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DOLORE

Non si allontanò dalla camera di Daenerys nemmeno per un attimo. Ero lì seduto su di una poltrona di cuoio a giocherellare nervosamente con gli intarsi dei braccioli. Continuava a percorrerli farneticamente, mentre guardava Dany ancora addormenta.

Per lo meno sono riuscito a farla riposare.

Era davvero una ben magra consolazione, ma al momento non era in grado di fare più di questo. Si portò una mano alla tempia, scostando un ricciolo fuoriuscito dal codino. Continuava a fissarla, in quel momento sembrava così serena.

Non riusciva a credere a tutto quello che era accaduto.  Perpetrava a riviverla nella sua mente ancora ancora e ancora, la visione di lei, il labbro sanguinante, la veste strappata e le braccia con cui cercava di coprirsi le nudità.

Se non riesco a togliermi dalla testa quest'immagine che ho solo potuto vedere impotente , non posso nemmeno vagamente divisare come lei possa sentirsi dopo aver vissuto quell'orribile esperienza per davvero.

Cercò di allentare la tensione leggendo un libro trovato nella sua camera. Non aveva nemmeno fatto caso di che trattasse, quello che desiderava era solo di sgomberare la mente da tutto. Doveva essere lucido, lucido e solido. 

Per lei, solo per lei!

Stava leggendo distrattamente un testo sulla storia dei suoi antenati, ebbe modo di capire. In particolare quello che fu il periodo di regno di Jaehaerys I Targaryen e della sua sposa la buona regina Alysanne.

Daenerys si svegliò poco dopo, sembrava leggermente più tranquilla, soprattutto dopo aver visto Jon seduto in camera, il tomo sulle gambe mentre le elargiva un sorriso come buongiorno. Era restato lì sveglio tutta la notte dopo il suo incubo.

Si mise a sedere, le spalle poggiate contro lo schienale intarsiato del letto e le braccia che tenevano salde le lenzuola fino al collo, un'abitudine che aveva adottato, forse quasi inconsciamente, dopo il rapimento.

'Cosa leggi' gli chiese distrattamente mentre si ravviava i capelli.

'A dir la verità non  è stata una scelta ponderata, ho solo preso un libro a caso dalla libreria.' Ammise candidamente. 'A quanto pare sono divenuto più edotto sui nostri illustri antenati Jaehaerys I e Alysanne Targaryen'

'Lettura interessante direi.'

'Quantomeno mi ha permesso di restare sveglio e vigile.' Sorrise a denti stretti. 'Mi sono permesso di fare portare la colazione qui in camera.'

Il tavolo del solarium era imbandito con ogni genere di prelibatezze, soprattutto Jon aveva tenuto a precisare che non sarebbero dovute mancare le tartine al limone, predilette da Daenerys.

Ma lei sembrava poco interessata a tutto. 'Non ho gran che appetito a dir la verità' aggiunge sospirando.

'Posso immaginarlo, ma devi cercare di mangiare, ne hai bisogno.'

Eppure Daenerys Targaryen non ascoltò nemmeno una parola, solo le immagini di quell'uomo sopra di lei continuavano a perseguitarla come in un incubo senza fine.

'Daario e Verme Grigio vorrebbero venire a porgerti i loro omaggi e le loro più profonde scuse, sono costernati per quello che è successo.'

'Già!' Sorrise sardonica. Incredula e acida al medesimo tempo. 'Avere due eserciti e un uomo al tuo fianco ed essere rapita, quasi stuprata e per un pelo anche ammazzata ha dell'incredibile!'

Jon abbassò ancora una volta il capo: non poteva sentirsi più in colpa di così e non voleva cercare giustificazioni con lei. Aveva il diritto di dire qualsiasi cosa e fare qualunque cosa. Lui non avrebbe detto nulla o opposto resistenza.

Anrcoa una volta sentì la rabbia prendere possesso di del suo corpo. 'Mi serve un bagno immediatamente', il tono stentoreo e irritato.

