41
GELO
L'avevano velocemente liberata dalle catene, avevano recuperato un mantello per coprirla. Con l'aiuto di un palanchino era stata celermente riportata alla grande piramide. Durante tutto il tragitto non aveva mai guardato Jon, restato in silenzio aspettando lei.
Ma gli occhi di Daenerys Targaryen sembravano rivolti a tutt'altro, persi nel vuoto.
I Secondi Figli avevano provveduto a portare il rapitore, mezzo morto per le percosse di Jon Snow, ma miracolosamente sopravvissuto, nelle segrete.
Coperta dal mantello, il viso alto mentre attraversava lo spiazzale circondato da due file di immacolati una per ogni lato, le loro lance che rimbombavano sul lucido marmo bianco, distorcendo ancora più i suoi pensieri, Daenerys si stava apprestando a raggiungere le sue camere.
Non aveva ancora detto una parola da quando Jon l'aveva salvata e, quando aveva cercato di prenderla tra le sue braccia, stanca e spossata come doveva essere, ''posso camminare da sola'' aveva detto con tono gelido.
'Chiama Samira per favore, ho bisogno di fare un bagno' parole proferite quasi Jon Snow fosse un estraneo.
'Dany' cercò di farla parlare, ma fu inutile.
'Jon, per favore' ribadì senza nemmeno guardarlo.
'Certo, la chiamo subito' a capo chino Jon si diresse a cercare l'ancella.
Era seduta sul grande letto nella sua camera, aveva lasciato scivolare il mantello: era sporca di terra, i seni erano nudi la veste strappata anche sulle gambe e se Jon non fosse giunto in tempo...
Si ricoprì velocemente sentendo bussare alla porta.
Samira entrò cautamente. Si precipitò ai suoi piedi, quasi facendo ricadere l'acqua del secchio per il bagno. Posò la testa sulle ginocchia di Daenerys, piangente.
'Vostra grazia... mi dispiace... mi dispiace tanto, come state!'
'Sto bene, versa l'acqua e lasciami sola' tagliò corto la regina, il tono di voce sempre glaciale di quando era giunta.
Samira restò immobile di fronte a tale freddezza. No! Non era la regina gentile che conosceva, con cui parlava, rideva, a volte scherzava felice. Sembrava un'altra persona.
'Come vostra grazia desidera' si limitò a dire.
Aiutata da alcuni servitori la giovane ancella terminò di riempire la vasca. Daenerys era restata lì seduta sul letto, tenendosi il mantello saldamente ancorato alle spalle quasi avesse timore di perderlo.
'Mia regina.' Samira fece un'inchino veloce e si congedò, ma lei non la guardò nemmeno, il viso rivolto verso la grande finestra ad arco.
Jon era fuori che l'aspettava.
'Samira cosa ha detto la regina, ti ha parlato.'
'Quasi niente, voleva sola l'acqua per il bagno.' L'ancella abbassò il viso costernata. Era così a disagio che in un battere di ciglia era lontana da Jon, quasi correva ma i singulti, quelli, potevano ancora sentirsi.
Jon era sempre più preoccupato da quel mutismo in cui si era rinchiusa e lo stato in cui l'aveva trovata in quel tugurio non prometteva nulla di buono: per quanto non voleva nemmeno pensarci, probabilmente, era stata stuprata e una Daenerys in uno stato simile aveva raso al suolo una intera città.
No, lei non è più quella, non lo è mai stata. Non succederà nulla, non cambierà di nuovo!
Si diresse nella camera di fianco dove la lucida vasca di marmo esagonale dalle sfumature bianche e violacee, era stata riempita di acqua bollente. Poteva sentire l'odore dell'incenso e un lieve sentore di lavanda e limone, ma vi fece poco caso. Finalmente lasciò che quel mantello ricadesse ai suoi piedi. Non osava guardarsi nello specchio, si faceva ribrezzo. Doveva provvedere. Prese un coltello dalla toeletta nella camera e terminò di sbrindellare in tanti piccoli pezzi quell'abito. Ora bisognava togliere tutta quel lercio incrostato al suo corpo. Discese nella vasca percorrendo lenta gli scalini. Quasi con timore si adagiò nelle fumose acque. Immerse la testa fin sotto la superficie. Voleva pulire, detergere i suoi capelli sporchi.
Ci rimase più del dovuto tanto che dovette riprendere una feroce boccata d'aria al suo riemergere. Ansimò vistosamente ma appena il respiro si fu regolarizzato poggiò la testa contro il bordo della vasca, lascando i suoi argentei capelli ancoro in ammollo. Doveva essere assolutamente pulita: pulita, linda... erano le parole che dominavano la mente di Daenerys Targaryen.
