37
IL NEMICO ALLE PORTE
Si girava e rigirava nel suo comodo letto a baldacchino, il materasso imbottito di piume d'oca. Eppure cotanta eleganza e opulenza non riusciva ad assicurargli un tranquillo riposo. Poche erano le notti cin cui Tyrion Lannister riusciva a dormire, inquieto per gli incubi iniziati in tenera età e peggiorati dopo aver ucciso suo padre, il suo stesso sangue. Solo il vino riusciva a donargli un sonno nero privo di sogni, ma quella non fu, suo malgrado, una di codeste notti.
Era nella sala del trono di spade, i polsi incatenati; si sentiva ancora più piccolo di quel fottuto nano che era.
Di fronte a lui Tywin Lannister, suo fratello Jaime e la sua dolce cara sorella.
Era al suo processo per l'omicidio di suo nipote Joffrey, re Joffrey!
No, non lo era! Non sapeva perchè fosse lì in catene. Lo additavano tutti e tre e tutti e tre lo deridevano, lo schernivano, risate sguaiate, bisbigli tra di loro mentre continuavano a guardarlo con aria beffarda. Le figure a volte parevano distorcerci, come allungarsi quando gli puntavano il dito contro, quando i loro colli si protendevano per parlare sottovoce sogghignando.
'Qual'è il mio crimine questa volta' urlò tutta la rabbia che prendeva possesso di lui, giudicato ancora una volta senza nemmeno sapere per quale ragione.
Risero ancora , ancora e ancora fino a quando i loro occhi divennero di un azzurro spettrale, gelido come la morte, stelle cangianti che parevano trafiggerlo.
Tyrion li guardò terrorizzato, provò a scappare ma le catene glielo impedivano; l'affusolata mano di Cersei si allungò fino al suo collo, stringendolo sempre più forte, non riusciva a respirare, le tozze manine cercavano di liberarsi , ma l'aria era sempre meno, senti che la vita scivolava via dal suo corpo.
Stava morendo! Lo sapeva e in qualche modo lo trovava anche giusto.
Spalancò gli occhi cercando di inspirare tutta l'aria che gli fu consentita, le lenzuola erano aggrovigliate intorno alle sue contorte gambette, i capelli arruffati e spettinati grondavano sudore e il cuore... Oh! Per un attimo temette non battesse più. Ma c'era ancora e suoi colpi erano più forti di un tamburo da guerra. Pensò stranamente potesse venire fuori dal torace.
"Che macabra immagine" si ritrovò a pensare mentre ghignava irretito ancora dai fumi di quel terribile incubo.
Poi un attimo di lucidità, il suo volto che riacquistò compostezza, il prurito al pezzo di naso mozzato.
"Brutto presagio" pensò il primo cavaliere del re.
Discese dal letto, quasi un piccolo balzo visto le ridotte dimensione delle sue gambe e l'altezza del baldacchino. Chiamò a gran voce il suo scudiero, non ricordava nemmeno il suo nome, dopo Pod non gli era importato più di tanto chi lo servisse.
Il giovincello, ancora assonnato, entrò di colpo nella stanza, gli occhi sgranati nel ritrovarsi il folletto nudo come il giorno in cui era nato. Nulla di così di verso dal solito in fondo, ma per quel ragazzo, Fredric forse doveva essere il suo nome, era sempre una spiacevole sorpresa.
'Su, su Fredic.'
'Edric se compiace al mio signore.'
'Si, come preferisci, porta acqua per il bagno, ne ho un gran bisogno. Devo disquisire con una certa urgenza assieme a sua grazia.'
Si ritrovò in poso tempo immerso nei fumi dell'acqua nella vasca di rame di fianco alla sua camera dal letto. Bergamotto e sandalo gli inebriarono i sens;i per un attimo Tyrion Lannister dimenticò i suoi affanni, i suoi incubi e ciò che di lì a poco era destinato a vivere.
Forse stavolta ci lascerò la pelle chi lo sa, già troppa fortuna ho avuto!
Indossò biancheria pulita. Edric, lo scudiero, lo aiutò ad indossare brache nere, un farsetto color oro e cremisi in una mistura di ghirigori, sulle maniche tagli lasciavano intravedere la camicia di seta cruda, lacrime di oro che si distribuivano intorno alle piccole spalle.
