutto c'era Jon con lei. Non volle un nuovo primo cavaliere: avrebbe ascoltato solo e solamente lui e ogni volta che si sarebbe sentita diversa da come era in quel preciso momento, in quell'attimo stilizzato di eterno su quella battigia lievemente bagnata dal riverbero delle onde, avrebbe pensato a Rhaenys e Rhaegar, adesso tra le braccia di Hilena, e al bambino che cresceva piano piano nel suo grembo: era certa che così non avrebbe commesso errori simili a quelli del passato, anche se in cuor suo c'era molta paura: per lei, per Jon e per i bambini, ma loro erano il sangue del drago, la stirpe Targaryen che tornava a nuova vita: non era più sola e sperava davvero che questa volta le cose sarebbero state molto diverse.
Yara Grejyoj, di grigia pelle vestita, i capelli sciolti poco curati ondeggianti al lieve riverbero del venticello, gli occhi taglienti e fieri, si diresse spedita verso la regina col suo passo più mascolino che da lady. Ma lo sapevano tutti di grazia! Di una donzella dalle delicate fattezze e maniere l'ultima figlia di Belon Greyjoy nulla aveva a che spartirci.
'E' un piacere rivedervi in questa vita vostra grazia' le disse stranita. 'Per il Dio Abissale!' Barbugliò. 'Fino a che non vi ho scorta sulla battigia ho sempre nutrito qualche dubbio sulla verità della vostra come dire...' Si grattò i capelli un poco unti, segno della scarsa pulizia.
Daenerys Targaryn sorrise appena. Sapeva quanto strano potesse apparire vederla in vita dopo aver saputo della sua morte.
'So quanto possa sconvolgere siffatta visone, me ne rendo conto, io per prima ho passato giorni, mesi ad arrovellarmi sui poteri del Dio Rosso, eppure eccomi qui!' Sollevò appena le spalle, un lieve sorriso ad illuminarle il viso. 'Ed è un piacere anche per me rivedervi Yara' le porse la mano come in uso nelle Isole di Ferro: la sua sull'avambraccio della Greyjoy.
'Il Dio Rosso eh? si stropicciò un occhio con le dita della mano. 'Noi delle isole di ferro crediamo nel Dio Abissale, ma questo vostro dio, ammesso che esista, è davvero cazzuto!'
Scoppiarono tutti in una fragorosa risata sino a quando la Greyjoy non inquadrò nel suo campo visivo Jon Snow. il suo viso mostrò chiaramente una smorfia di disgusto.
'Cosa diamine ci fai tu qui!' Domandò con tono sprezzante.
La regina quasi si pose tra Jon e Yara, pronta a scattare pugnale in mano.
' Yara, io e Jon... abbiamo chiarito tutto quello che c'era da chiarire tra chiarire tra noi. So quanto può parere strano, ma in verità noi... abbiamo... due figli! Lui in un certo senso è mio...' andò alla ricerca di quella che poteva essere la parola più consona in una situazione così poco convenzionale.
' Daenerys è mia moglie anche se non ancora davanti agli dei' continuò risoluto Jon Snow stringendo forte la mano della sua Dany.
'Che io sia dannata!' La Greyjoy scoppiò in una fragorosa risata da marinaio ubriaco in procinto di scopare. 'Questa è davvero fuori da ogni logica!' Si lisciò i capelli portandoli indietro. 'Cosa posso dire...' sollevò le spalle allargando le braccia. 'Se siete felici voi, vostra grazia, che così sia, chi sono io per metterci becco! Ma attento Snow' la sua ilarità si tramutò subito in disprezzo. 'Io ti terrò comunque d'occhio', un mezzo sorriso tagliente a rendere quel suo sguardo ancora più minaccioso.
'State pure tranquilla Lady Greyjoy' ammise candidamente Jon Snow, quasi fosse stato un bimbo scoperto con le mani nel barattolo del miele. 'C'è già una lunga lista di persone che si preoccupa di monitorare ogni mio spostamento.'