Jon ormai era lì solo per fare quello che lei desiderava e in poco tempo un nugolo di servitori giunsero e in tutta fretta la vasca fu riempita di acqua bollente. Inutile dire che lui fu bandito dalla camera mentre lei ripeteva quei gesti del giorno prima: sfregarsi la pelle quasi a sangue in ogni punto e spazzolarsi convulsamente i capelli..

Solo dopo che, da sola, si fu vestita di tutto punto, un abito più che castigato di un tenue azzurro, i capelli raccolti con una rapida e poco accurata treccia, fece rientrare Jon che era rimasto fuori dalla porta tutto il tempo.

Non sapeva come dirlo, non trovava le parole per esordire una tale nefasta notizia.

'Daenerys...' 

Ci mise un battito di ciglia a cogliere l'espressione da cane bastonato di lui. 'Cosa c'è?' 

Non ci fu bisogno di parole, le rughe sulla fronte di Jon Snow erano un chiaro segnale che qualcosa non andava.

Chinò il capo, non riusciva a guardarla in volto 'C'è qualcosa che devo dirti.'

I suoi occhi divennero due fessure di ametista,  era evidente lo stato alterato, la respirazione accelerata. 'Parla e smettila di procrastinare inutilmente' lo bacchettò irritata.

'Quell'uomo, il secondo rapitore, ecco... è... è stato trovato morto nelle segrete. Aveva della schiuma che gli fuoriusciva dalla bocca, probabilmente aveva del veleno con sé e...'

'... E Cosaaa!' girò il capo furente, gli occhi chiusi a cercare di metabolizzare quella  notizia. Ma fu inutile. Daenerys era fuori di sé e da ogni grazia divina. 'Non saprò mai chi ha architettato tutto questo!'

'Lo scopriremo stai tranquilla. 'Jon era costernato oltre  ogni modo.

'Come... sentiamo' incalzò la regina, le braccia sui fianchi in attesa di una qualsivoglia sensata risposta. 'Hai improvvisamente avuto dono di poteri divinatori!' Aveva ormai perso il controllo della voce, ogni frase era pronunciata con tono sempre crescente .

'No, ma...'

'Ma cosa! Dov'eri tu!'  Urlò disperata. 'Dov'eri tu mentre mi portavano via dalla mia stanza, mi conducevano in quel lurido posto e abusavano di me con l'idea di uccidermi, dov'eri! Maledetto bastardo!'

Jon non fece un ciglio sentendole pronunciare quelle due parole che lei sapeva benissimo lo ferivano profondamente, ma allo stesso tempo comprese altresì che quella situazione non poteva andare avanti in siffatta maniera: cercò di avvicinarsi a lei per abbracciarla ma ancora una volta Daenerys indietreggiò: questa volta, tuttavia, Jon insistette.

'Allontanati immediatamente' lo guardò torvo.

'No, non lo farò, voglio solo abbracciarti.'

'Allontanati' alzò le braccia ad intimargli di non fare un altro passo.

'No' ribadì convinto.

'Vuoi farmi del male anche tu adesso!'

Jon la guardò stranito. Come poteva pensare una tale astrusità. 'Daenerys! Cosa stai dicendo! per favore basta!' Le si fece incontro e nonostante lei cercasse di divincolarsi Jon la strinse a sé dolcemente.

Picchiò i pugni contro il suo petto 'Lasciami' gli ordinò, le lacrime che iniziavano a farsi strada sul suo viso.

'No, non ti lascerò mai. Ti amo e non puoi respingermi.'

'Lasciamiii!' Continuò a picchiare sempre più forte e più forte le lacrime esondarono gli argini, 'Lasciami! Lasciami!.'

'Ti amo Daenerys'

'Lasciamiiii!'

'Maiiii! Ti amo Dany!'

E infine Daenerys Targaryen, la ferrea madre dei draghi scoppiò in un pianto convulso tra le braccia di Jon.