Sbraitò contro tutte le deità conosciute, era ormai sua prassi ogni qual volta doveva discendere le scale della torre del primo cavaliere ed inerpicarsi sulla scala a chiocciola sino a giungere al fortino di Maegor.
Un saluto delle guardie e per una volta la fortuna gli arrise: la porta non era chiusa a chiave.
Posò la mano sulla maniglia ma, per un battito di ciglia, si bloccò ripensando al nefasto presagio giunto la mattina, insieme all'orripilante incubo.
Sospirò profondamente, si diede forza e fece il suo ingresso.
'Vostra grazia' si avvicinò lentamente, ma appena gli fu prossimo sussultò, l'aria gli mancò. Fece un balzo indietro, riuscendo a stento a rimanere in piedi. Ciò che vide lo terrorizzò e forse quello poteva solo essere un eufemismo del suo reale stato.
Smagrito più del solito, Tyrion Lannister non sapeva chi mai avesse davanti. Un occhio bianco etereo e l'altro... l'altro che gli riportò alla mente un passato non troppo lontano: di un azzurro intenso che aveva visto solo una volta nella sua vita, lo stesso tremendo azzurro del sogno di quella notte.
Non sapeva cosa fare, la fronte imperlata di sudore, fu tentato di scappare, in fondo darsela a gambe, con eufemismo parlando,, era ciò che meglio gli riusciva quando la situazione diveniva troppo complicata.
Ho lasciato anche lei appena ho pens... ho pensato... Stavolta non sarà così, non sto aiutando chi so già non potrà che giungere ad una sola unica fine, sto cercando di rimediare a ciò che ho fatto a lei... Non tradirò due persone, l'una che ha creduto in me e l'altra che che ho vilmente tradito.
Si avvicinò nuovamente con molta, molta circospezione.
'Vo... vo... stra grazia' si passò una mano sulla fronte, i riccioli dorati un ulteriore tedio.
'Tyrion' il re rispose a fatica. 'Ci sono... sono ancora io... ma non so ancora per quanto.'
Il folletto si portò una mano al petto, il suo cuore batteva ad un ritmo forsennato, per un attimo aveva temuto che sarebbe morto in quel momento, ma per cause naturali, a differenza di quello che aveva sempre pensato.
'Sono molto lieto di sentire la vostra voce' tirò un sospiro di sollievo ad un attimo dal collasso.
Sua grazia riprese fiato. 'Tu sai bene che dentro di me ci sono forze che lottano...e... puoi capire che al momento sto cercando di fare quello posso per resistere.'
Sembrò guardare oltre, come oltre lo scibile umano e lui... lui a quanto pareva poteva ancora farlo.
'Daenerys, con Jon, sarà presto qui... lo vedo... con esercito e draghi. Spero di riuscire a restare in me il tempo necessario perchè tutto abbia fine, o forse dovrei dire abbia finalmente fine.'
'Vostra grazia ' proferì il folletto con tono triste. 'Farò di tutto perchè ogni cosa vada per il meglio.' Poi si fermò un attimo a riflettere. 'Non credo di aver sbagliato scegliendovi re, o forse siete stavo voi a deciderlo, non lo so, e al momento non è importante, ma farò di tutto perchè le cose vadano come sarebbero dovute essere. Forse, di quello che è successo, ne sono in parte responsabile e magari un giorno ne pagherò le conseguenze. Ma al momento quello che desidero non è quello che è meglio per me o per Westeros, ma quello che avrebbe dovuto essere fin dall'inizio. E forse, se fossi stato un uomo migliore, ora non saremmo qui a crogiolarci nel dubbio. Ma sappiamo come sono andate le cose e possiamo solo cercare di rimediare, per quanto ci è possibile.'
'E' tutto nelle nostre mani.' proferì il re. ' Quando arriveranno tutto dovrà essere svelato nei minimi dettagli. Solo se il/la principe/ssa che fu promesso/a , Hazor Ahai reincarnato, capirà che la vita di tutti dipende dalla sua reale convinzione di essere colui/lei che gli Dei avevano destinato/a essere il/la salvatore/trice del mondo dall'oscurità ... solo allora la notte avrà davvero fine e finalmente una speranza di primavera potrà esserci, altrimenti...' il re chinò il capo senza concludere la frase.