Daenerys si voltò verso lui, il capo leggermente piegato, sorridendogli. 'Infine dovranno abituarsi. Sapevamo che pochi avrebbero potuto comprendere' sollevò bonariamente un sopracciglio. 'Ma non mi importa, quello che per me conta siete tu e i bambini'. E in quel momento non potè fare a meno di pensare al piccolo esserino dentro il suo grembo di cui Jon non era ancora a conoscenza. Appena sarebbero stati al largo del Mare Stretto glielo avrebbe comunicato, ma sapeva altresì che Jon non avrebbe appreso la notizia per il giusto verso . Felicità sarebbe stata probabilmente la sua prima reazione, poi sgomento all'idea di quello che sarebbe potuto succedere a quel bimbo non ancora nato; ma quello che più la preoccupava era il contraccolpo che di fatto avrebbe avuto nell'apprendere che una siffatta notizia gli fosse stata celata per tanto tempo.
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L'alloggiamento riservato a Daenerys era il più grande della nave maestra della flotta. Jon non fece fatica a sistemarvisi anche se la sua presenza non era inizialmente prevista. I bambini erano nel baraccamento subito vicino con le due sacerdotesse, kinvara e Hilena.
'E così torniamo nel continente occidentale.' Daenerys Targaryen pronunciò quelle parole senza particolare enfasi: desiderava rivedere Roccia del Drago ma in quel momento una guerra era qualcosa di molto lontano da ciò che in realtà avrebbe voluto: solo lei, Jon e i bambini in pace e senza pericoli di alcun genere, magari in una casa dalla porta rossa con un albero di limoni sotto la finestra, quella che mai aveva dimenticato e a cui il suo cuore anelava. anche se, in un certo senso, avere una famiglia dei figli, Jon al suo fianco rappresentava quasi una una trasposizione metafisica di questo suo concetto di vita, una esistenza semplice, solo la volontà di tornare a casa, di avere una casa. Non aveva mai pensato di combattere per tutta la vita, lo ricordava ancora quel fugace pensiero dopo aver conquistato Meereen. Eppure il destino aveva avuto altri piani per lei ed ora poteva solo provare a rendere quell'intenzione reale.
A volte sono esattamente quelle ispirazioni di un attimo a sintetizzare un'intera esistenza e probabilmente era quello che avrei voluto davvero per me se avessi potuto scegliere.
Guardò verso l'alto, le fiaccole richiuse in cilindri di vetro ad illuminare la cabina.
Ho avuto una scelta, ma non ho saputo coglierla. Potevo dirigermi verso la fortezza rossa e uccidere Cersei ma... non l'ho fatto. Le perdite, i complotti, Jon nel baratro! Ho sbagliato, non cerco giustificazioni e ne sto pagando le conseguenze. Ma ancora spero che la mia vita non sia questa, continuare a combattere sino alla morte. Non è ciò che voglio e farò di tutto perchè non finisca così la mia esistenza. Lo devo a me, perchè tutti sappiano chi è davvero Daenerys Targaryen e ai miei figli, che meritano una vita stabile felice, con una madre ed un padre amorevoli, nulla a che fare con le angherie, i soprusi, l'essere raminghi pena la morte per tutta una vita. Loro devono avere il meglio e io glielo darò, anche se dovesse costarmi la vita, anche se dovesse concludersi esattamente come mai avrei voluto.
L'aveva guardata a lungo senza parlare, le magnifiche ametiste dei suoi occhi socchiuse, tipiche di rimugina e rimugina. Ma del resto, già quelle prime parole, dette quasi con un filo di voce erano state un chiaro indizio.
Jon si avvicinò, una mano dietro la spalla che navigava su e giù cercando di rendere il suo respiro regolare. L'incavo del collo di lei divenne alcova per il suo viso che lieve ne percorse con la guancia l'intera lunghezza dal mento sino alla punta estrema della clavicola, inebriandosi del profumo ambrato dei suoi lunghi capelli raccolti in una treccia non particolarmente curata. 'Oramai comprendo subito quando sei preoccupata. Stai tranquilla!' le sfiorò le labbra con un dito. 'Andrà tutto bene.'
Sorrise appena, un sorriso quasi forzato.
'Lo spero tanto Jon, ma non posso esserne così sicura come vuoi farmi intendere' si voltò veloce verso lui abbracciandolo stretto. 'Temo la reazione di chi ancora mi ricorderà per il mio scellerato gesto.'
' Capiranno vedrai, così come ho capito io. E... il mio sbaglio è stato ancora più grave del tuo.'