'Ho avuto tanta paura, non puoi immaginare come mi sono sentita. I miei bambini sarebbero rimasti soli ed io... ero appena tornata ad essere felice con te! Ed ora!'

Jon rigettò nell'abisso quel nodo alla gola che saliva prepotente. Doveva essere forte per lei.

'Ed ora pian piano dimenticheremo tutto e torneremo ad essere felici insieme, e ti prometto che scoprirò chi ti ha fatto questo e morirà... ti giuro che morirà!'

Daenerys rimase lì ferma, tra le braccia di Jon per un tempo seppe dire, l'animo appena più leggero.

'Sei tutta la mai vita Dany, mi dispiace se non sono stato capace di proteggerti ancora una volta.'

Lei lo guardò in viso, anche i suoi occhi oramai erano carichi di lacrime. Nemmeno il prode guerriero di tante battaglie aveva più retto quel peso emotivo, una ferita lo avrebbe fatto soffrire molto ma molto meno.

'Non è colpa tua' ammise infine. 'Solo... solo... volevo che la colpa fosse di qualcuno!'

'Lo so, lo capisco, non devi preoccuparti, io sono qui per te solo per te, credimi.' le carezzò lieve i capelli. 'D'ora in poi sarò io a decidere cosa si fa in questa piramide fino a chè non deciderai di voler tornare, altrimenti Daario e Verme Grigio dovranno trovarsi un'altra regina da servire.' Le sorrise sghembo.

Ricambiò quel sorriso, per quanto le riuscì di fare. Sapeva che stava facendo di tutto per aiutarla e questo la rincuorava.

Sarebbe stato ancora difficile il percorso che portava alla meta di quell'atroce viaggio verso il ritorno alla normalità; anche solo farlo avvicinare le sembrava impossibile in quel momento, ma sapeva altresì che il loro amore aveva superato prove anche più anguste e sperava vivamente che, insieme, avrebbero devastato anche questo orribile flagello.



Nei giorni successivi Daenerys si rifiutò più volte di vedere i suoi figli. Jon non riusciva a comprenderne la ragione ma non osava nemmeno chiedere. Aveva paura. Si! Proprio lui che con la paura e la incrollabile capacità di vincerla aveva sempre convissuto, temeva la risposta che avrebbe potuto ricevere dalla donna che amava con tutte le sue forze.

Si svegliarono presto quel giorno, Daenerys era impaziente di iniziare le lezioni di scherma. Jon, invero, sperava in quella occasione di riuscire a far luce sulle ragioni per non cui si rifiutasse di vedere i suoi figli.

Non volle indossare imbottiture o qualsivoglia altra protezione potesse schermare i colpi e, nonostante le proteste, infine Jon dovette desistere.

Lo spiazzo da allenamento era vuoto, solo loro due. Un'alba dorata investì di luce la figura eterea di Daenerys. Amava  guadare il sole sorgere, ma quella volta lo splendido spettacolo della natura che si ripeteva in una ruota infinita  lasciò la sua amata indifferente. Quante volte le aveva udito decantare i suoi colori con termini che a Jon Snow parevano così strani. Dorato, rosa, rosso. Per lui bastavano quei termini a descrivere il sorgere dell'altro diurno. Ma per Daenerys Targaryen no! Lei riusciva a narrarle con  una tale siffatta perfezione, i colori descritti quasi fosse  pittore di quelle immagini, in modo inenarrabile. Ed ora! Appena l'aveva guardata! Jon ne restò basito, il cuore faceva male  tanto! Doveva aiutarla. Glielo doveva. Troppo aveva errato con lei!

'Bene dunque, sei pronta.'

Annuì appena, la spada di legno smussata impugnata secondo i primi rudimenti impartitigli durante quella torrida giornata di sole, quando finalmente dopo tanto odio e rancore un bacio li aveva uniti nuovamente.