Distesa nelle vasca, chiuse gli occhi e cercò di non pensare a nulla, soprattutto a tutto quello che era successo, ma ogni volta che socchiudeva gli occhi rivedeva il viso di quell'uomo e una rabbia disumana si impossessava di lei.
Si levò di colpo lasciando che l'acqua scendesse lungo i suoi capelli e i suoi seni e le sue braccia, il ventre i glutei e le gambe ma... Non bastava! Si guardava, sapeva di essere assolutamente tersa. "Non è abbastanza" pensò.
Si guardò in giro, una pezzuola era sistemata sul bordo della vasca immersa negli fragranze che erano state disciolte nell'acqua. Con quella stoffa imbevuta d'acqua bollente e olii cercò di pulire ogni angolo della sua pelle, sfregando così forte da farsela arrossare. Solo dopo aver provveduto con dovizia a compiere su ogni parte del suo corpo questa operazione venne fuori dalla vasca.
E fu la volta dei capelli. Cominciò a spazzolarli forte, sempre più forte, le immagini della sua prima volta con Drogo, insieme alle tante altre che le avevano procurato inenarrabili dolori tanto da desiderare la morte, si sovrapposero a quel lurido essere che ancora una volta le aveva tolto la sua libertà, il controllo di sé , del suo corpo, il suo essere potente da non poter mai più subire soprusi del genere. E se associava che in fondo Drogo per quanto rude, era pur sempre suo marito, la rabbia le montava ancora di più; fino a ché , con un gesto inconsulto, carico d'ira, la spazzola finì fragorosamente sul pavimento in mille pezzettini.
Il rumore fu così tonante che Jon decise di inoltrarsi nelle sue camere. Bussò rigorosamente alla porta e solo dopo aver udito le sue parole 'Entra pure', fece in suo ingresso. Daenerys si era, nel mentre, assicurata di essere ben coperta dalla sua veste da camera dalla testa ai piedi.
'Cosa vuoi?' Poche sillabe proferite con una tale cattiveria che Jon ne fu stranito.
'Daenerys ti prego...' la guardò contrito, gli occhi tristi e carichi di preoccupazione. 'Parlami, non lasciarmi fuori...'
Un sogghigno ironico raggelò Jon Snow.
'Vorrai sicuramene sapere cosa è successo, immagino!' Il suo tono sprezzante. Lo fissò negli occhi, furente, viola contro ossidiana, quasi beffarda. 'Se quello che ti angustia è che il tuo orgoglio di uomo possa essere stato offeso o ferito dal fatto che un altro uomo abbia avuto possesso del mio corpo, stai pur tranquillo! Puoi dormire sonni sereni Jon Snow . Sei arrivato un attimo prima che quel lurido bastardo potesse violentarmi, mio prode cavaliere' E lo disse con tale ironia e veleno, quasi disprezzo, da non potergli di fatto sfuggire. ' E in fondo mi hanno scopata in tanti prima di te, lo sai! Drogo, il mio secondo marito e Daario, tante e tante di quelle volte!'
Voleva ferirlo e ci riuscì in pieno.
A stendo soffocò un conato di vomito, non per quello che aveva detto, ma per tutto ciò che aveva dovuto subire nella sua vita.
Jon sospirò amareggiato. 'E' questo che pensi, che sia preoccupato per me... Dany!' Scosse il capo incapace di credere a quello che aveva detto. 'Allora non mi conosci. Non riesco a capire come possa venirti in mente una cosa del genere, che possa in qualche modo tediarmi chi ti avuta prima di me. So quanto è stata difficile la tua vita. Perchè vuoi punirmi per ciò che non avrei in alcun modo potuto impedire. E Daario, per quanto mi rammarichi ciò, tu hai scelto lui. Io ... io sono atterrito per te! Per come stai! per come ti senti!'
Lo guardò quasi volesse dargli fuoco con i suoi stessi occhi. Si sentì impazzire di fronte a tali melensaggini.
'E come pensi che mi senta eh?' Lo schernì. 'Dai dimmelo! Aegon VI del tuo nome! Come pensi che mi senta? Pensi che il fatto che quel bastardo non sia riuscito completamente nel suo intento mi faccia stare meglio, pensi che trovarmi nuda e vulnerabile davanti ad un estraneo che mi palpava... mi toccava... mi leccava, sia stato meno peggio!' Urlò inviperita.
'Basta... ti prego, basta'. Jon chinò la testa quasi non avesse più forze.
Sorrise sardonica. 'Ecco vedi, non ce la fai nemmeno a sentirlo! Voi, gli uomini credete di essere forti. Dovreste provare a subire qualcosa del genere, provare a partorire per capire cos'è il dolore. Siete solo capaci di approfittare di chi si trova in una situazione di inferiorità.'