Fu come se in un battito di cuore quelle sensazioni nefaste sparissero. 'Così non andremo da nessuna parte...' fu risoluta. '... Se continuiamo a congetturare sui nostri errori passati.' Finalmente Daenerys ritrovò la determinazione che l'aveva sempre contraddistinta. 'Basta rivangare il passato, vale per te e... e anche per me! So che la strada per il perdono è lunga ma sono pronta a percorrerla tutta, sino in fondo, qualunque sia il tempo che ci vorrà.'
'Ed io sarò sempre al tuo fianco, passo dopo passo.'
In quel momento Daenerys avrebbe tanto voluto dirgli del bambino, ma temeva la sua reazione e decise di aspettare: troppe sensazioni si erano avviluppate in pochi attimi nella sua anima e aveva troppo bisogno di Jon e della sua vicinanza per poter affrontare ora un argomento tanto delicato che avrebbe potuto sconvolgere quel perfetto attimo nell'immensità dell'eterno.
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Ad Approdo del Re Tyrion Lannister aveva convocato Ser Brienne di Tarh, Ser Podrick, il gran maestro Samwell Tarly e Ser Davos Seaworth nelle camere del re. L'unico a mancare all'appello era Ser Bronn delle Acque Nere per espressa volontà di sua grazia.
Il quasi completo concilio ristretto era visibilmente perplesso da quella scelta, ancora di più quando vide Arya Stark che faceva capolino da un'angolo nascosto poggiata ad una colonna con le braccia incrociate al petto.
Bevve un corposo sorso di vino, poi un altro ed un altro ancora. Sospirò pesantemente, era difficile parlare, dire quello che avrebbe purtroppo, suo malgrado dovuto dire.
'Vi starete chiedendo perchè siete qui, in un luogo così poco usuale per una riunione' iniziò il primo cavaliere. 'Quello che il re sta per comunicarvi non dovrà per nessun motivo essere conosciuto da altri se non dai presenti. Io per primo ed ora anche Lady...' Si bloccò un attimo: sapeva che la sorella del re non amava essere appellata in siffatta maniera. '... Volevo dire Arya Stark' e si rivolse verso lei chinando leggermente il capo '... ne siamo già a conoscenza.'
Dopo quel preambolo i membri del concilio erano ancora più disorientati.
'Daenerys Targaryen ha lasciato il continente orientale, con il suo esercito e i suoi draghi. Le isole di Ferro sono schierate con lei, hanno fornito le navi per il trasporto, anche Dorne è con lei e forse non saranno gli unici a schierarsi con la Targaryen' puntualizzò il re.
'Vostra grazia!' Con un filo di voce Sam Tarly cercò immediatamente di avere notizie di Jon.
'Jon sta bene e sta tornando' proferì con molta flemma Bran.
'Sam non è il momento per favore!' si pronunciò il Lannister stizzito, picchiando la coppa sul tavolo, quasi rovesciandone in contenuto. 'Il re deve mettervi a conoscenza di qualcosa di molto più importante!'
Dopo quella piccola interruzione, il re ebbe modo di esporre in ogni singolo dettaglio quello che a suo tempo aveva riportato a Tyrion e da poco anche ad Arya.
Quando ebbe finito dire che il concilio ristretto era sgomento sembrava quasi dir poco un eufemismo.
'Io ho fatto un giuramento, il mio dovere è proteggere il re!' Cosa dovrei fare ora!' La prima a parlare fu naturalmente Ser Brienne che metteva l'onore prima di tutto ed era oltre modo anche il comandante della guardia reale.
'Nemmeno io in questo momento posso dirvi come gli eventi si evolveranno, ma cercheremo, e in questo il primo cavaliere e mia sorella sono il vostro immediato riferimento, di adattarci agli vicissitudini che seguiranno, appena la regina Targaryen sarà giunta alla Roccia del Drago'. Ed era l'unica cosa che al momento re Bran lo spezzato fu in grado di ufficializzare.
Nessuno ebbe più la forza di fare altre domande, erano annichiliti tutti dalle potenziali conseguenze catastrofiche di quelle rivelazioni: quello che c'era in ballo era molto più di una guerra... di una guerra contro Daenerys la regina dei draghi!
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