Jon le mostrò in rapida successione i principali colpi. Fendete, alto basso laterale e traverso, stoccata e affondo, ma più di tutto cercò di spronarla a lasciarsi andare, il tempo avrebbe fatto il resto.

Dany non se lo fece ripetere e attaccò subito Jon con un fendente, parato rapidamente. 

Scostò la lunga treccia portandosela dietro le spalle, visualizzò l'avversario, viola contro ossidiana e partì nuovamente all'assalto.

Era molto,  molto agguerrita, Jon ne fu piacevolmente sorpre. E doveva effettivamente ammettere che Dany se la stava cavando molto bene per essere una delle prime lezioni. Certo riusciva a disarmarla ogni volta ma lei non si dava mai per vinta e faceva tesoro di ogni consiglio che lui le impartiva.

Fendete traverso, parata dal basso, Jon si decise finalmente a parlare.

'Perchè non vuoi vedere Rhaenys e Rhaegar?'

'Presto ma non ora.'

'Perchè Dany.' Una stoccata diretta in affondo parata abilmente da lei. Incalzò con i colpi e Jon dovette constatare che la veemenza con cui si scagliava pareva incredibile se si consideravano le sue minute fattezze.

'Perchè Dany?' Le andò incontro con due fendenti laterali che lei riuscì a parare, ma il colpo successivo le fu fatale e si ritrovò disarmata.

'Perchè Dany.' La incalzò ancora una volta.

'Non mi sento pronta.'

' Pronta per cosa?' Jon non riusciva a capire.

Infine cedette. 'Tu non lo puoi comprendere, mi sento...' Si morse il labbro, contorcendosi le mani nervosamente. 'Io... io... non so spiegarlo. Non riuscirei a guardarli negli occhi dopo quello che è successo.'

'Cosa!' Jon restò folgorato, intontito da una tale affermazione. 'Dany sono bambini non sanno nemmeno quello che è accaduto!'

'Lo so, so questo, ma c'è qualcosa che mi frena, che non riesco a spiegare e piega la mia volontà al suo volere! Ho l'infausta sensazione che possano avvertire quello che mi strazia, come se fossero in grado di vedere quello che è accaduto alla loro mamma. Scosse il capo quasi incapace di dare forma ai suoi pensieri. 'Ho la continua sensazione di sentirmi sporca e non me la sento di incontrarli così' chinò il capo amareggiata.

Jon lasciò cadere la spada di legno, gli occhi che si chiusero quasi avulsi dalla sua volontà. Non aveva più forza dopo quella atroce confessione. Non pensava che la mente di una madre, di una donna potesse concepire qualcosa di nemmeno vagamente simile.

Si sentì impotente: cosa mai avrebbe potuto dirle, lui che non era nemmeno riuscito ad elucubrare un tale pensiero, come poteva darle una soluzione!

Abbassò il capo, per l'ennesima volta, e cercò di immedesimarsi in lei.

'Daenerys i nostri figli hanno bisogno di te, della loro madre. Ai loro occhi e ai miei... ai miei! Nulla è cambiato, sei sempre la donna che amo più di me stesso, la donna che i tuoi figli amano incondizionatamente senza riserve. Ti prego, non angustiarti per qualcosa che è solo nella tua mente! Se qualcuno deve sentirsi sporco, un laido lurido verme indegno persino di strisciare sulla terra è quel disgustoso essere che ti ha fatto questo. I nostri figli hanno bisogno di te e... anche io anelo di ritrovare la mia indomita madre dei draghi.'

Le parole dolci e sentite di Jon Snow fecero presa sulle sue paure e fu così che Daenerys Targaryen riuscì finalmente a ritrovare quella forza che l'aveva sempre contraddista anche nelle situazioni più difficili e decise di rivedere i suoi amati figli. Jon non l'accompagnò, voleva che quello fosse un momento solo suo e dei bambini.

Quando la riscontro' un lieve sorriso allietava il suo volto, le sue labbra, ormai da troppo tempo corrucciate.

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