'Dany, io non sono mai stato così!'
'Davvero!' Un mezzo sorriso stentato. 'E in quale stato ero io mentre approfittandoti della mia vulnerabilità, dei miei dolori mi hai conficcato una lama nel cuore!'
Jon abbozzò, si sentì le viscere contorcere. Non aveva nulla da replicare. Si! Daenerys non era più se stessa a Westeros, ma lui avrebbe dovuto parlarle, farla raziocinare, non farsi plasmare da chi non la conosceva come lui, per davvero.
Sapeva che quel parlare così iroso era frutto di ciò che aveva subito.
Cercò di avvicinarsi per abbracciarla, per farla finalmente sentire di nuovo al sicuro, ma lei fece un passo indietro.
La guardò rammaricato. 'Perchè?'
'No!' Scosse il capo. 'Non ci riesco. Non... non voglio essere toccata... da nessuno... nemmeno da te!'
Jon restò profondamente turbato da quelle parole, per quanto potesse empatizzare con lei, non aveva minimamente idea di quello che aveva dovuto subire. In quel momento voleva solo correre nelle segrete e ridurre in tanti piccoli pezzi quell'essere viscido.
'Mi dispiace Dany, mi dispiace... mi dispiace di non averti protetto abbastanza, di non essere arrivato prima che quel lurido essere ti sfiorasse anche solo con un dito... mi dispiace!' Gli occhi di Jon si fecero rossi e calde lacrime rigarono il suo volto.
Ma Daenerys non disse nulla, restò fredda, immobile.
Jon chinò il capo. Si diresse rassegnato verso la porta. 'Ho controllato personalmente le guardie' biascicò a stento. 'Nessuno porterà più elmi in modo da poter essere subito riconoscibile'. Le sue ultime parole prima di lasciare la camera.
La sua mano era già sulla sulla maniglia, pronto ad andar via.
'Dormi qui, per favore' disse a voce bassa, quasi avesse timore di quelle parole.
Jon Snow ne restò visibilmente stupito, forse le cose erano meno peggiori di quello che aveva creduto, ma appena, a passi veloci, si precipitò verso lei per abbracciarla ancora una volta Daenerys fece un passo indietro alzando la mano, come a porre una barriera tra loro.
'Non voglio stare sola' fu perentoria. 'Voglio che tu mi stia vicino, ma... per favore... non devi toccarmi.'
Divenne una statua di gesso, a stento riuscì a risponderle.
'Come vuoi tu, io sono qui per te.'
Fu così che Daenerys riuscì a distendersi a letto. Jon si levò solamente gli stivali, restando completamente vestito. Si sistemò in un angolo in maniera tale da non poterla toccare, sfiorare nemmeno con un dito! Restò vigile e atterrito per tutta la notte senza mai chiudere occhio.
'Lascaimiiii... Lasciamiiii!' Urlò nel cuore della notte.
Jon si svegliò subitamente . Daenerys rigirava la testa a destra e sinistra in preda ad un incubo.
'Dany ... Daenerys!' Cercò di chiamarla con tono rassicurante.
Continuò a farneticare nel sonno, Jon impotente nel vederla in quello stato, sino a quando si sollevò dal letto quasi spiritata. Si mise seduta, trattenendo le coperte fino al collo. Si guardò in giro terrorizzata.
Dove sono?' chiese spaesata e spaventata.
'Sei nella tua camera. Sta tranquilla, sei al sicuro e io sono qui con te.' cercò di rassicurarla, per quanto potesse.
Lo guardò mettendo finalmente a fuoco le immagini e riuscì infine a rasserenarsi. Jon non provò nemmeno ad avvicinarsi.
Un incubo su quello che è successo. Jon non aveva dubbi su questo.
La vide ansimare vistosamente, un luccichio furibondo nelle iride violette. 'Voglio che mi insegni a combattere, con la spada, a mani nude, non voglio più sentirmi impotente senza qualcuno che mi difenda o un drago alle mie spalle.'
'Certo, come tu vuoi, io sono qui per te.'
L'alba non era ancora spuntata, il cielo era nero, privo di stelle. Jon cercò di convincerla a riposare ancora un po', ne aveva bisogno. Per una volta gli diede ascolto e provò a socchiudere gli occhi.
Jon si voltò dall'altra parte del letto. I suoi occhi divennero rossi, le lacrime non più trattenute. Non riusciva a sopportare quello che Daenerys aveva subito e, per quanto non lo fosse, si sentiva responsabile, come fosse stata una sua colpa. Temeva che dietro tutto questo ci fosse Bran, ma indipendentemente da ciò si sentiva come se, ancora una volta, non fosse riuscito a proteggerla o a starle vicino come le aveva promesso.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top