'Certo maestà e io farò di tutto per aiutarvi, per quanto mi sarà possibile.' Sorrise tristemente. 'Ho sempre pensato il peggio di me e forse non mi sbagliavo, però molti si sono fidati di me e... purtroppo... ho deluso molti di loro! Questa volta non sarà così, ve lo prometto. Devo fare ammenda per troppe colpe perchè non possa compiere ancora una volta fino in fondo il mio dovere.'
'Ne sono certo, per questo sei stato il primo a cui ho raccontato tutto. Hai sbagliato tanto Lord Tyrion e spero stavolta sarai più avveduto.' Lo guardò fisso negli occhi.
Il nano sentì i peli sulla pelle drizzarsi, la sua vita era stata un cumulo di pessime scelte, l'ultima delle quali tradire lei...
Quando Tyrion lasciò le camere reali della fortezza rossa, il re continuò a pensare agli eventi che presto sarebbero avvenuti . Tuttavia qualcosa fuori dal suo controllo successe. I suoi occhi divennero entrambi sue stelle di ghiaccio. Bran lo Spezzato poggiò le braccia sulla sedia a ruote, mise giù il primo piede e poi il secondo e ... fu in piedi!
Un ghigno malefico apparve sul suo volto, mentre si ergeva maestoso. Si guardò le mani e poi lentamente tutto il corpo: era ancora il corpo di Brandon Stark.
Dopo sembrò cercare qualcosa... e la vide.
C'era una daga appesa a decorare una delle pareti e verso quella parete pareva si stesse dirigendo. Riuscì, tuttavia, a compiere solo pochi passi e si ritrovò riverso sul pavimento privo di sensi.
Fu Ser Brienne la prima a trovarlo.
'Vostra grazia!' il comandante della guardia reale si precipitò a soccorrere il suo re.
Bran riprese lentamente i sensi, mentre una energica Brienne lo conduceva sul suo letto.
Le urla del Lord comandante furono udite da Tyrion e Sam Tarly, che accorsero subito.
' Cosa è successo!' Le prime scomposte parole di un preoccupato Tyrion.
Brienne di Tarth spiegò di aver ritrovato il re incosciente riverso sul pavimento. Samwell Tarly suggerì subito una vista medica per accertare le condizioni di sua grazia ma a quanto pareva il re non ne aveva alcuna intenzione.
'Non ora maestro Tarly' fu secco.
'Vostra Grazia ricorda cosa è successo' dopo quello che aveva visto, Tyrion Lannister temeva fortemente che il re non avrebbe retto ancora a lungo.
'Io... non... lo... so! Non riesco a ricordare.' Furono le uniche parole che, purtroppo, riuscì a dire.
******************************************
GRANDE INVERNO
La regina Sansa era nelle sue camere. Era immersa nei tanti pensieri che ormai l'angustiavano da quando aveva saputo di Daenerys Targaryen.
In quel momento sentì bussare alla porta. Si presentò un uomo che pareva essere conosciuto dalla regina: alto, magro, capelli scuri e carnagione chiara.
'Allora?' Domandò preoccupata Sansa.
'E' andato tutto bene, adesso il mio oro' e allungò subito la mano.
Sansa sospirò pesantemente; dalla scrivania cui era seduta tirò fuori, da un cassetto di piccole dimensioni, un sacchetto di velluto nero e lo diede a quell'uomo.
'Se qualcuno dovesse venirne a conoscenza sappiate che...'
La regina del nord non ebbe modo di finire la frase: quell'uomo la guardò torvo e minaccioso.
'Nessuno si è mai lamentato di me' non una sola sillaba in più e andò via, quasi fosse stata un'ombra proiettata dalle tante lanterne sui muri.
Sansa raccolse il viso tra le mani, i gomiti poggiati sul tavolo. Non sapeva dove l'avrebbe portata quello che aveva appena fatto.
NOTA: quello che si è letto in questo capitolo in maniera palese è già successo in passato, anche se nessuno dei personaggi al momento lo sa, nemmeno lo stesso Bran, che non ha memoria di ciò gli accade e di quello che succede quando "viene a mancare" del tutto.
Cosa avrà fatto durante queste "assenze"?
Chi era l'uomo tarchiato che aveva forse inconsciamente incontrato?
Consiglio, se vi va, di leggere questo capitolo e il precedente insieme, per i successivi sviluppi della storia, che nei prossimi capitoli riguarderà soprattutto Dany e Jon.
Grazie 😊
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top